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Autore: Hallybabi    15/02/2013    1 recensioni
Akira e Harold.
Lui uno schiavo importato dal nord lei figlia di un aristocratico.
Lei innamorata di lui.
Lui innamorato di lei.
Un pomeriggio magico in un era dove l'amore non può sbocciare libero.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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I LOVE THE IMPOSSIBLE …
VII Secolo a.C.

10 Luglio, mattino.

 

    Giro per il mercato godendomi uno dei pochi giorni liberi che ho; osservo tutte le merci poste ordinatamente sui banconi , davanti ai venditori che urlano cercando di attirare la folla per guadagnarsi abbastanza da sopravvivere.
La maggior parte degli oggetti esposti sono vasi e statue di dèi in ceramica, oppure, ogni tanto, si trovano delle bancarelle di frutti, ortaggi e pesce.
Mi fermo davanti a un venditore osservando il cibo mentre il vecchio mi osserva come se stessi per compiere un furto.

Alzo lo sguardo prendendo un pesce di media grandezza e chiedendone il  prezzo al mercante –un uomo non molto alto, sulla sessantina, con la faccia abbronzata dal sole, calvo e con un paio di occhi tanto azzurri da sembrare quasi ghiaccio- che per l’appunto mi sta ancora guardando male.
“Vorrei un altro paio di questi, per favore.” Il vecchio avanza verso di me e prende il pesce che tengo in mano e altri due per poi riporli in un pezzo di stoffa che si trova su un bancone dietro alla tavola dove si trovano tutti i pesci ancora in esposizione tra il sale.
Avvolge il tutto facendone un bel fagotto e lo ripone nel cestino che tengo tra le mani.
 Appena gli porgo un paio di monete il suo broncio si trasforma un grande sorriso sdentato.

So di avergli dato più di quanto valeva la merce ma sono felice perché so di aver aiutato lui e la sua famiglia, e poi mio padre ne ha tante di quelle!
Cammino ancora un po’ per il mercato e compro frutta, verdura e qualche vestito e accessorio per la cerimonia che si terrà tra due sere poi torno a casa soddisfatta per gli acquisti e spaventata per quello che mi dirà mio padre sapendo che aiuto la servitù.
Me lo immagino che dice ‘Figlia mia, cosa fai? Perché aiuti coloro che lavorano al nostro servizio!? Immagina cosa direbbe un’ altro cittadino al nostro livello se ti vedesse comprare al mercato come una poveraccia!’ con quella vociona che mette su quando deve sgridarmi o dire qualcosa davanti agli schiavi o ai signori aristocratici che lui chiama amici.
Quanto li odio!

  Alzo gli occhi al cielo per vedere a dove si trova il sole e scoprire se sono in ritardo o meno, ma li riabbasso subito dopo aver capito che l’astro ha svolto solo un quarto dell’arcata giornaliera.

Apro il cancello e ancora stordita dalla luce vado a sbattere contro un ragazzo appena più alto di me, rimbalzando contro il suo petto e cadendo subito per terra.
Fantastico!

“Oh scusa! Davvero, non volevo! Mi dispiace tantissimo!” Si scusa il ragazzo rialzandosi e porgendomi una mano.
Faccio leva sul polso e con uno scatto mi rimetto in piedi cercando di sorridere cortesemente allo sconosciuto che ancora non ho guardato bene in faccia.
Tolgo la mano dalla sua a cerco di pulirmi il vestito che da bianco è diventato a metà tra il grigio e il beige. Forse posso guadagnarmi ancora un po’ di contegno e sembrare presentabile …
Finalmente mi decido a osservare colui che mi ha fatto cadere e rimango veramente sconcertata.

Il signor ho-la-testa-tra-le-nuvole è sicuramente un angelo!

