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Autore: GasPanic    16/02/2013    3 recensioni
Maggie è una diciassettenne piena di quei problemi tipici della sua età, e per di più deve affrontare anche la dura realtà del trasferimento, non solo in una nuova città, ma addirittura in una nuova nazione: l'Inghilterra. Capitata a Manchester, nel quartiere di Burnage, Maggie incontrerà e imparerà a conoscere i fratelli Gallagher, in un contesto che si colloca prima degli Oasis.
Genere: Drammatico, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ma che ne so, è svenuta così all'improvviso..” la voce di Noel mi raggiunse, ovattata, dalla stanza accanto. Dischiusi un occhio, confusa, provando a mettermi a sedere. “Ma che cazz...” mi guardai intorno, e sebbene la mia vista fosse ancora annebbiata e la testa tormentata dai capogiri, riuscii a distinguere un ambiente ben familiare. Senza pensarci balzai in piedi, forse troppo in fretta. Dovetti aggrapparmi a un mobile lì vicino per non cadere rovinosamente a terra. Brancolai nella penombra, riuscendo poi tra uno sbandamento e un altro a raggiungere la porta, che spalancai senza troppe cerimonie, nonostante la debolezza.
No... Senti, non dirlo a Liam, ok? No, è che... Ma figurati, è solo che voglio evitare un'altra fottuta lite senza senso”. Mossi passi incerti verso la porta socchiusa, in ascolto.
Ok, ok. Ah, e non una parola con Louise, morirebbe di gelosia.” Per quanto mi sforzassi, non riuscii a trattenere un mezzo sorriso. Ah, Noel, quanto sei complicato, sospirai, entrando timidamente nella stanza. Noel stava in piedi di fronte alla finestra, la cornetta del telefono stretta in mano. Non potevo vedere la sua faccia, perché mi dava le spalle, ma immaginai che sul suo viso fosse impressa la solita espressione... diffidente? Corruciata? Nemmeno io saprei come definirla, ma immagino si sia capito a cosa mi riferisco. Riagganciò, dopo un frettoloso 'ciao'. Non sembrava essersi accorto della mia presenza, finché non decisi di schiarirmi la gola, ancora saldamente aggrappata allo stipite della porta. “Paul?” chiesi a mezza voce, non appena lui piantò i suoi occhi stupiti sulla mia figura. La sorpresa venne presto rimpiazzata da un sorriso sardonico, “Mi sa che hai la febbre troppo alta, io sono Noel”.
Scemo” replicai, trattenendo a stento una risata. “Dicevo, era Paul al telefono?”
Perché dovrei dirtelo?”sorrise di rimando, incrociando le braccia sul petto. Mi guardai intorno, come se fosse una cosa ovvia. “Sai, è casa mia. Gradirei sapere con chi parli, dato che la bolletta la paghiamo noi”. Noel si grattò la testa, probabilmente pensando a una battuta per mettermi a tacere.
A proposito.. Perché siamo a casa mia?” incalzai, come se avessi realizzato solo in quel momento che io e Noel ci trovavamo niente poco di meno che nello studio- se così si poteva definire- di mio padre. Scrollò le spalle, senza smettere di fissarmi. Mi parve di rimpicciolirmi sempre di più sotto quello sguardo.
Beh, se ti avessi lasciata a casa mia chissà quanto avresti dormito, e c'era il rischio che Liam ti trovasse lì una volta tornato dal lavoro”- fece una pausa- “Così ho pensato di riportarti a casa tua, forse a mamma sarebbe venuto un infarto vedendoti priva di sensi.” Scrollò le spalle, continuando ad osservarmi senza battere ciglio. Sentii le guance avvampare, immaginando fugacemente un Noel che mi portava in braccio per tre fottuti isolati. Menomale che non ero cosciente. “B-beh, grazie, Noel” mormorai abbozzando un sorriso. Dio, quanto mi sentivo stupida. E quanto odiavo quel tremendo silenzio carico di imbarazzo!
Hai una birra?” chiese disinvolto, mentre scrutava con interesse una fotografia appesa al muro, che ritraeva una sorridente bimba dai capelli rossi che posava davanti al celeberrimo Colosseo.
Gettai uno sguardo sull'orologio. “Ma Noel... Sono le 11 del mattino!”
Scrollò le spalle, abbozzando un sorriso all'udire il mio tono scandalizzato. “Si vede che non hai vissuto qui a Manchester. E' la normalità”.
Se lo dici tu... Dovrei averne qualcuna in frigo, di sotto”. Poco convinta, abbandonai la mia postazione, vacillando. Accadde in meno di un secondo. Inciampai, mettendo le braccia in avanti nel disperato tentativo di attutire la caduta. Ma furono altre braccia ad impedirmi di cadere. Noel mi afferrò saldamente per la vita, aiutandomi a tirarmi su. Lo guardai meravigliata, e non riuscii a tratterere un 'Wow', sentendo, per l'ennesima volta, le guance in fiamme. “Grazie” accennai timidamente, portandomi una ciocca di capelli dietro all'orecchio. Noel sorrise brevemente, per poi tornare serio. “Dovresti tornare a letto...”
Mi sorprendi Gallagher, pensavo facessi il roadie, non l'infermiere!” ridacchiai, sorreggendomi a lui. “Dico sul serio. Stai male.”, continuò con un tono che non ammetteva repliche.
Ma io non ho sonno”.
Zitta”, replicò scortandomi in camera mia. Probabilmente stavo solo delirando, ma quella situazione era così... strana. Fottutamente strana.
Grazie per avermi portata a casa”, dissi con un filo di voce, adagiandomi sul cuscino. Noel se ne stava seduto sul bordo del letto, a guardarsi intorno con gli occhi sgranati. La mia stanza doveva piacergli parecchio, essendo tapezzata di poster dei Beatles e degli Stone Roses.
Grazie per l'autografo di Morrissey” mi fece eco lui, rigirandosi il foglietto ormai stropicciato tra le mani. “Prima non ho fatto in tempo a dirtelo che mi sei svenuta addosso. Insomma, lo so che sono bello, ma..” Lo zittii con una cuscinata in faccia. “Cazzo, Maggie, calmati un po'!” riprese, questa volta abbandonandosi a una sonora risata. Risi di rimando, felice nonostante l'influenza.

