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Autore: Amberle_Dubhe    14/02/2013    2 recensioni
Naruto, al settimo cielo, zampettò veloce giù dal pullmino, strillando eccitato –Siamo arrivati, siamo arrivati! Presto, andiamo in spiaggia!-
Intanto, Kiba si fissava Akamaru alla testa con un elastico, a mo’ di elmo, Sasuke scappava da Sakura e Ino che cercavano di abbracciarlo, Shikamaru sbatteva gli occhi arrossati cercando di capire dove diavolo fosse, e Shino era impegnato a coprirsi il più possibile col cappuccio della felpa, ignorando stoicamente i 35 gradi all’ombra. Il signor Iruka, che doveva gestire non solo quegli otto bambini, ma anche un’altra decina di marmocchi di età simili (Rock Lee ad esempio, che in quel momento faceva flessioni per terra), cercò di non avere una crisi isterica.
-Bambini! Prendete i vostri zainetti e mettetevi in fila per due! Sakura, Ino, datevi la mano e lasciate in pace Sasuke! Shikamaru! Smettila di sbadigliare e mettiti in fila! Adesso andremo in albergo, vi assegnerò le stan.. Kiba, Naruto! TORNATE SUBITO QUI!-
-Ma io voglio andare al mare, ho caldo!-
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hinata Hyuuga, Iruka Umino, Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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UN’(A)NORMALE GIORNATA AL MARE





Naruto guardò fuori dal finestrino, emozionato: quella era la prima volta che andava al mare, e non stava più nella pelle.
L’autobus procedeva a rilento a causa al traffico e il signor Iruka, il responsabile del gruppo dei bambini, doveva fare del suo meglio per calmare l’eccitazione che aveva preso a serpeggiare tra i piccoli.
I più tranquilli erano, come al solito, Shikamaru, che si era addormentato accanto all’amico Choji, impegnato a mangiarsi le unghie (forse immaginava che fossero patatine) e Sasuke, seduto imbronciato in prima fila.
Naruto si voltò verso Kiba, il suo vicino di posto, che teneva stretto il suo adorato cane di peluche, e chiese con un gran sorriso –Secondo te quanto manca?-
Il bambino avvicinò il pupazzo all’orecchio, in ascolto, poi rispose –Non lo sappiamo. Ehi, signor Iruka, quanto manca?!- strillò poi in direzione dell’uomo. Il poveretto, che aveva già dovuto rispondere a questa domanda parecchie volte nell’ultima mezz’ora, rispose uno sconsolato –Non lo so, Kiba. Tranquillo, non dovrebbe mancare molto.-

***


Naruto, al settimo cielo, zampettò veloce giù dal pullmino, strillando eccitato –Siamo arrivati, siamo arrivati! Presto, andiamo in spiaggia!-
Intanto,  Kiba si fissava Akamaru alla testa con un elastico, a mo’ di elmo, Sasuke scappava da Sakura e Ino che cercavano di abbracciarlo, Shikamaru sbatteva gli occhi arrossati cercando di capire dove diavolo fosse, e Shino era impegnato a coprirsi il più possibile col cappuccio della felpa, ignorando stoicamente i 35 gradi all’ombra. Il signor Iruka, che doveva gestire non solo quegli otto bambini, ma anche un’altra decina di marmocchi di età simili (Rock Lee ad esempio, che in quel momento faceva flessioni per terra), cercò di non avere una crisi isterica.
-Bambini!  Prendete i vostri zainetti e mettetevi in fila per due! Sakura, Ino, datevi la mano e lasciate in pace Sasuke! Shikamaru! Smettila di sbadigliare e mettiti in fila! Adesso andremo in albergo, vi assegnerò le stan.. Kiba, Naruto! TORNATE SUBITO QUI!-
-Ma io voglio andare al mare, ho caldo!-
-Al mare ci andiamo DOPO! Dicevo, vi assegnerò le stanze, vi aiuterò a disfare i bagagli e... Shino, non essere timido, dai la mano a Kiba. E poi andremo al mare, contenti?- Mentre i piccoli scoppiavano in un grido di gioia, si udì un -ROCK LEE! SMETTILA CON GLI ADDOMINALI E METTITI IN FILA!-
 
