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Autore: wrjms    14/02/2013    3 recensioni
Sherlock vuole fare un regalo di San Valentino a John.
Bruciare la casa - o se stesso - nell'intento? È un rischio che vale la pena correre.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'I don't have friends. I've just got one.'
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«I will burn the heart out of you».
«I have been reliably informed that I don’t have one».
«And we both know that’s not quite true».

John Watson non è solito a svegliarsi per il fracasso che fa Sherlock di notte. Essendo reduce di una lunga permanenza nell’esercito, forse dovrebbe avere il sonno leggero quanto lo era una volta… ma non ci fa nemmeno troppo caso. Tutte le sere, quando torna a casa, è talmente sfinito che crolla sul letto e non si azzarda ad aprire gli occhi fino alla mattina seguente. Anzi, i rumori di Sherlock praticamente ormai sono la sua ninnananna, ciò che lo calma e che lo culla verso l’incoscienza…
Eppure, quel giorno di Febbraio, John si rizza a sedere non appena sente il rumore. Sia chiaro, di esplosioni nel 221B ce ne sono praticamente tutti i giorni, ma questa è particolarmente forte e John inizia a preoccuparsi. Butta fuori i piedi dal letto, si alza, fa un passo, si rialza di nuovo con nonchalance dopo essere caduto per terra e scioglie l’intreccio delle dannatissime lenzuola dalle sue caviglie. Casa sua potrebbe essere in procinto di esplodere e lui cade per terra inciampando nelle coperte. Delizioso.
Il medico militare si scuote dai suoi ragionamenti ancora assonnati e scende le scale con cautela, quasi temendo di sbirciare al piano di sotto. Il salotto è integro, grazie al cielo, ma forse le scie di cenere che si estendono fin fuori dalla cucina dovrebbero allarmarlo.
John rabbrividisce ed entra nella stanza.
Sherlock è in piedi davanti al tavolo o, perlomeno, a ciò che ne rimane. Ci sono vetri ovunque, cenere su ogni suppellettile, sostanze mucillaginose appiccicate ad ogni mobile. Il cuore di John inizia a palpitare fortissimo per la rabbia, ma non è niente rispetto a quello che prova quando scorge la figura del suo amico.
E lì inizia quasi ad aver paura.
È rimasto in piedi, immobile e nella posizione perfetta che aveva quando ha fatto esplodere mezza cucina. La mano è tesa come se stesse stringendo qualcosa, ma John ci vede solo il sangue che cola dalle ferite e pezzettini di vetro appiccicati alla sua pelle. Quasi sviene. Ma no, non può farlo, perché non ha ancora visto il suo viso.
È strano come i suoi occhi chiari risaltino sulla sua pelle ora nera come il carbone per la cenere. Sono spalancati in un misto di “non posso aver sbagliato. È impossibile” e di terrore alla “John questa volta mi ammazzerà. Sono finito, basta, la mia vita sta per terminare”, ma John non riesce a fare altro che aggrapparsi a lui e scuoterlo per le spalle.
«Sherlock? Sherlock? Sherlock, dannazione, ripigliati!».
E lui batte le palpebre, lo guarda per un attimo, reclina il capo. All’inizio John pensa che gli stia offrendo la gola per ottenere la pena che si merita, ma più che quello di squartarlo, in quel momento John prova solo il desiderio di baciargli il pomo d’Adamo e di stringerlo a sé. Poi capisce che sta guardando in alto, verso qualcosa, ma è troppo impegnato ad agitarsi intorno alle sue ferite sulla mano per badare a quanto abbia bruciato il soffitto o a quante gambe del tavolo siano rimaste incastrate nel muro.
«Dannazione, Sherlock», dice,imponendosi di essere severo. Perché deve esserlo. Sherlock ha bisogno di regole praticamente più di quante ne abbia bisogno un lattante. «Ho capito che hai deciso di voler a tutti costi farmi saltare in aria la casa, ma potresti perlomeno far attenzione a non far saltare in aria te?».
E Sherlock sorride, proprio come se non ci fosse niente di sbagliato in tutto ciò che ha fatto. Sorride e lo abbraccia, senza neanche far troppa attenzione a non urtarsi la mano ferita.
«She-», biascica il dottore, stupito. Ma lui poi lo lascia, gli posa un bacio sulla fronte e se ne va. Perché alla fine non c’è bisogno di dire più niente: ha passato settimane ad architettare un regalo stupendo per il suo ragazzo – e le parole “suo”, “ragazzo” e “John” continuano ancora a fargli sentire una sensazione strana nello stomaco - e  ha passato notti intere a cancellare dalla sua lista personale ogni singolo regalo che Molly o Lestrade o Mrs. Hudson gli avevano consigliato, poiché troppo scialbi. E, dopo tutto ciò, scopre solo ora che essere sé stessi è sempre il regalo più bello che tu possa fare alla persona che ami.
Mentre lascia la stanza, osserva intenerito John che sorride alla nuvola di fumo che aleggia proprio sopra tutte le fialette che Sherlock ha appena fatto scoppiare.
Una bella e grossa nuvola a forma di cuore.

NdA
Buonccciorno! (:
È tantissimo che non scrivo qualcosa in questo fandom e mi sentivo una persona orribile, quindi sono corsa a rimediare. Oggi ero in vena di fluff e di cose pucciose per ovvi motivi, e alla fine ne è uscita fuori questa cosa. E lo so che tutti odiano San Valentino tranne me – probabilmente anche voi -, ma io lo faccio comunque: vi faccio gli auguri e vi mando un cuoricione – senza esplosione, magari – di fumo a tutti. (:
Grazie per aver letto. Graaaazie, graaaazie, graaazie!

WJ

   
 
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