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Autore: sorridiash    14/02/2013    8 recensioni
"Cosa ci fa una scatola nel cassetto dell'intimo?" Louis, curioso, la tirò fuori e dentro ci trovò tre cose a cui teneva parecchio. Una foto, un portafortuna ed un diario. Il ragazzo dagli occhi cristallini, grazie al diario, capì finalmente chi era la donna perfetta per lui.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*Alcuni fatti sono reali.*
Dedico questa storia ad Alex,
il ragazzo per cui ho perso la testa,
anche se non la leggerai mai.





 

11 Febbraio 2013

 
Il ragazzo dagli occhi cristallini continuava a fare avanti e indietro per la stanza, portando gli oggetti della credenza, imballati con un pò di carta di giornale, allo scatolone e li posò delicatamente dentro facendo attenzione a non romperli. Sulla poltrona, nell'angolo del salotto, c'era il suo migliore amico che lo osservava costantemente da quando aveva messo piede in casa, senza nemmeno rivolgergli il saluto. Con la coda dell'occhio, Louis vide l'amico muoversi,alzarsi e dirigersi a passo deciso verso di lui. "E così ora ci lascerai nuovamente, Lou?" Domandò Harry, posando una mano sulla spalla dell'amico. Louis sospirò. Da circa un mese era stato nominato capo settore della Gintex&co., una ditta di distributori automatici. La sede principale essendo in un'altro paese, distante più di settancinque chilometri da casa sua, gli causava molti problemi, così aveva deciso una volta per tutte di trasferirsi. Con l'aiuto di internet,  riuscì a trovarsi un appartamento poco distante dagli uffici. "Sì Harry.. Non ce la faccio più di questo tran tran. Quindi ho preso la decisione di trasferirmi a Manchester e di rimanerci." Spiegò voltandogli le spalle e sparendo dietro l'anta del mobile.
" Afferrato amico.. spero solo che non ti dimenticherai di me, di noi.." Proseguì il ricciolino, abbassando lo sguardo sul pavimento.
"Stai tranquillo bro, non potrò mai dimenticarmi di voi." Lo tranquillizzò dandogli una pacca sulla schiena, quando poi Harry buttò le braccia al collo e strinse l'amico in un abbraccio fraterno. "Ti voglio bene Lou.." "Te ne voglio anche io." Entrambi lasciarono la presa e con una mano il ricciolino arruffò i capelli di Louis, scompigliandoglieli sulla fronte ed esso lo guardò maliziosamente. Harry sapeva benissimo che Louis non sopportava le persone che gli toccavano i capelli e lui lo faceva apposta, per farlo arrabbiare. Il ricciolino aveva sempre detto al migliore amico che gli piaceva vedere il suo sguardo incazzato, soprattutto quando si formavano le pieghe ai lati degli occhi.  "Comunque, prima che tu parta,  passerò a trovarti ancora con gli altri." Si soffermò Harry per qualche secondo. "Ora devo andare da Lexie, buon proseguimento di serata bro." Riprese per poi congedarsi con una stretta di mano. Louis accompagnò il ricciolino alla porta d'ingresso, stando al suo fianco e,  prima di chiudersi la porta alle spalle, gli rivolse un altro sorriso. Il ragazzo dagli occhi cristallini tornò nel salotto e verificò che gli tutti  gli oggetti erano negli appositi scatoloni e poi passò alla camera da letto, l'ultima stanza che effettivamente richiedeva più tempo del previsto. Iniziò dall'armadio, posando i vestiti nelle due valigie grandi, cercando di mettere dentro il più possibile. Passò poi alla cassettiera dell'intimo e nel momento che tirò fuori calzini e boxer, una scatola rettangolare, rossa e consumata agli angoli, attirò la sua attenzione. "Cosa ci fa una scatola nel cassetto dell'intimo?" Pensò mentre la prese tra le mani e la girava su se stessa. Curioso, l' aprì senza scrupoli e nel tragitto cassettiera-letto, gli cadde un foglio, o meglio una fotografia. Si abbassò per prenderla e quando la girò, noto il suo volto affianco a quella di una ragazza. Susan, la sua ex ragazza. Un colpo fulmineo gli fece riaffiorare alla mente ricordi che non voleva ricordare. Continuò a frugare dentro la scatola, trovando alcune lettere scritte a mano da lei, il portafortuna che gli regalò per la prima partita di calcio nella squadra del Doncaster e sul fondo della scatola, invece, notò un diario. Il diario che aveva iniziato a scrivere poco dopo che aveva conosciuto Susan. L' aprì sfogliando le prime pagine, dando un'occhiata velocemente alle parole scritte. Dalla curiosità, ma più che altro dalla voglia di dare una lettura alla sua vita, si sedette lentamente, con gli occhi fissi sulle pagine, sul bordo del letto, ed iniziò a leggere accarezzando delicatamente il primo foglio. 



 
 
" 16 Luglio 2007, Doncaster.
 
