Storie originali > Drammatico
Segui la storia  |       
Autore: goldenfish    14/02/2013    0 recensioni
"Se un giorno dovessi morire, tutto ciò che mi appartiene sarà tuo David, tutto, tranne il mio cuore."
Un pacco arriva nella dimora di David, è un pacco fatto di carta da giornale, è piccolo e morbido.
Ma David sa bene a chi appartengono quei pochi vestiti e quella collana di topazio, appartengono a lei, l'unica donna che avrebbe mai amato, così crudele da spezzargli il cuore.
Il pacchetto contiene un foglio scritto a mano: una firma "Dita di cristallo".
L'ossessione per la misteriosa figura che gli ha annunciato la morte della sua amata, lo perseguiterà costringendolo ad una frenetica caccia all'uomo. O in questo caso, alla Morte.
Genere: Malinconico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


 

Verità
pt.2


 

Elèonore passeggiava per la casa dei Blanc indisturbata, ormai la sua presenza era diventata costante e anche i servi si erano abituati a lei, che si muoveva silenziosa tra le stanze e i corridoi. Non parlava quasi mai e per qualche strana ragione non si era affezionata a nessuno, si limitava a svolgere il suo lavoro d'insegnante e diventava insofferente quando sentiva nominare il nome di Mariè. La donna non sapeva neanche che lei ci fosse, ai servi e ai ragazzi era stato tassativamente proibito di parlare di lei con Mariè, che viveva inconsapevole della continua vicinanza con la figlia a cui aveva rinunciato anni prima.
Ogni pomeriggio, verso le quattro, Mariè Bonnet andava a trovare qualche amica, prendevano il tè e spettegolavano sulle famiglie più in voga in quel periodo, erano quelli i momenti in cui arrivava Elèonore, che silenziosa come un gatto, si materializzava nella stanza del pianoforte per istruire i giovani Blanc. Quando Mariè tornava lei spariva.
Un giorno però Mariè Bonnet rientrò a casa prima: aveva iniziato a piovere, e la nobil donna aveva preferito rientrare in anticipo per evitare l'imminente diluvio, che sfociò qualche ora più tardi. I servi non riuscirono ad avvisare Elèonore che, appena la sentì annunciare il suo ritorno a casa, sgusciò fuori dalla stanza del pianoforte a metà lezione e si arrampicò veloce per la scalinata principale; sapeva bene che Mariè Bonnet era una maniaca dell'ordine e faceva sempre il giro di ogni stanza per controllare che tutto fosse perfetto, anche quando vivevano insieme lo faceva. Si ricordò di quando la schiaffeggiava perché i letti non erano rifatti bene. Spaventata, corse alla cieca in giro per la villa cercando un luogo abbastanza appartato, magari uno sgabuzzino in cui potersi nascondere.

E fu proprio così che lo incontrò.

Elèonore aprì la porticina bianca vicino alla camera della cameriera dai capelli bianchi, che a quel tempo erano ancora brizzolati, convinta che si trattasse dello sgabuzzino. Quando si trovò all'interno di un'enorme stanza bene arredata con letto incluso si spaventò a morte. La stanza odorava di lavanda e stantio ed era circondata da un'opprimente penombra.
Chi sei?” le chiese una flebile voce alle sue spalle, era così impercettibile che Elèonore sbiancò immediatamente, il cuore cominciò a batterle forte e si sentiva praticamente paralizzata.
Non dite a Mariè che sono qui” riuscì solo a balbettare, mentre con le mani sudate continuava a stringere la maniglia d'ottone della porta.
Perché non ti giri?” le chiese la voce addolcendosi un po'.
No” rispose secca lei, ogni volta che la sentiva una leggera scossa le attraversava tutto il corpo. LE faceva venire i brividi.
La voce cercò di dire qualcosa, ma non le riuscì, non sapeva cosa dire difronte al diniego di Elèonore così secco e incisivo. Calò un silenzio imbarazzante tra i due. Lei continuava a studiare la carta da parati azzurro cielo e astringere in modo maniacale la maniglia.
L'odore di stantio contrastava con quello forte e aromatico alla lavanda facendosi insostenibile, quasi più del silenzio opprimente che aleggiava in quella stanza.

