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Autore: nefert70    14/02/2013    0 recensioni
Cosa accadde quando il cugino dell'imperatore Francesco Giuseppe si innamorò della figlia di un Barcaiolo?
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Il Novecento
- Questa storia fa parte della serie 'Gli amori impossibili'
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1900  – Settembre  - Villaggio di Pescatori vicino Trieste

Era una luminosa mattina di settembre quando un giovane uomo, dal fisico atletico, uscì dalla locanda per  andare a fare la sua solita  nuotata. Nessuno sapeva chi fosse, tutti lo conoscevano come Giovanni Frier, un turista che era venuto a trascorrere qualche giorno di villeggiatura.
Il sig. Frier era molto riservato, raramente conversava con gli abitanti del villaggio che infatti non riuscivano a dare risposta alle innumerevoli domande che si ponevano. Infatti, non riuscivano a capire come mai un uomo che, era l’unica cosa di cui erano certi, non aveva bisogno di lavorare trascorresse  così tanto tempo a nuotare.
Il sig. Frier in realtà era l’arciduca Vittorio Francesco, secondo cugino dell’imperatore d’Austria.
L’imperatore l’aveva bandito da Vienna, per un periodo di sei mesi, a causa del suo comportamento stravagante e l’aperta sfida alle convenzioni sociali. Durante questo periodo gli era stato accordato un piccolo assegno di mantenimente con la promessa che se il suo comportamento fosse cambiato sarebbe stato riaccolto a corte.
L’arciduca era stato così costretto ad abbandonare Vienna e a far perdere le tracce ai suoi molti creditori.
Erano trascorsi ormai quindici giorni da quando era giunto al piccolo e oscuro villaggio di pescatori ed era giunto alla conclusione che l’unica cosa che gli mancava erano le belle ragazze.
Fino a quel giorno non ne aveva vista neppure una. Tutte le donne sembravano invecchiate precocemente, a causa del duro lavoro, e i loro fisici erano molto mascolini oltre all’abbigliamento decisamente poco invitante.
Quella mattina Vittorio si sentiva particolarmente in forma e mentre camminava fischiettando verso la spiaggia pensava “Quest’oggi voglio proprio sfidare me stesso. Dopo quindici giorni ho dimenticato i divertimenti di Vienna e la vita dissoluta che ho condotto. Ho riacquistato salute e vigore fisico. La vita è stupenda. L’imperatore sarà contento di me quando rientrerò a Vienna. Sarò un uomo nuovo.”
Vittorio si tuffò in mare, l’acqua era azzurra e trasparente e cominciò a nuotare verso il sole che sorgeva.
Vittorio sicuro di se non si rese conto di essersi allontano troppo e quando decise di rientrare il suo fisico cominciò ad abbandonarlo. Ogni bracciata era sempre più pesante e la spiaggia sembrava allontanarsi invece di avvicinarsi. Cominciò a guardarsi attorno nella speranza di veder una barca di pescatori, ma nulla, solo la spiaggia in lontananza.
La stanchezza lo stava sopraffacendo e cercare di mantenere la testa fuori dall’acqua era sempre più difficile.
Ormai stava perdendo la speranza di riuscire a raggiunger la riva, le forze gli venivano sempre meno e cominciava a bere acqua quando sentì una voce e una mano lo afferrò per il braccio.
Vittorio si girò immediatamente e vide la sponda di una barca, poi sollevando lo sguardo un viso di donna. Ancora intontito dalla paura Vikor fece leva sulle braccia e riuscì a salire sulla piccola barca.
Tra la paura e la meraviglia nel vedere la bella ragazza che aveva di fronte ci mise un minuto prima di riuscire a parlare,
“Chi… chi sei?” furono le sole parole che riuscì a pronunciare
“Sono la figlia di Lisch il barcaiolo” rispose semplicemente la ragazza “Vi ho visto tuffarvi in mare e quando non  ho visto che vi eravate allontanato troppo ho immaginato che avreste avuto difficoltà a tornare. Così ho preso la barca di mio padre e sono venuta a prendervi.”
