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Autore: Aout    15/02/2013    1 recensioni
Storia partecipante al contest "Quando i sogni... dei lupi", indetto da Pinzy81 sul forum di EFP.
Il contest prevedeva di immaginare uno dei sogni dei lupi, e così mi sono chiesta: qual è il peggior incubo per un licantropo?
Ecco, cosa ne è uscito...
Genere: Commedia, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Leah Clearweater
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Correvo.
All’inizio era solo una consapevolezza, non riuscivo a percepire niente al di fuori di me, solo i piedi sulla terra scura, l’aria nei capelli, l’ebbrezza della velocità. Sapevo solo che stavo correndo e la cosa mi rendeva felice.
Poi, come quando si accende un lumicino in una stanza buia, tutto apparve più chiaro, poco alla volta. Prima vidi i grandi campi di grano che, ai margini del mio sguardo, si susseguivano veloci, come impalpabili macchie d’oro liquido, poi il cielo turchese e la strada sterrata che proseguivano oltre l’orizzonte per chissà quanto e arrivavano a perdersi oltre il mio sguardo.
Dovevo aver visto quel paesaggio in qualche vecchio film, pensai, uno di quei western ambientati nelle campagne del sud, gialle e soleggiate, uno di quelli che piacevano tanto a mia madre, per intenderci. Non che ne fossi sicura, ma il mio subconscio, solitamente così poco fantasioso, non avrebbe mai certamente potuto creare qualcosa di così vivido e chiaro senza uno spunto.
Che fosse un sogno era ovvio, lo capivo da quei contorni un po’ troppo sfocati e dall’assenza delle sensazioni fisiche più elementari: correvo ad un ritmo impossibile e la fatica non mi toccava, neanche lontanamente. Non percepivo nemmeno il calore del sole, nascosto da qualche parte in quell’azzurro pastello, eppure sapevo che in quel momento mi sfiorava con i suoi raggi, la mia pelle sembrava risplendere a quel tocco lieve.
Risplendere
Avete presente quando, in certi strani sogni fatti a tarda notte, quelli magari più semplici e innocenti, riuscite improvvisamente a prendere il controllo della situazione? A volgerla a vostro favore?
Ecco, quello non era decisamente il caso.
Proprio non riuscivo a fermarmi, per quanto lo volessi; anzi la velocità pareva, per ripicca immagino, aumentare sempre più. Potevo solo approfittare delle rare occhiate che lanciavo a me stessa per cercare di capire che cosa realmente mi stesse succedendo.
Fu una di quelle occasioni che mi consentì finalmente di posare lo sguardo sul mio braccio. La mia pelle era, lo constatai con orrore, pallida, pallidissima, bianca come una qualunque tazza da tè in porcellana, di un bianco impossibile a credersi, o almeno, lo sarebbe stato se non l’avessi visto più di una volta nella realtà, sotto i miei stessi occhi. E splendeva, splendeva, dico io! Irradiava tutto intorno a sé tanti piccoli sprazzi di luce, neanche fosse stata ricoperta da una miriade di diamanti Tiffany.
La velocità, la pelle bianca e brillante… mi considerai fortunata a non poter vedere i miei occhi in quel momento, bloccata com’ero in quel corpo; qualcosa che, più il tempo passava, meno sentivo mia.
Non so per quanto ancora la scena fosse continuata, non saprei dire quanti ettari di campi arati si fossero alternati davanti al mio sguardo, quanti corvi avessero gracchiato nel cielo sopra di me, quando alla fine, forse per pietà, finalmente il mio subconscio mi permise di svegliarmi.
Seduta sul letto ancora immersa nell’oscurità, ero madida di sudore e con il fiatone, quasi avessi realmente corso una maratona. Fortuna che almeno non mi ero messa a urlare nel sonno, pensai; altrimenti, poi, chi sarebbe stato a sentire mia madre, svegliata nel cuore della notte?
Mi alzai di scatto, ansiosa e arrabbiata, e, vestita così com’ero, saltai giù dal letto e poi dritta verso la finestra, senza preoccuparmi che qualcuno potesse vedermi.
Da lì, corsi verso la foresta e una volta arrivata, coperta dal folto degli alberi, finalmente mi trasformai. Fu quasi una liberazione.
Quattro zampe, zanne, pelo ispido… sì, c’era tutto. Benché sapessi benissimo quanto fosse irrazionale la mia paura, tirai con gioia un sospiro di sollievo a quella vista.
A ripensarci, la prossima volta che avessi visto un succhiasangue, avrei perfino potuto vomitare in ricordo di tutti quei brillantini, ormai stampati a fuoco nella mia mente, di tutti quei brillantini su di me



Note: è la primissima volta che A. faccio un banner, B. parlo del branco di la Push, quindi, se vi andasse di dirmi un po' cosa ne pensate, mi farebbe molto piacere. Ma grazie se anche solo avete letto e apprezzato.
Il contest a cui ho partecipato prevedeva di descrivere il sogno di uno dei lupi, è questo: http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=10496212
  
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