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Autore: FABRIZX    16/02/2013    4 recensioni
Due ragazzi e due sogni. Un solo viaggio. Tom vuole diventare un Capopalestra di Tipo Veleno. Fabrizio vuole diventare un Maestro di Pokémon per potersi confrontare col Pokémon Drago che ha visto da bambino. Uniranno le loro forze per affrontare le Palestre e la Lega di Kanto e Johto. Sembrerebbe non esserci niente di nuovo. Sembrerebbe una storia come tante altre nel mondo dei Pokémon... ma ogni Allenatore sa che ogni viaggio è diverso e l'avventura di Fabrizio e Tom sarà un viaggio alla scoperta di segreti incredibili ed emozioni mai provate prima. Sarà un viaggio come quelli di tanti altri... e un' avventura come nessun'altra! Perchè per diventare dei veri Maestri Pokémon, e conquistare un posto a fianco dei grandi, Fabrizio e Tom dovranno combattere al fianco dei propri Pokémon fino alla fine e contare non solo sulla loro abilità, ma anche e soprattutto sulle loro amicizie, i loro sentimenti e la guida del loro cuore!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Prof Oak, Red
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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Puntata 5- Il coraggio di cominciare

 

 

“Torchic, Braciere!!!” gridò Fabrizio.
Il Pokémon Pulcino spiccò un balzo, aprì il becco e sputò una raffica di piccoli proiettili infuocati, colpendo in pieno il Pidgey del giovane Avicoltore. Qualche sbuffo di fumo, e il piccolo Pokémon Volante fu a terra, esausto.
Bene! Un passo in più per la mia prima medaglia!
Il ragazzo aveva scelto di non sfidare direttamente il Capopalestra, allenandosi invece contro gli altri Allenatori, per arrivare più preparato allo scontro finale. Tom aveva osservato gli ultimi due incontri dalle gradinate del pubblico, tifando con entusiasmo per il suo amico, che gli dedicava il pugno alzato in segno di vittoria ogni volta che sconfiggeva un avversario.
“Pidgey non è più in grado di combattere! Vince Torchic! La vittoria va a Fabrizio, dalla città di Borgo Foglianova!” annunciò l'arbitro. Poi si rivolse a Fabrizio: “Puoi chiudere qui, per oggi, oppure sfidare direttamente il Capopalestra. Cosa scegli, sfidante?”
Fabrizio sorrise. Come se ci fosse stato bisogno di chiederlo. “Sfiderò adesso il Capopalestra!” disse.
“Ne sei davvero sicuro?” chiese una voce sicura e beffarda. Fabrizio si girò nella direzione delle gradinate, e vide un ragazzo con un completo orientaleggiante azzurro, e una zazzera di lisci capelli color del mare. Incorniciato dalle luci interne delle Palestra, che trasformavano metà della sua sagoma in una scultura di penombra, il giovane saltò giù, senza smettere di sorridere.
Il Capopalestra Valerio era arrivato...

 

Fabrizio aveva passato tutta la mattina a preparare i nervi e la mente per quello scontro. Una volta arrivati a Violapoli, il ragazzo aveva fatto visitare brevemente ai suoi Pokémon la bella cittadina, con i suoi tetti di tegole viola, e le sue strade, che risuonavano al vento del mattino. Ora che finalmente vedeva il suo avversario, il primo Capopalestra, si sentiva nervoso, ma anche e soprattutto eccitato. Valerio lo guardò, un occhio coperto da un ciuffo ribelle.
“Così, tu saresti lo sfidante? Bene... ti ho guardato lottare, e non sei male. Ma ci sono alcune cose che devi imparare. E credo che questa sia l'occasione per cominciare, che ne dici?” lo apostrofò poi.
“Benissimo. Quando cominciamo?” rispose Fabrizio.
Valerio ridacchiò, divertito dall'irruenza dell'avversario, che aveva all'incirca la sua età.
“Sei impaziente, vedo. Io direi... ora!" Il pavimento sotto Fabrizio si mosse. Prima ancora che il ragazzo potesse capire ciò che accadeva, una piattaforma scattò verso l'alto, portando lui, il Capopalestra, l'arbitro e le gradinate su, sempre più su, fino ad essere non troppo distanti dal soffitto, in effetti altissimo, della Palestra. Fabrizio si irrigidì. Essere sull'orlo del vuoto lo metteva sempre parecchio a disagio. Ma, si disse, avrebbe dovuto prevedere che in una Palestra Volante ci potesse essere un combattimento ad alta quota. Chiuse gli occhi e respirò profondamente. Si calmò.
“Puoi farcela! Fai come contro gli altri!” gli gridò Tom dalla porzione di gradinata che era salita insieme alla piccola arena. Fabrizio si limitò ad annuire, sorridendo in segno di gratitudine. Poi alzò gli occhi verso Valerio. Il giovane Capopalestra sembrava avere ancora qualcosa da dire: “Sono Valerio, Capopalestra di Violapoli! È ora di spiccare il volo!!”
Non perde certo tempo, il tipo. Beh, noi glielo dimostreremo in battaglia, chi siamo.
E la battaglia ebbe inizio.



