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Autore: TheNaiker    15/02/2013    1 recensioni
Hinamizawa, l'estate del 1983 è passata. Ma la felicità sognata da Rika è stata davvero raggiunta? I problemi dei suoi amici sono forse stati risolti, ma la felicità è una gracile piantina per cui bisogna lottare in continuazione, per evitare che essa appassisca. L'arrivo di nuovi personaggi ed eventi e gli effetti di quelli vecchi si intrecciano, in una nuova e difficile avventura.
Genere: Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 21: La Guerra delle Frane – Nemesi


Okinomiya, 18 Dicembre 1983

Nel bene e nel male... Ora capisco che cosa volevano dire le parole di Keresana-san, prima."

Sulla cima di quella scalinata ora sferzata dal vento, Rika non poteva evitare di guardare Alice, che era stata raggiunta intanto da una preoccupata Flavia, e che trovò la forza di replicare solo dopo qualche istante di esitazione: "Non so neppure se è il caso di andarlo a cercare, ad essere sincera. Lasciarlo da solo in balia dei suoi incubi potrebbe essere la scelta sbagliata... Ma potrebbe esserlo anche mettersi sulle sue tracce. Non vorrei che lui si imbarazzasse ancora di più, si potrebbe sentire come un bambino piccolo che ha sempre bisogno di aiuto. È sempre stato un ragazzo con la testa ben salda sulle spalle, non credo che commetterebbe mai una qualche follia, però...”

"Io opterei per andarlo a cercare, onestamente.” replicò Keiichi “Posso comprendere quale sia il suo stato d'animo, ora come ora, ma non possiamo dimenticarlo in questa maniera. Alice, vuoi venire con me? E voi altri, vi va di unirvi alle ricerche?”

"No, aspetta, Kei-chan." rispose Mion, che ora si era in parte ripresa, e che stava meglio. "Abbiamo ancora molte cose da fare qui, e personalmente vorrei che tu..."

"Lo so, ma questa è una questione urgente, Scusi, signor prefetto, lei sarebbe in grado di sbrigarsela da solo con Nabiha-san, nel caso?”

Beh, sì, penso di sì, però...”

Perfetto, allora noi andiamo, il resto può aspettare. Ci occuperemo più tardi delle altre cose, intanto seguitemi.”

Mion non fu felice di udire quella risposta. Perchè mi lasci da sola, Kei-chan? Capisco che Gi-chan non si trovi in una situazione piacevole, ma ora il tuo posto è qui. Io ho bisogno di te, ora più che mai... E invece vedo che ti preoccupi per gli altri quasi più di quanto tu ti stia preoccupando per me, come se per te io non fossi nulla... nulla di speciale...

Quell'ultimo pensiero la fece sentire male. Lentamente, un'amarissima verità si stava facendo strada nella sua mente, mentre il suo cuore veniva straziato da un'avvilente conclusione.

Certo, ora capisco tutto. In questi giorni mi ha aiutato come nessun altro avrebbe mai potuto fare, è stato davvero un compagno insostituibile. Senza di lui non avrei mai potuto superare questo periodo così arduo. Io però pensavo che questo fosse l'inizio della nostra vita insieme, lo pensavamo tutti... Shion mi aveva persino suggerito di cominciare a fare i preparativi per il nostro matrimonio, e non lo faceva solo per infastidirmi. Però oggi non ha esitato a gettarsi nella mischia per salvare Rena-chan dalla morte, rischiando anche di morire e abbandonandomi nel mezzo di quel caos. E ora vuole coordinare le ricerche per trovare Gi-chan... Ma quindi... Il punto è che lui ci ha aiutato perché ci ritiene suoi amici. Kei-chan tiene tantissimo a tutti i suoi compagni, e darebbe la vita per ciascuno di noi, ma lo farebbe per amicizia, solo per amicizia, nient'altro che per amicizia. E perciò per lui sarei solo un'amica, nulla di più? Sarei solo la presidente del club scolastico di cui lui fa parte? E dire che a casa nostra discutevamo spesso del nostro fidanzamento, Shion e la mamma erano così eccitate... Ma lui non ha mai parlato seriamente con noi di questo, e non perché l'argomento lo imbarazzasse. Però non è colpa sua. Qualcuno di noi gli ha mai chiesto quali fossero i suoi veri sentimenti? No, nessuno, mia sorella non l'ha mai fatto, mia mamma neanche, io neppure. Accidenti, sono stata così stupida... Durante tutto questo periodo avevo paura che Rena-chan potesse portarmelo via, ma alla fine lui non sembra provare qualcosa di particolare, per nessuna di noi due. Dopo tutto, avrei dovuto capirlo già il mese scorso, quando avevo accettato la sfida di Rena-chan e Kei-chan non aveva scelto nessuna di noi, dopo le due domeniche passate in nostra compagnia... Ora capisco tutto, davvero. Lui è il migliore amico che una persona possa mai immaginare, ma al tempo stesso non è il miglior fidanzato che una ragazza possa avere. Mi viene da chiedermi se Rena-chan fosse già giunta a questa mia stessa conclusione, quando gli aveva chiesto di venire a casa nostra per assisterci: forse in fondo l'aveva lasciato andare perché sapeva che non l'avrebbe mai potuto avere per sé, e si era messa il cuore in pace...

