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Autore: Nori Namow    14/02/2013    24 recensioni
Quando avevo diciassette anni, mio fratello Harry morì in un incidente stradale.
Il fatto che io non avessi versato neanche una lacrima per la sua morte, nonostante ci tenessi tantissimo a lui, portò mia madre a pensare che fossi impazzita.
Infatti era da un anno che andavo, circa una volta al mese, da uno psicologo, uno di quelli alla quale dai centocinquanta sterline per fargli ascoltare i fatti tuoi.
Quello che mia madre non aveva capito, però, era che io non avevo pianto la morte di mio fratello per un solo motivo.
Il suo fantasma era ancora con me.
Genere: Malinconico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Bullet for my valentine.











Quando avevo diciassette anni, mio fratello Harry morì in un incidente stradale.
Il fatto che io non avessi versato neanche una lacrima per la sua morte, nonostante ci tenessi tantissimo a lui, portò mia madre a pensare che fossi impazzita.
Infatti era da un anno che andavo, circa una volta al mese, da uno psicologo, uno di quelli alla quale dai centocinquanta sterline per fargli ascoltare i fatti tuoi.
Quello che mia madre non aveva capito, però, era che io non avevo pianto la morte di mio fratello per un solo motivo.
Il suo fantasma era ancora con me.
 
 



13 Dicembre
Non sapevo perché lui non se ne fosse andato, non riuscivamo a spiegarci, Harry ed io, perché il suo fantasma fosse ancora sulla terra.
Ero l’unica che poteva vederlo, e dovevo ammettere che era diventato più antipatico del solito, da quando era morto.
Raccolsi la borsetta e ci infilai dentro il portafoglio e il cellulare. Poi raggiunsi mia madre in auto, con Harry al seguito.
«Harmony, per favore.» iniziò a blaterare mia madre. Sì, Harmony è il mio nome. E di armonioso io non avevo proprio nulla.
A parte i capelli ricci e neri, e gli occhi verdi, io ero un totale disastro. Somigliavo molto a mio fratello, ma lui era il figlio preferito, quello perfetto.
Forse perché io ero un maschiaccio che indossava felponi, mentre lui era… un po' effemminato, ecco.
«Non facciamo come le altre volte, va bene? Devi parlare seriamente con il Dottor Gilbert, non rispondere a monosillabi, come tuo solito.» trillò infastidita, mentre ingranava la marcia.
Alzai gli occhi al cielo. Non ci voleva un genio per capire che io non avevo voglia di parlare con quell’uomo.
Io non ero pazza. Ero semplicemente una ragazza che aveva suo fratello ancora intorno, come se non fosse successo nulla.
«E cosa più importante.» continuò lei imperterrita. Soffocai un urlo stridulo. «Smettila di masticare Big Babol come se fossi un cammello ruminante!»
Annuii distrattamente, mentre Harry sedeva sui sedili posteriori, spaparanzato.
Quando arrivammo dal signor Gilbert, mia madre mi salutò con un bacio sulla guancia, facendo credere alla segretaria che noi fossimo una famiglia perfetta.
Beh, non lo eravamo per niente.
 


Come tutte le volte Harry si sedette sul tavolo, sorridendomi e commentando tutto ciò che il professore diceva, sapendo che lui non l’ avrebbe sentito.
«Salve, signor Gilbert.» dissi atona, accomodandomi su una poltrona nera e comoda.
«Signor Gilbert, oggi è più brutto del solito.» trillò Harry, scoppiando a ridere. Mi morsi un labbro inferiore; se ridevo anch’io, mi avrebbero sul serio preso per schizofrenica.
«Salve, Harmony.» disse con tono amichevole, prendendo un block notes e una penna.
«Allora, come ti senti oggi?» chiese squadrandomi da sopra gli occhiali a mezza luna. Sospirai; ci risiamo.
«Sto bene, se tralasciamo il fatto che mia madre sia convinta della mia pazzia, che non esiste.» puntualizzai alzando le sopracciglia. L’uomo sospirò e si tolse gli occhiali, poggiandoli sul bracciolo del divano.
«Harmony, perché tu non hai versato neanche una lacrima per tuo fratello? Eppure tua madre Abigail mi ha sempre detto che tu gli volevi bene, che eri molto affettuosa con lui. Che cosa è successo di così brutto, da farti rimanere impassibile di fronte a una notizia del genere?»
Misi la testa fra le mani, un po' per trattenere le risate di fronte alle facce buffe di Harry, un po' perché non ne potevo più.
«Io odio il fatto che Harry sia morto, ma è come se fosse sempre con me.» la stessa risposta che davo tutte le volte. L’unica che avrebbero potuto comprendere.
«Intendi dire che senti la sua voce? Ti parla?» domandò curioso il Dottor Gilbert. Oh, sapevo dove voleva andare a parare. Ma io non ero pazza, ero perseguitata.
«No.» risposi semplicemente.
«Sicura?»
«Sì.»
Desideravo solo che qualcuno mi credesse, ma sapevo che me la sarei dovuta cavare da sola e tenere quel segreto per me.
 