“Mi hai salvato la vita” la voce ancora roca a causa dell’acqua bevuta “Se non fossi arrivata sarei sicuramente annegato”
La ragazza scoppiò a ridere “Beh, adesso state bene e se non volete prendervi un malanno sarà meglio che prendiate un remo e mi aiutiate a remare. Questo vi terrà caldo finché non arriviamo a terra”
Vittorio obbedì e per i successivi dieci minuti l’arciduca e la figlia del barcaiolo remarono insieme.
L’arciduca sedeva dietro la ragazza e ammirava la potenza di quelle braccia sottili, gli sembrava di vivere un sogno.
Quando la barca toccò terra Vittorio andò immediatamente a recuperare i suoi abiti e una volta asciutto e vestito raggiunse la casa del barcaiolo.
La fanciulla  lo accolse con un caloroso sorriso “La prossima volta state più attento. Molti nuotatori non si rendono conto di quanto si siano allontanati”
“Ti devo la vita” mormorò Vittorio che, per la prima vola in vita sua, si sentì a disaggio di fronte ad una bella ragazza.
“Dovete solo a mio padre una corona” gli rispose lei ridendo “E’ il prezzo che chiede quando salva la vita a un nuotatore in difficoltà”
Vittorio prese dalla tasca una moneta d’oro e la porse alla ragazza “Spero che mi onorerete accettando questa”
La ragazza guardò la moneta e se la mise in tasca “Lei è molto gentile”.
Maria Lisch, questo era il nome della fanciulla, era cresciuta nella povertà, il denaro era sempre stato scarso e pertanto quando vide la moneta d’oro ne fu molto impressionata. Comprendeva bene il significato di quel regalo ma se avesse saputo il vero rango dell’uomo che le stava di fronte probabilmente avrebbe messo fine alla conversazione.
Vittorio era di bell’aspetto, capelli biondi leggermente mossi, occhi azzurro cielo e baffetti alla moda. Maria era il suo opposto piccola, esile, capelli e occhi neri. Era naturale che il bel giovane invitasse la bella fanciulla a fare una passeggiata ed era naturale che lei accettasse.
Vittorio e Maria camminarono lungo la spiaggia. Vittorio continuò a ringraziarla in mille modi e con parole che commossero profondamente Maria che non aveva avuto molte occasioni di conoscere e parlare con un vero signore.
La fanciulla, dal canto suo, fece delle domande sulla vita a Vienna e la sua ingenuità conquistò l’arciduca. Maria gli raccontò che non era andata a scuola e che dall’età di dodici anni aveva cominciato a lavorare per contribuire al proprio mantenimento ma proprio dalle sue parole, Vittorio, comprese la sua intelligenza e arguzia. Vittorio era deliziato, nessuna donna gli aveva mai fatto quest’effetto.
Le loro passeggiate divennero quotidiane e molto presto gli abitanti del villaggio cominciarono a parlare di Maria e del suo spasimante. Maria era molto invidiata perché sicuramente il sig. Frier era un uomo abbiente e se si fossero sposati lei non avrebbe più dovuto lavorare. Le voci correvano e si cominciò a parlare del sig.Frier che doveva avere una rendita di almeno 2000 corone l’anno, una vera fortuna così che Maria sarebbe diventata una signora e avrebbe potuto vivere in città. Capitava spesso che quando Vittorio e Maria passeggiassero gli abitanti interrompevano quello che stavano facendo per guardarli sognanti.
“Nessuno prima mi degnava di uno sguardo e guarda ora.. quando passo tutti che si fermano e mi salutano” disse piano Maria all’orecchio di Vittorio mentre camminavano a braccetto lungo la via che attraversava il villaggio.
“Non capisco come potessero non guardarti sei la più bella ragazza del villaggio… anzi di tutto il mondo” Vittorio sorrise a Maria e le baciò la mano facendo sospirare tutte le donne che li stavano guardando.
“Tutte le ragazze mi invidiano.. e come potrebbe essere diversamente. Sono così fortunata. Ti amo tanto Giovanni”
“Ti amo anche io Maria. Sei tutta la mia vita” Vittorio sugello quelle parole con un lungo e appassionato bacio.
 