Mion dovette nascondere rapidamente questi foschi pensieri. Il prefetto stava invitando gli altri a non perdere la calma, illustrando loro la difficoltà di trovare Giancarlo in tempi brevi: siccome il giovane se n'era andato fuggendo e mischiandosi tra la folla, nessuno poteva dire quale strada avesse preso, e non era possibile controllare quel dedalo di vicoli e viuzze neppure dividendosi in gruppi. Molto meglio attenderlo a casa sua, semplicemente: se davvero era il ragazzo giudizioso descritto da Alice, non c'era ragione di essere tanto preoccupati.

"Giudizioso... Hmph. Lo zietto non è sorpreso che lui se la sia data a gambe. Ha utilizzato la rabbia che aveva in corpo come arma da usare contro Nabiha-san, e ha deliberatamente deciso di tagliarci fuori dallo scontro, invece di chiedere il nostro sostegno. E questo è stato il risultato. Non mi piace questo modo di agire, è una scelta che ti fa solo rimpiangere quello che fai. Ed è stato pure fortunato, anche Nabiha-san ha commesso degli errori fatali, quel suo desiderio ossessivo di stare al centro della scena è stata la sua condanna; per quel tizio sarebbe stato sufficiente farci arrestare ed andarsene subito dopo, invece... E' successo un discreto casino quassù, ma nulla che valga realmente la pena di ricordare.”

Mentre diceva ciò, guardò quello che succedeva alcuni gradini più in basso. Nabiha veniva tenuto per le braccia da due alti agenti di polizia, ciondolante come fosse un sacco di terra inanimato, e veniva così portato lentamente verso l'infermeria della prefettura, da dove sarebbe poi stato condotto verso la centrale, dopo avere verificato il suo stato di salute. La ragazza gli riservò un'occhiata gelida, e quindi volse lo sguardo dalla parte opposta. I suoi più recenti pensieri l'avevano messa di cattivo umore, ma essi non erano l'unica ragione del suo atteggiamento severo ed ipercritico. Alla fine, la sua famiglia non era stata capace di salvare il proprio villaggio, ed era stato qualcun altro a doversi sobbarcare l'onere, qualcuno al di fuori del clan Sonozaki. Un esito alquanto sgradito, che le aveva dato una bruciante delusione.

"Quello non è il vero carattere di Nii-chan" protestò Alice, decisa a difendere il fratello "Nabiha-san mi aveva colpito con violenza, e la sua aggressività ha portato Giancarlo ad avere quella reazione. Non è cattivo, si preoccupa solamente per la sua famiglia, per chi gli vuole bene... Non si comporterebbe mai in quel modo verso i suoi amici. Sfortunatamente, quando si arrabbia così tanto, il sangue del suo bisnonno si fa sentire dentro le sue vene.”

Vostro bisnonno? E che c'entra lui, ora? Non verrete a raccontarci di qualche bizzarro influsso proveniente dagli spiriti dei vostri antenati trapassati, adesso?” commentò Mion, seccata.

Oh, no, non intendevo questo... Sapete, quando io e Nii-chan siamo venuti alla luce lui era ancora in vita, è morto solo quando noi avevamo quattro anni. I nostri nonni e i nostri genitori si sono sposati quando erano molto giovani, e quindi la cosa era stata possibile.”