Caro Diario, buonasera, mi presento, il mio nome è Louis Tomlinson.  
Non è da me scrivere su un diario, ma voglio iniziare a raccontare ciò che mi è successo una settimana fa.
Venerdì scorso sono andato con i miei quattro migliori amici in un locale per divertirci un pò,
visto che era da tantissimo che non passavamo del tempo assieme. Ad un certo punto,due ragazze si avvicinarono al nostro
tavolo e una di esse salutò Liam, che a tavolta lui ce le presentò come Susan e Cynthia.
Tutte e due sorrisero sia a me che al resto del gruppo.
Nel corso della serata, tra risate e bicchieri di birra, Susan si avvicinò a me e vedendomi lì per le mie, tra i miei pensieri, iniziò a parlarmi.
Mi raccontò di lei e del suo lavoro, e a causa di quest'ultimo non era mai a casa,
aveva poco tempo da dedicare alle sue amiche e quel poco che le restava si riposava in santa pace con il suo cagnolone Rocky.
Mi disse che lei era interessata a conoscermi meglio, così mi chiese di riverderci nello stesso locale, alla stessa ora,
per scambiare ancora quattro chiacchiere. Nel frattempo, guardandomi attorno, qualcosa, o meglio qualcuno, catturò la mia attenzione.
Pochi tavoli più in là, vidi il volto triste di una ragazza.
 Ella aveva lo sguardo perso nel vuoto e il viso pallido, come se da un momento all'altro stesse per svenire,
 mentre con una mano teneva il boccale di birra. Mi aveva fatto troppa tenerezza,
tanto che volevo andare a consolarla, ma la presenza di Susan me lo impediva. [...] 

 
 
Louis continuò a sfogliare il diario, andando poi nel giorno in cui avevo capito che Susan poteva essere la donna giusta per lui.
O almeno, così credeva che lo fosse. 


 
" 1 Settembre 2007, Doncaster.
 
Caro Diario, sono rientrato poco fa dalla mia ultima uscita da single.
Io e Susan finalmente siamo una coppia a tutti gli effetti.
Spero solo che duri nel tempo, visto che ho avuto troppe delusioni negli ultimi anni.
Quando sto con lei mi sento bene, sono felice e so che anche lei lo è.
Oggi, quando eravamo al parco e guardavamo i bambini giocare, mi è saltato in mente di avere un figlio da lei.
Essere padre credo che sia una delle cose più belle del mondo, ma bisogna avere molta cura e pazienza con i bambini.
Diciamo che io non ho mai conosciuto il mio vero padre, se ne andò quando avevo appena 5 anni e passavo poco tempo con lui,
in pratica non era mai a casa. Poi, tre anni dopo che mia madre divorziò con papà, si trovò un'altro uomo a cui ora sono legatissimo.
Porto persino il suo cognome. Sin da subito ci siamo affezionati a vicenda, trascorrendo molto tempo insieme,
tra cui il più delle volte mi portava a vedere le partite del Manchester.
Se non fosse stato per lui, il provino per entrare a far parte degli under 21, non l'avrei mai fatto, per questo ora lo ringrazio infinitamente.
Vedi, mi son perso in chiacchiere e non ti ho raccontato di Susan. 
Dicevo.. Mentre eravamo mano per mano, seduti sulla panchina, le girai il volto verso il mio, guardandola fissa negli occhi.
Sospirai e con decisione pronunciai codeste esatte parole:
Susan, ciò che provo per te è una cosa indescrivibile. Sei tutto ciò che cercavo e non voglio che tu vada via.
Vorresti essere mia per sempre?

 Lei mi sorrise, prese il mio volto con entrambe le mani e posò le sue labbra carnose sulle mie fini,
per poi stamparmi un bacio e sussurrare un "" tra uno schiocco e l'altro.  
E' stata una giornata bellissima, indimenticabile.
 Sono stanco morto, ora mi corico un pò sul letto e mi addormento pensando a lei.
Buonanotte. "

 
Si alzò dal letto barcollando un pò e si diresse verso la cucina per prendersi un bicchiere d'acqua minerale.
Ne sorseggiò un pò e si accomodò sulla poltrona nell'angolo del salotto.
In mano sorreggeva ancora il diario, tenendo il segno della pagina con l'indice e dopo essersi sistemato bene, continuò a sfogliarlo quando gli capitò di leggere la data "29 dicembre". 

 
 
 "29 Dicembre 2007, Doncaster.
 
Ed eccomi di nuovo qui a scrivere un'altra pagina della mia vita, la pagina in cui parlerò di come
ho trascorso le vacanze di Natale più belle di sempre. Il giorno della Vigilia, Susan ed io  siamo stati invitati a cena a casa
di Liam e a farci compagnia c'era tutto il resto del gruppo. Abbiamo aspettato la mezzanotte per poter aprire i regali
e quando Susan aprì il mio, notai in lei lo sguardo lucido. Sembrava che stesse per mettersi a piangere, ma ciò che ha fatto
è stato avvicinarsi a me, stamparmi un bacio sulle labbra e sussurami un "grazie amore".
Le ho regalato un profumo, quello che desiderava da tantissimo. Il profumo che le ricordava la madre,
scomparsa poco dopo che lei aveva compiuto i 9 anni. Lei invece mi ha regalato una felpa che avevo visto una volta in una
vetrina del centro commerciale. Sono comunque rimasto contento, non me l'aspettavo, come lei non si aspettava il mio.
Invece il giorno di Natale l'ho passato con la mia famiglia, con mamma, papà e le mie cinque sorelle.
Era da tanto che non le vedevo e son cresciute tantissimo nel giro di cinque mesi.
Abbiamo pranzato,cenato, giocato a tombola, usciti a giocare a palle di neve e alla sera, prima di mettersi a letto,
le gemelline Daisy e Phoebe, hanno voluto che le raccontassi la storia di Peter Pan.
Adorano quella storia come l'adoro anche io.
Poi, per S.Stefano, mi sono visto con Susan e mi ha presentato la sua famiglia, erano così lieti di conoscermi.
La madre di Susan, Cindy, non faceva altro che riempirmi di complimenti, continuava a dire che finalmente sua figlia aveva trovato
l'uomo giusto per lei e che la rendevo felice. 
Ma è lei a rendere felice me, ora. 
Dopo domani sarà l'ultimo dell'anno e lo passerò con Susan ed i miei migliori amici. Partiamo per Nizza.
Grazie a Niall, siamo riusciti a trovare un Hotel a tre stelle, con la visuale sul mare, a poco prezzo per tre notti e quattro giorni.
Stasera alle 9 e mezza abbiamo il volo, mi devo dare una mossa perchè tra poco passeranno a prendermi ed io non ho ancora chiuso il borsone.
Alla prossima. Buon anno caro amico. " 