Dopo numerose peripezie e lavate di capo, il gruppo raggiunse finalmente la spiaggia: il signor Iruka li raccolse sotto i quattro ombrelloni che aveva prenotato per loro e gli diede il permesso di andare a giocare, raccomandò di non nuotare dove non  toccavano (fortunatamente la zona con l’acqua bassa si estendeva  per diverse centinaia di metri dopo il bagnasciuga) e di non allontanarsi dalla spiaggia, pena il divieto di fare il bagno per tutti i cinque giorni di vacanza. Dopo di che andò ad avvisare il bagnino di tenere gli occhi aperti e puntato sui suoi piccoli.
-Non si preoccupi, signor Iruka, i suoi bambini non correranno nessun pericolo finché ci sarò io- Affermò l’uomo, un tipo piuttosto stravagante con una benda sull’occhio e una maglietta a collo alto aderente che arrivava a coprirgli il volto fin sotto gli occhi. Iruka però non venne affatto rassicurato, quando lo vide chinare lo sguardo su un libro di dubbio contenuto.
-Ehm.. allora io vado. Mi  raccomando, stia attento…- Ma il bagnino già non lo ascoltava più. Iruka deglutì, nervoso. Sarebbero stati cinque lunghissimi giorni…
                                                                                  

***

Hinata Hyuga sospirò, annoiata, fissando alternativamente la sabbia su cui era seduta, il mare e i genitori. La madre era impegnata a spalmarsi di crema, mentre il padre a parlare animatamente al telefono: Hinata non aveva capito che lavoro facesse, però sapeva che lo teneva molto occupato, infatti erano dovuti andare in vacanza in un posto vicino a casa, nel caso in cui un ‘emergenza lo avesse costretto a rientrare.
-Mamma, posso andare a fare il bagno?- Domandò infine, si stava veramente annoiando. La donna smise di strofinarsi la crema appiccicosa e rispose - No, tesoro, sei ancora troppo piccola per andare in acqua da sola. E poi il sole scotta, anzi, avvicinati così spalmo un po’ di protezione.-
La bambina obbedì, sconsolata. Avrebbe voluto chiedere a uno dei genitori di fare il bagno insieme a lei, ma tanto le avrebbero risposto, che, no tesoro, oggi non me la sento, magari un altro giorno.
Tornò a sedersi sulla sabbia, appiccicosa, accaldata, ma soprattutto triste.
Naruto si immerse per la prima volta in vita sua nell’immensa distesa di acqua salata e cominciò a sguazzare, euforico. Era davvero bello! Uscì, corse sul bagnasciuga insieme a Kiba schizzando metà dei bagnanti, poi si rituffò di nuovo in acqua, ridendo a crepapelle.
-Sakura-chan! Guardami!- E si mise a far capriole sollevando spruzzi ovunque . la bambina lo guardò un secondo, poi tentò di avvicinarsi a Sasuke, che cercava di farsi il bagno in santa pace.
-Ehi Sasuke!- Strillò Naruto un attimo prima di saltargli addosso, facendo finire entrambi sott’acqua. Il poveretto emerse tossendo si avventò a sua volta sul bambino biondo, intenzionato a vendicarsi.
-Testa quadra, mi hai fatto bere!- Sakura, vedendosi ignorata, decisa di tornare agli ombrelloni insieme a Ino. Purtroppo però quest’ultima inciampò nel castello di sabbia di Gaara, un bambino silenzioso ed introverso,  che dopo averla fulminata con uno sguardo omicida le lanciò le macerie del suo castello nei capelli e negli occhi, facendola scappare urlando.
Sotto gli ombrelloni trovarono Shikamaru che fissava il cielo mentre chiacchierava con Choji e Shino che si spalmava la protezione 50, quindi li ignorarono e andarono a spettegolare sulle sdraio.