“Pidgey, è il tuo turno!” gridò Valerio, lanciando in aria la Pokéball, che si aprì liberando il piccolo e agguerrito Pokémon Piccione.
“Un altro Pidgey? Ne avrò sconfitti almeno tre, da quando sono entrato qua dentro.” commentò Fabrizio.
“Quello che conta è la qualità, non la quantità.” rispose il Capopalestra.
“Allora noi ne abbiamo da vendere!” esclamò Fabrizio. “Vai, piccola!” fece, spedendo Deino in campo.
Il Pokémon Drago atterrò sulla piattaforma e lanciò un verso acuto. Poi si “guardò” intorno circospetta, capendo di trovarsi in uno spazio sopraelevato. Fabrizio si stupì ancora una volta del formidabile istinto della piccola.
Tornò a focalizzarsi sulla lotta. Pidgey svolazzava in attesa di ordini. Valerio voleva che Fabrizio facesse la prima mossa. Bene, allora. L'avrebbe accontentato.
“Deino, Focalenergia!” La luce tremolante avvolse il Pokémon che tirava un profondo respiro, e si dissolse quando tirò il fiato. Era pronta a combattere. “Bene, prosegui con Azione!” ordinò.
“Turbosabbia!!” gridò allora Valerio.
Mentre Deino si lanciava correndo contro il Pokémon avversario, quello cominciò a sbattere furiosamente le ali, alzando dal terreno una nube di polvere che sembrava non esserci fino a poco prima. L'ammasso turbinante inghiottì Deino, che starnutì e perse l'orientamento. Quando concluse l'attacco Azione era piuttosto lontana da Pidgey, e ottenne solo di colpire il suolo con la testa.
Fabrizio digrignò i denti. Valerio sorrise.
Bella mossa. Il problema di Deino è l'imprecisione... e lui è riuscito a peggiorarlo. Devo inventarmi qualcosa.
“Pidgey, Raffica!” ordinò il Capopalestra.
Di nuovo, Pidgey mulinò le ali nell'aria, ma stavolta mosse un piccolo vortice di vento, che prese corpo e volò verso Deino.
Fabrizio agì d'istinto. “Bloccalo con Ira di Drago!”. Deino eseguì. Lo scoppio dato dall'urto dei due attacchi scosse lievemente la piccola piattaforma.
“Bella parata! Continua così!” Tom continuava a tifare, e osservava concentrato.
“Raffica, un altra volta!” “Ira di Drago!” gridarono i due.
Ma stavolta l'esito fu diverso. Deino mancò il bersaglio, e l'attacco Raffica la colpì in pieno.
“Bene, Pidgey. Finiscila con Azione!” comandò Valerio.
Il Pokémon si lanciò all'attacco. Deino rimase immobile. Quando sembrava fosse troppo tardi Fabrizio gridò: “Azione anche tu, Deino!”. Il Pokémon Impeto si lanciò in avanti e cozzò contro Pidgey, mandandola a terra, e tornando al suolo un po' barcollante. Il Pokémon uccello si rimise in piedi, leggermente scosso, e pigolò agguerrito.
“Ancora Turbosabbia!” gli occhi di Valerio mandavano lampi. Pidgey ricominciò a sollevare polvere.
“Deino, Ira di Drago!” gridò Fabrizio. L'attacco volò fiammeggiando e colpì il suolo, scatenando un esplosione che disperse la nube disorientante.
Perfetto!
Valerio sgranò gli occhi, sorpreso dalla mossa.
“Non avevi davvero pensato di potermi fregare due volte con Turbosabbia, giusto?” rise Fabrizio. Poi tese il braccio in avanti e schioccò le dita. Deino, come aveva imparato a fare, scattò in avanti verso il nemico. Avevano provato per tutta la sera precedente, con lo Zubat di Tom a fare da bersaglio mobile. L'idea era che Deino e Torchic imparassero ad eseguire una serie di azioni associate ad un gesto, senza che Fabrizio dovesse parlare, per poter agire più in fretta e sorprendere gli avversari.
Funzionò. Deino arrivò fin quasi sotto a Pidgey, quando Fabrizio gridò: “Azione, adesso!”
Valerio ancora non li aveva visti agire, per cui fu lento ad avvertire Pidgey. Il Pokémon Buio/Drago saltò fuori da ciò che restava del fumo degli ultimi due attacchi e colpì Pidgey che svolazzava a bassa quota. Il Pokémon cadde, esausto. Fabrizio esultò con un grido, all'unisono con Tom.
Valerio sbatte le palpebre e fece rientrare Pidgey nella Pokéball. Rimase per un attimo in silenzio, poi commentò: “Questa è stata veramente una mossa di classe. Non me lo sarei aspettato, davvero. È una tattica piuttosto avanzata. Ma hai commesso un errore, e ora lo scoprirai! Vai, Pidgeotto!!!”