Ha i capelli ricci e mori che gli cadono ribelli sulla fronte e le sopracciglia. Gli occhi sono verde smeraldo, sicuramente i più belli che io abbia mai visto, racchiusi da folte e lunghe ciglia.
Ha la pelle ambrata a causa dell’abbronzatura ma si intravedono delle chiazze spellate sulle spalle, dove si è scottato. Le guance sono rosse per l’imbarazzo e le labbra sono rosee e carnose, curvate in un sorriso che mostra delle piccole e dolci fossette.
È vestito con abiti poveri, sfilacciati e bucherellati, legati in vita da una corda che lo lasciano a petto nudo, niente mantello, niente gioielli, non ha neanche le scarpe quindi è sicuramente –e purtroppo per me- uno schiavo, e io non mi posso innamorare di uno schiavo il massimo che posso fare è essergli amica, farci due chiacchiere, rigorosamente e assolutamente di nascosto.
Mi accorgo di essere rimasta incantata e abbasso il capo diventando a mia volta rossa e chiedendogli una delle domande che mi assillano la mente:
“E tu chi sei?” Ok, forse sono stata un po’ sgarbata, me ne accorgo dalla sua faccia sorpresa e sorridente, adesso che ci penso dal modo in cui mi guarda forse mi ha scambiata per una schiava, in effetti ci sono varie coincidenze che  confermano questa tesi, il cestino pieno di pesce che attualmente si trova per terra, accanto al mio piede, i miei vestiti poveri e sporchi –che ho messo per passare inosservata al mercato-, il mio modo di parlare …
“Oh, si, scusa! Non mi sono presentato!”
Ma va, genio?
Si interrompe per ridere e la sua risata mi riscalda il cuore e lo riempie di una felicità e una calma improvvisa.
“Io sono Harold, ma chiamami Harry, bellissima!” Dice allargando il sorriso.
“E tu?” Continua.
“ Oh, io sono Akira … Cosa ci fai qui?” rispondo curiosa di sapere come ha fatto quell’ angelo a finire proprio qui, nella mia prigione.
“Oh, beh … mi hanno comprato perché il mio vecchio padrone è morto … ora servo qui!”
Vedo un lampo di tristezza passare nei suoi occhi quando parla del suo superiore precedente quindi evito di chiedere altro sul suo passato. Invece, corro verso la finestra della cucina,  appoggiando il mio cestino sul davanzale, busso e corro via, prendendo sotto braccio Harry con l’intenzione di ritornare verso il mercato e comprare degli abiti e delle scarpe decenti per il mio nuovo amico, schiavo, amante e infine come nuovo membro della servitù.
 
Sulla strada parliamo entrambi l’uno dell’altro e finisco per sapere molto del suo passato -anche se quando ne parla diventa subito triste-.
Harry è un ragazzo di sedici anni proveniente da una terra che si trova a nord-ovest da qui, molto lontana; viaggiò molto -assieme ai suoi genitori- con una popolazione nomade che si spostò verso il centro di una penisola dove si stabilirono in un villaggio vicino al mare.

Quando aveva dieci anni il paese venne saccheggiato e lui insieme ad altri venne portato in Grecia come schiavo. Passò i successivi  sei anni a servire un certo Kyros che finì per essere più un genitore che un padrone.
Io al contrario di lui non racconto la mia reale storia ma me ne invento una in cui sono schiava, lo so, è brutto, anche perché lui non ha esitato ad essere sincero e parlarmi di se stesso mentre io sono una bugiarda, ma è meglio così se riuscirò a passare un bellissimo pomeriggio con il ragazzo di cui mi sono appena innamorata.
Comunque, nella mia vita immaginaria sono una ragazza che all’ età di otto anni è stata venduta a un aristocratico perché la mia famiglia non poteva mantenermi. Semplice ma efficace.
 