Puoi smettere di stringere la maniglia, nessuno entra qui, puoi stare tranquilla” riprese la voce, in cerca di un qualche colloquio.
Elèonore allentò la presa, ma continuava a rimanere voltata

Hai paura ragazza? Non sono un mostro puoi girarti”
Elèonore staccò completamente le sue mani pallide dalla maniglia e lentamente si voltò: avevo un'aria di sfida nei suoi occhi, non aveva paura, portava le cicatrici di troppe tragedie per essere spaventata da una voce appena percettibile.
Quando lo vide sgranò gli occhi violacei “Cosa sei?” esclamò

Dimmelo tu”
Effettivamente non poteva certo dirsi una comune persona: i capelli biondo cenere gli ricadevano lunghi sulle spalle e gli occhi verdi contrastavano orribilmente con le sclere azzurrine, era così magro che poteva addirittura vedergli attraverso, o forse era solo un'impressione data dalla sua pelle bianchissima e trasparente. Era in piedi davanti a lei, a pochi metri di distanza e la studiava dalla sua altezza, emanava lo stesso odore di lavanda e di stantio, come se fosse un tutt'uno con quella camera. Un arredamento dimenticato, lasciato a fare la polvere.

Sei un fantasma?”
Non penso di esserlo e tu chi sei?”
Insegno violino ai figli di Francois Blanc”
Davvero? Francois è sempre stato amante della musica, ma pensavo che l'avesse archiviata con la morte di mia madre”
Elèonore non lo stava ascoltando, stava ancora studiando la sua persona.

Cosa stai guardando?” le chiese lo strano ragazzo, leggermente divertito
Te” rispose senza vergogna Elèonore
E perché?”
Perché mi va” rispose irritata da tante domande, non era abituata a parlare così tanto, soprattutto se si trattava di sconosciuti, il ragazzo abbassò lo sguardo e le chiese scusa “Mi sento molto solo qui, non mi vengono mai a trovare tranne che per portarmi da magiare e per cambiare le lenzuola”
Io sono scappata quando Mariè mi rinchiuse nel convento” disse di rimando Elèonore, con il suo classico tono glaciale.
Io però non resisterei un giorno fuori di questa casa, ho le ossa fragili come una meringa”
La ragazza rimase attonita, sentendosi in colpa per la cattiveria con cui si era rivolta a quel ragazzo chiaramente malato e, dettata dai sensi di colpa che le ritorcevano lo stomaco, abbassò lo sguardo con aria avvilita.

Vedi” disse mostrandole la mano fasciata “ questa settimana è la seconda volta che mi rompo le dita”
Hai delle dita di cristallo, insomma” cercò di scherzare Elèonore nel tentativo di sdrammatizzare, e spezzare quell'aria pesante che li stava circondando. Non era mai stata divertente né, tanto meno, era capace di fare battute, ma il ragazzo sorrise. Per cortesia, forse o perché si era accorto di quanto quella ragazza fosse patetica e malinconica, come lui.
Già” sospirò il giovane dai capelli cinerei.
Perché non ti vengono mai a trovare...Dita di cristallo?” chiese affettuosamente la rossa, lui si sedette sul bordo del letto raccogliendo le mani in grembo.
Il mio patrigno mi odia”mormorò, Elèonore si sedette accanto a lui e sospirò.
Capiva cosa si provava nel sentirsi senza appoggio, quando la persona che avrebbe dovuto sostenerti ti volta le spalle. Lo sapeva bene. Ma non riusciva a dirlo così non disse nulla e si limitò a stringergli la mano sana. Sotto la sua leggera stretta sentì le ossa di quelle dita affusolate scricchiolare pericolosamente, le sembrava di stringere del vetro solo che questo non tagliava. Ritrasse immediatamente la mano e lo guardò con aria colpevole “Scusa” gli disse iniziando a torturare la treccia per l'imbarazzo.

Non preoccuparti, non è successo nulla, non si è rotto niente” rispose lui sorridendole, mentre si massaggiava la mano evidentemente dolorante.
A Elèonore piaceva la sua vicinanza, per quanto malato fosse, sentiva il calore che emanava quel corpo sottile, e l'odore di lavanda e stantio le parve più dolce di prima.