Lanciò la Pokéball, e il Pokémon Uccello fu in campo, gridando fieramente. Era più grosso e più deciso del suo stadio precedente con la cresta gialla e rossa che ogni tanto saltava su a ritmo col battito delle ali. Fabrizio commentò: “Lo stadio evoluto dello stesso Pokémon? Non è un po' monotona come strategia?”
“Se funziona...” fu la risposta del Capopalestra.
Fabrizio tornò a concentrarsi sulla lotta.
“Bene... Deino, preparati ad usare l'attacco Azione!!”
“Tornado!!” gridò Valerio.
Pidgeotto scattò in volo, e fu sopra Deino. Agitò velocemente le ali, che brillarono di un bagliore azzurrino. Da esse, invece della raffica di vento di Pidgey, scaturì un vortice turchese in cui sembravano vorticare foglie, rametti, e piccoli sassolini. L'attacco raggiunse Deino prima che avesse il tempo di reagire e provocò un'esplosione di fumo nero. Deino volò fuori dalla nuvola e cadde a terra. Era priva di sensi. Fabrizio sbiancò, prima di farla rientrare a riposarsi nella Pokèball. Il sorriso di Valerio si allargò.
Maledizione! Tornado è una mossa di tipo Drago, quindi Deino era decisamente vulnerabile, ma non credevo che sarebbe andata al tappeto con un solo colpo. Ora siamo in parità numerica, e il suo Pokèmon è piuttosto veloce, oltre che forte... ma possiamo ancora vincere!
“Vai, Torchic!!” gridò lanciando la Pokèball. Torchic uscì a mezz'aria, con una capriola, atterrò, e pigolò decisa contro il suo avversario. Pidgeotto le rivolse uno sguardo beffardo.
“Braciere!” gridò Fabrizio di scatto. Non voleva lasciare nemmeno un attimo al suo avversario, soprattutto se lui era più veloce. Torchic scagliò una piccola raffica di proiettili infuocati e riuscì a colpire Pidgeotto appena prima che l'avversario schivasse l'attaccò. Ci fu una piccola esplosione
e Pidgeotto fu spinto di lato, ma si riprese in un attimo.
“Attacco Azione, adesso!” gridò Valerio. Pidgeotto si scagliò contro Torchic a tutta velocità, e Fabrizio ordinò: “Fermalo con Braciere!”
Di nuovo, Torchic sputò una raffica di fuoco, in direzione dell'avversario. “Schivalo, e continua ad avvicinarti!” disse Valerio. Il Pokémon uccello eseguì, e con un giro della morte evitò le fiamme.
“Continua ad attaccare, Torchic!” Fabrizio non aveva intenzione di arrendersi. Valerio, non riuscendo ad avvicinarsi all'avversario, cambiò tattica.
“Ora basta! Ferma le fiamme con Tornado e concludi!”. Pidgeotto lanciò il vortice azzurro contro i proiettili di Torchic, disperdendoli in uno scoppio turchese e arancione. Poi si lanciò di nuovo in avanti per terminare l'attacco Azione. “Graffio, Torchic!”
Il Pokèmon Pulcino saltò a qualche centimetro dal terreno poco prima di essere raggiunta. Gli artigli della sua zampa brillarono, e Torchic colpì Pidgeotto sul becco all'ultimo secondo. L'attacco fu deviato, e Pidgeotto finì momentaneamente a terra, per rialzarsi poco dopo.
“Ottimo... mi piace chi non si arrende.” concesse Valerio. Poi il suo sguardo si fece duro. “Ma è finita! Pidgeotto, di nuovo Azione!”
Fu troppo veloce. Pidgeotto era già scattato in avanti prima ancora che Valerio desse l'ordine. Fabrizio provò un contrattacco repentino: “Braciere, subito!”. Ma quando Torchic aprì il becco la palla di fuoco fece appena in tempo ad uscire prima di spegnersi in uno sbuffo di fumo. Il Pokémon sbattè le palpebre.
Cosa???
E Pidgeotto le fu addosso con l'attacco Azione. Torchic venne mandata KO all'istante e, scagliata via dal colpo, volò oltre la piattaforma sopraelevata.
O meglio, l'avrebbe fatto.
Perchè Fabrizio si lanciò davanti a lei intercettandola proprio sull'orlo della piattaforma e acchiappandola al volo. L'inerzia del saltò lo sbilanciò e per qualche secondo oscillò pericolosamente sul bordo...
Stava definitivamente per cadere, quando Pidgeotto lo afferrò per il bordo della giacca, tirando con gli artigli, fino a che non l'ebbe messo al sicuro oltre l'orlo del campo. Si sentì un sospiro. Tom aveva trattenuto il fiato. Valerio stava ancora sbattendo gli occhi, sbigottito. Fabrizio, ancora ansimante per l'adrenalina, scosse la testa mentre accarezzava Torchic tenendola in braccio. Riusciva a pensare soltanto ad una cosa. Aveva perso il suo primo incontro in una Palestra...

 

