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Autore: silly_sil    15/02/2013    1 recensioni
Speranza. Nome femminile singolare, volto ad indicare quello stato di trance che porta i tuoi neuroni ad un improvviso suicidio di massa. Speranza, quella che ti frega sempre, quella che ti fa proiettare l’immagine del biondo tanto conosciuto sulla soglia del portone della Biblioteca.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lorcan Scamandro, Roxanne Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Ti avvii lungo il corridoio, i deliri della professoressa di Divinazione ancora in testa.
“ Quello non è sterco di snaso condito con cannella, signorina Weasley, è assolutamente e irrevocabilmente il Gramo! “ Sì. Il Gramo. E così per la terza volta dall’inizio del quadrimestre viene predetta la tua prematura morte.
Sorridi,
lo fai con sincerità. Sei da sola e te lo puoi permettere.
Sorridi di come una sola professoressa possa racchiudere in se tutta quella marea di deliri su morte, foglie di te e granelli di caffè.

Eppure forse –Dico forse, non arrabbiarti - per una volta ha centrato il bersaglio. Qualcosa sta tramando per te, in quella giornata umida e ventosa, benché non sia un cane infernale.


Privacy.
E’ la prima cosa che ti viene in mente. E non sei solita ricercarla, ma per oggi puoi fare uno strappo alla regola.
Ti cali un cappello lanoso fin quasi sugli occhi, in un infantile tentativo di mascherarti, di celare quei capelli crespi che ti rendono riconoscibile ad anni luce di distanza. Subito i boccoli più ribelli cominciano ad infiltrarsi fra la trama del berretto, uscendo all’aria in ciuffetti elettrici.
Sbuffi, emanando dalla bocca una nuvoletta di vapore acqueo, che si disperde subito nell’aria.

Vomito.
E’ la sensazione più reale e concreta che provi dall’inizio di quella giornata. L’atmosfera nella scuola è insopportabile: Coppiette che compiono atti osceni in luoghi pubblici, ragazzi che si aggirano furtivi, armati solo di cioccolatini o di qualsiasi diavoleria possa assumere la forma di un cuore, alla ricerca della propria innamorata, ochette piangenti, col proprio stormo alle costole per essere confortate dopo una qualche delusione amorosa, filtri d’amore messi al bando, tuo fratello che cerca di piazzare gli articoli dei Tiri Vispi creati per l’occasione.

Biblioteca.
Il primo luogo a cui pensi. Solitamente esso è sinonimo di perdita di tempo, tomi odorosi di piscio di Snaso, silenzio imbarazzante e rumore di penne che scarabocchiano temi.
La biblioteca, uno dei tuoi nemici naturali. Eppure in quella giornata assume la forma del posto più confortevole in cui stare. E tu ti ci rechi subito, con l’intenzione di appallottolarti in un angolo e riprendere le ore di sonno perdute.

Senso di colpa.
Sì, ti comincia ad appannare la mente. Ma non è propriamente un senso di colpa. O almeno tu non sei in grado di definirlo così, non avendone mai provato un altro da comparare a come ti senti ora. La bocca dello stomaco, che fino ad ora non sapevi neanche di possedere, comincia a farsi sentire con prepotenza.
Sì, perché ora sei lì, mimetizzata sul velluto di una poltrona sfibrata, e il ragazzo che inconsciamente stai aspettando ovunque ti cercherebbe, tranne che in mezzo ai libri.

Stupidità.
Sì, è completamente, totalmente, tutta tua. Hai frullato la densità media di stupidità della scuola e l’hai trangugiata nella notte, scambiandola per innocente succo di zucca. E ora ti ritrovi lì, con la sola presenza di ammassi di parole scritte in inchiostro gotico, a pensare che se lui ti stesse davvero cercando la cosa non ti darebbe fastidio, anzi. Eccoti che ricadi nella speranza.

Speranza. 
Nome femminile singolare, volto ad indicare quello stato di trance che porta i tuoi neuroni ad un improvviso suicidio di massa. Speranza, quella che ti frega sempre, quella che ti fa proiettare l’immagine del biondo tanto conosciuto sulla soglia del portone della Biblioteca.

Stupore.
Si, direi che rende l’idea. Lo stupore che ti prende quando, effettivamente, un biondo affannato si materializza al di là del vetro.
Sì Hermione, ho usato il termine materializzarsi in modo improprio. Spero tu mi possa perdonare, ma al momento Storia di Hogwarts non è il primo dei nostri pensieri. Al momento la sua mente sta combattendo una silenziosa guerra e io devo concentrarmi su quella.

Orgoglio Vs Quella-cosa-strana-che-provi-per-il-biondo.
Per ora è uno zero a zero.
Il pubblico strillante che si è installato sugli spalti del tuo cervello osserva lo scontro silenziosamente, la battaglia è davvero densa di pathos.
Scommetti le tue Cioccorane che vincerà l’orgoglio, come negli altri tre San Valentino in cui è andata a finire che Quel-Sentimento-Strano che provi per lo Scamander è stato miseramente sbattuto contro la balaustra del ring, per poi ricadere a terra moscio e privo di vita. Anche nel caso dovessi perdere, dovresti cedere le Cioccorane alla tua parte sentimentale –Ne possiedi davvero una?– e non si dovrebbe considerare come una reale perdita.
Sì, hai un certo talento nelle scommesse, lo riconosco.