Siete stati fortunati, allora. C'è gente qui che non ha mai visto nemmeno i propri genitori, voi invece avete potuto addirittura conoscere il vostro bisnonno...”

"Questo non è vero." Alice abbassò il capo, mentre una nuova lacrima iniziava a solcare la sua guancia "Il nostro bisnonno non era una brava persona."

Gli altri si voltarono verso di lei. "Cosa... intendi... dire..." Tutti si preoccuparono, vedendo come la loro amica si fosse incupita repentinamente, e Rena in particolare pareva oltremodo turbata. Le era tornato in mente il dialogo tra Alice e Chie, quello che lei aveva udito di nascosto un paio di mesi prima, quando le due avevano parlato della nascita travagliata dei due gemelli. E facendolo, si era ricordata di come la giovane si fosse rabbuiata al termine quel racconto. C'è qualcosa che non va, c'è come un'ombra che si cela dentro il suo cuore, e che l'angoscia nel profondo. Qualcosa di cui non vuole o non può parlare...

Alice era però troppo scossa per spingerla a parlare, pensò Rena, così la ragazza dai capelli castani non insistette, e lasciò che l'altra si riprendesse dal suo torpore, rialzando lo sguardo e sorridendo agli altri, prima di dire: "Oh, niente, non è il caso di perdere tempo con questa storia. Non dovrei mancare di rispetto alle persone morte, e questa vicenda appartiene al passato. Invece, vorrei capire che cosa succederà adesso, potreste chiarirmi le idee?”

"Come... come volete... Nabiha-san voleva che noi fossimo descritti come mostri, ma è caduto vittima del suo stesso tranello. Beh, possiamo dire che in fondo è andato tutto bene, e allo stato attuale delle cose direi che possiamo procedere come da programma, per raggiungere il nostro obiettivo e annullare questi contratti. Direi che al 99 percento tutto sarà di nuovo a posto prima della fine del mese.”

Queste si che sono belle notizie, zio Saborou” rispose Shion “In ogni caso, visto che il nostro piano originario era incoronare Kei-chan come nostro leader e guida suprema, chiederemo a quei giornalisti di non scrivere tutti i dettagli di come si è conclusa questa dimostrazione.”

Ci ascolteranno?”

E chi lo sa. Diremo loro che saranno liberi di dipingere Nabiha-san a loro piacimento, ma l'eroe deve essere Kei-chan, e nessun altro. Non potranno ignorarci completamente, del resto è a questo che serve finanziare la maggior parte dei quotidiani locali... Non chiediamo loro di travisare la realtà, questo probabilmente non lo farebbero mai, visto anche il numero di testimoni qui in giro... ma solo di omettere una trascurabile minuzia.”

Mion diede il suo assenso con un cenno del capo, e Alice mostrò di gradire: "Sono d'accordo con la vostra idea, e anche Nii-chan l'apprezzerà. Non gli è mai piaciuto stare al centro dell'attenzione.” Tutta la popolazione di Hinamizawa sarebbe stata al corrente della verità, loro erano stati presenti ed avevano assistito a tutta la scena; chiunque altro, invece, avrebbe pensato che la marcia si fosse conclusa come secondo i piani, e che il prefetto avesse dato alla polizia il consenso ad esaudire le richieste dei Sonozaki, senza significative complicazioni.

"Ad ogni modo" continuò il prefetto "Oltre a occuparmi di quello che Maebara-san ha pubblicamente proposto all'inizio del nostro incontro, è mia intenzione raccogliere un maggior numero di informazione su questa società chiamata JOST. Mostrare loro che siamo pronti a un secondo assalto li scoraggerà dal prepararci degli altri scherzi. Non saremo colti impreparati, la prossima volta.”

"Benissimo... Ah, cambiando argomento, come hanno fatto a piazzare quelle bombe all'interno di quelle stanze?" chiese Satoko, sempre attenta a quel genere di aspetti tecnici.

"Rena aveva dato una sbirciata all'interno, quando mi ero ritrovata accanto alla finestra... C'era una specie di sveglia sul tavolo dentro la sala, e invece di un orario l'apparecchio mostrava un conto alla rovescia, credo che si trattasse effettivamente di quello, Rena lo crede proprio.”