“Non devi prendertela con tè stesso. In fondo non ti è andata così male. Hai una buona strategia, sai?” gli disse il Capopalestra Valerio, tenendogli una mano sulla spalla, mentre aspettavano nel Centro Pokémon di Violapoli. Fabrizio era abbattuto.
Il ragazzo alzò lo sguardo: “Come mai l'attacco di Torchic non ha funzionato?” chiese al Capopalestra.
“Beh...” fece Valerio. “È l'errore di cui ti avevo parlato. Hai affrontato tutte le lotte di fila senza una pausa. Non hai considerato le forze della tua squadra di Pokémon. Anche se la tua mente era ancora pronta, Torchic e Deino avevano esaurito le energie. E per quello che sono andati KO così facilmente.”
Fabrizio annuì. Il Capopalestra aveva ragione. “Sono stato arrogante. Non avrei dovuto essere così egoista.” disse abbattuto.
Valerio scosse la testa e sorrise: “Non è questione di egoismo. Hai rischiato le penne per evitare che Torchic cadesse dalla piattaforma, senza pensare che Pidgeotto avrebbe potuto recuperarla comunque. Questo non è di sicuro il comportamento di un egoista. Devi solo fare esperienza ed imparare a pensare ai dettagli. Spero di poterti riaffrontare presto. Sono sicuro che sarebbe una lotta interessante.”
Valerio abbassò la mano.
“Sì, hai ragione.” Fabrizio ascoltò con attenzione. Valerio aveva assolutamente ragione. I suoi errori erano dovuti alla mancanza di concentrazione e sincronia con i suoi Pokémon. Anche se il Capopalestra l'aveva rassicurato, ce l'aveva ancora un po' con sè stesso. Tom lo affiancò, con un mezzo sorriso.
“Già. Hai solo bisogno di un po' di allenamento. Hai già qualche idea?”
Fabrizio si girò e sorrise. Non era certo il momento di piangersi addosso. “Certo che ce l'ho...”
“Ora ti riconosco!” esclamò Tom.
“Ehi, ragazzo! I tuoi Pokémon sono di nuovo in forma.” avvisò una voce da dietro di loro. Fabrizio e Tom si girarono. Il sorriso dell'infermiera Joy, e il colore rosa dei suoi capelli acconciati in maniera curiosa li accolse amichevolmente. Accanto a lei, un esemplare piuttosto ben pasciuto di Blissey spingeva un carrello, su cui c'era un vassoio con due Pokéball.
Il ragazzo le prese sorridente e se le attaccò alla cintura, inchinandosi lievemente in segno di ringraziamento.
Tom si rivolse a Valerio, estraendo il taccuino datogli da Mr. Pokémon: “Senti, mi hanno detto che tu sai come si completano le prove della Lega Pokémon!”
Valerio, ancora una volta piacevolmente sorpreso, sbattè le palpebre. Non ricevendo risposta, Tom incalzò: “Allora? Me lo dici o no?”
Il Capopalestra, preso alla sprovvista, si impappinò: “Beh, io... ecco, vedi... insomma... Io non so esattamente come si svolgono le prove.”
Tom rimase a bocca aperta. Vedendo che stava per tornare alla carica, Valerio si riprese e lo anticipò, grattandosi la testa con una mano: “Aspetta, mi spiego meglio. Tu hai il Taccuino delle Prove, quindi sei un aspirante Capopalestra, giusto? Quindi saprai di dover affrontare cinque prove diverse per ottenere la candidatura per la prova finale.”
“No, non so ancora come funziona... quale prova finale? Che intendi per candidatura?” Tom gli era arrivato a pochi centimetri dalla faccia, ansioso di ricevere una risposta.
“Che irruenza!” trasalì Valerio. “Ok, allora, ecco tutto. Gli aspiranti Capipalestra devono avere tutti il Taccuino delle Prove, e riempirlo con cinque timbri. I cinque timbri si conquistano affrontando altrettante prove particolari: Prova di Coraggio, Prova di Forza, Prova d'Intelletto, Prova di Controllo e Prova di Valore. Le prove sono preparate e decise da cinque Sensei per ogni Regione. Alcuni Capipalestra conoscono la posizione del Sensei più vicino a loro, ma solo i Sensei conoscono la prova e possono conferire il simbolo una volta che sia superata. Una volta completate le cinque prove, bisogna iscriversi al Torneo Gym Leaders Election, indetto dalla Lega Pokémon, e qualificarsi fra i primi otto del Girone Finale. Oppure, ironia della sorte direi, basterebbe che un Capopalestra del tipo in cui ti sei specializzato ti riconoscesse come adatto a sostituirlo. Ma certe volte è più difficile così che facendo tutto il percorso, perchè prima di poter ricevere la Palestra bisogna affrontare un addestramento piuttosto lungo...”
“Non mi interessa! Affronterò il percorso completo. Voglio dimostrare che posso trasformarmi in Capopalestra da solo!” dichiarò Tom.
“Molto coraggioso da parte tua.” approvò Valerio. “I Capipalestra non cambiano troppo spesso, a meno che la Lega non decida diversamente, quindi anche vincendo il Torneo potresti dover aspettare un po'... sai che quando Scott ha fondato le due sedi del Parco Lotta a presentarsi come Assi del Parco sono stati vincitori del Torneo che ancora non avevano ottenuto una Palestra per loro?”
La notizia sorprese i due ragazzi. Ma Valerio aveva ancora una bomba da sganciare: “A proposito, se vuoi trovare il primo Sensei... fai una visita alla cima della Torre Sprout. È quella grossa pagoda oltre il laghetto a Nord-Est della città.”
Tom sgranò gli occhi come se gli avessero che quell'anno il suo compleanno cadeva due volte. Era chiaro che non vedeva l'ora di andarci, essendo ancora metà mattina. “Allora, che aspettiamo?” si rivolse a Fabrizio. “Abbiamo un appuntamento in cima alla Torre Sprout, giusto?”
“Non esattamente...” rispose Fabrizio, sistemandosi la bandana. “La Torre Sprout è la tua meta, ma io ho in mente un allenamento particolare per la mia sfida in Palestra. Avevo intenzione di tornare per un po' al Percorso 46. Ti dispiace se per oggi ci separiamo momentaneamente?”
“Beh...”, fece Tom, piuttosto dispiaciuto “Io ci sono stato mentre tu combattevi in Palestra.”
“Allora io ci sarò quando affronterai la prima prova. Stavolta facciamo così, per risparmiare tempo. Un po' di allenamento privato può essere utile. Ti ricordi che dovevamo imparare a cavarcela sia in squadra che da soli?” rispose Fabrizio.
“Ok,dai, va bene . Però ci rivediamo questa sera sotto la Torre Sprout.”
“Allora devo correre. Grazie, ti devo un favore.”
“Figurati...” tagliò corto Tom.
Dopo un breve saluto al Capopalestra, i due ragazzi lasciarono il Centro Pokémon, ognuno con i suoi progetti e ognuno per la sua strada. Una strada che si separava momentaneamente, ma che in fondo sarebbe sempre stata la stessa...

 

 