 10 Luglio, tramonto.
 
Ho passato un pomeriggio fantastico, io e Harry ci siamo divertiti un mondo; insieme, abbiamo comprato vestiti più belli per poter fare un giro anche nei quartieri più ricchi di Atene, pranzato sulla spiaggia e fatto il giro della città, attualmente stiamo percorrendo una stradina di terra battuta che porta in cima a una scogliera. La scogliera degli innamorati.
Harry lo deve sapere perché quando ha proposto di salire fin quassù sorrideva a trentadue denti, proprio per questo non ho potuto dirgli di no. Senza contare il fatto che qualsiasi cosa dica è addolcito da quel suo fantastico accento straniero che -per l’appunto- mi fa impazzire!

 “Dai, sbrigati Akira o ci perderemo il tramonto!”
Mi urla l’angelo che è già arrivato, senza problemi, in cima alla salita e che è già seduto sotto un ulivo. Sbuffo per l’ennesima volta e con uno slancio, riesco finalmente ad arrivare in cima e sedermi accanto al riccio.
Intreccio la mia mano con la sua, appoggiando la testa nell’incavo tra il suo collo e la sua spalla.
Faccio scivolare lo sguardo verso il cielo, osservando una bellissima vista, piena di mille e mille sfumature di giallo, arancione, rosso, viola e infine blu.
“Per gli Dèi, è bellissimo!” richiudo la bocca che si era involontariamente spalancata.
Harry si gira e mi guarda negli occhi accennando appena un sorriso per poi sussurrare una frase dolcissima e banale allo stesso tempo.
“Mai quanto te”.
Per un istante i miei occhi saettano verso le sue labbra e subito lui mi bacia.
Non è uno di quei baci freddi o rozzi, questo è dolce, avvolgente e provoca in me un’infinità di emozioni: felicità, amore, passione … come nelle storie d’amore che le madri raccontano alle figlie prima di andare a dormire. Nell’istante in cui le nostre bocche si sfiorano mille farfalle cominciano ad agitarsi nel mio stomaco e uno strano calore invade il mio corpo facendomi arrossire violentemente.

Sposto automaticamente le mie mani in direzione dei suoi capelli accarezzando quei suoi morbidissimi ricci.
Dopo poco ci stacchiamo e lui mi stringe a sé come per dire: ‘lei è mia!’.
Sorrido ancora con la testa altrove e lo abbraccio pure io ricordandomi che prima o poi sia io che lui dovremo tornare alle nostre vite, io la figlia di un riccone, lui il mio schiavo.
Si, prima o poi dovrò dirglielo.
Devo dirglielo il un momento calmo come questo.
Lo so, non se lo aspetta e farà male ma prima parlo prima mi perdonerà, in teoria…
“Amore … devo dirti una cosa …” sussurro nel suo orecchio cercando di essere più dolce possibile.
“Che c’è?” Mi guarda e mi sembra quasi impossibile rivelargli chi sono.
“Non ti ho detto la verità prima, quando parlavamo del nostro passato” Sembra sorpreso a quelle parole, ma non troppo.
“Io non sono una schiava, sono la figlia del tuo padrone” dico tutto in un soffio, più velocemente possibile, sperando che non la prenderà così male.
La sua reazione mi stupisce.
Dapprima ci pensa su, con lo sguardo nel vuoto, poi si alza da terra con leggerezza fissando gli ultimi fasci di viola e quel poco di rosso che tinge ancora l’orizzonte.