Era un pomeriggio assolato quando Maria vide giungere Giovanni/Vittorio.
“Come mai sei di nuovo qui? E’ successo qualcosa?” Si erano già visti e si erano dati appuntamento per la solita passeggiata dopo il tramonto.
“Ho preso una decisione e desidero parlare con tuo padre”
“Mio padre. Perché”
“Maria… Ormai sono quindici giorni che ci  conosciamo e sono arrivato alla conclusione che non potrò amare mai nessun’altra come amo te. L’unica soluzione è che ci sposiamo. Desidero che tu diventi mia moglie”
“Io… diventare la signora Giovanni Frier e andare a vivere a Vienna. Sei sicuro?”
Per un momento Vittorio impallidì come dirle che non sarebbe stata la signora Frier ma bensì la moglie di un arciduca? Forse era meglio non parlargliene per il momento. Prima doveva avere l’approvazione del padre e soprattutto dell’imperatore.
“Si sono sicuro. Desidero che tu sia mia moglie”
Il vecchio barcaiolo ebbe un po’ di perplessità quando lo sconosciuto signor Frier chiese la mano della figlia.
“Maria forse tu dimentichi Giuseppe? Credevo che ti fossi impegnata ad aspettarlo e che al suo ritorno dal servizio militare vi sareste sposati.”
“Padre non ho dimenticato Giuseppe ma ora che ho incontrato Giovanni ho capito che amo e potrò amare solo lui. Giuseppe mi capirà”
“Se è questo che vuoi non posso che darti la mia approvazione”
 
Vittorio stava rientrando da Vienna, era partito da due giorni, i due giorni più lunghi della sua vita. A Vienna aveva visto l’imperatore Francesco Giuseppe con l’intenzione di parlargli di Maria ma all’ultimo minuto aveva cambiato idea. Il vecchio monarca era stato lieto di notare come fosse cambiato e come la sua salute e il suo aspetto ne avessero giovato. Vittorio lasciò l’ufficio dell’imperatore con la speranza che il suo pentimento lo avrebbe aiutato quando fosse tornato  con la richiesta di sanzionare la sua unione morganatica con la figlia del barcaiolo. Dopotutto perché l’imperatore avrebbe dovuto negargliela? Molti altri arciduchi avevano sposato donne di estrazione borghese? Non era l’erede al trono e il suo ruolo a corte era molto marginale. Maria una volta giunta a Vienna e indossati gli abiti adatti non avrebbe certo sfigurato.
Appena sceso dal treno Vittorio si recò immediatamente da Maria che gli corse incontro lanciandosi letteralmente fra le sue braccia e ignorando glii sguardi degli abitanti del villaggio.
“Non lasciarmi mai più. Avevo paura che non tornassi.”
“Sono stati i due giorni più lunghi della mia vita. Non posso più vivere senza di te” rispose Vittorio “Ora che sono qui dobbiamo decidere la data delle nozze, così non ci lasceremo più”
“Sei settimane. Fra sei settimane ti va bene?”
“Perfetto” disse baciandola appassionatamente.
 