«Non so come fai a sopportare tutto questo.» sussurrò tristemente Harry, mentre camminavano insieme verso il parco deserto di Holmes Chapel.
Era lì che parlavo sempre con lui, perché nessuno poteva vederci, ed era come tornare ai vecchi tempi. Nonostante ci volessimo un bene dell’ anima, non è che sapessi tutto di lui.
«Nessuno ti dice che io lo sopporti.» borbottai, per poi sedermi su una panchina. Si accomodò accanto a me e sbuffò.
«Senti, io non so perché non ho ‘visto la luce’ , va bene? Non credo di aver avuto qualcosa da finire qui. Eppure ci sono, e tu sei l’ unica che può vedermi.» mi ricordò alzando la voce di un’ ottava.
«Mi manca la mia famiglia, mi mancano i miei amici. Mi manca la mia vita perfetta, accidenti!» continuò sbattendo un piede a terra.
«Anche a me mancano i tempi in cui non ero costretta ad andare da uno strizzacervelli.» sibilai a denti stretti.
All’improvviso, Harry raddrizzò la schiena, guardandomi intensamente negli occhi. Lo scrutai curiosa e un po' preoccupata.
«Andiamo al cimitero. Adesso.» specificò alzandosi e cominciando a camminare.
«Che cosa hai in mente?» chiesi seguendolo, ma abbassando subito il tono di voce. C’erano delle persone in giro.
«Non lo so. So solo che improvvisamente mi è venuta voglia di vedere la mia tomba. È una sensazione da fantasmi che non puoi capire.» disse vago, e continuammo a camminare.
Quando varcai l’entrata del cimitero, un vento gelido mi invase, scompigliandomi i capelli. Conoscevo la strada per la tomba di Harry a memoria, e non faticai a trovarla.
Solo che, accanto alla lapide bianca, c’era un ragazzo che non avevo mai visto prima. Era di spalle, ma potei chiaramente capire che era molto alto, e anche muscoloso.
Aveva un cappello di lana in testa, ma dei ciuffi castani e ribelli uscivano fuori. Harry si bloccò di colpo.
«Oh.» sospirò, e divenne improvvisamente triste.
«Chi è quello?» chiesi corrugando la fronte, per poi osservare Harry. Un largo sorriso gli comparve sul volto, mettendo in risalto le sue fossette.
«Quello è Louis.»
 