 
Louis scosse la testa, con l'intenzione di non voler leggere la pagina seguente. Aveva troppi ricordi che non voleva tirar fuori dalla mente.
Così sfogliò lentamente il diario, sentendo il profumo delle pagine invecchiate, finchè un cuore disegnato a penna, nell'angolo del foglio, attirò la sua attenzione. Guardò la data, cercando di ricordandone il significato, ma nulla gli tornò alla mente.
Iniziò a leggere le prime righe quando poi iniziò a ricordare vagamente cos'era successo quel giorno.
 
"9 gennaio 2008, Manchester.
 
Buonasera diario, ieri sera sono arrivato a Manchester per sostituire circa quarantacinque giorni un ragazzo indisposto.
Si è rotto la gamba sciando, poverino.  E' stata una giornata movimenta e ora sono davvero stanco.
E' davvero dura alzarmi alle sei e mezza del mattino, mettermi subito alla guida, girare tra le aziende e rifornire i distributori automatici,
salire e scendere dal camioncino, una pausa che dura meno di un'ora, rimettermi al lavoro fino alle sette di sera, risulta una cosa straziante.
Ho solo due giorni alla settimana di riposo; il Sabato, dove dormo fino a tardi ed alla sera esco con i miei colleghi,
e la Domenica, faccio quello che voglio. Farò fatica anche a vedermi con Susan.
Lei, lavorando come infermiera, non sa mai quando ha i turni e potrebbero cambiarglieli da un momento all'altro,
in pratica deve sempre essere reperibile. 
 Ma la vuoi sapere una cosa buffa? Cosa lo chiedo a fare, non puoi rispondermi. 
Oggi, mentre ero fermo in un'azienda, mi è sembrato di vedere un volto familiare, un volto che so di aver visto da qualche parte.
Mi è già capitata una cosa del genere, vedere una persona in un luogo ed incontrarla da tutt'altra parte.
E' tutto il giorno che continuo a pensarci, cercare di capire dove l'ho già vista quella ragazza. Buio totale.
Volevo avvicinarmi a lei, per farle una domanda, ma non volevo fare figuracce, per cui ho risparmiato.
Fatto sta, che ora ho sonno e piano piano la vista sta calando. Alla prossima. "


 
 
A Louis, ripensandoci, da una parte gli mancava. Gli mancava Susan, voleva poterla rivedere anche per cinque secondi, ma sapeva già come lei avrebbe reagito. Se solo quell'undici Febbraio se ne fosse stata a casa, a guardarsi il quattromilaottocentosessantanovesimo episodio di Beautiful, non avrebbe mai assistito a quella scena. 


 
-Curiosi di sapere cos'è successo l'undici Febbraio del duemilaotto? Daccordo, mettetevi comodi, e vi racconto com'è iniziata la storia. -


