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Autore: SilverAngel    15/02/2013    0 recensioni
[Btooom!][Btooom!]Ogni nostra azione ha delle conseguenze. Le mie mi hanno portato su un'isola maledetta e costretto ad uccidere per sopravvivere. Non potete capire cosa sia la vera fame! Sapete cosa vuol dire aver paura di chiudere gli occhi anche solo per pochi secondi? Con il terrore di poter saltare per aria in qualsiasi momento? No, non è Battle Royale, è molto peggio. Questo è BTOOOM! E il prossimo, potresti essere tu!
Genere: Drammatico, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Giorno 3

Affamato e assetato rovistai in tutta la caverna in cerca di qualcosa di commestibile, nei due marsupi bianchi speravo di trovare qualche sostentamento, una specie di bonus per quel gioco perverso, ma rimasi deluso dal contenuto inutile, solo otto bombe di cui ci aveva parlato il giapponese sull’aereo. Decisi di fare un giro nei dintorni seguendo la costa, così non mi sarei perso e non avrei corso troppi rischi, sula parte superiore della caverna infatti c’era uno splendido percorso scavato nella roccia in seguito ad erosione naturale, ed era raggiungibile solo da li. Quindi potevo camminare indisturbato senza che nessuno mi vedesse, e potevo nascondermi dietro le piante in caso venisse qualcuno.

Camminai per dieci minuti e già incontrai tre uomini che dalla spiaggia lanciavano sassi in mare. Li osservai incuriosito, era strano un simile passatempo in quella situazione. Dopo qualche secondo però seguì un esplosione, poi una seconda e una terza, il rimbombo risuonò per tutta la costa, e l’eco lo amplificò. Avevano gettato delle bombe in acqua? Rimasi sbalordito dalla scena. Poi li vidi andare in acqua, a recuperare tutti i pesci morti nell’esplosione, uno di loro aveva già acceso il fuoco e il profumo di quei pesci cotti alla brace arrivò alle mie narici come qualcosa di paradisiaco. Ho sempre odiato il pesce, non lo mangiavo mai a tavola e mi sono rifiutato categoricamente di mangiarlo in qualsiasi situazione. Ma dopo giorni di digiuno quel pesce era come oro prezioso, come un bicchiere d’acqua in mezzo al deserto. Lacrimavo pensando a tutto quel buon cibo e alla mia paura nell’avvicinarmi per chiederne un po’, cioè, tre tizzi che lanciano bombe come se fossero sassi mettono un po’ di soggezione, no?

Dopo qualche minuto il mio stomaco non c’è la faceva più, dovevo rischiare, feci per scendere tenendomi alle liane dei rami che scendevano fino a terra, ma prima di calarmi sentì uno degli uomini urlare di paura. Mi voltai di scatto e li vidi saltare in aria come petardi. Subito dopo fra il fuoco e il fumo vidi avvicinarsi due persone, un uomo e una donna, asiatici, di sicuro giapponesi dal modo in cui parlavano. La donna sembrava combattuta in quel gesto, ma l’uomo sembrava molto a suo agio, come se non fosse la prima volta che uccideva qualcuno, ed era anche di suo gradimento sembrava, ma la cosa più assurda era  il fatto che quell’uomo portava un camice da dottore, con tanto di tesserino sul taschino e stetoscopio al collo. Presero i loro tre chip e i loro marsupi bianchi, dopodiché si allontanarono. Stetti li almeno un ora, tenendomi la bocca, per paura che potessi urlare senza controllarmi.

Le persone erano definitivamente impazzite. Ormai il valore della vita umana era sceso al livello di quello delle zanzare o delle mosche.
Scesi stando sempre attento che non arrivasse nessuno, sulla sabbia c’erano pezzi di carne, arti e sangue dappertutto. Poco distante trovai il pesce cotto che non era ancora stato consumato. Lo mangiai vergognandomi di me stesso per un gesto tanto cinico, mi comportavo come un avvoltoio, o una iena. Ma la fame era tanta, e mentre mangiavo mi rifugiavo nei miei pensieri per evitare di dover guardare la carneficina attorno a me, ogni tanto sputacchiavo un po’ di sabbia che era attaccata lateralmente al pesce e continuavo a mangiare. Dopo che ebbi finito tutto andai a controllare le loro tasche, ora si che avevo totalmente toccato il fondo, peggio di uno sciacallo, ma loro avevano acceso il fuoco e affilato quei bastoncini, e quindi potevano avere qualcosa di utile che poteva farmi sopravvivere, vi prego, non giudicatemi.