Per quanto rimarrai qui?”
Fin quando è necessario” rispose lei sorridendo
Domani torneresti?”
Si, perché no?” in realtà lei lo desiderava ardentemente: non seppe neanche lei come, ma quel ragazzo che viveva in bilico tra la vita e la morte era riuscito a frantumare la corazza fatta di spine che teneva racchiuso il suo cuore.
Si era fatta una promessa anni prima, mentre la sarta le stava ricucendo la ferita: avrebbe stretto il suo cuore in una morsa fatta di rovi e ghiaccio, una morsa impenetrabile e indistruttibile. Aveva sofferto già abbastanza nella sua vita miserabile e, per quanto non si considerasse degna di essere felice, si concesse almeno il lusso di non soffrire neanche più. C'era un prezzo alto da pagare però. Rinunciare ad ogni sentimento.
Ora che quel ragazzo aveva frantumato tutto, non poteva permettersi di tornare a soffrire quindi decise che il suo cuore e tutto quello che conteneva sarebbero stati suoi per sempre.
Finché la morte non sarebbe arrivata a riscattarli.
Già, la morte. A Elèonore non faceva paura: la vedeva come un'alleata che dona pace quando la vita è diventata insostenibile come un fardello, non che la sognasse, ma l'aveva accettata e viveva per morire, lo faceva da sempre e per sempre l'avrebbe fatto.

Tranne che in quei giorni, mesi, anni.

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Rimasi sconvolto da quel lungo racconto contorto e saturo di sofferenze e di ingiustizie. Ripensai alla mia vita da persona di ceto medio, che si guadagnava da vivere con lavori occasionali, ma per lo più mantenuto dai genitori, quante volte avevo condannato questa situazione apparentemente insoddisfacente e miserabile? Agli occhi di tutti quelli che avevo conosciuto risultavo come una persona che non ha mai sofferto, con una vita perfetta e serena, in cui i problemi sembrano limitarsi alla scelta dei vestiti la mattina o di cosa mangiare per pranzo. Una vita invidiabile.
Le sofferenze per me erano solo un eco lontano, che non mi avevano mai toccato, un qualcosa che esiste ma che s'ignora e ora, capii che invece mi erano più vicine di quello che avessi mai pensato, e mi sentii in debito verso ognuno di loro.
Verso Audrey che era stata tradita dalla persona che avrebbe dovuto proteggerla, verso Atrèe che era stato privato della sua vita, verso Isabel che non aveva avuto una fanciullezza, mentre io vissi spensierato fino all'età di 18/19 anni e anche verso Elèonore, per non averla conosciuta prima e per non essere riuscito ad alleviare i suoi dolori quando ce l'avevo vicina, lì, seduta accanto a me sulla panchina del parco.

Audrey, tu l'hai mai visto tuo fratello?”
Oh, no...so dov'è ma non voglio vederlo. Lui è solo un fantasma per me. Non esiste, gli ho parlato, quello si...ma da fuori dalla porta, per pochi minuti.”
Come puoi dire cose tanto orribili?”
Non sono orribili, David, come al solito tu non capisci...non sono ancora pronta per affrontare diciotto anni di menzogne”
Scusa, Audrey, non avrei dovuto attaccarti”
Vuoi vederlo?”
Tuo fratello?”
Si, ma dopo devi giurarmi che te ne andrai, questa volta e per sempre”
Annuii per quanto mi fu difficile farlo, sarebbe stata l'ultima volta che avrei rivisto il viso dolce e morbido di Audrey Blanc, i suoi capelli corvini dai riflessi blu e i suoi profondi occhi verdi. Dopo quel giorno non la vidi mai più e non seppi mai che fine avesse fatto.
Audrey mi guidò verso una porticina bianca che sembrava quella di un ripostiglio o di uno sgabuzzino, bussò un colpo ed entrò.