***


Hinata aveva notato il gruppetto di bambini arrivato da poco prima, avrebbe voluto giocare con loro. Da un lato però la timidezza le impediva di provare a fare amicizia, dall’altro era sicura che la mamma non le avrebbe dato il permesso. Tornò a posare lo sguardo sulla buchetta di sabbia, che aveva fatto nel tentativo di distrarsi e cominciò  a riempirla, più annoiata che mai. 
Per questo non si accorse  del bambino biondo e  gocciolante che si stava avvicinando.
-Ciao! Come ti chiami?- La piccola sobbalzò e fissò lo sconosciuto, a metà tra il sorpreso e lo spaventato.
-M-mi chi-chiamo Hinata- Esalò infine.
-Io sono Naruto! Vuoi venire a giocare con me?- Chiese con un largo sorriso. Vide la bambina arrossire, era molto carina, sembrava una bambola. Hinata si voltò verso i genitori, incerta,ma pregandoli con gli occhi di lasciarla andare. La madre lanciò uno sguardo dubbioso al bambino biondo, ma poi sorrise e disse –Va bene, Hinata. Però non entrare in acqua e resta dove posso vederti.-
La piccola si aprì in un sorriso, si alzò in piedi, si pulì il costumino viola dalla sabbia e seguì timidamente il bambino appena conosciuto. Appena si furono allontanati, Naruto si bloccò e le passò un braccio intorno alle spalle, guardandola con aria cospiratoria.
-Senti, Hinata, ti va di aiutarmi a fare uno scherzo al bagnino?-
La bambina, che non era abituata ad avere a che fare con persone così espansive, arrossì, imbarazzatissima, e cominciò a torturarsi le mani, picchiettando gli indici l’uno contro l’altro.
-Io-io-io non l-lo so…- poi esalò un –E se poi si a-arrabbia?-
Naruto scosse la testa con aria furba.
-Ma no, non ci scoprirà mai! E poi ho in mente un piano geniale!-
Per un momento gongolò fra sé e sé, poi proseguì –Allora, adesso vado a rubare due delle palette di Gaara, poi scaveremo una buca profondiiiissima e poi la copriamo con un foglio di giornale e la nascondiamo con dell’altra sabbia!- Si dovette interrompere perché scoppiò a ridere, pregustando l’epilogo dello scherzo. Intanto Hinata non sapeva se arrossire per la loro vicinanza, preoccuparsi del fatto che stava per diventare una criminale, o ammirare il coraggio del suo nuovo amico. O forse doveva dire primo, amico? Intanto Naruto aveva ripreso a parlare.
-Poi facciamo venire il bagnino con una scusa inventata e lo attiriamo nella buca, così cade davanti a tutti! Allora, ci stai?-
Hinata tentennò per qualche secondo, poi si arrese e mormorò un flebile –Va-va bene…-
-Allora andiamo! Fase uno: rubare le palette di Gaara!-
Il furto fu però più difficile del previsto: nonostante che il bambino dai capelli rossi avesse almeno una decina di palette di ogni colore e dimensione, non mandò giù l’affronto di Naruto, e lo inseguì per svariati minuti strillando e brandendo minaccioso un secchiello. Solo dopo che l’ebbe placcato, preso a secchiellate sulla testa bionda senza pietà e tentato senza successo di seppellirlo decise di lasciargliele in prestito per non oltre mezz’ora e con solenne promessa di restituzione. Dopodiché si decise a trotterellare alla propria postazione e riprendere la sua attività preferita, ma non senza lanciare occhiate sospettose ai bambini che maneggiavano le sue amate palette.
Hinata guardò preoccupata la testa di Naruto, gli sarebbe sicuramente spuntato un gran bernoccolo. I due bambini si posizionarono poi a una decina di metri di distanza dalla sedia del bagnino, sempre occupato nella sua lettura.
-Fase due: scavare la buca più profonda de mondo!- Esclamò Naruto ritrovando l’entusiasmo. Hinata annuì, serissima, ed entrambi  cominciarono a scavare con impegno. A poco a poco la bambina cominciò a sentirsi a suo agio, mentre ascoltava il torrente di parole di Naruto che le raccontava delle sue marachelle passate (che, a quanto pareva, non sempre erano finite bene). Più volte si ritrovò a guardarlo con ammirazione, era davvero  coraggioso! E poi era stato così gentile ad invitarla a giocare!
Quando la buca fu profonda abbastanza da far doler loro le braccine per la stanchezza, Naruto si sollevò, con le ginocchia tutte sporche di sabbia e si asciugò il sudore dalla fronte.
-Bene! Ora possiamo dare inizio alla fase tre: nascondere la trappola!-
Hinata deglutì, nervosa: fin lì era stato divertente, ma cominciava a temere di essere scoperta. E soprattutto temeva le conseguenze dell’essere scoperta. Cosa avrebbe fatto la mamma o il papà se lo avessero saputo?
-N-Naruto, s-s-sei proprio s-sicuro…?-
-Ma certo, Hinata! Io sono il re degli scherzi, funzionerà di sicuro! Aspettami qui, vado a cercare un giornale nel cestino!-
Rimasta sola, la bambina fu quasi tentata di tornare al suo sicuro posto sotto l’ombrellone, ma non trovò il coraggio di abbandonarlo; in fondo i fondo l’idea cominciava a divertirla. E poi Naruto le era piaciuto fin da subito, per certi versi avrebbe voluto assomigliargli, lui era così simpatico e probabilmente aveva tantissimi amici, non come lei che giocava sempre da sola.
Sospirò, mentre il sole le arrostiva la testa bruna. Poi, di punto in bianco, le arrivò Naruto alle spalle, spaventandola a morte.
-Hinata, l’ho trovato! Dai, dai, copriamo la buca, così possiamo cominciare la fase quattro!-
Riuscirono abbastanza bene nel loro intento, e Naruto battè le mani soddisfatto
-Bene, ora andiamo da signor bagnino e facciamo finta che siamo fratelli e che non troviamo i nostri genitori, così lui scenderà dalla sua sedia altissima e noi lo attireremo nella nostra trappola! Va bene?-
Hinata annuì, cercando di farsi coraggio: ora veniva la parte difficile, mentire.
-Ecco, bravissima, hai già la faccia spaventata! Ci cascherà di sicuro, ahahah!-
Rise lui, fraintendendo il vero motivo della sua espressione preoccupata. Allora le prese la mano, rischiando di farla morire d’imbarazzo, ormai tutto il sangue della bambina era concentrato nella sue guance rotonde. Insieme quindi arrivarono davanti alla loro vittima. L’uomo sollevò lo sguardo dal suo romando e vide due bambini di circa sette o otto anni, una rossa in viso e un’aria terrorizzata, l’altro che distorceva la faccia in buffe smorfie, sembrava spaventato anche lui.
-Che cosa succede, bambini?- Chiese loro gentilmente.
-Io e mia sorella non troviamo più la mamma e il papà!- rispose Naruto con voce mogia.
“Questi due sarebbero fratelli? Sono diversi come il giorno e la notte…”
Dubbioso, Kakashi saltò giù dal seggiolino e si chinò su di loro.
-Su, adesso vi aiuto a cercarli- Disse con un sospiro, avrebbe di gran lunga preferito rimanere all’ombra in compagnia del suo libro, piuttosto che aiutare quegli strani marmocchi.
I piccoli, senza un motivo logico, si misero a camminare davanti a lui.
-Dove andate, bambini?-
-Ci aiuti, sono sicuro che sono qui da qualche parte! Ehm… sì, forse erano qui...-
Hinata annuì con fervore e cercò di non assumere un’espressione colpevole. L’uomo con la benda li seguì per qualche metro, interdetto, ma non fece in tempo ad insospettirsi che, inaspettatamente, il terreno sotto il suo piede cedette e cadde in ginocchio tra le urla esultanti del bambino biondo.
-EVVIVAAA, CE L’ABBIAMO FATTA, HINATA! C’È CASCATO COME UN POLLO, AHAHAHAHAH!
Scocciato, Kakashi si rialzò, pulendosi dalla sabbia e vide i due bambini allontanarsi di corsa. O meglio, il biondino trascinava la “sorella” tenendola per mano, la quale tentava di trotterellargli dietro.
Poi si ricordò che il monello era uno del gruppo di bambini in gita con il signor Iruka, e con un sogghigno decise di andare a informarlo della marachella.