"Una sveglia appoggiata sul tavolo... Hmm... era forse un apparecchio di forma quadrata e color blu scuro, che mostrava numeri bianchi?” Il prefetto apparve un poco a disagio, il che era uno spettacolo decisamente curioso, considerando anche con quanta compostezza e serietà l'uomo aveva affrontato i momenti appena passati. “Beh, temo che quelli fossero gli orologi attualmente in dotazione alla prefettura. Devono averli sabotati e resi delle bombe a orologeria, e la cosa non è poi così improbabile come potrebbe sembrare, visto che stavamo ristrutturando quella zona dell'edificio, e nessuno si sarebbe mai accorto di un orologio che scompare e riappare dopo qualche minuto, modificato. È una cosa spiacevolissima da ammettere, ma quell'uomo e i suoi complici ci hanno provato come il livello di sicurezza sia assolutamente inadeguato, da queste parti. I responsabili della struttura ne risponderanno direttamente a me, ma per prima cosa faremo controllare tutti gli altri orologi del palazzo e, soprattutto, bisognerà identificare la donna che è stata coinvolta dalla prima esplosione.” Il suo volto assunse un'espressione particolarmente cupa ed assorta “Temo che sia una delle impiegate della prefettura, forse una segretaria, ed è mio dovere comunicare la triste notizia alla sua famiglia, se il mio timore corrisponde a verità.”

Dopo aver detto questo, l'uomo li lasciò, spingendo la porta ed entrando nell'edificio. Dava l'aria di essere spossato e deluso, quel decesso era stato una notizia dolorosa per lui. Si sentiva responsabile per la salute ed il benessere dei suoi collaboratori e dei suoi compagni di lavoro, e invece quella donna era morta nella sua stessa prefettura, a causa di qualcosa che lui forse poteva evitare: la cosa era fonte di grande malessere per lui, e questo sentimento si palesava nei suoi gesti e nei suoi movimenti, nonostante i suoi sforzi per dissimularlo. E gli altri non poterono che provare aspetto ed ammirazione per quel così forte senso del dovere, mentre nei loro cuori meditavano sul fatto che avevano sì vinto quella battaglia, ma non c'era stato stato un lieto fine per tutti.

Quindi, Satoko ruppe nuovamente quella cortina di silenzio, dicendo: “Ah, è vero. Rena-san, tu eri vicina alla finestra prima che saltasse in aria, come ci hai detto. Ma come mai eri lì? Perché non sei scappata di corsa, quando vi ho avvisato del pericolo?

"Oh, Rena non ve l'aveva ancora detto, Satoko-chan ha ragione... Però il fatto è che qualcuno mi aveva spinto impedendomi di rialzarmi in tempo, ne sono sicura.”

"Qualcuno? E chi?" chiese Satoko, e Rena rispose narrando loro la storia della lettera che aveva ricevuto, e degli articoli di giornale al suo interno. Non era un racconto allegro, e mentre lei finiva la sua storia gli altri divenivano via via sempre più seri e turbati. D'altronde, potevano capire la ragione per cui lei ne aveva parlato solo ai Serco, fino a quel giorno, la ragazza riteneva che il gruppo dovesse avere altre priorità, senza farsi distrarre da altro. Ma ora comunque la minaccia rappresentata dalla JOST sembrava più lontana e meno pressante, così potevano dedicarsi al suo problema, e aiutarla in modo efficace.

Comunque, la prossima volta parlacene subito. Non vorrei che ti succedesse qualcosa di brutto, ci resteremmo tutti male.” concluse Satoko, e quindi Rena promise, in un ampio sorriso.

Ad ogni modo, questa volta c'era stato un vero tentativo di ucciderla, non si trattava più solo di un'intimidazione di tipo verbale, così la legge permetteva a Flavia di istituire un vero programma di protezione per lei: due poliziotti l'avrebbero scortata in ogni luogo in cui la ragazza si sarebbe recata, e inoltre sarebbe stata sempre in compagnia anche di un membro del club, scelto a rotazione tra i suoi vari amici al fine di limitare il senso di fastidio che Rena avrebbe provato inevitabilmente. Shion propose che quel ruolo fosse affidato a più di un membro alla volta, in quanto voleva evitare che Keiichi e Rena rimanessero da soli in certi giorni, temendo la gelosia di sua sorella; ma fu estremamente sorpresa, quando sentì Mion risponderle che la cosa non avrebbe fatto una grande differenza, senza mostrare interesse per quell'aspetto e senza nemmeno arrossire a dispetto dell'argomento. Che cosa sta accadendo, ora? Sembra quasi che a Onee non importi più nulla di Kei-chan... C'è qualcosa che non va, qui. Mah, glielo chiederò una volta ritornate a casa.