«Louis? Mai sentito nominare. Era un tuo amico?» chiesi, cercando di non attirare l’attenzione del ragazzo che non si era accorto della mia presenza.
Harry guardò d’ovunque, tranne che nei miei occhi. Bingo.
«Beh, veramente… Sì, una specie.» disse vago, cercando di dare un calcio a una pietra, ma il piede vi passò attraverso.
«Spiegati meglio.» lo incitai, sorridendogli. Se non fosse stato per il fatto che riuscisse a passare attraverso i muri, per me era come se Harry fosse ancora vivo.
«Beh, una volta è scappato il bacio. Ma lui è bisessuale.» sembrò arrossire, ma forse fu solo effetto della luce. Mi trattenni dall’urlare di gioia.
«Cosa, davvero? Accidenti, e me lo dici solo adesso? Perché non me l’ hai presentato? È carino?» domandai a raffica, ascoltando poi la sua risata armoniosa.
«È stato solo un bacio a stampo. E poi lui è simpaticissimo, e bello, senza dubbio. Vai a vedere tu stessa.» m’indicò con un cenno del capo il ragazzo, e titubante mi avvicinai.
Forse Harry era rimasto a causa di quel ragazzo? Forse doveva dirgli qualcosa d’importante?
«Ehm… ciao.» sussurrai appena. Il ragazzo si spaventò, voltandosi di scatto verso di me. Un uragano si scatenò nel mio stomaco, inconsapevolmente, e rimasi incatenata sul posto.
Louis aveva degli occhi azzurri come il ghiaccio, che trasmettevano freddezza. Le labbra sottili erano distese in un’espressione indifferente, non c’era ombra di un sorriso.
Ma era indubbiamente bello, ed emanava un’aura di mistero.
«Che cazzo vuoi?» domandò acido, e sobbalzai. Oh, non doveva essere simpatico? No, perché quello era tutto il contrario di simpatica.
«S… Sono Harmony, piacere.» gli tesi la mano, che lui guardò freddamente.
«Non credo che il cimitero sia il posto adatto per flirtare, non credi?» alzò un sopracciglio, annoiato, e io strabuzzai gli occhi.
«Cosa diavolo gli succede? Lui non era così, Harmony!» urlò Harry, in preda ad una crisi isterica.
«Lui era dolce, gentile, educato, sorridente, faceva battute schifose. Cosa è diventato?» strillò con le mani fra i capelli.
«Per tua informazione, mi sono presentata solo perché ti ho visto vicino alla tomba di mio fratello, e pensavo che lo conoscessi.» ribattei con freddezza.
Pian piano la sua espressione cambiò, passando dall’odio alla sorpresa.
«Sei la sorella di Harry?» chiese in un sussurro, e la maschera da duro andò via. Gli occhi gli diventarono lucidi. Annuii, osservando la foto di Harry dove sorrideva felice.
«Gli somigli molto.» affermò, e vidi il primo sorriso, anche se triste. Ora capivo perché mio fratello avesse una cotta per lui.
«Sei carina come lui.» lo guardai, e vidi che le guance s’imporporarono appena di rosso. Continuò a guardare a terra, imperterrito.
«Che fai, ci provi?» domandò Harry a Louis, pur sapendo che non l’avrebbe sentito.
«Grazie.»
«Sai, una volta mi promise che ci avrebbe fatto conoscere, un giorno. E poi se n’è andato via.» una lacrima gli accarezzò velocemente la guancia, e l’asciugò immediatamente, quasi vergognandosi di aver pianto.
Gli poggiai una mano sulla spalla, dandogli tutto il conforto che potessi dargli. Mi guardò riconoscente e sorrise nuovamente. Poi, l’idea mi balenò in testa come un fulmine a ciel sereno.
«Senti, che ne diresti di venire a casa mia, domani? Potremmo vedere le foto di Harry, o i video. I miei non… vogliono più vederli. Non ci riescono.» confessai con una smorfia.
Louis sembrò pensarci su.
«Harry ti ucciderebbe se sapesse che lo sputtani con me, sai?» confessò. Sorrisi, ascoltando gli insulti di mio fratello, nei miei confronti.
«Se lo fai ti tormenterò per tutta la vita, piccola bastardella! Non ti permettere. Ok? Dio, che vergogna!» urlò il fantasmino.
«Sì, lo so.» risposi ad entrambi e mi voltai, Louis mi trattenne per un braccio. Lo guardai nuovamente, e mi persi in quegli occhi blu. Un brivido mi accarezzò dolcemente la schiena.
«Domani alle 17.00 a casa tua?» chiese conferma, e annuii, mostrando il mio sorriso più felice.
 



14 Dicembre
«Cosa? No, non osare prendere quel DVD. Ci sono io a cinque anni e faccio cose stupide.» strillò Harry tentando inutilmente di strapparmi il DVD dalle mani.
«E smettila di rompere.» lo rimbeccai, sbuffando. Poggiai il dvd sul tavolino e osservai l’ orologio. Erano le 17.10 e quel Louis aveva fatto anche dieci minuti di ritardo.
«Il tuo amico non è amante della puntualità.» notai con una faccia annoiata, mentre Harry borbottava qualcosa di incomprensibile.
Pochi minuti dopo, il campanello squillò ed io corsi ad aprire, sbarrando gli occhi di fronte a tre barrette di cioccolato al latte e a due pacchi di patatine, le preferite di Harry. Li presi senza indugi, chiudendo la porta con il piede, avendo le mani impegnate.
Aspetta…
«Scusa Louis.» mi giustificai con un sorrisetto dopo aver riaperto la porta.
 