La Torre Sprout si ergeva abbracciata dal sole sulla fiancata che dava ad ovest, accarezzata dai raggi del sole primaverile, che, qualche ora dopo mezzogiorno iniziava con calma la sua discesa. Tom guardo ammirato la grande pagoda di un viola intenso. Riusciva a scorgerne vagamente la cima, a causa della sua distanza ravvicinata, quindi non fu del tutto sicuro di aver visto il pilastro centrale ondeggiare come tutti in ciittà dicevano che facesse. La struttura imponente e allo stesso tempo slanciata della torre, infatti, era costruita in legno massiccio intorno ad un grande pilastro anch'esso ligneo, che però non era fissato stabilmente, per un duplice scopo: permettere, con un accorgimento incredibilmente moderno che il grande edificio non subisse danni dai terremoti, e giudicare il valore di chi vi saliva per combattere, in base all'oscillazione che la lotta produceva nella piattaforma in cima al pilastro, che si diceva essere stato un tempo il fusto di un gigantesco Bellsprout.
Ma Tom non stava pensando alle leggende sulla torre, o alla sua architettura. Era un tipo piuttosto pratico, che aveva immaginazione, ma la usava solo quando voleva. E spesso non aveva nessuna voglia di stare a pensare alle cose. Se voleva fare una cosa la faceva. Se non la sapeva fare se la faceva spiegare da qualcuno di cui si fidava, e poi la faceva. Era Fabrizio quello che faceva lunghe riflessioni, a volte anche piuttosto intricate. Ma nonostante il loro stile diverso, erano buoni amici. Fabrizio sapeva che nonostante l'insistenza, e a volte la cocciutagine un po' grezza, Tom nascondeva un buon cuore, neanche troppo in profondità, e sapeva incoraggiarlo a credere in sè stesso. Tom sapeva che nonostante i suoi dubbi, il suo atteggiamento che pretendeva sempre troppo da sè stesso, e i suoi modi particolari, a volte pesanti, Fabrizio era uno di cui potersi fidare, e che ogni tanto lo tratteneva dal fare o dire qualcosa di avventato.
Perciò, mentre attraversava il ponte sul laghetto, diretto all'ingresso della grande pagoda, Tom pensava solo a come avrebbe affrontato la sfida della Torre Sprout.
Una volta entrato il ragazzo si trovò in un ambiente particolare, dall'aspetto nobile e soffuso. Tenui luci di torce illuminavano le pareti in legno e sembravano dare un volume anche allo spazio principalmente vuoto che illuminavano. L'aria profumava di incenso. Qualcosa spinse Tom a togliersi per un attimo il cappello, in segno di rispetto. Poi il ragazzo si rimise il berretto, con la visiera al contrario, e avanzò guardandosi intorno sul pavimento di legno, verso una delle scalette a pioli che che conducevano ai piani superiori. Da un angolo in penombra, un monaco vestito con un kimono scuro, uno dei maestri della torre, che reggeva meditando a occhi chiusi una specie di rosario con grani dal colore simile a quello delle Pokéball si girò per qualche istante verso di lui, senza aprire gli occhi, come se avesse sentito la sua presenza. Tom lo osservò per un'istante, incuriosito, ma quando quello distolse il volto (non lo sguardo, che non gli aveva mai rivolto), il ragazzo lasciò perdere, e salì la scala.
Fu così che Tom raggiunse il primo piano superiore, non più dedicato ai visitatori, bensì agli Allenatori che venivano per imparare a combattere usando anche la loro mente e il loro spirito oltre alle capacità dei loro Pokémon.
Ma intorno a lui non c'era assolutamente nessuno.
Provò ancora a guardarsi intorno, ma c'era effettivamente solo lui in quel piano. Si grattò la testa perplesso. Aveva sentito che molte persone venivano ad allenarsi con i monaci della Torre.
“C'è qualcuno qui? Si può passare?” chiese ad alta voce, un po' infastidito.
Gli rispose solo l'eco della sua stessa voce che rimbalzava tra le pareti e l'unica statua di Bellsprout del primo piano.
Tom decise di non ritentare. Non gli era piaciuto molto il suono della sua voce in mezzo alla sala vuota.
Un nuovo suono si fece sentire nell'aria profumata che pareva quasi aspettare. Il suono di una notevole massa di legno che scricchiola. Tom guardo verso il centro dellla sala, oltre la grata a forma di croce che si apriva nel mezzo del pavimento. E vide il pilastro ondeggiare.
Il movimento non era eccessimamente ampio. Ma di certo non era stato breve. Tom fece un'espressione di stupita soddisfazione: allora era vero. Puntò verso una scala a pioli, eccitato, e salì al piano superiore.
Ma anche lì non c'era nessuno...
Tom cominciava ad essere davvero irritato. Il suono scricchiolante si fece di nuovo sentire. Il pilastro oscillava con un movimento ancora più ampio. Un sibilo alle sue spalle lo fece voltare. E in uno sfarfallio violaceo, un Gastly emerse verso di lui praticamente dal nulla, sfrecciando in direzione della sua testa. Tom si abbassò di scatto, mentre il Pokémon Gas volava sopra di lui, per poi fermarsi a guardarlo con aria beffarda, perfettamente cosciente di averlo spaventato a morte. Tom estrasse la Pokéball che aveva alla cintura e gridò: “Vai, Zubat!”
Il Pokémon Pipistrello svolazzò per un attimo a casaccio, per poi piantarsi in aria di fronte all'avversario. Tom dedicò un secondo a decidere se fosse il caso di provare a catturare il Pokémon o sconfiggerlo.
Ma fu un secondo di troppo. Il Pokémon Spettro gli fece un'improvvisa pernacchia e si dileguò tuffandosi nella parete.
“Ehi, ma che cavolo fai? Torna subito qui!” gli gridò Tom, irritato per la piega presa dalla situazione.
Ma l'eco rimbalzante gli ricordò che era inutile.
Scuotendo la testa, il ragazzo si rivolse a Zubat: “Tu però potevi anche provare a fermarlo.”
Una serie di stridii indispettiti fu la risposta. Ovviamente, con quella maledetta eco fu ancora peggio. Al che, Zubat svolazzò intorno al cappello di Tom, per poi appoggiarcisi sopra con aria svogliata.
“Sì, certo.” commentò brusco Tom. “Sei senza speranza.”
Zubat si limitò a quello che parve uno sbadiglio. Sbuffando, Tom si diresse verso l'ultima scala a pioli.
La salita era più lunga delle precedenti, e per tutta la sua durata Zubat si agitò in testa a Tom in un tentativo abbastanza patetico di non cadere dal cappello del ragazzo mentre lui guardava in alto. Il fatto di poter volare evidentemente non gli era passato per la testa.
Mentre salivano il pilastro oscillò ancora di più. Tom si voltò ad osservarlo, poi guardò in su. E per un attimo fu accecato dalla luce del sole. La scala portava direttamente sul tetto della Torre Sprout. Appena i suoi occhi si abituarono alla luce, una sagoma scura si stagliò a mezz'aria nei contorni della botola per il tetto. Un Bellsprout, che apparentemente era stato spinto lì sopra da qualcosa.
Tom strizzò gli occhi. E sempre a mezz'aria, poco sopra Bellsprout, si materializzò la sagoma di un Hoothoot, i larghi e intelligenti occhi rossi che ne illuminavano il profilo in ombra. Il Pokémon Gufo roteò di colpo, come in un salto mortale, e colpì Bellsprout con un calcio, mandandolo a piombare giù per la botola, passando a fianco alla testa di un allibito Tom. Il Pokémon Fiore si schiantò esausto sul pavimento di legno del secondo piano e Hoothoot rimbalzò indietro per atterrare sul tetto. Perplesso, Tom si affrettò a salire, emergendo all'esterno e riparandosi gli occhi dalla luce con un braccio.Molti occhi lo fissarono.
Il tetto della Torre Sprout era piuttosto affollato...

