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Autore: infinity and beyond    15/02/2013    1 recensioni
Era il quindici febbraio, il giorno seguente di una festa infernale, il giorno dei single se così si può dire.
Noi, siamo infinito.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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We are infinity.

Appena suonò l’ultima  campanella mi affrettai ad uscire da quella prigione, sempre poco sorpresa dalla fitta pioggia grigia che “decorava” Roma da giorni ormai.
Le mie compagne vennero raggiunte dai loro rispettivi ragazzi, che nonostante quell’odiosa festa ormai fosse finita da quindici ore, portavano loro altri meravigliosi regali.
Feci una smorfia ed iniziai a camminare senza meta, cercando di coprirmi con il giubbotto in pelle senza cappuccio.
Oh, al diavolo…pensai guardando il mio riflesso in una vetrina.
Era  il quindici febbraio, il giorno seguente di una festa infernale, il giorno dei single se così si può dire.
Vidi a distanza di qualche kilometro un fioraio sistemare le ultime rose rimaste.
Iniziai a camminare in direzione del negozio, senza sapere nemmeno quello che stavo facendo.
-Buongiorno. Vorrei una rosa…
Sussurrai avvicinandomi al ragazzo riccio con gli occhi verdi dietro al bancone. Mentre tagliava le spine e la sistemava mi squadrava.
-E’ per il tuo ragazzo?
Chiese come se fosse la cosa più normale del mondo… no, non è affatto normale.
-Veramente è per me stessa.
Dissi secca pagando la rosa per poi uscire. Camminai con quella in mano e intanto la osservavo.Che minchia sto facendo? Chiedo a me stessa, decidendo poi di buttare la rosa nel cestino affianco a me. Quando mi prende un improvvisa voglia di cioccolato. Ma dai, che improvvisa e improvvisa, i miei numerosi brufoli sono causati proprio dalla cioccolata di questo posto. Non posso farci nulla se ogni giorno dopo la scuola entro qui dentro.
Mi sedetti al solito tavolo e Giovanni venne a prendere le ordinazioni.
-Ciao, Sé. Che vuoi ordinare oggi?
-Solita tavoletta di cioccolato bianco con fragole, Giò.
-Nemmeno oggi hai mangiato, giusto?
-Le mie giornate sono grigie e monotone, ormai ci ho fatto l’abitudine: mi sveglio, corro a scuola, vengo qui per il mio unico pasto che è una tavoletta intera di cioccolato, vado a casa e mi giro i pollici davanti alla tv. Che vuoi che faccia?
Giovanni fece una smorfia che sparì subito, come fece lui sparendo dietro al bancone per prendermi la cioccolata.
Pagai questa ed uscii dal bar dando piccoli morsi mentre camminavo sotto la pioggia, ma non mi accorsi di andare addosso a qualcuno.
-Oddio scusami, non ti avevo vista.
Mi aiutà a rialzarmi e notai che era il ragazzo del negozio di fiori di prima.
-So di essere meno di un metro e sessanta, ma potresti fare un po’ di più attenzione.
-Si, lo so, scusami ancora. Ehi, ma la tua rosa?
Chiese vedendomi in mano sono del cioccolato, così gli indicai il cestino da cui spuntava leggermente quest’ultima. Continuai a guardarlo, mordendo la tavoletta.
-Oh, wow. Comunque piacere, io sono Harry. Tu?
-Serena.
Gli strinsi la mano continuando a mangiare. Mi guardò da capo a piedi, trattenendo poi una risata.
-Sei bagnata fradicia. Dove abiti? Così ti accompagno con la macchina.
-Dall’altra parte della città veramente…
Lo squadrai anch’io iniziando a camminare al suo fianco.
-Bene, ho la macchina a pochi passi. Abito anch’io dall’altra parte della città.
Mi sorrise dolcemente guidandomi verso la sua Range Rover nera. Si tratta bene il tipo…
-Quanti anni hai?
Mi chiese mettendo in moto l’auto.
-15, tu?
-19. Fai tutti i giorni il tragitto da scuola a casa a piedi?
-E viceversa…
Guardai fuori dal finestrino la pioggia, mettendo in bocca l’ultimo pezzo di cioccolata, mentre mi guardava allibito.
-Scherzi?
-E perché dovrei?!
Portai le mani dietro la testa, mentre gli diedi indicazioni su dove portarmi.
-Beh, sono arrivata. Grazie del passaggio Harry, ci vediamo.
-Che ne dici di domani?
-Domani?
-Si.
-Oh… va bene.
-Vengo a prenderti dopo la scuola.
Mi sorrise ed arrossii. Non uscivo con un ragazzo da quando in pratica sono nata pensai terrorizzata all’idea. Lo salutai con la mano sotto la pioggia, mentre sparì sull’asfalto.
Oh, ma che sarà mai…Pensai tutta la serata mangiandomi le unghie davanti al televisore.
Il mattino seguente mi svegliai verso le 11, non avendo sentito il suono della sveglia ed essendo rimasta sveglia fino le tre della notte passata per guardare dei film scaricati nel pomeriggio.