 

«Questa è stata scattata a Natale, tre anni fa. Harry odiava un po’ questa festa perché a cinque anni scoprì mia madre mentre metteva il regalo sotto l’ albero. Capire che Babbo Natale non esisteva l’ ha traumatizzato molto.» dissi ridendo sghemba, mentre mostravo a Louis l’ ennesima foto di Harry. Avevamo guardato il dvd e poi avevo recuperato gli album di famiglia, quelli che mia madre teneva ben nascosti per evitare la pazzia.
Io invece non ne avevo bisogno, Harry era sempre accanto a me. Anche in quel preciso istante, mentre mi faceva smorfie e sedeva imbronciato sulla poltrona.
«Certo, come se tu non fossi scoppiata a piangere quando ti dissi che non esisteva.» mi rimbeccò infatti il fantasmino, infastidito.
Louis sorrise, gli occhi lucidi già da un po’ a causa di chissà quale ricordo. Accarezzò piano la superficie lucida della fotografia, sorridendo.
«Sì, mi aveva parlato del fatto che odiava un po’ il Natale. La sua festa preferita è sempre stata San Valentino.»
Tentai di trattenermi, giuro. Ma non riuscii ad evitare un gemito schifato a quelle parole. San Valentino. Che festa patetica. Louis scoppiò a ridere osservando la mia reazione, ed era davvero bellissimo.
C’era qualcosa in quel ragazzo, qualcosa di speciale. Il sorriso sincero, la voce squillante, quegli occhi. Gli occhi in particolare trasmettevano calore adesso, affetto.
Capivo perché Harry se ne fosse invaghito, era impossibile non prendersi una cotta stratosferica per lui. Probabilmente rimasi incantata a fissarlo per qualche minuto, perché quando mi ridestai mi osservava anche lui, chiedendosi se fossi morta o semplicemente impazzita.
«Non guardarlo troppo, che poi lo consumi.» sbottò Harry guardandomi truce. Sbattei le palpebre più volte, cercando una scusa plausibile per quel momentaneo black-out del mio cervello.
«Ehm…»
«Non preoccuparti, Harry mi ha parlato della tua avversione contro la festa di San Valentino. Solo non mi ha mai spiegato perché…» aggiunse vago, e percepii una punta di curiosità. A volte era così infantile e ingenuo, e poi aveva un bel didietro. L’ avevo osservato meglio mentre gli indicavo la strada per il soggiorno.
«Diciamo che il 14 febbraio mi odia profondamente. Partendo dai ragazzi che mi mollano proprio quel giorno.» spiegai brevemente, senza voler scendere nei dettagli. Anche perché non c’era granché da spiegare, oltre al fatto che il mio ex ragazzo aveva scambiato il regalo dell’amante con il mio.
«Oh, quindi suppongo che fra due mesi tu ti rinchiuderai in casa con una vaschetta di gelato e una tuta abnorme.»
«Probabile.»
Mi guardò con intensità negli occhi, per poi scoppiare a ridere fragorosamente.
 



28 Dicembre
Chiusi gli occhi, avviando la riproduzione casuale all’ iPod.
«Lo sai che con quella maschera di bellezza fatta di gelato al cioccolato, sei ridicola?» trillò Harry osservandomi con occhi strabuzzati, dall’ altro lato del divano.
Inarcai un sopracciglio. «Ma sei stupido? Tu mi hai dato questa ricetta.» gli ricordai infastidita, chiedendomi perché non mi desse un po’ di pace.
«Sì, ma io ero più figo.»
Sbuffai, cercando di dimenticare la sua presenza e concentrandomi sulle canzoni. La prima canzone era ‘Give me love’ di Ed Sheeran, e Louis me l’aveva gentilmente scaricata da internet.
Un sorriso spontaneo mi illuminò il volto, pensando a lui. Era venuto a trovarmi spesso in quei giorni; ci divertivamo a parlare di Harry, guardando i video o le foto. Ogni tanto mi arrivava un pop corn fra i capelli, per poi guardare la faccia di Louis che continuava a masticare con indifferenza.
«Cosa vi scrivete, tu e Louis? Cose sconce? Fate sesso telefonico?»
Alzai gli occhi al cielo nonostante fossero chiusi. Apprezzavo che Harry accettasse la mia amicizia con Louis, ma arrivare a fare pensieri di quel tipo, era da pazzi.
«Ci sentiamo spesso, come tu sai bene. E non facciamo sesso telefonico, come tu sai non bene, ma benissimo.»
Il campanello squillò, e mi costrinsi ad alzarmi per andare ad aprire. Probabilmente era Cassie, o il postino. In ogni caso non mi importava.
Aprii di scatto la porta con aria stralunata, per poi animarmi subito dopo quando mi trovai di fronte un paio di occhi azzurri e due Starbucks.
«Ehm… Ho comprato per sbaglio due frappuccini. Ne vorresti uno tu?»
Louis mi tese un cartone fumante, arrossendo violentemente. Notai che guardava la mia faccia come spaventato, poi mi ricordai della maschera e rabbrividii.
Dovevo davvero essere spaventosa.
Lo feci entrare con un sorriso, invitandolo a sedersi sul divano, ormai diventato un po’ anche il suo. Mi sedetti accanto a lui, mentre Harry mi sorrideva malizioso.
«Se faccio una cosa, non mi caccerai a calci da casa tua, vero?» chiese Lou sorridendo in modo… inquietante. Scossi piano la testa, rapita dal suo sguardo.
Due secondi dopo mi leccò scherzosamente una guancia, assaporando il gelato al cioccolato.
 