 
21 Gennaio 2008, Doncaster.

"Era una tipica giornata invernale e Louis alla sera, dopo il lavoro, andava sempre a farsi l'apertivo con due suoi colleghi per rilassarsi un pò.
Andarono in un locale chiamato
"Piper" nel centro di Manchester e quella sera c'era poca gente. 
Si sedettero ad un tavolo e dopo aver ordinato tre birre e qualche salatino  per spizzicare un pò prima di cena, Louis rimase fisso a guardare un punto dietro le spalle del suo collega Adam. Jhon, l'altro suo collega, sventolò una mano davanti agli occhi di Louis, ma lui sembrava non farci caso.
L'amico dai capelli rossi, Adam, si voltò all'indietro, cercando di seguire la stessa traettoria di Louis. Alle sue spalle, a pochi metri da loro, c'erano tre ragazze sedute ad un tavolo, tutte belle sorridenti. "Ehi Lou.. iuhuh, sveglia. Terra chiama Louis!?" Disse con tono scherzoso Jhon, mentre rideva sotto i baffi. Louis scosse la testa e smise di fissare in quella direzione, per poi guardare negli occhi i suoi colleghi. "Louis, ti senti bene?" Domandò Adam, bevendo un sorso di birra. Il ragazzo dagli occhi cristallini fissò per un altro momento il vuoto e annuì rivolgendosi all'amico.
"Scusate un momento, torno subito.." Si alzò dalla sedia, sistemò la frangetta sulla fronte e a passo deciso si diresse verso il tavolo delle tre ragazze. Doveva trovare una scusa per attaccare bottone, così, ci pensò su due volte, per poi agire nei migliori dei modi.
"Ehi, ti è caduto il fazzoletto." Scusa perfetta per scambiare due parole, o anche solo un'occhiata. La ragazza mora gli sorrise e lui ricambiò.
Nel momento che stava ripartendo per andare verso la toilette, si bloccò, voltando i tacchi e alzò un dito, mettendoselo sotto il mento, come se stesse pensando. "Scusa se te lo chiedo.. ma te sei proprio del Manchester?" Domandò tutto d'un fiato Louis alla mora. "No, perchè?" Rispose lei freddamente. "Hai un viso familiare, come se ti ho già vista da qualche parte."
"Molte persone mi scambiano per Jasmine Villegas, ma no, non sono io."
Disse mostrando il suo sorriso perfetto. Louis si stava per sciogliere davanti a quello splendore. In quel momento, il pensiero che lui fosse felicemente fidanzato, era svanito.
"Possibile che ti ho vista in un locale di Doncaster?!" Tentò, se non era lei, avrebbe fatto la figura di merda più brutta della sua vita.
"Io sono di Doncaster. Se mi hai vista al "Rose Garden
", quel locale è di mio zio."  Louis spalancò gli occhi, mostrando alle tre ragazze il suo volto sorpreso. "Oh mamma.. Com'è piccolo il mondo eh!" Esclamò. Allungò la mano verso la mora e si presentò. "Piacere, io sono Louis." Disse, dopo di che anche lei allungò il braccio e gli strinse la mano. "Piacere mio, sono Reene e loro sono Jade e Charlie." Gliele indicò entrambe e anche loro allungarono la mano al ragazzo dagli occhi cristallini. "Ascolta, sono qua con due miei colleghi vi andrebbe di unirvi a noi?" Forse aveva esagerato un pò troppo per invitarle nel suo tavolo. Tutte e tre si guardarono in faccia e annuirono. Così, Louis fece strada alle ragazze e quando Adam e Jhon lo videro arrivare al tavolo, sbarrarono gli occhi. Adam si alzò per primo per presentarsi e fu lui ad unire un'altro tavolo, per poter stare comodi. Mentre Jhon, quella sera si limitò a sorridere ed annuire a tutto ciò che si diceva. 
Verso le otto di sera, le tre ragazze dovettero congedarsi al gruppetto e poco prima che uscissero dal locale, Louis afferrò per un braccio Reene.
"So che sembrerò sgarbato, ma ti andrebbe di farci quattro chiacchiere.. io e te - si soffermò qualche secondo per prendere coraggio, poi riprese - da soli?" La mora annuì, senza alcun ombra di dubbio. Dalla borsa prese una penna e fece scattare il pulsante, per poi scrivere sul palmo della mano di Louis, il suo numero. Dopo aver rimesso a posto la penna, lei si allungò verso di lui, stampandogli un bacio sulla guancia e si congedò nuovamente, voltandogli le spalle e uscendo dal locale con le sue due amiche a braccetto. Louis sospirò e a passo deciso ritornò dai suoi colleghi e notò che lo guardavano in modo strano.
"Lou, che cazzo combini?" Disse con voce alterata Jhon. I colleghi sapevano della sua relazione con Susan. 
"Niente.." Sbuffò Louis, prendendo dalla sedia il giaccone e mettendoselo sulle spalle, per poi andare alla cassa e pagare il conto.
"Bene, si è fatto tardi. A domani ragazzi." Louis salutò entrambi i ragazzi e si diresse verso la Chevrolet nera. Entrò in macchina, la mise in moto, aspettò qualche minuto che si riscaldasse e nel frattempo che aspettava, segnò il numero di Reene sul telefono. 
Passarono alcuni giorni, quando poi Louis si rese conto che voleva davvero conoscere meglio la mora, cosi che, durante la pausa pranzo la contattò, chiedendole un appuntamento al Piper per un apertivo. Lei sembrò contenta della chiamata e accettò l'invito. Così, la stessa sera si videro e per la prima volta in vita sua, Louis, stava tradendo la sua ragazza col pensiero. 
 