“Amore, parlami, ti prego, lo so in teoria non possiamo stare insieme ma dal momento in cui ti ho visto non ho potuto fare altro che innamorarmi, perdonami …” sputo fuori le parole cercando di attirare la sua attenzione anche se non penso che mi perdonerà. Infondo, sono la figlia di un aristocratico e questo non mi permette di amare qualcuno della servitù, sarebbe considerato quasi un tradimento e sicuramente sarei punita anche se non tanto quanto sarebbe punito Harry.
Quello che fino a qualche minuto fa era il mio angelo personale.
Sono una sporca bugiarda che si è inventata scuse su scuse ogni volta che apriva la bocca, ogni volta che tirava fuori una moneta, ogni volta che assaggiava un frutto più costoso del solito, mostrandosi felicissima perché non ne mangia mai.
Infondo ha mentito su tutto tranne la cosa più importante, il suo amore per lui.
Harold apre la bocca come per dire qualcosa e spero che abbia preso la notizia in modo non così negativo quanto è probabile che faccia.
“Dovevo saperlo che non eri una schiava, non avresti mai avuto tutti quei soldi per pagarmi i vestiti, il cibo e tutto il resto … che stupido che sono, credere che erano i tuoi risparmi … per favore, qualsiasi cosa fai, non dire a nessuno di questo pomeriggio, non dire a nessuno di quello che abbiamo provato, non dire niente, io tornerò a servire come tutti gli schiavi di questa città e tu farai la parte della figlia dell’aristocratico incurante della schiavitù, chiaro?”
Mi guarda serio aspettando una risposta e ancora una volta rimango stregata da quelle sue bellissime iridi verdi. Abbasso lo sguardo. Non ce la faccio a dire ‘si, va bene dimentichiamo tutto’, non posso io lo amo e questo non lo posso cambiare.
“Non dirò niente, ma scordati che dimenticherò cosa provoca in me la tua vicinanza …”
Tira un sospiro di sollievo e si alza, incamminandosi verso casa per ricominciare a servire. Solo che questa volta sarà più difficile per lui; infatti il suo padrone non sarà Kyros ma sarà Achillios uomo di origine aristocratica greca, amico dei ‘capi’ greci e mio padre.
 
Dopo quella sera quando finii per tornare a casa sola e immersa nel buio della notte rimasi chiusa nella mia stanza per tutto il giorno seguente. Riflettei a lungo su cosa realmente provavo per quell’ angelo, caduto in una terra triste, traditrice e vigliacca di cui io purtroppo ero sia abitante che personificazione.
Non uscii, non mangiai e non parlai.

Mio padre mi venne a trovare verso la sera e fece un monologo lunghissimo sul mio promesso sposo, ripetendomi varie volte che anche se ancora non lo conoscevo me ne sarei immediatamente innamorata, che era un bravo ragazzo e che mi avrebbe trattata bene.
Ascoltai, ogni tanto feci qualche cenno con la testa e addirittura sorrisi quando mi disse che voleva solo il meglio per me e che mi voleva molto bene.

12 Luglio, alba.
 
Mi sveglio e guardo fuori dalla finestra osservando il bellissimo cielo che però non potrà mai battere il tramonto della sera passata con Harry.
Ho riflettuto sui miei sentimenti per tutta la giornata di ieri e ho finalmente capito che né i discorsi di mio padre, né la mia condizione sociale e neanche le bugie che ho raccontato potranno mai cambiare ciò che provo per lui.
Mi alzo dal letto poggiando i piedi sul pavimento e mi dirigo verso le mensole dove ripongo i miei vestiti scossa da alcuni brividi di freddo.
Prendo i primi indumenti che mi capitano tra le mani, li indosso ed esco dalla mia stanza, incamminandomi lungo il corridoio verso le camere degli schiavi.
Cerco la quella del mio amato e busso aspettando che mi risponda un flebile ‘avanti’.

Non succede quindi appoggio l’orecchio alla superficie di legno cercando di captare dei respiri pesanti, se dorme, o dei passi se è sveglio.
Sento dei respiri regolari e silenziosi -non rumorosi come mi aspettavo- e apro la porta.
 
Sono stesa accanto a lui, nel suo letto, da cinque minuti ormai. L’unica persona al mondo che sia mai riuscita a conquistarmi è vicino a me che dorme , avvolto da sogni profondi che gli impediscono di svegliasi. Mi accoccolo ancora di più, abbracciandolo, tentando la fortuna, rischiando, sperando che non si arrabbierà quando scoprirà che mi sono intrufolata nella sua stanza quando lui mi aveva espressamente detto di dimenticare tutto, di far finta di niente, per evitare che il suo padrone alias mio padre, scoprisse gli avvenimenti del 10 Luglio. Il giorno in cui avevo conosciuto il ragazzo dagli occhi verdi e i capelli ricci, il ragazzo che mi aveva rapito il cuore si sveglia e subito abbassa lo sguardo sulle mie mani strette attorno alla sua vita.
“Shhh … sono solo io, amore, non ti preoccupare …”