Nel frattempo, Flavia aveva comunque suggerito a Rena di darle in prestito la sua giacca, ricevendo in cambio quella della donna per non patire il freddo. L'ispettrice lo faceva a ragion veduta, e infatti lo prese in mano solo dopo aver indossato dei guanti, avendo cura di spiegare cosa volesse fare: “Se qualcuno ti ha davvero spinto, c'è una probabilità molto alta che ci siano le impronte del colpevole su quest'abito. Aspettate solo un giorno o due, e sarò in grado di darvi una risposta.”

Speriamo in bene.”

Me lo auguro anche io. Ah, Rena-chan, un'ultima cosa... Tu eri in piedi, prima di essere buttata giù da quello spintone, no? Il colpo che hai ricevuto ti è sembrato arrivare dall'alto o dal basso? Può essere utile per provare a dedurre la statura del tuo aggressore.”

Credo sia venuta orizzontalmente, come quando si spinge un portone senza maniglie...” Rena mimò il gesto.

Quindi parliamo di una persona alta all'incirca come te. Buono a sapersi.”

Che sia una ragazza, quindi? Se si coglie una persona di sorpresa non è necessaria molta forza per farla cadere.”

Assolutamente. Tutto è possibile, ma vi dirò di più molto presto.”

~-~-~-~-~

Mentre gli altri facevano il possibile per restare uniti e incoraggiarsi a vicenda, Giancarlo era da solo, un'altra volta, mentre la sua mente naufragava nel suo sconfinato mar di pensieri, il quale era tutto tranne che dolce. Il tapino stava andando a casa a piedi, una fatica che sarebbe durata più di due-tre ore, ma non era quella prospettiva a spaventarlo. Era in pensiero per un'altra cosa, infatti: si era reso conto di conoscere solo una strada che portava da Okinomiya a Hinamizawa, ed era obbligato a percorrerla, per non smarrirsi. Gli altri l'avrebbero facilmente localizzato, nel momento in cui fossero tornati indietro a loro volta, ma lui non poteva cambiare strada, se non voleva perdere l'orientamento.

"Io... Io non voglio più incontrare nessuno di loro, almeno non oggi.” pensò a voce alta “Voglio starmene da solo, per adesso.” Il sole era oramai scomparso, erano circa le quattro del pomeriggio, e la luce cominciava già a lasciare quella terra, come sempre accade a quelle latitudini in inverno a quell'ora. Però la temperatura non si era ancora abbassata troppo, nel frattempo, e così lui poteva proseguire nel suo cammino senza sentire eccessivamente il freddo; d'altronde, era anche cosciente che con quel suo passo sarebbe arrivato a casa non prima delle sette di sera, quando tutto intorno a lui sarebbe stato ingoiato dall'oscurità, ma ai suoi occhi questo pareva irrilevante.

"Io... Come posso avere la presunzione di giudicare gli altri, come ho fatto prima con quell'uomo? Nabiha è stato un fiero avversario, ma aveva mostrato di possedere un po' di pietà, quando Mii-chan era caduta a terra a causa di quell'attacco epilettico. Io invece ho continuato ad attaccarlo finché Rena mi ha fermato, e chissà per quanto ancora avrei infierito crudelmente su di lui se non ci fosse stata lei...” L'infelice scosse la testa, strizzando le palpebre e chiudendo gli occhi nel vano tentativo di dimenticare tutto.

E ora, che posso raccontare ad Alice? L'ho... l'ho fatta piangere, so bene quanto lei odi questo tipo di comportamento... So quanto lei odi me, quando faccio così. Non vorrei mai trovarmi faccia a faccia con lei stasera, ma temo di non poter evit-”

Il suono inatteso di un clacson gli fece troncare a metà quel suo discorso interiore. E qualcuno lo chiamava a gran voce: "Niiiii-chaaaaan!"