Era la prima vola che il barcaiolo andava alla locanda e quando Vittorio lo vide si preoccupò
“E’ successo qualcosa a Maria?”
“No state tranquillo. Mia figlia mi ha detto che avete stabilito la data delle nozze e sono solo venuto a ricordarvi di fare le pubblicazioni al municipio di Trieste. Prima dovrà esserci la cerimonia civile e dopo quella religiosa qui in paese”
Dopo la conversazione con il padre di Maria Vittorio comprese che doveva parlare con la sua fidanzata e dirle la sua vera identità, ormai non poteva rimandare.
Vittorio sapeva che la rivelazione avrebbe sconvolto Maria e così attese una sera, dopo la passeggiata in riva al mare.
“Maria sediamoci qui un momento devo chiederti una cosa” poi prendendole la mano continuò “Smetteresti di amarmi se ti confessassi che non sono chi tu credi?”
Maria proruppe in un esclamazione di paura e voltando lo sguardo evitò di guardarlo negli occhi, cominciò a pensare che avesse commesso qualche reato, forse le voci di alcuni abitanti del villaggio che dicevano fosse un criminale in fuga erano vere.
Vittorio le prese il viso tra le mani e voltandolo vide il terrore negli splendidi occhi neri di Maria.
“Non sono un criminale. Almeno che tu non ritenga un crimine essere un arciduca” e cominciò a ridere per sdrammatizzare il momento “Sono l’arciduca Vittorio Francesco d’Asburgo”
Maria si alzò e allontanandosi “Dici il vero?” la voce era quasi impercettibile. Maria era terrorizzata.
Vittorio si alzò e la raggiuse prendendola tra le braccia  per rassicurarla.
“Si, sono il cugino dell’imperatore Francesco Giuseppe. Ma ti amo lo stesso. Mi sposerai ugualmente? Non avere paura. Otterrò il permesso di sposarci morganaticamente. Molti altri arciduchi l’hanno fatto. Vivremo in un bella casa in città. Ma non ti preoccupare non saremo costretti a frequentare la corte. Vivremo solo l’uno per l’altra. E ti prometto che ti renderò felice”
Maria non era riuscita ad ascoltare neppure una parola di quello che aveva detto Vittorio, nella sua mente martellavano solo le parole “arciduca… cugino… imperatore”.
Maria si portò le mani alle tempie, aveva amato Giovanni Frier avrebbe potuto amare Sua Altezza Imperiale l’Arciduca Vittorio Francesco?
“Fai silenzio” inveii contro Vittorio “Ho bisogno di tempo. Ora ho di fronte a me un principe imperiale.”
“Tutto il tempo che vuoi ma ricordati che per me nulla è cambiato. Ti amo come prima e ti amerò ogni giorno di più”
Nei giorni successivi Maria non era più la stessa e per quanto Vittorio tentasse di far finta di nulla non poteva evitare di leggere la tristezza nei suoi occhi.
 
Vittorio si inginocchiò e prendendo le mani di Maria tentò per l’ennesima volta di convincerla che nulla era cambiato “Mia amata non posso più vedere la sofferenza nei tuoi begli occhi. Non devi pensarci. Te l’ho già detto non devi preoccuparti di nulla. L’imperatore, quando ti conoscerà, ti amerà immediatamente. Non avere paura”
La notte Maria non riusciva più a dormire, il pensiero di diventare la moglie morganatica di un arciduca la tormentava e quella notte i singhiozzi furono più forti delle precedenti.
La mattina quando padre e figlia si alzarono per andare come al solito al lavoro il barcaiolo notò che Maria era particolarmente pallida e ripensando ai singhiozzi che aveva udito nella notte le domandò “Maria è tutto a posto. Stai bene?”
“Si padre non preoccuparti è tutto a posto. Ora andiamo che c’è molto lavoro da fare”
Il sig. Lisch pensò a un litigio tra innamorati e non insistette oltre.
 
Vittorio era venuto a prenderla come tutte le sera per la solita passeggiata in riva al mare e per quanto Maria tentasse si essere gentile e affettuosa non poteva negare  che le cose erano cambiate. Vittorio non resistette oltre prendendo le mani della ragazza le comunicò la sua decisione “Domani andò a Vienna e parlare con l’imperatore. Forse quando avremo la sua approvazione scritta le tue paure svaniranno”
“Come desideri” furono le sole parole con cui Maria salutò Vittorio.
“Mentre sarò via non mi dimenticherai, vero?" Concluse Vittorio con un sorriso prima di baciarle la guancia.
Sorrideva Vittorio mentre diceva queste ultime parole ma chissà come gli occhi gli si riempirono improvvisamente di lacrime.
 