Ciao Cèdric” disse con la voce tremolante, strizzai gli occhi per distinguere la sagoma del ragazzo che mi stava difronte, quando mi abituai alla penombra dovetti fare l'abitudine anche a lui: bianco e morte furono le prime parole che mi balenarono nella mente. Non avevo mai visto niente di simile, come si reggesse ancora in piedi me lo domandai più di una volta, potevo contargli al fitta rete di venature che solcavano le sue braccia sottili.
Audrey, che bello poterti finalmente vedere, i gemelli mi avevano parlato di te, non immaginavo che fossi così bella” disse lui sinceramente sorpreso, la sua voce era poco più che un sussurro, se in quella stanza ci fosse stato del vento non si sarebbe sentito nulla. Ad Audrey tremò il mento, e quando cercò di parlare uscirono solo dei versi sconnessi per via delle lacrime e dei singhiozzi
Scusa, scusa, scusa, se non ti sono mai venuta a trovare...io, io non volevo vederti...scusa...” il fratello fluttuò alle sue spalle e le accarezzò delicatamente i capelli. Di me non si era quasi accorto. Sorrise triste e rassicurò la sorella con parole dolci, ma essenzialmente vuote: come pensavo quel ragazzo non era capace di provare veri sentimenti, cosa assolutamente comprensibile data la sua vita di reclusione e solitudine. Come non ne fosse uscito pazzo non lo seppi spiegare. Forse lo era, ma lo eravamo anche noi, tutta quella vicenda era stata folle e delirante, come un sogno. Questa era vera, però.
Chi è lui, un tuo amico, un fidanzato?” chiese Cèdric accorgendosi finalmente di me.
“No, è un amico di Elèonore” disse Audrey asciugandosi le lacrime con il dorso della mano; quando sentì quel nome il ragazzo si rabbuiò e indietreggiò come per prendere le distanze.

Cosa vuoi da me?” chiese sulla difensiva
Sapere la verità” risposi freddo
Su cosa?”
Su di lei, sulla sua morte”
Mi lanciò un'occhiata derisoria e poi di sfida.

Allora!” insistetti
Allora...” ripeté “Perché ti preoccupi tanto? E' morta, fine”
Perché non è così scontato. Perché mi hai mandato il pacchetto con la tua firma? Chi eri tu per lei?”
Allora tu sei David, mi aveva avvisato che eri furbo, ma lei lo era di più”
Rispondi alla mia domanda, Cèdric,non ho molto tempo” ripresi con tono più placo, per ingentilirlo. Per quanto avesse vissuto in una stanza da solo si era inselvatichito e incattivito. Era cinico e spietato e questo mi poneva in svantaggio rispetto a lui.
Non c'è nulla che tu possa fare, comunque”
Rispondi.” L'unico modo era fingermi più spietato di lui:dovevo domarlo.
Sorrise falso.

Mi spiace che Elèonore non ti abbia detto la verità, probabilmente non si fidava di te.” aggiunse sapendo di ferirmi
Lei si fidava di me...” ribattei io pateticamente
“Pensaci, cosa ti ha detto poco prima di morire?”
Ci pensai “'Se un giorno dovessi morire, tutto ciò che mi appartiene sarà tuo David, tutto, tranne il mio cuore'” gli recitai.
Ecco... tutto, tranne il cuore...”
Quello l'hai tu, non è vero?”
Si, vedi? Non si fidava”
I miei propositi di rimante freddo e inattaccabile vennero sfaldati da quell'insinuazione velenosa, persi la calma

TU NON SAI NULLA DEL NOSTRO RAPPORTO!” gli urlai; lui rimase impassibile, con la faccia diafana e la bocca tirata in un sorriso derisorio.
David, Elèonore non è morta” rispose come se nulla fosse. Calmo.
Non..è...morta?!” ripetei senza crederci minimamente
Perché non me l'ha detto?” chiesi a me stesso, mentre tutte le convinzioni che mi ero fatto sulla nostra amicizia crollavano inesorabilmente.
Perché doveva scappare e aveva paura che tu l'avresti seguita, sapeva che non l'avresti lasciata andare, non si fidava...”
LEI SAPEVA CHE L'AMAVO!” lo riattaccai completamente vulnerabile, mi sentii tradito da lei “IO L'AVREI SEGUITA PERCHE' TENEVO A LEI...MENTRE SAPEVA CHE TU NON L'AVRESTI FATTO!”
Cosa puoi saperne tu?” sentii il suo tono incrinarsi: l'avevo ferito, avevo colpito la sua parte vulnerabile “Secondo te io non l'avrei fatto?! Non avrei lasciato questa prigione per scappare via con lei?! Ma non ho potuto...e sai perché?” fece una pausa e inspirò “Per colpa di questo corpo corrotto, questo corpo fatto di cristallo” concluse rispondendo alla propria domanda, con il massimo del tono che la sua flebile voce poteva raggiungere.
Quella che era stata una frecciatina da parte mia mi si ritorse contro: che stupido insensibile ero stato! Mi maledissi per la mia impulsività e per non aver mantenuto il contegno che s'addice ad un uomo di 23 anni.