Sussurro il messaggio al suo orecchio mentre mi rivolge ancora la schiena.
“Non ti avevo detto di dimenticare?” dal suo tono capisco che sta cercando di sembrare insensibile ma ancora mi ama.
“Si, ma neanche io ci riesco”
“E chi ti dice che non ho dimenticato?”
“Il tuo cuore e la tua voce”
“Ah si?” ride silenziosamente e mi accarezza la mano.
“Si.”
Si gira verso di me, attento a non farmi cadere e mi bacia il naso.

“Oggi conoscerai il tuo futuro sposo, perché sei venuta qui? Non puoi restare, lo sai”
Sospiro.
“Non voglio sposare qualcuno che non amo. Ti prego, scappiamo, insieme! Stanno tutti dormendo! Andiamocene!”
Harry mi guarda dritto negli occhi e sorride.
“Ci cercheranno, e ci troveranno …”
“Non mi importa! Ti prego! Avremo abbastanza tempo per arrivare al porto se corriamo, troveremo una barca, dei cavalli, troveremo un modo!”
Mi alzo dal letto stringendogli la mano e lo costringo a seguirmi fino agli scaffali dove tiene qualche straccio, i suoi vestiti.
“Fallo per me, non ce la faccio più a vivere in questa prigione! Non ce la faccio più ad alzarmi ogni mattina sapendo di dover sposare qualcuno che non amo, sapendo che non potrò mai vedere le altre città, che dovrò sempre stare zitta anche quando non mi piace qualcosa che dovrò morire senza aver fatto niente nella vita! Ti prego!”
Abbassa lo sguardo e cerco di fargli capire quanta disperazione provo. Cercando di esprimere tutte le mie emozioni.
“Va bene, ma dobbiamo sbrigarci e dovrò mettermi o vestiti che mi hai comprato l’altro giorno, forse riuscirò a passare per qualcuno con un rango sociale un po’ più alto. Mentre io mi vesto tu vai a prendere del cibo da portarci dietro!”
Per la prima volta nella mia vita ho la possibilità di scappare, di essere libera, quindi ascolto, sorrido, annuisco e in men che non si dica sono in cucina e sto raccogliendo tutto il cibo possibile per sopravvivere in due per più di un giorno.
 

Sono passate due ore da quando insieme io e il mio amato siamo scappati.
Sicuramente mio padre ha già mandato delle guardie a cercarci.
Sanno già che sono una traditrice, che non ho voluto sposare un altro uomo aristocratico, che mi sono innamorata di uno schiavo.
Guardo il mio compagno appoggiato a un corrimano in legno della nave su cui ci troviamo. Si, esatto, io e lui una volta arrivati al porto abbiamo trovato una nave in partenza per la Magna Grecia, stava partendo ma siamo riusciti a convincerli a farci salire, in cambio del ‘passaggio’ dovremo tenere pulita la nave ma almeno siamo vivi e siamo molto vicini alla libertà.
 
16 Luglio, mattino.
Siamo arrivati nella Magna Grecia, ovvero la penisola dove Harry e il popolo con cui viaggiava, si era stabilita dieci anni fa.

Dopo aver ringraziato i marinai che ci hanno permesso di scappare da Atene ci incamminiamo verso il centro del paese che si trova in prossimità porto.
“Che facciamo, amore?”
Mi guarda e sorride.
“Beh, pensavo che per ora potremmo trovare un alloggio qui, poi quando avremo fatto scorta di cibo e saremo in grado di incamminarci potremmo andare al paese dove abitavo da piccolo … mi piacerebbe andare a vedere com’è oggi …”
Abbassa lo sguardo sorridente e non posso fare a meno di accettare con un felicissimo “Certo!”
Non vedo proprio l’ora di scoprire dove abitava.
 