 

Tom si guardo intorno perplesso, e capì il perchè dell'assenza di gente ai piani inferiori. I monaci della Torre stavano effettuando un allenamento speciale in cima all'edificio. Un monaco piuttosto giovane, l'Allenatore del Bellsprout che era stato sconfitto, aveva un espressione incredula, come se non credesse di poter essere stato battuto così facilmente. Dall'altro lato del tetto, su cui cinque monaci erano in posizione, due a destra e tre a sinistra, un monaco anziano con una veste viola su cui era appoggiato un panno dorato con motivi di Pokéball lo fissava con lo sguardo duro. Aveva folti baffi e sopracciglia, la testa pelata e lucida, e un aria scorbutica e saggia. Si accorse che gli sguardi degli altri erano puntati su Tom, ma non disse una parola. Il monaco giovane si distrasse per un attimo, poi, con qualche goccia di sudore che gli imperlava la fronte, si grò verso l'anziano e recitò: “Mi dichiaro sconfitto, maestro. Continuerò a perfezionare il mio spirito.” Il maestro annuì. Poi si rivolse a Tom: “Buongiorno, ragazzo. Pace a te. Cosa ti porta sulla cima della nostra Torre?”
“Sono venuto ad allenarmi.” rispose sbrigativo Tom.
“Beh, allora sei nel posto giusto. È proprio lo scopo di questa Torre, ragazzo.” affermò il monaco, senza distogliere lo sguardo da lui.
Gli altri monaci vociarono con concitazione, protestando: “Oggi è il giorno del nostro allenamento segreto! Non puoi entrare come se niente fosse e...” “È inaudito che venga interrotto...” “Davvero non sa...”
“SILENZIO!” tuonò il maestro. “Aristo, Plato, Orazio, Livio, Talete, basta comportarsi come bambini! Abbiate un po' di contegno.” I cinque abbassarono la testa con vergogna. “Sì, maestro.” esclamarono contriti all'unisono. “Renato!” chiamò l'anziano. Il monaco che era stato battuto si mise sull'attenti, e chiese: “Si, maestro?”
“Posso capire che tu sia distratto... ma non dovresti ricordarti di far rientrare il tuo Pokémon nella Pokéball, perchè si riposi?” Quello annuì mestamente. “Vai.” fu secco il maestro. Renato imboccò la scala a pioli e scese al secondo piano. Poi l'anziano tornò a rivolgersi a Tom: “Oggi è un giorno particolare. In cui i Saggi della Torre Sprout si confrontano fra loro allenandosi. Di norma non vengono estranei in questa occasione.”
“E io come potevo saperlo? Non abito mica a Violapoli! E poi nessuno mi ha detto nulla!” ribattè il ragazzo.
“E così tu non ti sei fermato, e hai fatto ciò che desideravi. Molto bravo ragazzo. Ma ricordati che la virtù è anche sapersi trattenere dagli errori senza che ti venga detto di farlo... allora, che tipo di allenamento ti interessa?”
A queste parole gli altri saggi della Torre Sprout stavano per ricominciare a vociare indignati,ma uno sguardo del maestro li convinse a desistere.
Tom rispose mostrando il Taccuino delle Prove, mentre Zubat, che era rimasto attaccato al cappello in preda alla tensione, scivolava e giù e gli svolazzava intorno cercando di darsi un contegno: “Valerio mi ha detto che tu sapevi quale prova avrei dovuto affrontare per diventare Capopalestra!”
I monaci sgranarono gli occhi. Il maestro sorrise fra i baffi, compiaciuto.
“Ho ho ho! È così allora.” Il vecchio rise apertamente. Poi tornò a guardare fisso Tom, e i suoi occhi ebbero un lampo glaciale.
Il Saggio parlò: “Allora sei venuto nel posto giusto. Io, Vico della Torre Sprout, sono Saggio e Sensei allo stesso tempo. È mio compito mettere alla prova i candidati alla Prova di Coraggio, ed esaminarne poi i risultati. Sei pronto ad affrontarmi?”
“Mi sembra ovvio!” replicò prontamente il ragazzo.
Vico non aspettò un attimo. Chiuse gli occhi per una frazione di secondo, ed estrasse una Pokéball dalle pieghe del suo elaborato kimono, gridando: “Bellsprout, è il tuo turno!”
I monaci si misero in posizione sulla piattaforma, tre per lato, per osservare la lotta.
“Zubat, preparati!” fu pronto Tom.
Il Pokémon Pipistrello, ora definitivamente deciso a comportarsi in maniera dignitosa, si parò a mezz'aria davanti al suo Allenatore. Se avesse avuto degli occhi, Tom avrebbe detto che aveva uno sguardo fiero.
“Frustata, Bellsprout!” ordinò marziale Vico.
Il curioso Pkémon Fiore agitò la testa a campana, e da sotto le sue fogli sbucarono due liane che scattarono verso Zubat.
“Schivale, e Spennata!” gridò in fretta Tom. Zubat scartò di lato con un movimento improvviso, e poi s lanciò contro Bellsprout, colpendolo con entrambe le ali. Il Pokémon volò all'indietro, colpito dall'attacco.
Sì! Un Pokémon d'Erba è spacciato contro un tipo Volante!
Anche Vico lo sapeva. E non si lasciò prendere di sorpresa.
“Prendilo, Bellsprout!” comandò.
Cosa?? Come fa a prenderlo?
Bellsprout reagì improvvisamente mentre era ancora a mezz'aria, come se la voce del suo Allenatore l'avesse in qualche modo risollevato dal colpo subito. Il Pokémon mosse di scatto le liane, che non erano ancora rientrate sotto le foglie, a causa dell'attacco improvviso.
E che ora si trovavano proprio dietro Zubat.
Il Pokémon Pipistrello fu afferrato prima di avere il tempo di reagire, e finì a terra avvinghiato a Bellsprout. La piattaforma si mosse. Tom impiegò un istante a trovare un equilibrio. Sapeva che sotto di loro il pilastro aveva cominciato ad oscillare. Cercò di concentrarsi sulla situazione.
“Zubat, usa Sanguisuga!” urlò al suo Pokémon.
Ma Vico, abituato al movimento del pilastro al punto da riuscir a rimanere perfettamente dritto grazie a dei movimenti impercettibili del piede, era stato ancora una volta più veloce, eclamando con voce secca: “Bellsprout, vai con Sonnifero!”
Mentre Zubat si districava dall'abbriaccio delle liane, Bellsprout spalancò la sua bocca a campana, e con un suono simile ad uno sbadiglio aspirò aria per poi sputare fuori una piccola nuvoletta vortivante di polvere dalle sfumature di verde. L'attacco investì in pieno Zubat, che si preparava ad eseguire Sanguisuga. Il Pokémon Pipistrello svolazzò nervosamente, ondeggiò e poi cominciò a cadere piano, addormentato. Vico decise di infierire: “Attacca a raffica con Frustata!”