Credi che non mi senta già abbastanza in colpa?!” continuò “Sapevo quanto lei ti volesse bene: ogni volta che mi parlava di te le brillavano gli occhi, mentre io mi rodevo dall'invidia, tu sei bello e sano, avresti potuto regalarle una dignitosa vita, mentre io no...” inspirò di nuovo, probabilmente parlare così tanto lo affaticava “E' colpa mia se è dovuta scappare, voleva che mio padre mi riconoscesse, l'aveva minacciato di rivelare le sue scappatelle con le donne di Madame I. Mio patrigno cercò di assassinarla, ma lei riuscì a scappare. Mi disse che doveva scomparire, ma non voleva farlo senza prima avvertirti così inscenò la morte. Lo fece per te” abbassò lo sguardo “e io non so neanche dov'è andata” concluse sospirando.
Lasciai cadere le braccia lungo i fianchi e lo guardai, rimasi sorpreso nel vedere quanto mi rispecchiasse, se non fisicamente almeno interiormente.
Chissà se Elèonore avesse mai pensato a noi, durante quella fuga. La sensazione di tradimento era stata sostituita da una profonda tristezza, così si concludeva la mia ricerca, il mistero che per tanto tempo aveva annebbiato la mia mente. Dita di ghiaccio l'inafferabile angelo della morte non era altro che un ragazzo ammalato e Atrèe aveva dato la vita per una faccenda totalmente banale e scontata, tutte le mie illusioni vennero bruciate. Sorrisi. Cosa speravo di scoprire? Cosa VOLEVO scoprire? Una vita buttata al vento e un cadavere che non si rifiuta di morire. Un'amore fondato sul ricordo e un matrimonio di pietà. Ecco cosa avevo ottenuto per dare retta alla mia curiosità.
Sarebbe stato meglio non scoprire nulla. In fondo.
Davvero?
Non lo seppi dire.
"Addio Cèdric, e grazie per tutto, davvero" lo salutai con tono piatto
"Addio David" rispose lui con lo stesso tono.
Seguii Audrey lungo il corridoio, fino alla porta.

Elèonore era viva, ma in un certo senso era come se fosse morta e, per me era meno doloroso immaginarla così, perciò nei miei ricordi Elèonore se ne era andata. La morte l'aveva presa con se e lei mi aveva avvisato. Tutto qui.
Abbandonai la dimora dei Blanc, ma prima di solcare la soglia per andarmene per sempre mi feci promette da Audrey di continuare le visite a suo fratello, perché sapevo quanto potesse sentirsi vuoto e inutile recluso com'era.
Lei non mi sorrise neanche, ma sapevo che prima o poi ne sarebbe stata capace di nuovo.

Mentre affondavo i piedi nella soffice neve bianca sulla via del bordello, tornai con i ricordi a quelle giornate passate in compagnia di Elèonore, potevo ancora vederla ridere con i suoi occhi leggermente strabici e l'orribile cicatrice sullo zigomo destro, risentii la sua voce tanto affascinante e il suo profumo al limone. Sorrisi. E, in quel momento, le dissi addio.


Come temevo se avessi sbattuto le palpebre, lei si sarebbe dissolta. Purtroppo è impossibile rimanere con gli occhi aperti per sempre. Lo avevo fatto. Li avevo sbattuti.

E lei era scomparsa.

Addio Elèonore, e questa volta per sempre.


'La incontrai una notte. Era seduta su una panchina, aveva i capelli raccolti in una lunga treccia color rame e gli occhi persi nel vuoto. La sua persona sembrava così effimera che temevo che se avessi sbattuto le palpebre lei si sarebbe dissolta.'

 

 

n.d.a. Bene siamo arrivati al penultimo capitolo :') un po' mi spiace di doverla conludere eheheh... comuqnue spero che l'abbiate apprezzata e chiedo scusa per gli errori di battitura...il la rileggo anche ma ogni volte ne lascio qualcuno...continuate a farmeli notare così li posso correggere!!
Golden

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: goldenfish