Rumore di passi.
Avresti mai immaginato il livello di ansia che possono creare i passi di una persona che sta arrancando verso di te con un qualcosa di rosso e tremendamente a forma di cuore in mano? Contieniti, hai davanti a te ancora qualche secondo per trovare una via di fuga, per vincere la scommessa e proclamare, anche quest’anno, vincitore Orgoglio.

Confusione.
Non ti stai davvero impegnando, piccola Weasley cocciuta. Applicati di più, convinciti che… Oh, diamine, ti abbiamo persa, vero?
Smettila, stai arrossendo. Sì, magari pensi che non si noti sulla tua pelle perennemente abbronzata, ma mi dispiace dissentire. Sembri una che ha appena fatto una visita di cortesia ad un pollo che cuoce nel forno, per scusarsi del fatto che a breve lo mangerà.
Sì, scommetto che saresti capace di una cosa simile. Per i mutandoni del professor Neville, Roxanne non puoi più aspettare! Svicola dalla situazione, è un ordine!

Impiastro.
Sì, lo sei. E non uno di quegli impiastri simpatici a vedersi. Sei un impiastro di quelli che creano ben consapevolmente dei casini, e poi corrono dagli altri chiedendo aiuto.
Impiastro, tira fuori le mani dalle tasche, lui ti sta porgendo qualcosa, non lo vedi?

Un cuore.
Lo afferri. Stranamente non gronda sangue, non pulsa, non ha la consistenza flaccida del cuore delle rane, che tu hai spesso utilizzato per Pozioni. Davvero pensavi che ti stesse offrendo alla lettera il proprio cuore? Piccoletta, hai davvero qualche grave deficit riguardo quella parola che odi e che al solo pronunciarla ti scatena una reazione allergica. Sì, sto parlando di “Amore”.

Nero pece che si tuffa nel blu.
Smetti di osservare l’oggetto e sposti lo sguardo nei suoi occhi cerulei. Metti le mani a coppa e con la massima lentezza raccogli ciò che lui ti sta offrendo.

Negazione.
Non può davvero essere per te. Insomma, siete amici da quanto? Da una vita. E “Amici da una vita” non si fanno regali a forma di cuore. Il cuore, che corrisponde all’amore, all’affetto, al romanticismo, a tutta quella robaccia che ti dà l’orticaria.
Prendi fiato e dischiudi le labbra, per dire una delle tue solite scemenze.
-A forma di cuore, eh? Se io fossi -che so- il pancreas, mi sentirei discriminato. Perché proprio il cuore? Che ha di speciale?-
Piazzi lì una domanda a caso, mente nel tuo cervello un gruppo di mosche sta ballando il nuovo singolo delle Sorelle Stravagarie.
-Probabilmente la risposta sta nel fatto che è il cuore che, quando ti vedo, comincia a cercare di evadere dalla cassa toracica per venirti incontro. Il pancreas non credo di sapere neanche dove si trovi!- Lui ride, e così tu ti arrischi a fare lo stesso.
-A chi lo devo consegnare, questo cuore?- Chiedi, in un tentativo vano di sfuggire alla realtà.
Lui ti guarda, e sembra che un Dissennatore gli abbia appena limonato l’intera faccia, il sorriso che è scappato lontano, in esilio.
-Quindi tu quando mi vedi non provi nulla?- Chiede, mordendosi il labbro.
-Nulla…- Ponderi la risposta, ma ti senti troppo male, e il vomito di parole che ti contraddistingue torna a farla da padrone. –Potremmo considerarlo “nulla” il fatto che da quando ti ho visto davanti alla porta, cinque minuti fa, un branco di ippogrifi ha cominciato a scorrazzarmi per lo stomaco? Cioè, non è carino. I loro zoccoli sembrano sfondarmi l’addome ad ogni passo.-
Sì, ti stai rendendo leggermente ridicola, ma è tutta colpa di quella tua malattia –sì, la diarrea verbale.

Fossette.
Le avevi mai notate? Quelle sue fossette ben levigate, o è la prima volta che ne fa sfoggio?
Lui ridacchia, allungandosi verso di te. Poi improvvisamente si blocca, come ricordando qualcosa di importante, un divieto o qualcosa di simile.
-E’ San Valentino. Che dici, me lo concedi un abbraccio?-
E tu non riesci neanche a metabolizzare la domanda che ti ritrovi stretta fra le sue braccia, con il volto nell’incavo del suo collo.

Calore.
Stare abbracciata a lui ti dà la stessa sicurezza del camino della Sala Comune, e questa è una cosa che non dimenticherai.
-Non dire nulla di ciò a Lysander, o poi ne esige uno anche lui.- Aggiungi, inspirando l’aroma di ammorbidente che esalano i suoi abiti.
-No, lui non può pretendere alcun abbraccio da te. La voglio come esclusiva. D’altronde sono il tuo Valentino, sono il tuo Valentino, oggi.-

Intraprendente.
Sì, è la prima cosa che penso, vedendoti staccare la testa dalla sua divisa, per stampargli un innocente bacio sulla guancia. Sì, qualcosa ti dice che Lorcan resterà il tuo Valentino anche domani, o fra una settimana. E questo qualcosa ti travolge.

Il Gramo, eh? D’altronde l’amore era un po’ il tuo Gramo. Divinazione potrebbe anche ritornarti utile, Roxanne.



  
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