Nota:
Grazie mille a MedusaNoir per i bellissimi prompt. (:
Aveva avuto così tante donne che talvolta si domandava quanto tempo fosse trascorso dalla prima – e sembrava un'eternità, sembrava la reminiscenza di una vita passata – ma in lei si agitava qualcosa che non aveva mai animato il loro sguardo.
Ruby giocava a far la donna più di tutte le altre, ma era la più bambina. Era la discola che marinava la scuola, l'adolescente che fumava di nascosto alle fermate degli autobus, quella che ascoltava musica che non capiva, quella che non aveva ancora imparato a tirare i fili della propria vita.
Oh, quanto sarebbe stato divertente insegnarglielo... dopotutto, l'esperto di vita e di fili era lui.
***
L'altra sera sulle scale ho visto un uomo
che non c'era
ArchiexRuby
196 parole
ArchiexRuby
196 parole
All'inizio
non si accorge nemmeno di lui.
È seduto sul primo gradino dello studio, proprio dove la luce del lampione non riesce ad arrivare, e la giornata è stata talmente sfibrante che Ruby non desidera che un'aspirina e un cuscino sotto la testa.
Ma quando lo vede si blocca dall'altra parte della strada, incerta. Archie si fissa le mani, ha l'aria distante, persa, distrutta.
«Archie?».
Solleva piano lo sguardo – è assente, è penoso.
«Sono Jiminy Cricket...» mormora debole fra sè. Affonda le dita nei capelli rossi e la sua schiena trema appena. «Buon Dio, io sono Jiminy Cricket..».
Ruby serra addolorata gli occhi e gli appoggia una mano sulla spalla, gli artiglia con forza la camicia – perché lei è lì, entrambi sono lì, e lui è la voce della coscienza, dannazione, e non può mollarla da sola.
L'indomani lui è il primo a cercare di abbandonare Storybrooke.
«Non posso sopportare oltre, Ruby. Mi dispiace».
È laconico, è sterile, è l'addio più frustrante che lei abbia mai sentito – Ruby lo insegue, grida il suo nome, ma al di là delle lenti di quei ridicoli occhiali il suo sguardo non è mai stato tanto vuoto.
È seduto sul primo gradino dello studio, proprio dove la luce del lampione non riesce ad arrivare, e la giornata è stata talmente sfibrante che Ruby non desidera che un'aspirina e un cuscino sotto la testa.
Ma quando lo vede si blocca dall'altra parte della strada, incerta. Archie si fissa le mani, ha l'aria distante, persa, distrutta.
«Archie?».
Solleva piano lo sguardo – è assente, è penoso.
«Sono Jiminy Cricket...» mormora debole fra sè. Affonda le dita nei capelli rossi e la sua schiena trema appena. «Buon Dio, io sono Jiminy Cricket..».
Ruby serra addolorata gli occhi e gli appoggia una mano sulla spalla, gli artiglia con forza la camicia – perché lei è lì, entrambi sono lì, e lui è la voce della coscienza, dannazione, e non può mollarla da sola.
L'indomani lui è il primo a cercare di abbandonare Storybrooke.
«Non posso sopportare oltre, Ruby. Mi dispiace».
È laconico, è sterile, è l'addio più frustrante che lei abbia mai sentito – Ruby lo insegue, grida il suo nome, ma al di là delle lenti di quei ridicoli occhiali il suo sguardo non è mai stato tanto vuoto.
***
Immagine
RumpelstiltskinxBelle
112 parole
RumpelstiltskinxBelle
112 parole
C'era
una volta un castello sperduto...
Belle gli sfiora appena il viso con gli occhi che brillano di feroce frenesia, di sconcerto, di meraviglia... ed è vero.
Nessun uomo aveva mai osato entrarvi.
Rumpelstiltskin abbozza un sorriso incerto, ma è nervoso, è spaventato, e le dita di Belle sulla sua mandibola ardono come la magia stessa.
Nessun uomo aveva mai sconfitto la Bestia che lì vi risiedeva.
E poi Belle ride, gli getta le braccia al collo e lo bacia – ora che può lo bacia dieci, cento, mille volte, ed ogni volta sembra sempre la prima.
Ma questa è un'altra favola, e qui mostri e castelli sono tutti fatti di aria.
Belle gli sfiora appena il viso con gli occhi che brillano di feroce frenesia, di sconcerto, di meraviglia... ed è vero.
Nessun uomo aveva mai osato entrarvi.
Rumpelstiltskin abbozza un sorriso incerto, ma è nervoso, è spaventato, e le dita di Belle sulla sua mandibola ardono come la magia stessa.
Nessun uomo aveva mai sconfitto la Bestia che lì vi risiedeva.
E poi Belle ride, gli getta le braccia al collo e lo bacia – ora che può lo bacia dieci, cento, mille volte, ed ogni volta sembra sempre la prima.
Ma questa è un'altra favola, e qui mostri e castelli sono tutti fatti di aria.
134
parole.
Whale
la guardava spesso al di sopra del bicchiere di whisky, con la gola
insolitamente arida e l'incontenibile desiderio di farla crescere ad
irretirgli i sensi.
Aveva avuto così tante donne che talvolta si domandava quanto tempo fosse trascorso dalla prima – e sembrava un'eternità, sembrava la reminiscenza di una vita passata – ma in lei si agitava qualcosa che non aveva mai animato il loro sguardo.
Ruby giocava a far la donna più di tutte le altre, ma era la più bambina. Era la discola che marinava la scuola, l'adolescente che fumava di nascosto alle fermate degli autobus, quella che ascoltava musica che non capiva, quella che non aveva ancora imparato a tirare i fili della propria vita.
Oh, quanto sarebbe stato divertente insegnarglielo... dopotutto, l'esperto di vita e di fili era lui.