Louis parcheggiò l'auto nel vialetto di casa, per poi uscirne fuori e sbattere la portiera, andò nel retro, aprì il baule e tirò fuori il borsone. Chiuse la macchina con il telecomando e attraversò il giardino innevato, ed infine, prima di entrare in casa, sbattè i piedi sullo zerbino. Accese le luci del corridoio principale, si sbottonò il giubotto e lo buttò sull'attaccapanni. Gettò le chiavi nella ciotola delle cianfrusaglie e andò direttamente in bagno per farsi una doccia. Si svestì ed entrò dentro iniziando a bagnarsi i capelli e poi il corpo. Finito di lavarsi, uscì dal box e si avvolse l'accappatoio attorno al corpo sgocciolante e aspettò qualche minuto, prima di andare in camera e vestirsi. Non aveva fame quella sera, per cui si mise sul letto e prese dal cassetto del comodino il diario personale, descrivendo la sua giornata. Scriveva solamente quando ne aveva voglia, ma soprattutto quando gli capitva qualcosa di bello o qualcosa che voleva ricordare. Quella sera, nel diario, non nominò Susan, ma Reene. Scrisse della sua serata, dicendo anche che si era divertito. 
Passarono altri giorni e Louis e Reene continuarono a sentirsi tramite telefono, si mandavano messaggi durante l'orario di lavoro e lui, non appena aveva un attimo libero, le rispondeva subito. Stessa cosa valeva anche per lei. Però, man mano, le cose si facevano sempre più complicate. Da parte di Reene c'era molto interesse per il ragazzo dagli occhi cristallini, ma lei non sapeva proprio nulla di Susan, lui non gliela aveva mai menzionata, più che altro non aveva mai detto che aveva una relazione. 
Da quando Louis si è trasferito a Manchester, sono state poche le volte in cui ha pensato e chiamato Susan per sapere come stava, se gli mancava e cose varie. Era strano e non sapeva nemmeno lui cosa doveva fare. Voleva provarci con Reene, la trovava una ragazza attraente e interessante. I suoi occhi color nocciola, le sue labbra carnose, la pelle ben curata, le sue espressioni. Era questo quello che aveva attirato l'attenzione di Louis la sera in cui la conobbe al Piper, quando la rivide per la terza volta. Continuava a ripetersi che era destino che loro due dovessero incontrarsi nuovamente. Il giorno undici Febbraio era una domenica e tutto ciò che voleva fare era stare con Reene, ma la sua fidanzata l'aveva chiamato alle dieci del mattino per ricordargli che quel pomeriggio si sarebbero rivisti dopo un mese che non si vedevano. Louis non voleva. La richiamò inventando la scusa che lui non stava bene e lei ci aveva creduto, gli aveva risposto che non c'era problema, che si sarebbero visti per S.Valentino, la festa degli innamorati. Loro effettivamente erano innamorati, ma ormai Louis non provava più quel sentimento per lei. La stava solamente prendendo in giro. Doveva trovare il modo di raccontargli tutto, o almeno, dirle cosa pensava della loro relazione. 




11 Febbraio 2008, ore 14.09. 
 
Louis aveva appena finito di sistemare casa quando decise di chiamare Reene e chiederle di vedersi. Compose il numero e aspettò ansioso finchè lei non gli rispose. "Ehi Lou, ciao!" Rispose dopo cinque squilli, con tono sorpreso. "Ciao bella.. come stai?" Domandò. Nel frattempo che stava al telefono gironzolava per casa, andando ogni tanto alla finestra e osservava le persone passare in bicicletta. "Sto bene, grazie. Te?" Chiese anche lei.
"Anche io, grazie.. ascolta, mi stavo chiedendo, hai impegni questo pomeriggio?" Disse tutto d'un fiato lui. "No, mi ha appena chiamata Jade dicendomi che non sta bene e che la nostra giornata di shopping è stata rimandata." Spiegò Reene, mentre con il dito indice si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. "Perfetto. Ti andrebbe di vederci?" Sussultò per qualche secondo Louis,  prima di riprendere a respirare regolarmente. "Certamente, dimmi dove e a che ora."  Rispose Reene con il sorriso stampato sulle labbra.
" Stavo pensando di invitarti a casa mia per una tazza di thè. Puoi venire quando vuoi." Ci provò, sperando che accettasse di entrare in casa sua dopo nemmeno due volte che si erano visti. 
"Dammi il tempo di cambiarmi, prendere un taxi e arrivo. Mi manderesti un messaggio con l'indirizzo per piacere?"