Giancarlo ruotò quindi il capo verso chi aveva gridato, incuriosito. Da quando era arrivato in Giappone con la sorella, si era man mano abituato ad essere chiamato con quell'appellativo, ma questa volta era differente, in quanto non era stata sua sorella a pronunciarlo. E quando vide un'auto parcheggiare dietro di lui sul ciglio della strada, rimase ancora più sorpreso. Era una vecchia utilitaria grigia dall'aspetto un po' scalcinato, con la ruote lisce, la targa quasi illeggibile e uno dei due fari irreparabilmente spento, verosimilmente si era fulminata la lampadina. Ma alla faccia dell'aspetto di quella carretta scassata, le tre persone che si trovavano a bordo stavano sorridendo, e lo stavano guardando, segno che stavano cercando proprio lui.

Ehi, ciao. Hai bisogno di un passaggio?” gli chiese l'uomo al posto di guida, abbassando il finestrino con la sua rumorosa manovella.

Lì per lì, Giancarlo pensò fossero degli sconosciuti, dei passanti gentili che lo avevano visto lungo la via. Però si trovava ancora a Okinomiya, come facevano a sapere che lui non era di li e che non era vicino a casa? Forse lo avevano visto alla prefettura, ma non era sicuro che quelli fossero di Hinamizawa. Forse allora erano dei complici di Nabiha, che volevano vendicarsi su di lui? No, non poteva essere neanche questo, non avrebbero mai usato un'auto tanto malandata, e poi c'era anche un bambino, su uno dei sedili posteriori. Oh, beh, almeno gli altri non mi raggiungeranno per strada. Tanto vale beneficiare di questa opportunità. “Va bene, se volete sarà un piacere, però non credo di avervi mai visto...”

Dicendo ciò, i suoi occhi cascarono sul ragazzino, di cui prima aveva solo intravisto la sagoma, e capì perché gli avevano offerto quel passaggio.

Questa poi, tu sei... sei quel bambino che si era perso.”

E tu sei quello straniero che mi ha preso in braccio e mi ha alzato sopra gli altri, per aiutarmi.” Il bimbo fece un radioso sorriso, felicissimo di quel nuovo incontro. Era stato lui a chiamarlo, prima.

Accidenti, non vi avevo riconosciuto, all'inizio... Perdonatemi.”

Non fa niente, Nii-chan. Per favore, perché non sali in macchina? Sarà divertente andare a casa tutti assieme.” Giancarlo accettò volentieri, e l'auto riprese il suo viaggio con una persona di più a bordo.

Il bimbo non poteva trattenersi dal fissare dritto negli occhi il loro nuovo ospite. Era eccitato, all'idea di sedere accanto a una persona di aspetto così diverso dal suo, e alla fine moriva dalla voglia di fargli delle domande. Infatti, dopo pochi metri lui chiese: “Non so neanche come ti chiami. Quello sulle scale aveva detto che il tuo cognome era Serco, quello l'ho sentito, ma il tuo nome non l'ha mai detto...”

D-davvero? Il mio nome è Giancarlo, piacere di conoscerti.” rispose il ragazzo, un po' turbato da tutta quell'espansività ma comunque compiaciuto per l'innocenza che il fanciullo mostrava.

"Ghiannaro?" provò a ripetere l'altro.

Andiamo bene. Capisco che lui conosca solo i nomi di casa sua, ma questo fa abbastanza pena come tentativo di pronuncia. E grazie a Dio non ho usato il mio nome completo... "No, ascoltami bene, io non ho detto Ghiannaro, ma Giancarlo. Gian-car-lo. È diverso, molto diverso.”

Ghi...”

Gi, non Ghi.”

Gi...Gi-a... No, è troppo difficile.”

Lasciamo stare. Se preferisci puoi chiamarmi Gi-chan, o Nii-chan. Da queste parti fan tutti così, ormai."

"Nii-chan andrà bene." rispose lui piccato, mentre i suoi genitori seduti ai posti davanti stavano ridendo di gusto per quel buffo duetto “Io invece mi chiamo Koji, e loro sono mamma e papà.”

"Siamo Shiro e Yume Tatewaki, è un piacere fare la tua conoscenza." spiegò la donna davanti a lui “Spero che nostro figlio non ti stia dando fastidio, gli piace spesso fare il ficcanaso e importunare il prossimo...”