Trovai un coltellino, era riuscito a passare il controllo all’aeroporto perché era camuffato da penna stilografica, molto ingegnoso. Poi un accendino a gas mezzo scarico, un po’ di monetine da poco valore e un cellulare scarico, per sfortuna il mio cellulare e il suo erano modelli differenti, e quindi le batterie non coincidevano. Il mio telefono si era rotto nell’impatto di atterraggio, quando ho battuto il fianco. Dal polso di una delle vittime presi uno degli orologi ancora funzionanti, vedere il tempo che passa mi da sicurezza, mi fa sentire ancora vivo. Con mia grande sorpresa trovai anche uno dei chip verdi dentro il taschino della camicia hawaiana di uno dei cadaveri. Forse hanno ucciso qualcuno, o come me avevano preso il chip da un cadavere. Non ci pensai e lo conservai, oltre al mio così ne possedevo già due, in quel momento non ero molto lucido, cercavo di conservare la sanità mentale, un semplice ragazzo non può assistere a tutto questo e tornare a casa come se nulla fosse, se un giorno dovessi tornare, passerò molti anni in terapia, sotto la prescrizione di farmaci e dormendo solo poche ore per notte per via degli incubi.

Non volevo passare tutto questo, volevo uscirne da uomo, decisi di smetterla di fare il codardo, e di reagire. I morti non vanno temuti ma rispettati, scavai con le mani una grossa buca e infilai all’interno tutte le parti del corpo, so che avrei dovuto separarle prima, ma non avevo voglia di mettermi a fare dei puzzle 3d in quel momento, volevo solo che tutto finisse brevemente.
Misi le tre teste staccate dai loro corpi in cima ai corpi accatastati. E sui loro occhi misi le monete che avevo trovato nelle loro tasche, come si usava anticamente, ricoprì il tutto con la sabbia e con i sassi che c’erano attorno. Il sole stava già calando e io avevo di nuovo fame, Con i bastoncini di legno che avevano usato per far arrostire il pesce e un laccio da scarpe, creai una croce da mettere in cima alla collinetta di sabbia della loro tomba. Non sapevo se fossero credenti, io stesso avevo smesso di credere molto tempo fa, quando ho visto che la religione era più un business, piuttosto che rinforzo spirituale e sostegno dell’anima.

Portai con me uno dei bastoncini affilati e me ne andai, scalando le liane per ritornare al piano di sopra. Quel giorno avevo scoperto un nuovo modo per pescare, ma anche un modo facile per farsi scoprire e farsi ammazzare, non avrei usato le bombe nel mio marsupio se non fosse stato estremamente necessario. Non avevo voglia di uccidere nessuno, ma non avevo nemmeno voglia di rimanere ucciso.
Trovai facilmente una soluzione a questo problema realizzando una canna da pesca di fortuna. Usai una delle corde del paracadute, e poi la legai a un robusto ramo. Non era certo un opera d’arte ma in questi casi è meglio non fare gli schizzinosi e sperare che funzioni. Raccogliendo i piccoli molluschi che rimanevano appiccicati sulle rocce della scogliera vicino alla grotta, realizzavo delle splendide esche, erano molto duri e una volta presi li dovevo spaccare con una pietra usando molta forza per aprirli. Poi prendevo la polpa interna e la spalmavo su uno dei ganci del paracadute che avevo piegato per fargli prendere la forma di un uncino. Pescavo di notte per paura di essere avvistato di giorno, in un intera nottata di pesca avevo realizzato un totale di cinque pesci. Mi sentivo molto fortunato e molto sfortunato allo stesso tempo.
Ma continuavo a ripetermi che l’importante in questi casi è sopravvivere, con ogni mezzo.

Dovetti mangiarlo crudo, il fuoco avrebbe creato del fumo, attirando potenziali nemici. Per fortuna era una stagione estiva e non faceva molto freddo la sera. Presi sonno solo quando cessò il rumore di tutte quelle forti esplosioni, non molto lontano da dove mi trovavo, si stavano massacrando come gli animali!

  
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