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Autore: Akilendra    15/02/2013    6 recensioni
Gli Hunger Games sono giochi senza un vincitore, ventitrè ragazzi perdono la vita, l'ultimo che rimane perde sè stesso in quell'arena, non c'è nulla da vincere, solo da perdere. Nell'arena si è soli, soli col proprio destino, Jenna però non è sola...
Cosa sei disposto a fare per non perdere te stesso? E se fossi costretto a rinunciare alla tua vita prima ancora di entrare nell'arena?
Gli Hunger Games saranno solo l'inizio...
(dal Capitolo 1):
"Un solo rumore e so che lei è qui...l'altra faccia della medaglia, il mio pezzo mancante, la mia immagine riflessa allo specchio, una copia così perfetta che forse potrebbe ingannare anche me, se non fosse che io sono la copia originale dalla quale è stata creata. Dopotutto sono uscita per prima dalla pancia di nostra madre, quindi io sono l'originale e lei la copia."
(dal Capitolo 29):
"'Che fai Jenna?'
Mi libero della menzogna.
'Che fai Jenna?'
Abbraccio la verità.
'Che fai Jenna?'
Mostro l'altra faccia della medaglia."
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Angoletto dell'autrice frustrata :
Oh, finalmente ce l'ho fatta, non ne uscivo più da questo capitolo!
Spero proprio che vi piaccia, io ho qualche dubbio, ma io non faccio testo, ho sempre dubbi su quello che scrivo, non mi va mai bene niente!
per fortuna voi che leggete siete molto più accomodanti, gentili e simpatici di me, infatti siete sempre più carini nelle recensioni che sono diventate davveor parte integrante e consolazione delle mie giornate... quindi grazie  a:
- Bessie, nica89, lula99, Roberta Salvatore, TheSandPrincess e Nilsson per le loro preziosissime recensioni
- Roberta Salvatore per aver inserito la mia storia tra le preferite
- Diosmira, Roberta Salvatore, TheSandPrincess, Nilsson e Hoshi98 per aver inserito la storia tra le seguite
- Roberta Salvatore, Hoshi98, marylautner e TheSandPrincess per avermi messa tra i loro autori preferiti! Grazie mille a tutti! Senza di voi questa storia non sarebbe la stessa!
un grande bacio, Akilendra






Capitolo 9


Quando sorge il sole, sorge anche una nuova Jenna, o forse è solo quella vecchia, la Jenna forte, la Jenna che si occupa di tutto, la Jenna  che non sa piangere; non sono sicura che mi piaccia questa Jenna, ma so che ho bisogno di essere lei 'Tu devi essere lei!'.
Mentre faccio colazione con le numerose provviste trovate vicino alla cornucopia, non posso non riflettere sul fatto che essere una favorita, ha davvero tanti lati positivi e sul fatto che, a differenza della mia, la pancia di molti tributi rimarrà tristemente vuota.

Una volta riempito ogni angolo dello stomaco, Luke propone di ispezionare il bosco, sperando di trovare qualche tributo ancora addormentato, io mi offro di rimanere a gare la guardia all'accampamento e Alexandra, accusando una misteriosa stanchezza, dice che mi farà compagnia.

La guardo di sottecchi mentre affila con una minuziosità quasi maniacale l'unico coltello che Luke non ha portato con sè, non mi fido di lei, dal primo momento che l'ho vista ho capito che noi due non saremmo mai potute andare d'accordo, che anche in circostanze diverse, anche in un mondo senza Hunger Games, ci saremmo comunque odiate; non ho paura di Alexandra, ma l'idea di lei con in mano un coltello e di me troppo lontana dalla mia spada anche solo per provare ad afferrarla, non mi piace per niente.
La sento fischiettare un motivetto alle mie spalle, se avesse voluto uccidermi lo avrebbe già fatto, se sono ancora viva, vuol dire che non mi vuole morta; ma quando le note della sua canzone smettono di arrivare alle mie orecchie e sento il leggero rumore dei suoi passi alle mie spalle, le mie supposizioni vanno a rotoli e mi dico che forse mi sono sbagliata!
Percepisco il suo respiro sul mio collo  - Ora non c'è qui Ares a proteggerti...- mi dice all'orecchio, le sue parole mi arrivano affilate come rasoi, sussurrate ad un volume così basso da farmi venire i brividi; non mi muovo, non parlo, le lascio fare il suo gioco  - ...E se io volessi ucciderti, qui ed ora, chi potrebbe impedirmelo? - continua tagliente, ora sento la fredda lama del coltello che impugna lisciarmi la pelle indifesa del collo, solo ora mi muovo, lentamente ,mi volto fino a poterla guardare negli occhi – Io ad esempio -  le rispondo in un bisbiglio.
La risata bassa e roca di Alexandra riempie l'aria – Stai attenta pantera del 7! - dice a pochi centimetri dal mio naso, con la punta del coltello traccia il contorno delle mie labbra,  - Posa subito il mio coltello! - ringhia Luke spuntando dal fitto del bosco, Alexandra sbuffa infastidita e lancia controvoglia il coltello, che va a conficcarsi perfettamente nel tronco di un albero – Dove sono gli altri? - chiede la bionda  - Non preoccuparti, Ares era abbastanza lontano da non averti sentita! - risponde Luke con fare ironico mentre Alexandra lo fulmina con lo sguardo.