No, no, si figuri! Tutt'altro, tutt'altro!” replicò Giancarlo, senza poi troppa convinzione.

Sai” continuò quindi la donna "In realtà avevamo già sentito parlare di te e della tua famiglia, l'arrivo di stranieri fa sempre notizia in posti come questo, ma non è che di voi sapessimo molto, non conoscevamo neppure il tuo nome di battesimo, fino a poco fa.”

Già, non siamo avvezzi a bazzicare dalle parti del centro del paesello, solo per fare i pettegoli con le altre comari.” aggiunse il marito, completando la frase della moglie con un tocco di colore.

Ma quindi siete anche voi di Hinamizawa?”

Non proprio. Forse non ci hai mai incontrato, viviamo in una casetta isolata, ma non troppo lontana dal villaggio. Hai presente quella nei pressi del fiumi, quella che si può vedere di sfuggita dopo aver attraversato il ponte...”

"Oh, quel vecchio edificio grigio? Sì, penso di aver capito a quale vi riferite. Quindi suppongo che Koji-kun vada a scuola a Okinomiya, non siete molto distanti da lì.”

"Hai ragione. Siamo paesani di confine, a dirla tutta. Se guardi l'anagrafe e il catasto siamo residenti a Hinamizawa, però dobbiamo andare a Okinomiya quasi per ogni cosa, per le compere, per la scuola...”

Anche per il lavoro?”

No, per quello non dobbiamo spostarci, lo facciamo vicino casa, nel nostro piccolo appezzamento di terra. Comunque noi andiamo nel villaggio solo per occasioni speciali, come il Watanagashi o i recenti raduni fatti per la Questione Frane.”

Capisco.”

E così via. I quattro discorsero amichevolmente per una decina di minuti, parlando dei più disparati argomenti e creando un ambiente informale e confortevole. Al punto da indurre Giancarlo a fare una domanda delicata. Diventando improvvisamente malinconico e scuro in volto, il giovane chiese agli altri: “Per favore, siate sinceri... Siete stati presso la prefettura fino alla fine di tutto, immagino, altrimenti ve ne sareste andati prima di me... Quindi... Pensate che io abbia fatto così male, comportandomi in quel modo? Ho combinato un bel guaio, laggiù...” Stava per mettersi a piangere, le lacrime gli stavano scendendo da sole, e stavolta lui non sarebbe stato in grado di contenersi. Ma una sorprendente risposta lo lasciò di stucco.

"Guaio? Perché guaio?" replicò infatti Koji, sinceramente stupito da quell'affermazione che lui trovava assurda, prima di aggiungere entusiasticamente "Sei stato incredibile! Quello faceva paura, sembrava un mostro spaventoso, ma tu sei stato fortissimo! Una vera furia, un guerriero invincibile! Voglio diventare come te, quando sarò grande!

L-lo pensi davvero?”

Hai voglia!” esclamò il padre “Tu non lo puoi sapere, ma io sono stato uno di quei contadini decerebrati che avevano firmato quei maledetti contratti.”

Giancarlo lo guardò allora negli occhi attraverso lo specchietto retrovisore, stupefatto, mentre l'uomo proseguì: “Già, sono stato un rimbambito, non posso negarlo. E dire che in televisione e sui giornali ci avvertono sempre di leggere ogni piccola nota su quei dannati pezzi di carta... Però, quando mi avevano detto della frana gigante che era stata pronosticata, me la sono fatta sotto come un poppante. Dovevo pensare alla mia famiglia, specialmente ora che mia moglie è incinta, Koji avrà presto un fratellino o una sorellina.”

"Oh, congratulazioni. A dire il vero, non l'avevo notato, immagino che nascerà la prossima estate.”

Yeah, il pargolo verrà alla luce in Giugno. E in barba a tutti i miei sforzi stavo condannando lui e il resto della mia famiglia a una vita miserabile. Quando ho sentito quel tale fare il suo bel discorsetto, ho pensato che non fosse il caso di fidarsi di lui, al contrario di quel che stavano facendo quelli in parte a me. Quello andava dicendo che ci avrebbe pagato, ma figuriamoci... Avrebbe trovato un altro escamotage per farcela di nuovo sotto il naso. Che pensi che sarebbe mai successo, senza il tuo intervento?”