"Subito. Allora a dopo, un bacio."
Louis terminò la chiamata e inviò il suo indirizzo a Reene. Dal momento che l'aveva chiamata, il suo stomaco iniziò a brontolare, era agitato. Andò a finire di prepararsi, lavarsi i denti, sistemare la cucina, sbattuto i cuscini del divano e rifatto il letto, nel caso che gli avrebbe fatto vedere casa. Alle tre meno venti sentì il campanello suonare e appena andò ad aprire alla porta, l'accolse con un caloroso abbraccio. Da gentiluomo le tolse il cappotto e l'appoggiò sull'attacapanni e le disse di accomodarsi pure sul divano e che l'avrebbe raggiunta subito. Dopo due minuti Louis torno da Reene, il quale la trovò incantata a guardare un quadro appeso alla parete dinnanzi a lei. "Che bel quadro. Chi è il pittore?" Domandò lei curiosa. Giunse le mani, poggiando i gomiti sulle ginocchia e spostò lo sguardo dal quadro a Louis. "E' di un mio caro amico." 
"Wow, davvero bravo. Fagli i complimenti da parte mia." Inclinò la testa e pochi istanti dopo si ritrovò al suo fianco il ragazzo dagli occhi cristallini. "Vuoi del thè?" Nella stanza era calato il silenzio e Louis decise di interromperlo chiedendole del thè. Lei annuì. Entrambi si alzarono dal divano e Reene seguì Louis in cucina. La mora si accomodò sullo sgabello mentre attendeva che Louis le versasse nella tazza il liquido verdognolo. Dalla zuccheriera prese due zolle di zucchero e le mise dentro la tazza mescolando in senso antiorario il tutto. Aspettò qualche minuto prima di assaggiarlo e quando vide che la temperatura era al punto giusto, continuò a berlo finchè non lo finì. Per tutto il tempo, non fecero altro che scambiarsi sguardi seducenti. Louis aveva voglia, Reene pure. 
Fu un attimo che il biondino prese la mano sinistra di lei e l'aiutò a scendere, i loro volti distavano pochi centimetri e Reene sentì il respiro caldo di Louis tra i suoi capelli. E fu un attimo che lui poggiò le sue labbra su quelle carnose di Reene. Durò un istante, quando poi si tirò indietro abbassando lo sguardo sulle Toms che portava. Lei reagì di scatto, alzando il viso del ragazzo e premette con più forza sulle sue labbra. Louis intromise la sua mano tra i capelli lisci della ragazza, mentre lei portò entrambe le braccia dietro il collo di lui. Entrambi fecero dei passi indietro, tenendo ancora le loro labbra attaccate, per poi ritrovarsi nel corridoio e Louis la trascinò davanti la porta della camera da letto. Si staccò un momento da lei, la guardò negli occhi e lui le sussurò "Sei sicura?" Lei annuì mordendosi il labbro inferiore. "Fammi tua." Lo provocò, gettandolo dentro la stanza e piano piano si distesero sul letto, pronti per fare l'amore
Reene e Louis erano distesi sul letto, abbracciati l'uno all'altro, quasi addormentati. O almeno, Louis lo era, lei si stava per addormentare ma un rumore proveniente dall'ingresso svegliò entrambi. Lui si alzò di scatto ma il tempo di infilarsi il boxer che una figura scura si presentò davanti la porta della camera. "Louis?" Domandò la figura mentre lentamente si faceva avanti. Si scoprì il volto e il ragazzo si paralizzò. "Posso spiegarti tutto, Susan." Lui le corse incontro prendendola per un braccio. "Louis, chi è?" Domandò da sotto le coperte Reene. "Te lo dico io chi sono. La sua ex ragazza. Addio." Lo aveva scoperto. Entrambe le ragazze avevano scoperto ciò che stava facendo Louis. "Io, io.." Balbettò Reene voltandosi verso Susan. "Io non lo sapevo.. scusami davvero." Continuò lei, ma Susan ormai non voleva più rivolgere la parola a nessuno dei due.
Riprese da terra il borsone e uscì dalla camera, percorrendo il corridoio con le lacrime agli occhi. Aprì materialmente la porta dell'ingresso e la sbattè alle proprie spalle, causando un boato in casa. Nel frattempo Reene aveva iniziato a vestirsi e pochi minuti dopo, fuggì pure lei.
Si sentiva presa in giro da Louis e la cosa non le piaceva affatto. 
Louis non ebbe più loro notizie dall'undici Febbraio del duemilaeotto. 
Louis non scrisse più il diario dall'undici Febbraio del duemilaeotto.
Louis capì di aver sbagliato ma sapeva di averle perse entrambe.
Ma non del tutto. Sapeva benissimo che un modo per riconquistare la donna giusta per lui c'era." 