Dopo poco arrivano anche Ares e Lisa – Gli unici che ancora dormivano erano loro! - dice la ragazza sventolando due scoiattoli, la sua voce è leggera, ma l'aria che aleggia tra me ed Alexandra è ancora tesa, e mentre lei sembra non accorgersene, Ares lo nota subito; la gioranata passa veloce  ma lui non mi rivolge parola, mi lacia solo sguardi interrogativi ed interrogatori, che io puntualmente evito.

Cala veloce anche la sera, il cielo si tinge di un'oscurità assoluta, non ci sono stelle, non ci sono speranze o desideri da esprimere per noi tributi.
Presto nel buio compare il sigillo di Capitol City e mi aspetto di vedere sfilare nel cielo gli occhi  dei numerosi tributi morti anche oggi, ma gli unici occhi che compaiono in cielo sono quelli blu notte della ragazza del 6, braccata come un animale ed uccisa per placare la sete di sangue di Luke l'altra notte.
A parte lei, niente morti oggi, ciò vuol dire che domani dovrà essere una giornata particolarmente 'movimentata', sarà meglio per noi che sia così, altrimenti sarà compito degli strateghi movimentarla, perchè gli Hunger Games non possono essere noiosi, e se non muore nessuno gli sciocchi e viziati capitolini si annoiano.

Prima che possa accorgermene dormono già tutti...anzi no, non tutti: due occhi di ghiaccio mi fissano nelle tenebre – Che ci fai ancora sveglio Ares? - chiedo a bassa voce – Questo è il mio turno di guardia... cosa ci fai tu, ancora sveglia! - mi risponde senza nemmeno sforzarsi di abbassare la voce; immagino sia normale per loro, non avere mai paura di niente, parlare a voce alta anche di notte nell'arena, quando chiunque potrebbe spuntare da dietro un albero ed attaccarli, 'Non essere sciocca, Jenna, nessuno proverebbe mai ad attaccarli!'  già, loro sono favoriti,  'No, NOI siamo favoriti!' .
- Cosa ti è successo? - mi chiede Ares all'improvviso, ora è seduto accanto a me, la sua voce si è abbassata fino a diventare un sussurro, con le dita traccia il contorno delle mie labbra, soffermandosi un po' di più laddove la lama impugnata da Alexandra ha lasciato un piccolo graffio,
- Niente – rispondo non riuscendo a staccare gli occhi dai suoi, - Cosa ti ha fatto, Anna? - insiste, ma stavolta senza pretendere una risposta, i suoi occhi non sono più fissi nei miei, ma guardano le mie labbra, con le dita risale fino alla mia guancia, dove lascia una carezza con una delicatezza che credevo le sue mani non possedessero.

I piccoli brividi che ispiegabilmente percorrono il mio corpo invece, non sono affatto delicati, bruciano, violenti e bollenti come le fiamme, e più le sue mani rallentano e indugiano sul mio viso, più il fuoco aumenta e brucia arrabbiato tutto ciò che trova in me.

- Perchè fai tutto questo? - chiedo in un sospiro e a voce così bassa che, se non fossimo così vicini, non potrebbe sentirmi, so che non serve aggiungere altro, che lui ha capito benissimo, è da prima che iniziassero i giochi che cerca di proteggermi, ha fatto tanto per me, ed io so con amarezza che non posso fare niente per lui... - Noi siamo alleati, no? - risponde con la scusa più ovvia e prevedibile; con un occhiata gli faccio capire che non me la bevo, sospira seccato e abbassa lo sguardo – C'è qualcosa che posso fare per ripagarti? - chiedo, anche se so che non potrei offrirgli niente, lui è un favorito, la sua famiglia è già ricca e quando tornerà a casa da vincitore lo sarà ancora di più, perchè lui tornerà a casa, lui vincerà, e nel profondo del cuore so che se non posso vincere io, allora voglio che sia lui a farlo!