Bellsprout non se lo fece ripetere due volte, e colpì di schianto Zubat con una liana mentre il Pokémon addormentato era ancora a mezz'aria. Zubat colpì rumorosamente il suolo della piattaforma. L'oscillazione del pilastro aumentò.
Tom agì d'impulso. Mentre le liane scattavano di nuovo verso il suo Pokémon steso a terra. Fece un rapido passo avanti e alzò il braccio sopra Zubat. Almeno tre colpi lo raggiunsero con violenza, prima che Bellsprout si fermasse, mentre Vico lo fissava allibito. Il ragazzo emise un leggero gemito.
Perfetto. Io mi sacrifico eroicamente e Zubat nemmeno se ne accorge. Ce ne vorrà prima che cominciamo a capirci.
Vico sbattè le palpebre e commentò: “Beh, per quanto mi riguarda , io potrei considerare finito l'esame. Anche se a fai fatica ad esprimerlo, l'affetto per i tuoi Pokémon ti porta a dei gesti piuttosto drastici, e direi anche ingenui, quando sei alle strette. Ma siccome qui non valutiamo l'esperienza, hai di sicuro lo spirito giusto per la Prova di Coraggio...”
Tom lo fissò, curioso, e anche lusingato. C'era una luce interessata negli occhi del maestro, che lo guardava con un sogghigno.
Sono quasi le stesse cose che Valerio ha detto a Fabrizio, quando si è buttato per salvare Torchic...
La voce del Sensei lo fece tornare alla realtà: “Ma le lotte iniziate si devono finire, giusto? E si finiscono tra Pokémon!” esclamò ghignando Vico, per poi aggiungere: “Avvolgibotta, subito!”
Le liane scattarono di nuovo dal corpo di Bellsprout, e stavolta afferrarono rapidamente Zubat, per poi tirarlo verso il Pokémon d'Erba, che cominciò a stringere con forza, con l'intenzione di stritolare l'avversario.
“No! Zubaaat!!!” gridò Tom, disperatamente.
Forse fu fortuna, forse l'ottimo udito del Pokémon, che lo rendeva sensibile ai rumori forti, forse qualcos'altro. Fatto sta che Zubat si risvegliò in quel momento, lanciando un grido stridulo quando si rese conto della sua situazione problematica.
Tom, consapevole dell'urgenza del momento ordinò: “Presto, usa Sanguisuga per liberarti dalla stretta!”
Il Pokémon obbedì all'istante, mordendo con ferocia le liane che lo stringevano all'esile corpo di Bellsprout. Le piccole zanne scintillavano in maniera particolare, mentre assorbivano energia dall'avversario. Atterrito dalla rapidità dell'attacco, il Pokémon lasciò di scatto la presa, rispedendo Zubat in aria. Poichè aveva morso le liane e non il corpo di Bellsprout, Zubat aveva recuperato poca energia, ma era comunque sufficiente a poter continuare tranquillamente la lotta.
L'aria si era fatta tesa. Il pilastro prendeva velocità, anche senza essere stato sollecitato, quasi vivesse di vita propria, percependo l'intensità della lotta. Tom faceva fatica a restare in piedi. Vico lo fissava, impalcabile, guardando dritto negli occhi. Il sole illuminava quelli stretti e chiari del Sensei, che valutavano, aspettavano... pianificavano.
Gridarono insieme: “Bellsprout, Sonnifero!!” “Zubat, Supersuono!”
Mentre Bellsprout lanciava il suo attaccco, Zubat gridò a squarciagola, e luminose onde concentriche saettarono dalla sua bocca verso l'avversario.
La scelta di Tom si rivelò vincente.
Quando Supersuono si scontrò con Sonnifero, la violenza delle onde sonore investì la polvere lanciata da Bellsprout, arrestandone il movimento ed invertendolo. Le onde che arrivarono contro Bellsprout erano verdi e tremolanti, avendo rivolto contro il Pokémon il suo stesso attacco. Bellsprout fu centrato in pieno, e sgranò gli occhi roteandoli, prima di chiuderli, e cominciare ad agitarsi scompostamente. Vico spalancò la bocca,stupefatto.
Mentre Bellsprout cominciava a perdere l'equilibrio per cadere al suolo, addormentato e confuso, Tom colse l'occasione: “Zubat, finiscilo con Spennata!!”
Il Pokémon Veleno scattò, e, come era successo a lui prima, colpì l'avversario a mezz'aria, di schianto.
Bellsprout cadde, esattamente al di sotto del punto in cui era saltato per attaccare.
Sopra la botola del secondo piano.
Quando si udì il tonfo del Pokémon che toccava il suolo, un monaco esclamò: “Bellsprout non è più in grado di combattere! Vince Zubat! La vittoria va a Tom, della città di Borgo Foglianova!”
Tom sgranò gli occhi per la felicità, quasi incapace di credere alla sua vittoria.
Vico rimase in silensio, a occhi chiusi, poi li aprì di colpo e parlò: “Complimenti. Davvero, sono impressionato, giovanotto. Hai dimostrato coraggio, sveltezza... e un po' di fortuna, che non guasta mai. Sei decisamente degno di affrontare la Prova di Coraggio. E prima che tu me lo chieda... consiste in questo: vai alle Rovine d'Alfa, appena fuori dalla città. Raggiungi il secondo piano dei sotterranei, e addentrati al suo interno. Quando sarai giunto al centro vitale della grotta...spegni ogni luce che portavi con te, e affronta ciò che arriverà. Se terminerai la prova, avrai da me il Timbro Coraggio. Poi dovrai cercare il prossimo Sensei...”
“E dove si trova??” volle sapere subito Tom.
“Hahahaha!! Quanta fretta, ragazzo mio! Concentrati sul presente, o ti sguscerà dalle mani insieme al futuro a cui tanto guardi. E ora prendi questa.” disse Vico con un sorriso, consegnandoli un dispositivo dall'aspetto curioso.
“Che cos'è?” chiese il ragazzo. Il Sensei lo squadrò per un istante, prima di spiegare con tono pacato: “Un macchinario piuttosto utile. È una Macchina Tecnica, la numero 70 per la precisione. Contiene la mossa Flash, che abbaglia l'avversario e illumina le grotte. È inutile dire che non è valida nella Prova, ma potrà tornarti utile in futuro. Ora va, pace a te!”
Tom prese il dispositivo, e riflettè un istante, un po' confuso. Poi annuì. E prima di girare i tacchi disse: “Anche a lei, Sensei!”