 
***
12 Febbraio 2013

 

Prima di finire di leggere l'ultima pagina di diario, Louis si addormentò profondamente. Il mattino seguente, quando si accorse che si erano fatte le dieci e mezza e doveva ancora finire di imballare gli oggetti delle mensole sopra il letto, si alzò in piedi, sorreggendosi a malapena, e si avviò in bagno, dove fece scattare la manopola dell'acqua calda della doccia per poi lavarsi velocemente. Cercò di non pensare a ciò che aveva letto la sera precendente, ma non ce la fece. Ormai tutto gli era ritornato alla mente e voleva riparare gli errori che aveva fatto. Voleva riconquistarla ad ogni costo. Si preparò velocemente e per non sprecare la benzina, andò in città alla ricerca di lei, in bicicletta. Sperava con tutto te stesso che il Piper fosse aperto alle undici del mattino. Pedalò il più velocemente possibile, ma il vento invernale gli si scagliava contro e sentì la pelle del viso e delle mani spaccarsi. Si fermò sul marciapiede e strinse le spalle per riscaldarsi e soffiò suo palmi delle mani. Ripartì proseguendo la via, fino ad arrivare all'incrocio. Prese la sinistra e a due isolati da lì, vi era il centro città. Lasciò la bici appoggiata ad un palo e la incatenò, prima che qualcuno potesse portargliela via. A passo deciso si avviò lungo il centro e raggiunse il locale. Si fermò davanti alla porta, leggendo gli orari d'apertura quando notò che dentro c'era gente. Aprì la porta e appena dentro, sbattè i piedi per terra per pulirseli. Si strinse di nuovo nelle spalle e fece un lungo respiro, sperando che qualcuno potesse essergli d'aiuto. "Ehi mi scusi, sto cercando il signor. Clarkson, c'è?" Domandò Louis poggiando i gomiti sul bancone del bar. "Certo, sono io. Dimmi figliolo." Il signore barbuto gli rivolse un sorriso, per poi pulire con uno straccio umido il piano bar. 
"Stavo cercando sua nipote Reene. Potrebbe dirmi se è a casa o se per caso è ancora a Manchester?" Gli occhi verdi del signor Clarkson si alzarono di scatto e puntarono in quelli azzurri di Louis. "Chi sei? E cosa vuole lei da mia nipote?" Disse con tono prepotente. 
"Sono un caro amico di Reene, devo consegnarle delle cose..La prego, è importante." Rispose con tono pieno di dolore Louis. Ci teneva tantissimo a chiedere scusa a Reene. D'altronde quando la vide la prima volta seduta al tavolo dodici, rimase subito colpito da lei. "E' venuta qua ieri.. Ora sta al 11604 della diciannovesima. Domani parte per Stradtford, ti conviene correre se non vuoi perderla ancora Louis." Sapeva il suo nome il signor Clarckson. Per Reene, zio George era un migliore amico, gli raccontava tutto e lui le dava sempre consigli. Stavolta George, aveva dato un consiglio a Louis e lui non potè fare altro che accettarlo. "Grazie mille.. Buona giornata." Uscì dal bar correndo verso la bicicletta e si rimise in sella, pronto per andare a riconquistare la sua amata Reene. Sapeva di aver sbagliato a non raccontare nulla della sua relazione con Susan, ma non si sentì pronto a chiarire le cose con entrambe quando invece doveva farlo. 
Pedalò il più velocemente possibile per raggiungere la diciannovesima, svoltando sempre a sinistra ad ogni incrocio fino ad arrivare ad un rettilineo.
Vi erano tutte case a schiera e in una di quelle ci abitava Reene. Lui scese dalla bicicletta e se la portò dietro a mano, guardando il numero di ogni casa.
11598, 11600, 11602, 11604. 
Iniziò ad agitarsi, ad avere caldo, finchè non prese coraggio e si avviò lungo il vialetto di casa. Salì i tre gradini della veranda e appena giunse i piedi sullo serbino, premette leggermente sul campanello e tirò indietro subito il dito indice. Dopo nemmeno un minuto, una figura piccola e riccioluta si presentò davanti a lui. " Ehi Justin, chi è?" Una voce femminile proveniva da dentro la casa e piano piano si sentivano i passi avvicinarsi sempre più, quando poi apparve Reene sulla porta. "Louis." Lei rimase di stucco, lui sorridente come un ebete. "Reene." Esclamò lui, con il sorriso stampato in faccia, tremando di freddo nello stesso momento.
"Guarda chi si vede? Quanto tempo è passato." Lei si strinse nelle spalle, il venticello la fece rabbrividire. "Cinque anni, oggi." Louis abbassò lo sguardo sulle scarpe, si sentiva parecchio in imbarazzo. "Già... Cosa ci fai qui?" Domandò lei, facendo segno al bambino di rientrare in casa per il troppo freddo. "Son venuto a chiederti scusa.. Mi spiace un casino. Sono stato uno stupido a non raccontarti niente. Ti prego, ascoltami, ho tantissime cose da dirti." Concluse lui poggiando poi una mano sulla spalla sinistra di Reene. Con la testa gli fece segno di seguirlo dentro casa, in veranda si moriva di freddo. Si accomodarono in cucina e Louis provò in tutti i modi possibili di chiedere perdono, ma a Reene sembrava che non gliene importasse niente di lui. Louis non riuscì a resistere e da sotto il giubotto tirò fuori una rosa. "Una rosa rossa. Il suo significato è tutto ciò che provo: Amore passionale e travolgente. Mi avevi spiazzato il cuore la prima volta che ti vidi al Rose Garden, tutta triste e tra le tue. Sapevo che eri una ragazza interessante e lo sei tutt'ora. Voglio che tu ora mi perdoni e che mi dia un'altra possibilità per dimostrarti che ti merito veramente." Sussurrò lentamente le parole, per fargliere arrivare dritte al cuore. "Se mi perdoni, il 14 Febbraio presentati al Rose Garden con questa rosa ed io sarò lieto di offrirti tutto l'amore del mondo. Ti aspetterò fino a mezzanotte e se non ti vedrò arrivare, farai l'errore più grande della tua vita." Si alzò in piedi, diede un bacio sulla guancia a Reene e si diresse da solo alla porta d'ingresso, per poi chiudersela alle spalle. 


Reene rimase senza parole per la visita e le cose che Louis le disse quella mattina. 
Non le sembrava reale la cosa, sembrava che fosse un sogno, ma quando realizzò che la rosa rossa era ancora appoggiata al tavolo della cucina, smise di pensare che lo fosse. Doveva prendere una decisione, e quella sarebbe stata la decisione più importante della sua vita. Riprovarci o lasciar perdere? Ci pensò su tutto il pomeriggio, mentre ritirava negli scatoloni le cornici sopra le mensole del salotto. Rimase fissa a guardare la foto di lei e suo figlio Justin, quattro anni compiuti da poco, mentre erano al parco giochi. Aveva un gran segreto Reene e sapeva che prima o poi qualcuno ne sarebbe venuto a conoscienza. Bastava semplicemente fare due calcoli e le cose combaciavano alla perfezione. Lei avrebbe svelato il segreto solamente se avrebbe accettato di andare al Rose Garden, la sera di San Valentino. 
"La notte porta consiglio!" Le aveva suggerito la sua migliore amica tramite telefono. 
E così fu. Aspetto la notte, prima di addormentarsi e pensare a ciò che le aveva detto Louis. "Se non ti vedrò arrivare, farai l'errore più grande della tua vita." Quella frase continuò a risuonarle nella mente finchè non chiuse occhio. 
 