Quando mi ricordai dell’ “appuntamento” con il tipo coi capelli ricci erano le 14 e 24. Bah, ora mi vesto e vado lì al negozio, direttamente… feci una smorfia per poi andare a prepararmi. Prima di uscire di casa presi le mie adorate cuffie ed iniziai ad ascoltare gli All Time Low –Marry Christmas Kiss My Ass, per specificare, seguita poi da Time Bomb- e mi incamminai verso l’altra parte della città, notando che quel giorno stranamente non pioveva.
Quando arrivai davanti al negozio erano le 15 e 32. Sarà ancora a scuola ad aspettare che io esca, tornerà tra poco pensai entrando nel bar e chiedendo a Giovanni una tavoletta di cioccolato. Uscii dal bar nel momento esatto in cui il ragazzo parcheggiò l’auto davanti al negozio, così gli corsi in contro.
-Ehm, ciao… Harry. Scusa, oggi non ho sentito la sveglia ed ho aperto gli occhi giusto qualche ora fa, così mi sono affrettata per venire.
Abbassai il volto sentendomi in imbarazzo.
Nonostante i suoi centosettantacinque centimetri di altezza, muscoli ben scolpiti e la possibilità di rispondermi scorbuticamente per poi andare via, mi alzò il volto con il suo indice sorridendo.
-Tranquilla, andiamo? Ho giusto due biglietti per il Luna-park.
Tirò fuori i due biglietti, per poi sottrarmi la tavoletta di cioccolato e morderla ridendo della mia faccia scioccata.
-Beh?! Andiamo?
Gli sorrisi riprendendomi la mia cioccolata, per poi entrare nella sua macchina ed accendere la radio. Iniziò a canticchiare All the Small Things animatamente, così feci anch’io prima di scoppiare a ridere.
-Attento all’albero! Non sai nemmeno guidare…
Gli urlai continuando a ridere, mentre parcheggiava in modo buffo l’auto sotto quell’albero. Spalancai lo sportello e scesi, camminando poi al suo fianco.
-Come mai hai deciso di fare il fioraio?
Gli chiesi smettendo di ridere, per attaccare bottone… infondo non sapevo nulla di lui.
-Aiuto mio padre con il negozio; per un po’ di tempo ho lavorato anche come panettiere.
Mi sorrise porgendo i due biglietti alla guardia fuori dal Luna-park.
-Quindi sai anche cucinare, oltre a potare piante ed innaffiare fiori… e sbandare contro alberi innocenti.
Ridacchiai tirandogli una guancia.
-Pare di si- iniziò a ridere anche lui –parlami di te… Che fai oltre a venti kilometri a piedi e ricariche di carburante composto da zuccheri all’uscita da scuola?
-Ho una vita monotona: sveglia alle sei del mattino, ventiquattro kilometri –giusto per precisare- andata e ventiquattro ritorno, ricarica di carburante composto da zuccheri all’uscita da scuola, riposo tra virgolette sul divano con i The wanted e gli All time low a tutto volume, film americano con sottotitoli in italiano e diritta a letto alle due del mattino.
Risi nervosamente sentendo uno wow scioccato provenire dalla sua bocca.
-Direi che ti diverti parecchio- disse sarcastico- magari vengo a farti compagnia ogni tanto.
Mi sorrise trascinandomi verso la prima giostra, o meglio, il primo incubo.
-Io… non voglio entrare nella Casa degli Orrori.
Rise e mi strinse dalle spalle.
-Che dici allora della Casa Incantata?
-Ma è per bambini!
Protestai invano, infatti mi trascinò lì dentro e quando ne uscimmo scoppiammo a ridere.
-Sei un pazzo!
-Lo so.
Mi sorrise prendendomi per mano. Tra una giostra e l’altra parlammo del più e del meno: a fine giornata lui sapeva tutto di me ed io tutto di lui.
-Andiamo? –gli indicai uno stand di dolci- Voglio lo zucchero filato.
-Certo.
Mi prese per mano e corremmo verso questo. Ordinò uno zucchero filato rosa e me lo porse.
-Grazie Harry. –gli sorrisi dolcemente azzannando i vari fili di zucchero, per poi ritrovarmeli tutti sulla faccia senza accorgermene.- Perché ridi?
-Beh, sei molto… dolce.
Rise ancora per circa mezz’ora, fin quando non riuscii a togliere tutto lo zucchero dalla faccia e dai capelli.
-E’ tardi, -guardò l’orologio che segnava le 19 e 48- ti porto a casa.
Tornammo al “parcheggio” e da quando mise in moto a quando arrivammo davanti casa non parlammo proprio.
-Il prossimo anno sarà così: il dodici febbraio ti offrirò una tavoletta di cioccolato al bar di Giovanni, il tredici ti porterò al Luna-park e verrai con me nella casa stregata, poi nel tunnel a forma di cuore, chiameremo poi un carroattrezzi che prenderà la mia auto sotto l’albero; il quattordici ti regalerò una rosa; il quindici butteremo assieme la rosa appassita e posizioneremo un mazzo di rose fresche sul tavolo di casa nostra.
Sorrise tenendomi per mano.
Inutile dire che fu tutto perfettamente perfetto…
-Harry, il prossimo anno come sarà?
Gli chiedo posizionando il vaso sul tavolo di casa mia, nostra.
-Basta programmi –mi bacia dolcemente- non ne abbiamo bisogno. Ricordati, noi siamo infinito.
Mi mette una rosa tra i capelli ribaciandomi…
-Si… infinito.
 
  
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