 

 

Tom arrivò al piano terra in preda all'eccitazione, e si fermò all'inizio del ponticello sul lago, tamburellando con le dita sulla ringhiera vicino alla quale si era seduto. Aveva vinto, e in che modo!
Era però consapevole che la vittoria gli aveva solo aperto le porte di una nuova sfida.
Non potendo partire subito, ma non riuscendo nemmeno a vincere la propria impazienza, si arrovellava con mille domande: come sarebbe arrivato nei sotterranei delle Rovine d'Alfa? Come avrebbe fatto a cavarsela senza luce? E soprattutto, cosa avrebbe dovuto affrontare là sotto? Quali erano le strategie migliori per allenarsi... e altro ancora.
Pensieri di questo tipo misero a dura prova la sua mente per parecchio tempo, mentre aspettava. Guardando Zubat e Nidoran che sgranocchiavano allegramente cibo per Pokémon, Tom si ricordò di non aver mangiato per tutto quel tempo. Nonostante fosse tardi, il ragazzo estrasse un panino e se lo godette piano piano, calmandosi per un po'. Il sole continuò il suo arco, giocando a cambiar forma ai riflessi del sole sulle acque quasi magicamente piatte del laghetto. Un Poliwag tirò fuori la testa rotonda, e osservò ad occhi sgranati il sole che sfumava dal giallo al rosato, per poi diventare rosso fuoco. Mentre il Pokémon tornava ad immergersi, la familiare brezza di primavera si alzò di nuovo, portando una ventata di aromi floreali da est. Tom cominciava quasi ad addormentarsi, e per ammazzare il tempo, aveva ricominciato i suoi frenetici ragionamenti, quando, d'un tratto, gli parve che qualcosa nell'aria fosse cambiato impercettibilmente.
“Hai intenzione di metterci radici, qui sotto?”
Al suono pungente della battuta dell'amico Tom si voltò.
Dall'altro lato del ponte, contornato da un lato dalla luce aranciata, che sembrava accendergli lo sguardo, dall'altro definito nettamente dai contorni neri della sua giacca scura in controsole, coi lembi della bandana rossa che svolazzavano in volute luminose, si stagliava il contorno familiare del suo compagno di viaggio.
Gli stessi vestiti, gli stessi capelli castani sollevati sulla fronte e ondulati in quella sua strana maniera, lo stesso sorriso a volte inquietante, la stessa posa fiduciosa e riflessiva.
Ma qualcosa, nella luce che ardeva in unico punto rovente nel riflesso dei suoi occhi nocciola, era cambiato, come se il fuoco avesse aumentato la temperatura, ma stesse imparando a controllare il calore. Mentre gli veniva incontro oltre il ponte, pronto per raccontare ed ascoltare tutte le novità della giornata, Tom sapeva perfettamente come interpretarlo.

Fabrizio era tornato. Ed era pronto a combattere.

 

 

 

 

 

Continua nella prossima puntata! Mi scuso per il ritardo nell'aggiornamento, sotto con le recensioni, diteci tutto!
Dedicato a coloro che sognano il loro viaggio personale.

   
 
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