15 gennaio
«Sono un tipo timido io…»
«Certo, come no. Dimmelo, adesso.»
«Ma io non…»
«Dimmelo o ti castro.»
«Harmony, non puoi costringermi.»
«Io credo di sì.»
Gli strinsi violentemente il capezzolo fra pollice e indice, beandomi delle sue suppliche e dei suoi lamenti.
Gli avevo chiesto cosa era successo con Harry, e lui usava la scusa del ‘sono timido.’ Uno che ti lecca la faccia perché gli piace il gelato al cioccolato, non è timido. Affatto. Strinsi la presa e lui si arrese.
«Ci siamo baciati a stampo un paio di volte, niente di più. Diciamo che mi piaceva e io piacevo a lui.»
Forse pensava che io potessi essere soddisfatta di quella risposta, ma non era così. Continuai a stringere.
«Abbiamo visto insieme qualche porno, prendendo in giro gli attori. È tutto, giuro!»
«Io mi divertivo a guardare altro, oltre al video.» ribatté Harry leccandosi le labbra. Mollai la presa, soddisfatta della mia forte personalità.
Louis si massaggiò il punto ferito, facendo smorfie addolorate e buffe. Gli diedi una pacca sulla guancia, sorridendo felice. Non ricordavo l’ ultima volta che avevo sorriso così tanto. Forse era Louis, il suo essere terribilmente stupido e infantile, il suo essere affettuoso e giocoso. Lui era una ventata d’aria fresca e detestavo ammetterlo, ma cominciava a piacermi un po’ troppo.
Ne avevo parlato con Harry e lui mi aveva capita, anche se per due giorni non mi aveva quasi rivolto la parola. Poi era tornato ad infastidirmi, più di prima.
Capii che non ero pronta a lasciarlo andare, avrei preferito tenerlo con me, anche se sotto forma di fantasma, per tutta la vita.
«Hey, stai bene?» la voce di Lou mi riportò alla realtà, mentre io desideravo solo morire. E magari fare compagnia ad Harry. Sorrisi al ragazzo, nonostante sentivo le lacrime premere per uscire fuori.
«Sto… sto bene. Scusa.»
E me ne andai, mentre Harry mi chiedeva cosa mi stesse succedendo. Cominciavo a chiedermelo anche io.
 
 


