Fanfic su artisti musicali > Ed Sheeran
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Autore: ehiziosheeran    15/02/2013    2 recensioni
lei era la tipica ragazza imbranata, insicura e 'diversa' che un giorno realizza il suo sogno. trova quel ragazzo che riesce a dimostrarle il suo amore come mai nessuno aveva fatto prima, e che apprezza le sue qualità, una per una. che con un solo 'ti amo' riuscirà a conquistarle il cuore.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Mi chiamo Deborah, ma tutti mi chiamano Deb, o Dè, o Debbie, o semplicemente Deborah. Ho diciassette anni e vivo a Sassari, in Sardegna.
C’è solo una persona in questo mondo oltre la mia migliore amica Valeria che mi fa cambiare umore in così poco tempo, Ed Sheeran.
Si lo so, è un po’ stupido definire il mio idolo una persona così importante per me, ma è così.
È pazzesco, la sua musica pu
ò cambiare la mia giornata e migliorarla, lui mi rende felice solo con la sua voce.
A giugno non sono andata a Milano per incontrarlo, è troppo lontano.
E' questo il problema,vivo in un’isola di cui lui probabilmente con conosce neanche l’esistenza.
Questo è il mio sogno, andare a un suo concerto, poterlo abbracciare, potergli dire cosa provo per lui e per la sua musica.
Anche a costo di stare nell’ultimo posto della fila più lontana dal palco.
Voglio sentire la sua voce e sapere che non proviene da un paio di cuffie, ma dall’angelo con i capelli rossi che ho davanti ai miei occhi. 



Avete presente quel tipo di giornata in cui ti svegli di malumore e potresti sbranare anche il comodino se solo ti provocasse?
Ecco, quella era una di quelle giornate.
Erano le 7 del mattino, era lunedì e dovevo andare a scuola. Motivo di tutto quello stress? COMPITO DI GEOGRAFIA!
Colazione lampo, doccia, mi misi i primi jeans e la prima maglietta trovata nell’armadio e mi catapultai a
 scuola con le note di “You Need Me, I don’t need you” che risuonavano nella mia testa.
Invidiavo decisamente le persone nelle pubblicità, tutti si alzano con calma, fanno colazione tutti insieme e salvano coccinelle spericolate che tentano il suicidio.
Io invece correvo come una ragazza problematica e con seri problemi di autocontrollo. Passiamo oltre scuola, geografia.
Guardai il compito: “Descrivi l’Inghilterra”.
–Bene, non ho studiato, suppongo che la mia vita sia finita-  dissi a Valeria.
Lei mi guardò con pietà di me mista a ironia: -Sei un caso perso Dè!-.
La buona notizia era che il giorno dopo saremmo partiti per due intere settimane a Londra.
La cattiva? Avevo preso 4...il prof mi guardò con disappunto come se fosse veramente deluso dal mio risultato.
Era fermamente convinto che per andare a Londra fosse obbligatorio conoscere tutte le catene montuose, fiumi e laghi di tutto il Regno Unito, non era una persona particolarmente normale.
Uscii da scuola e andai a casa a preparare le valigie, mi raggiunse anche Valeria.
Ma ti rendi conto che stiamo davvero partendo a Londra?- disse euforica.
–Beh diciamo che me ne sono resa conto quando l’ho scoperto- risposi io pensando di essere ironica...poi mi resi conto che forse non lo ero per niente.
Lei mi guardò confermando il mio ultimo dubbio, fece una risatina deficiente, non so se per confortarmi, per dirmi che non facevo ridere o per l’ansia.
Quella notte aveva dormito da me. Vivevo da sola, i miei genitori si erano separati e mi avevano costretto a prendere una casa tutta per me.
Da una parte mi piaceva, ma dall’altra mi sentivo sola, come se nessuno volesse stare con me.
Ecco perché mi tenevo stretta la mia migliore amica, lei mi confortava, potevo parlare di tutto con lei, era davvero la persona più speciale del mondo.

L’indomani andammo in aeroporto, l’aereo partì e arrivammo a Londra dopo circa 3 ore e mezza.
Stavo ritirando il bagaglio quando andai a sbattere contro qualcuno.
Cademmo entrambi e dopo aver realizzato che ero ancora tutta intera e che ero un totale casino gli chiesi scusa, poi alzai lo sguardo e lo guardai in faccia...
  
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