- Tu non puoi darmi niente di quello che voglio, Anna... - sussurra quasi a se stesso –  E anche se potessi, di certo non lo vuoi e allora non lo voglio neanch'io! - continua alzando lo sguardo e puntando i suoi occhi di azzurri nei miei.
Le sue parole mi lasciano interdetta cerco le parole giuste per rispondergli ma non le trovo, forse neanche ci sono, i brividi che fino a poco mi bruciavano dentro, ora non sono più in me, ma se guardo bene nelle sue iridi di ghiaccio li rivedo, e se chiudo gli occhi, giurerei di sentirne ancora il colore bruciarmi.
Il rumore di un ramo spezzato dai maldestri piedi di Lisa, rompe la 'bolla di sapone' che ci eravamo creati, e ci fa ripiombare nella realtà  - Oh, scusate...io...è ora che faccia il mio turno di guardia – dice la ragazza con un tono un po' imbarazzato che mi fa infuriare, non c'è niente per cui essere imbarazzati, non c'è niente per cui si debba scusare.
Ed è come se mi trovassi davanti ad un precipizio e cadessi giù ad un tratto senza preavviso, urtando la terra dura sotto di me, all'improvviso la vicinanza tra me ed Ares, mi sembra del tutto equivoca e tremendamente sbagliata, mi sorprendo e mi chiedo come ho potuto permettere a me stessa di mettermi in questa situazione.
Mi alzo bruscamente e senza aggiungere una parola mi rifugio nel tepore del mio sacco a pelo, voglio sparire, voglio andarmene di qui, nel sonno trovo tutto quello che cerco, e tutt'un tratto le braccia di morfeo mi sembrano una prospettiva di incoscienza molto allettante.
Quando riapro gli occhi scopro che, nonostante il sole nel cielo dica che non è poi così presto, sono tutti già svegli e sono riuniti vicino alle ceneri del fuoco di ieri sera, quando li raggiungo, una strana sensazione mi invade, sento come di essermi persa qualcosa, qualcosa di importante.
Ma questa mia strana sensazione scompare presto, abbiamo altro a cui pensare, l'acqua ad esempio, le scorte nelle borracce trovate vicino alla cornucopia sono finite, così Ares si propone per andarle a riempire dal ruscello nel bosco, e dato che insiste tanto perchè lo accompagni, decido di accontentarlo.
Rimaniamo sempre vicini quando siamo tra i fitti alberi, in modo da poterci guardare le spalle, anche perchè lui non ha voluto portare con sè la sua spada, troppo peso assieme alle borracce piene, ha detto; mi allontano un po' di più solo quando vedo un cespuglio dalle bacche rossicce che conosco molto bene, subito mi ricordo dei boschi del 7, che ne sono pieni.
Ad un tratto, leggero e silenzioso, atterra proprio vicino a me, un piccolo paracadute argenteo, mi guardo intorno, per essere certa che sia proprio per me, ma nel raggio di parecchi metri mi rendo conto che non c'è nessun'altro a parte un piccolo scoiattolo che mi osserva dall'alto di un ramo, escludendo che sia destinato al simpatico animaletto peloso, direi proprio che è per me.
Lo prendo in mano, ho un po' paura di romperlo, con molta cura, quasi contenessse chissà quale ricchezza lo apro, ma il suo contenuto dopo un primo sguardo non si può definire esattamente prezioso: è un foglio, o meglio un biglietto, ma quando guardo la grafia, leggermente storta e un po' disordinata, non c'è neanche bisogno di leggere il nome di Sam e so che quello che ho in mano è la cosa più preziosa che ho, quando la curiosità prende il sopravvento sui sentimenti lo leggo mentalmente:

' Sei in pericolo, Jenna, i favoriti hanno un piano per eliminarti, devi scappare, SUBITO! '

Il mio cervello si spegne, non capisco immediatamente il significato di quelle parole,  ho bisogno di rileggere più volte il messaggio per assimilarlo, per poi sperare che sia tutto un sogno, o meglio un incubo, dal quale potrei facilmente svegliarmi aprendo gli occhi.
E li apro gli occhi, li apro più volte, ma più li apro, più mi accorgo che è tutto squallidamente reale, ma infondo lo sapevo, sapevo che prima o poi sarebbe successo, sapevo che saremmo stati alleati fin quando l'istinto da predatori non avrebbe prevalso su di loro, perchè è questo che sono, loro sono  favoriti, loro sono animali, loro sono macchine costruite pr uccidere, ed io sono solo una stupida ragazzina che in mezzo a loro non c'entra proprio niente.
Ma lo sapevo.
'Ma se lo sapevi, dimmi Jenna, perchè ti fa così male?'
No, non fa male.
'Si che fa male, ma non è il fatto di essere stata usata, tradita, ingannata... è lui, è solo lui, è lui a farti male!'.
È lui. È Ares.
Ares che credevo mi volesse proteggere.
Ares di cui mi fidavo.
Ares che credevo fosse mio amico.
Ma so bene che non esistono amici negli Hunger Games.