***

Naruto, sempre tenendo la mano di Hinata, recuperò le palette e le lanciò a Gaara, che le afferrò al volo, soddisfatto, e riprese a modellare il suo nuovo  castello. Dopodichè la trascinò allegramente fino ai quattro ombrelloni, senza però accorgersi che lì li stavano aspettando il signor iruka e il bagnino. I sorrisi morirono all’istante sui loro volti e Hinata, terrorizzata, si nascose dietro Naruto.
.Eccoti qui, razza di monello! Il signor bagnino mi ha raccontato quello che avete combinato tu e la tua… piccola, perché piangi?-
La bambina aveva ormai raggiunto il limite massimo di spaventi che poteva sopportare in una giornata, ed era scoppiata in singhiozzi disperati.
-La-la pr-prego, n-non lo dica a-a-alla m-mia mamma!- Esalò mentre Naruto cercava di calmarla con delle incerte pacche sulle spalle. I due uomini si lasciarono intenerire e Kakashi disse –Per questa volta ti perdono, tranquilla-
Ma lanciò uno sguardo minaccioso a Naruto, lasciandogli intendere che il perdono non  era esteso anche a lui.
-Vuoi che ti accompagni al tu ombrellone?-
Hinata annuì tirando su col naso.
-Aspetta, Hinata! Prima ti devo chiedere una cosa…!- Intervenne Naruto, e avvicinò la bocca al suo orecchio, le mani a coppa, per bisbigliarle qualcosa.
La bambina dapprima diventò paonazza, poi fissò Naruto per qualche secondo con aria sconvolta, e infine gli occhi le si rovesciarono all’indietro e cadde a terra svenuta.
In seguito i suoi genitori, dopo essersi calmati dallo spavento della vista della figlioletta svenuta tra le braccia dello strano bagnino, vennero a sapere dalla confessione di un imbarazzato Naruto che Hinata era svenuta quando il bambino le aveva chiesto di diventare la sua fidanzata, causandole così un’emozione troppo forte da sopportare.                              









ANGOLINO DI AMBERLE
Questa cosuccia teoricamente doveva essere scritta per un concorso, e teoricamente doveva parlare d’amore, ma praticamente mi è uscita questa roba qui. Ma perché cestinarla?
Fatemi sapere se avete apprezzato!
Amberle
   
 
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