 
***
14 Febbraio 2013
 

Louis aveva appena finito di prepararsi ed era pronto per uscire. Prese il cappotto e il mazzo di chiavi dell'auto e della casa ed uscì, mandando tre mandate per chiudere l'abitazione. Attraversò il giardino ed entrò in macchina, accendendo subito l'aria calda e circa cinque minuti dopo partì, pronto per andare al Rose Garden. 
Dall'altra parte della città invece c'era Reene che aveva appena sposato il volo per Stradtford ad un altro giorno. Aveva deciso di dare l'opportunità a Louis e sperava di non sbagliarsi, non voleva rovinarsi un'altra volta la vita. Chiese il piacere alla sua vicina di casa di badare a Justin ed essa accettò. Andò nella cameretta del bambino e prese il pigiamino con le calze pulite, la sua copertina preferita e il libro delle favole. Se alla sera, prima di andare a dormire, Reene non raccontava a lui una storia, non si addormentava, piuttosto restava sveglio fino a tardi, per poi crollare dal sonno. Mise il tutto in uno zainetto e lo portò davanti alla porta d'ingresso. Il piccolo, nel frattempo che la mamma si cambiasse, era davanti alla televisione a guardarsi i cartoni animati. Reene, colta alla sprovvista, non aveva nulla di decente da indossare quella sera, così optò nel vestirsi con cose semplici, un pantalone nero, un top rosso non troppo scollato ed un copri spalle dello stesso colore. Si truccò leggermente ed indossò il suo profumo preferito ed una collana. Scese le scale ed arrivò in salotto, dove c'era il figlio ad attenderla. Gli mise il giubbino, le scarpe e lo zainetto sulle spalle, quando poi si coprì lei per uscire. Reene accompagnò il figlio dalla vicina, e quest'ultima lo accolse con un caloroso abbraccio mentre la madre con un bacio sulla fronte. Prese la macchina e partì diretta verso il locale di suo zio, dove ad attenderla c'era Louis speranzoso. Si rese conto circa cinque minuti dopo di essere partita, di aver scordato una cosa importante, fece inversione e tornò a casa. Aprì velocemente e dal tavolo della cucina prese la rosa, che aveva messa in un piccolo vasetto d'acqua per non farla morire. Riprese la guida, guardando l'orario: erano le nove e mezza. Sapeva di non aver orario e non doveva preoccuparsi. Arrivò al parcheggiò e la lasciò affianco a quella di suo zio, attraversò la strada e poco prima di spingere la porta ed entrare nel locale, prese un lungo e profondo respiro socchiudendo gli occhi. Li riaprì e spinse la porta, e una vampata di calore le attraversò il corpo. Si guardò attorno e tra tutti gli sguardi, notò quello di Louis chino sul tavolo. Con il capo salutò suo zio e lentamente si diresse verso Louis, tenendo la rosa in mano, dietro la schiena. 
"Buonasera.." Si schiarì la voce e la testa di Louis si alzò, seguito poi da un sorriso a trentadue denti perfettamente dritti e bianchi. Il ragazzo dagli occhi cristallini si alzò in piedi, si inginocchiò e baciò la mano della sua donna. Da gentiluomo le scostò la sedia e la fece sedere davanti a lei. Presero al volo le ordinazioni, mentre loro due si scambiavano sguardi e carezze con la mano. "E' un piacere averti qui... Non pensavo che saresti venuta." Sussurrò Louis. "Le cose inaspettate sono le più belle."Ribattè lei, arrossendo in viso. "Hai ragione..." Si soffermò qualche istante. "Se sei qui, vuol dire che mi perdoni?" Lei annuì e lui arrossì. Rimasero per alcuni minut in silenzio, quando lei prese entrambe le mani di Louis, intenta a dire qualcosa. "Louis, c'è una cosa che devi sapere. Justin è tuo figlio." Il ragazzo si pietrificò all'istante, balbettando una serie di parole incomprese. "Sei sicura?" Domandò lui, dopo essersi ripreso dallo schock. "Ceh, sì. Basta calcolare che io e te cinque anni fa siamo stati assieme, lui ne ha fatti quattro a novembre dell'anno scorso, e le cose combaciano. Oltre a te non ho avuto nessun altro." Spiegò lei, gesticolando con le mani, era parecchio nervosa. 
"Un buon motivo in più per mettere su la famiglia Tomlinson." Lui le sorrise e lei ricambiò, incredula da tutto ciò. 
 
*E VISSERO PER SEMPRE, FELICI E CONTENTI!!*





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YUUUUUUPIE.
Buonsalve gentah! 
Here i am con una OS per San Valentino!
We bella gentah, è il mio onomastico AHAHAHAH 
Tanti auguri a me LOL Smetto di fare la deficiente e torno a fare la seria.
Ecco, allora, spero davvero che questa storia vi piaccia, ci ho impiegato una settimana per rendere il tutto decente, quindi ammirate la mia voglia di scrivere. 
Non ho abbandonato la scrittura, ma semplicemente non ho ispirazione per scrivere.
Ora mi tocca andare a scrivere il continuo di Let me love you, visto che è dal 26 gennaio, "26 GENNAIO?!?!?" che non aggiorno. çç 
Ringrazio subito le persone che hanno letto la os e che avranno intenzione di recensire.
Ringrazio anche le persone che leggeranno questa storia e se ne staranno zitte e bho, non so che altro aggiungere. 
Ah sì, come ho detto all'inizio, dentro la storia ci sono alcuni fatti realmente accaduti. 
Vi vorrei far capire che Louis impersonerebbe Alex, il ragazzo che mi piace, mentre Reene sarei io. 
Se volete sapere altro o anche solo contattarmi,mi trovate su twitter ( @voujs) ask (@tommoseyes) facebook (Valentina Lwt Penocchio)
Vale. <3

Ps: Mi scuso per eventuali errori, sia di grammatica che di battitura.
Ps2: Il titolo della storia è il titolo della canzone di Nick Jonas, una che ha dedicato a Selena Gomez asderhijklgf 
Ps3: Grazie a jawaadhugsme per il banner oedihr
   
 
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