Non saprei cosa rispondere...”

Appunto, nemmeno io potrei dirti che frullava in quella mente diabolica. Ma era senz'altro qualcosa di brutto, che mi venga un colpo se non è così. Non avremmo visto il becco di un quattrino, in un modo o nell'altro. E poi, è una cosa così rilevante, se tu sei stato un filino troppo rude con lui? È stato un atteggiamento umanamente accettabile, e in tutta sincerità hai detto solamente cose che io condivido. Quanto agli altri, sono consapevoli del fatto che tu gli hai fatto una bella lavata di capo, ma immagino che sappiano anche che il tuo comportamento aveva delle nobili intenzioni, e non se ne cureranno più del dovuto. Domani sarà tutta acqua passata, vedrai.”

Avete un modo eccentrico per dire quello che pensate...”

Beh, non è forse così? Già che ci siamo, ti dirò che non mi dispiace che qualcuno abbassi la cresta ai Sonozaki, una volta ogni tanto. Non voglio mettere in dubbio il loro ruolo di gruppo dominante, ci mancherebbe, e capisco che in queste occasioni il villaggio va tenuto unito, però certe volte hanno delle teste talmente dure che non ascoltano le opinioni degli altri, e non si accorgono di quello che accade intorno a loro: erano presi solo e unicamente dal cercare quello scellerato studioso, e così non hanno visto quell'altra gente che passava e proponeva accordi. Se solo fossero stati più attenti, tutto questo non sarebbe mai avvenuto, forse. Senza contare che a quel clan piace esagerare ed atteggiarsi a una sorta di dei, di esseri infallibili, quasi soprannaturali, e la cosa me li rende un po' odiosi. Mi ha fatto piacere che tu li abbia criticati, forse è per questo che mi sei simpatico.”

G-grazie per la stima...”

E su col morale! Non li hai mica rimproverati per odio, no?”

No, no, è chiaro che io non li odi, anzi..." Giancarlo stava riflettendo su quello che gli era stato detto, e infine si decise a sorridere: “Hmm... Bah, riassumendo il tutto, alla fine aiutare Koji-kun è stata la miglior decisione della giornata...”

"Oh, e perché?" chiese il bambino.

Perché” rispose lui, tirandogli il naso in amicizia “Se tu dici che sono stato bravo, ti credo.”

"Ouch! Ehi, lasciami andare!" Koji gli diede uno schiaffo per liberarsi, e subito dopo lo ripagò con la stessa moneta, ridendo divertito. Così, mentre veniva torturato dal suo fratellino onorario, Giancarlo poté pensare sollevato: Beh, non so se mi sono comportato poi così bene, ma forse sono meno peggio di quello che temo. Mi viene da sospettare che in ogni gruppo ci debba essere qualcuno che critica gli altri, in modo costruttivo: fa bene a tutti, ci consente di crescere. E anche se ho sbagliato, in ogni società civile abbiamo la facoltà di chiarire e giustificare le nostre azioni, ed è quello che farò. Questa sera, a casa con Alice, e domattina, a scuola con gli altri. Ne sono convinto, saranno clementi con me.

~-~-~-~-~

Ha fallito! Quel demente, quel demente ha fallito!”

Lo so che ha fallito, l'ho visto anche io. Non c'è bisogno di schiumare di rabbia e perdere la testa, cara.”

Cara, mi chiama. Puah. Non prendermi per i fondelli. Spero almeno che non comincino a sospettare di noi, adesso.”

Non credo, ho fatto le cose per bene. Comunque mi occuperò della cosa personalmente, e una volta che si saranno calmate le acque valuteremo le prossime mosse da compiere.”

Lo spero per te. Se tra qualche giorno mi ritrovo i poliziotti in casa giuro che ti ammazzo. Sono stata chiara, Goemon?”
 


Nota dell'autore: E la giornata della marcia finisce così. Nel testo che avevo scritto in inglese questi ultimi fatti erano quasi liquidati in poche righe, qui hanno assunto dignità e fanno un capitolo a sè. Ciò mi ha permesso di caratterizzare meglio un paio di personaggi secondari, oltre a sottolineare alcuni concetti e temi che ricompariranno più avanti. Molto di quello che è stato scritto negli ultimi capitoli riapparirà in futuro con toni ben più drammatici
  
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