20 Luglio, sera.
Harry si è ammalato gravemente, non si regge più in piedi.
Abbiamo camminato per due giorni molto lentamente perché il mio angelo non si sentiva molto bene.

Improvvisamente mi ricordo di tutti i ‘sei sicuro di stare bene, amore?’ seguiti dai ‘certo, bellissima, non posso ammalarmi ora! Prima dobbiamo arrivare al villaggio!’ o dai ‘certo, amore dai che siamo quasi arrivati!’ mentre invece le sue condizioni peggioravano di ora in ora senza che io potessi fare niente; è successo così, di punto in bianco, un giorno stava benissimo e facevamo a gara tra gli alberi per vedere chi era più veloce e il giorno dopo era pallido in volto, le labbra erano screpolate e sudava freddo. Non so come ma sapevo che qualcosa sarebbe andato storto, me lo sentivo, sin dalla prima volta che Harry aveva deciso di camminare fino al villaggio.
Ma avevo deciso di seguirlo, perché lo amava e non lo avrei mai e ripeto mai abbandonato, per nulla al mondo.
Avevamo pulito per quattro giorni una nave con tutte le nostre forze per non essere abbandonati in mezzo all’oceano come rifiuti o proclamati schiavi come era già successo al mio amato. Eravamo riusciti a scappare dalla Grecia, da Atene, dalla mia prigione grazie al forte sentimento che ci univa e ora dovevo vederlo morire.
Piango mentre lo aiuto a stendersi per terra, sull’ erba verde, con la consapevolezza che non sopravvivrà.
“Amore, vado a cercare qualcosa che ti aiuti, forse ci sono delle piante guaritrici come in grecia, forse riesco a trovare delle foglie di alloro da masticare …”
Sospira, osservandomi con una tristezza e un dolore che non avevo mai visto nei suoi occhi e mentre una lacrima gli riga il volto mi rivela una cosa che non posso e non voglio accettare.
“Amore … non penso che troverai quelle piante, non qui, in questa terra non crescono le stesse cose che crescono li … lo so che non vuoi accettarlo ma dobbiamo arrenderci, non penso che sopravvivrò ancora per molto e non abbiamo neanche abbastanza cibo per sfamarci entrambi per molto … quindi … quando io me ne sarò andato voglio che tu sia forte e continui a camminare finché non sarai arrivata al villaggio dove ho abitato da piccolo. Cerca Hèra e dille che sono morto ma che ti deve proteggere. Hai capito amore?”

Ormai sto piangendo, disperata come non mai. Lui, la mia ragione di vita non può morire! Deve vivere con me in quel maledetto villaggio!
Io e lui dobbiamo sposarci.
Dobbiamo avere dei figli.
Dobbiamo morire insieme da vecchi. Dopo aver vissuto una vita felice e un amore profondo.
“T-T-Tu non morirai! Non puoi! Non te lo permetto!”
Piango ancora e ancora mentre le ali del mio angelo lentamente si spengono.
“A-A-Amore, non piangere!”, “ A-Andrà tutto bene!”,  “Tu vivrai e sarai felice!”,  “Non ti preoccupare” continua a ripetere queste frasi cercando di calmarmi con le poche forze che ha mentre io mi stendo accanto a lui e lo abbraccio con tutte le mie forze sperando di trattenere, in questo modo, la sua anima, la sua persona qui con me.
 
21 Luglio, 1.00 del mattino circa.

Come un angelo che vola in cielo, il mio amore morì, la sua felicità, la sua simpatia, la sua dolcezza la sua voglia di vivere si affievolì di ora in ora e il quarto giorno si spense del tutto, lasciandomi sola al mio destino, senza la mia unica ragione di vita.
Perché te ne sei andato?
Mi ripeto questa domanda da due ore ormai tra le lacrime, da quando stretta a lui avevo sentito il suo cuore smettere di battere e la sua bocca esalare l’ultimo respiro.