Improvvisamente risento nella mia testa le parole che mi disse pochi giorni fa al centro di addestramento, quando gli chiesi perchè mi stesse aiutando, le stesse che mi ha ripetuto ieri sera :
' Per non sentirmi in colpa, quando dovrò ucciderti'.
Tutt'un tratto queste parole non hanno mai avuto un senso piuù chiaro nella mia testa, non hanno mai avuto un senso più doloroso nel mio cuore.
E se fosse stato il suo piano fin dall'inizio?
E se anche le parole di ieri sera fossero state l'ennesima finzione?
Si, fa male pensarci, e a farmi male è lui.
Ora sì che mi sento bruciare, i brividi dell'altra sera non sono niente in confronto alle fiamme che ora mi avvolgono.
Brucia.
Bruciano le sue parole nella mia testa, brucia il ricordo dei sorrisi che mi ha regalato, ed insieme al resto brucio anch'io, brucio anch'io e prego che non sia come sembra e maledico me stessa perchè non riesco ad odiarlo, perchè io a differenza sua, non ho mai finto, io gli ho voluto bene davvero.

- Oh, eccoti qua, Anna! - dice Ares spuntando dal fitto degli alberi, la sua voce è come benzina per il fuoco che ho dentro, mi volto verso di lui e lo guardo negli occhi, guardo attentamente in quegli occhi limpidi e puri e cerco qualcosa, qualsiasi cosa che mi dica che mi sto sbagliando, che lui non sa niente, che non ha mai proggettato la mia morte insime agli altri favoriti.
Per un attimo mi lascio convincere dall'idea che davvero non sappia niente, ma poi la ragione, o forse la paura, prevale, e per tutto il tragitto verso il torrente lo lascio camminare avanti a portata di vista, e ad ogni suo gesto strano mi aspetto di ritrovarmi un coltello piantato dietro la schiena, mi rincuoro solo un po' quando mi ricordo che l'unica dei due ad essere armata sono io.
Quando arriviamo quello ad essere agitato è lui, una parte di me si consola dicendosi che qualcosa di vero forse c'era se si comporta così, che forse per lui non sarà poi così facile uccidermi, voglio persino pensare che proverà dispiacere mentre guarderà la vita abbandonare i miei occhi.
Mi siedo su una roccia, proprio davanti ad una telecamera, la stessa che tra poco riprenderà in diretta la mia morte, lo guardo mentre riempie le borracce e aspetto che venga a darmi il colpo di grazia, lui si gira, quasi avesse percepito il peso dei miei sguardi, schiude la bocca con fare serio, come per dire qualcosa di importante, poi il suo sguardo si sposta poco più in alto verso la telecamera, così si rigira verso il torrente e mi chiede di avvicianrmi per aiutarlo.
Mentre raggiungo la riva, mi dico che è arrivato il momento, mi avvicino a lui come un condannato si avvicina al boia, ma quando non succede niente allora decido di parlare – Allora, che aspetti? Facciamola finita! - sbotto senza riuscire a trattenermi, la sua espressione si indurisce, si gira dando le spalle alla telecamera e con un dito mi fa sengno di fare silenzio – Shhh... non c'è tempo, devi ascoltarmi! Sei in pericolo, sevi scappare, avrai una sola possibilità e non devi sprecarla... ora io mi volterò per riempire la seconda borraccia e tu mi colpirai con l'elsa della tua spada, fallo sembrare  credibile, ne va della vita di entrambi! Dopo voglio che corri, devi correre più veloce che puoi, perchè quando tornerò dai favoriti loro ti cercheranno...bhe, le nostre strade si dividono...Buona fortuna, Anna! -  sussurra tutto d'un fiato, ora capisco perchè mi ha chiesto di avvicianrmi, il rumore dell'acqua del torrente copre le nostre voci, e di spalle alla telecamera nessuno ha visto che ci siamo parlati.
È tutto così confuso, posso fidarmi?
Si, devo!
Ho così tante domande, ma non c'è tempo. Non c'è tempo, avrò una sola possibilità e non posso sprecarla, non devo, ne va della mia vita, ne va della sua.

Quando si volta senza pensarci faccio come mi ha detto, quando sviene a terra per il colpo, prego di aver fatto un buon lavoro, prego di essere stata credibile, e poi corro.

Ancora una volta corro, i miei piedi si muovono come non hanno mai fatto, corrono lontano.
Lontano da tutto, lontano dall'arena, lontano dai favoriti, lontano dagli Hunger Games, lontano da tutto ciò per cui corro, lontano da tutto ciò da cui scappo.

E mentre corro penso ad Ares, a come solo un minuto fa,  fossi convinta che volesse uccidermi, penso che gli devo la mia vita, e prometto a me stessa che un giorno, prima o poi, salderò il mio debito con lui, farò di  tutto per mantenere la mia promessa.

Lo giuro.
  
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