Mezz’ora
alla partenza
«Il
binario due è da questa parte.» Lui le
avvolse la mano e la guidò verso il sottopassaggio.
Mentre scendevano le scale, le gettò uno
sguardo. Si guardava intorno, spaesata, giocando con una ciocca
castana,
sfuggita alla coda che teneva legati i suoi lunghi capelli. E si
mordicchiava
le labbra.
Dopo il bacio, non aveva fatto altro; ora la
pelle in quel punto aveva assunto un colorito rosso acceso.
Sulla banchina c’era un grande caos. Uomini
in giacca e cravatta, che smanettavano con i loro i-phone di ultima
generazione,
famiglie numerose, alle prese con bambini iper-attivi e valigie
pesanti,
giovani innamorati, costretti a salutarsi per la fine delle vacanze.
Pur avendo ancora le mani unite e stando
l’uno accanto all’altra, non si erano mai sentiti
più lontani.
Alba teneva gli occhi fissi sulla linea
gialla davanti a sé, che li separava dai binari; lui non
sapeva cosa dire, o
meglio, aveva chiaro il discorso nella mente - così come
erano chiari i
sentimenti che provava- ma non riusciva a tradurlo in parole.
Improvvisamente la ragazza abbandonò la
ciocca di capelli, che stava rigirandosi tra le dita, da qualche
minuto, e
piantò gli occhi nei suoi.
«Perché?»
«Perché cosa?» Le chiese confuso.
«Perché adesso, quando stai per partire,
quando stai per abbandonare la Calabria, quando stai per lasciare la
tua
famiglia, i tuoi amici, me, decidi
di
baciarmi!» Disse tutto d’un fiato.
Si asciugò una lacrima traditrice, che era
sfuggita al suo controllo, e continuò, senza staccare gli
occhi dai suoi.
«Perché proprio ora?»
«Io…
pensavo fosse arrivato il momento di rivelarti quello che
provo, il
momento per.»
«Distruggermi?» Mormorò lei.
«Catanzaro dista più di seicento km da
Roma. Credi che sopporteremo la distanza? Credi davvero che riusciremo
ad
andare avanti, noi che… non siamo nemmeno una
coppia.» Continuò abbassando lo
sguardo.
«Alba, guardami.»
Lei lo ignorò, continuando a guardare per
terra.
«Alba…» Si avvicinò
pericolosamente al suo
viso, alle sue labbra, che i denti
stavano torturando da ore, e quasi le soffiò
nell’orecchio. «…guardami.»
E lei finalmente lo ascoltò. Aveva le
guance rigate dalle lacrime e gli occhi rossi, ma manteneva un
atteggiamento
fiero. Era la sua leonessa: lo era da sempre, e sempre lo sarebbe
stata.
«Siamo come due particelle che, originate
in un punto dello spazio-tempo, restano legate da un inizio, che le
renderà non
separabili per l’intero arco della loro esistenza,
indipendentemente dalla
distanza che le divide.» Le sussurrò, cancellando
con il pollice la scia salata
sullo zigomo destro.
«Non riesci ad abbandonare i panni di
Fisico nemmeno per un secondo, eh?» Gli disse, tirando su col
naso.
Lui rise leggermente e poi continuò. «Alba,
noi non ci perderemo mai, perché siamo legati
indissolubilmente. È come se ci
fosse una corda, una corda
invisibile,
che ci tiene uniti, al di là dei km che ci
separano.»
Per confermare quanto detto, l’avvolse tra
le sue braccia, stringendola forte.
Poi sciolse di poco l'abbraccio e con un
sorriso malizioso mormorò. «E adesso smettila di
torturarti le labbra e
baciami.»
Da
Olivia,
ovvero la lista dei sogni possibili è citata
letteralmente questa frase: “Siamo
come due particelle che, originate in
un punto dello spazio-tempo, restano legate da un inizio, che le
renderà non
separabili per l’intero arco della loro esistenza,
indipendentemente dalla
distanza che le divide”.