La prima cosa che feci quando chiuse definitivamente gli occhi, coprendo quei suoi meravigliosi smeraldi verdi che mi avevano colpito sin dal primo istante, fu baciarlo sulle labbra, sulle guance e sugli occhi, versando più lacrime che mai.
Dopo?
Pregai per un tempo infinito sperando di incontrarlo nelle mie vite successive o almeno che lui fosse felice lassù.
Mi alzo ancora distrutta con una forza che non pensavo di avere.
E comincio a camminare incerta verso il villaggio, cercando in tutti i  modi di non girarmi.
 

24 Luglio, mattino.
Mi sveglio e la prima cosa che faccio, come tutte le mattine è passare una mano sull’ altra metà del letto, sperando di trovare il mio bellissimo riccio.

Non c’è.
Come da tre giorni.
Due giorni fa sono riuscita ad arrivare al villaggio dove vedendomi in quelle condizioni mi hanno subito accolta e aiutata.
Dopo essere stata sfamata e dissetata ho immediatamente chiesto di Hèra.

Quando l’ho incontrata non ci credevo, essa infatti è una donna bellissima, coi capelli castani a boccoli -come quelli di suo figlio-, la pelle lattea e gli occhi nocciola; i suoi lineamenti sono morbidi e dolci e le sue labbra carnose sempre curvate in un sorriso.
Sorrideva persino quando le ho detto che suo figlio era morto a un giorno di cammino da questo villaggio. Piangeva ma sorrideva pure, forse perché sapeva che lui nella sua breve vita aveva trovato l’amore, forse perché era tornato nella sua patria.
Cerco di cancellare questi ricordi ma capisco che non ci riuscirò.
Proprio per questo mi alzo e vado verso la cucina, una volta arrivata prendo un coltello e mi tolgo la vita. Per sempre.
Fine.
Basta con questa vita, sono pronta ad andare da lui, dal mio amato, felice.

 
6 Agosto 2013, 15:30.
Vado verso Harry che mi sta urlando e mi siedo accanto a lui.
“Guarda cosa ho trovato!” esclama indicando due scheletri situati all’interno della fossa che da due giorni scaviamo, cercando un qualche resto greco con cui potremo fare un bel po’ di soldi.
“Ommioddio! Li hai già fotografati?”
“Si e ho pure chiamato la sovraintendenza dei beni, così ci aiuta a valutarli.”

No, aspetta.
COSA?
In pratica ha già fatto tutto senza neanche avvisarmi!
“Perché non mi hai detto prima che li avevi trovati? Voglio dire siamo colleghi! Facciamo tutto insieme! Senza contare che tra un po’ ci sposeremo!”
Una parola per descrivermi? Furiosa!
Insomma stiamo insieme da 5 anni, sono incinta di suo figlio/figlia e tra qualche mese ci sposeremo, quanto ancora voleva aspettare a dirmelo?
È tutta la vita che aspetto di trovare dei reperti del genere!
Sospira e mi bacia per calmarmi.
“Volevo farti una sorpresa, amore.” Sussurra con un sorriso dipinto in volto così bello che mi sembra non di tornare anni indietro ma secoli, come se avessi trascorso così tanto tempo con lui da sembrare un’ eternità.
“Allora sei perdonato! Ma solo perché ti amo, chiaro?”

Rido e mi abbicino a lui per baciarlo velocemente prima di scendere attentamente ad analizzarli.
“Sono stati sepolti qui circa 2600 anni fa e siamo molto fortunati ad averli trovati integri!”

 

*YO!*
Ciao a tutti! Allora scusate se non è bella come vi aspettavate!
Ho provato ad esprimere questa idea che mi è venuta durante l’ora di storia e spero con tutto il cuore che vi piaccia!
Onestamente non mi convince perciò lasciatemi una recensione e ditemi che ne pensate!
Ora mi dissolvo! (?)
ciaoo! 


   

  
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