14 febbraio
«Ma come mai siamo così felici, oggi?» ghignò Harry facendomi una smorfia. Lo guardai con sguardo truce, affogando il cucchiaio nel gelato alla fragola.
«San Valentino. Non esiste festa più patetica, stupida, insulsa, falsa, ipocrita…»
«Hey, io amo San Valentino!» ribatté offeso il riccio, incrociando le braccia. Gli feci una linguaccia, prendendo un boccone di gelato. Il mio umore era calato oltre lo zero assoluto, Louis non rispondeva ai messaggi da quattro giorni e io mi ero presa una super mega cotta per lui. Cotta che lui non ricambiava perché infatuato di mio fratello, morto. Ero fottuta da impazzire e come se non bastasse era San Valentino.
Avrei dato tutto per riempirmi di sonniferi e passare direttamente dal 13 febbraio, al 15.
«Tu ami fin troppe cose, checca.» lo beffeggiai innervosita, osservando lo schermo televisivo che mandava in onda Saw. Un buon modo per festeggiare la festa degli innamorati. Il campanello squillò frenetico e mi alzai per andare ad aprire alla persona che stava rovinando la mia giornata perfetta.
«Cosa minchia vuoi?!» strillai aprendo la porta, fin quando non mi mancò il fiato.
Louis Tomlinson, bello più che mai, mi sorrideva felice con tanto di cioccolatini e fiori fra le mani. Le guance erano rosse e gli occhi azzurri brillavano come diamanti.
Senza neanche chiedermi se potesse entrare, si fece strada dentro casa, riparandosi dal vento freddo.
«Cosa ci fai qui?» chiesi sorpresa, tentando inutilmente di nascondere il rossore delle mie guance. Era stato davvero un pensiero carino.
«Credo di essere innamorato di te.»
Alzai di scatto lo sguardo, appena in tempo per notare la mascella di Harry rischiare di toccare il pavimento. E mentre saltellava, le labbra di Louis furono sulle mie, scatenando uragani non indifferenti all’interno dello stomaco. Allacciai le mie braccia intorno al suo collo mentre approfondivo il bacio. Lui stava baciando me, aveva portato dei fiori, dei cioccolatini. Li aveva portati a me, nel giorno di San Valentino. In passato avevo disprezzato questa festa perché avevo brutti ricordi legati a quel giorno.
Ma quell’istante era perfetto, ed era senza dubbio il miglior San Valentino della mia vita. Il San Valentino perfetto.
Mi staccai a malincuore da Louis, notando poi qualcosa di strano. Non c’era più la mia casa, né il ragazzo. C’era solo un opprimente bianco.
Mi voltai, cercando qualunque cosa potesse indicarmi dove fossi. E poi lo vidi.
Harry.
«Harry? Ma cos..?»
«Sto per andarmene, Harmony.» sussurrò con un sorriso triste sulle labbra. Mi morsi violentemente il labbro inferiore, chiedendomi cosa stesse accadendo.
Non volevo accettare la realtà.
«Cosa stai dicendo? Smettila di dire cretinate.»
«Harmony, non capisci? Posso finalmente passare oltre. Prima di morire promisi a Louis che gli avrei presentato mia sorella, e che avrei organizzato il San Valentino perfetto perché tu lo meritavi più di chiunque altro. Ti ho presentato Lou, vi siete conosciuti, innamorati. E ti ha resa felice nel giorno dell’anno che tu odi di più. Non ho più motivo di rimanere, Harmony. Io sono morto, che tu lo voglia o no. Voglio solo che la mia sorellina sia felice.» una lacrima calda scivolò dalla sua guancia, schiantandosi sul pavimento bianco. Io tentai di trattenere le lacrime, mentre il peso della verità mi scivolava addosso, senza tregua. E così era per me, che era rimasto. Per regalarmi il San Valentino perfetto. E ci era riuscito.
«Ti voglio bene, Harry.»
«Anche io. Addio, piccola pulce.»
La sua immagine venne invasa da una grande luce, e poi il buio.
 


Aprii di scatto gli occhi, trovando quelli di Louis a pochi centimetri di distanza. Sembrava non essersi accorto di nulla, quindi intuii che il tempo si fosse fermato.
Harry era andato via, il suo fantasma rompiscatole non c’era più.
«Harmony, stai bene?» chiese lui premuroso, accarezzandomi piano la guancia. Lo guardai, sorridendo teneramente.
«È solo che… Harry mi manca così tanto.»
E finalmente dopo un anno, scoppiai a piangere per la morte di mio fratello. Piansi tutte le mie lacrime, la mia disperazione, fra le braccia di Louis.

Grazie, Harry. Grazie di tutto.

 


wattafuuuuuuck?
oh, finalmente sono riuscita a postare questa os c':
all'inizio non doveva riguardare san valentino, ma visto che ci troviamo hahaha
l'ho adattata a questa festa, dove io sono forever alone c:
e boh, verso l'ultima parte per poco non piangevo come una cogliona lalalalalalala
dfgthyjuk cosa devo dirvi? Ah,
BUON SAN VALENTINO, BITCHEEEES.
 

   
 
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