Un ora dopo il suo arrivo a Vienna era già alla Hofburg a chiedere udienza all’imperatore che lo ascoltò con ostilità chiedergli il permesso pe sposare la figlia del barcaiolo.
“Maria mi ha salvato la vita” continuava a ripetere Vittorio “E’ bella, buona e mi renderà felice. Vi prego acconsentite”
L’imperatore era irremovibile “Mai potrò sanzionare tale matrimonio. Tu sei un pazzo Vittorio. Troppi matrimoni morganatici stanno facendo degli Asburgo lo zimbello del mondo. Torna a Vienna. Congedati dalla bella barcaiola con del denaro. Non rovinarti la reputazione in questo modo. Non ti rendi conto che è troppo ignorante e non verrebbe mai ben accolta nel tuo ambiente”.
Anche Vittorio era irremovibile e dalle suppliche passò alle minacce “Maria dovrà essere mia moglie anche se Voi non mi darete l’approvazione. Siete solo un vecchio testone”
“Sei uno sciocco Vittorio. Se ti sposerai contro il mio parere ti farò arrestare” lo minacciò Francesco Giuseppe.
“Non oserete e se lo farete il giorno che verrò scarcerato tornerò qui e vi ucciderò” ormai Vittorio era senza freni.
Le ultime parole fecero infuriare ulteriormente l‘imperatore che immediatamente suonò un campanello e convocò le guardie perché portassero fuori il cugino.
Vittorio costretto dalla situazione prese un rispettoso congedo dall’imperatore.
Tornato nel suo appartamento Vittorio decise di rimanere qualche altro giorno per cercare di parlare nuovamente con l’imperatore e far capitolare quel vecchio ostinato anche perché se non avesse ottenuto l’approvazione imperiale avrebbe perso tutti i suoi beni
Era trascorsa una settimana e l’imperatore continuava a rifiutargli un nuovo incontro. Vittorio non volle più attendere e decise di tornare da Maria e sposarla anche se ciò comportava la rinuncia al suo rango e alla sua ricchezza.
Tra i suoi amici c’era  un prete che sentita la storia si disse intenzionato a celebrare il matrimonio.
I due amici partirono immediatamente per Trieste e Vittorio lasciato l’amico in albergo andò a prendere Maria.
 
Era una mattina fredda e mentre camminava dalla stazione alla casa di Maria incrociò un lungo corteo, si fermò al lato della strada ed aspettò che passasse.
Per un attimo il suo cuore si fermò quando vide che in testa c’era Maria, con un bel vestito di cotone rosa e una corona di fiori sul capo. Al suo fianco c’era un giovane uomo sorridente.
 “Cos’è successo?” domandò
Una robusta donna si girò e riconosciutolo “Sig. Frier… Oggi si è sposata Maria Lisch, la figlia del barcaiolo. Lo sposo è Giuseppe Kawalski, il suo fidanzato. Si erano fidanzati tre anni fa ma lui è tornato a casa solo due giorni fa dal servizio militare”
Vittorio non ascoltò neppure le ultime parole, si voltò e con il cuore spezzato si ridiresse verso la stazione e da li a Trieste.
Giunto all’albergo disse solo al prete “I tuoi servigi non sono più necessari” e non volle dare altra spiegazione.
 

Maria era in casa, stava preparando la cena quando qualcuno bussò alla porta,
Quando aprì rimase senza parole, un uomo vestito di nero le domandò “Siete voi Maria Lisch?”
                       “Si”                        
Senza aspettare l’invito entrò in casa  “Domani il vostro fidanzato Giuseppe Kawalski tornerà al paese. Vi invitiamo a sposarlo subito altrimenti trascorrerete il resto della vostra vita in prigione. Avete qualcosa da obbiettare’”
“No”

 
L’arciduca Vittorio Francesco ritornò a Vienna, sette anni dopò morì e fra le sue mani, sul letto di morte, non il crocifisso ma la foto del suo amore.
 
  
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