 

Vuoi che chiami un dottore?”
No, non c'è bisogno. I dottori mi spaventano, passerà.”, sancii rigirandomi nelle coperte. Non sapevo quanto tempo fosse passato. Avevamo chiacchierato e riso almeno per qualche ora, dimenticandoci del come e del perché fossimo in quella stanza e in quella situazione. Del resto, la cosa non importava a nessuno dei due. Noel si stava rivelando un tipo piuttosto simpatico e interessante. Questa non ci voleva.
Avevo pensato che magari conoscendolo non si sarebbe rivelato il mio tipo. Che sarebbe stato musone e noioso. Del resto, da come me lo descriveva Liam, cos'avrei dovuto aspettarmi? Ma mi sbagliavo. E se una parte di me era terribilmente felice di essersi trovata in errore, l'altra parte, quella razionale, gridava il nome di Liam. Già, Liam. Se ci avesse visti in quel momento sarebbe andato su tutte le furie. Come dargli torto? La sua -cosidetta- ragazza e il suo complicatissimo fratello.
Suoni?” mi chiese a un certo punto indicando la mia vecchia chitarra impolverata che giaceva in un angolino della stanza. Scrollai le spalle “a volte. Ma non sono brava, quindi l'ho un po' mollata”.
Prese in mano la chitarra, facendo vibrare le corde. Un suono terribile, che fece storcere il naso a entrambi. “Cazzo Maggie, ma l'hai mai accordata almeno?”, chiese scandalizzato incurvando però le labbra in un sorriso.
A dire il vero no” risposi ridendo. “Suonami qualcosa, mi hai detto che sei un grande musicista. Sentiamo”, lo sfidai. Lui accettò di buon grado, e imbracciando la chitarra (ovviamente dopo averla accordata non senza ostentare un'aria di superiorità) intonò:

Maybe, I don't really wanna know
How yout garden grows
'Cause I just wanna fly.
Lately, did you ever feel the pain
In the morning rain
As it soaks you to the bone?

Beh, per ora è solo questo, è una canzone a cui sto lavorando. Bella, vero?” chiese autoritario, scrutando attentamente il mio viso quasi per leggere in anticipo la mia reazione. Fui tentata di non dargli ragione, anche solo per il fatto che lui stesso me l'aveva presentata come 'bella canzone'. Ma dopo averla ascoltata, sebbene fossero solo pochi versi, ancora una volta non riuscii a trattenere un verso di stupore. “Oh. Oddio Noel, è meravigliosa.”
Sentii le lacrime pungermi gli occhi, e prima che potessi fare qualcosa per trattenerle eccole scivolare calde sul mio viso già madido di sudore.
Ehi. Cos'hai?” chiese avvicinandosi preoccupato. Scossi la testa, non lo sapevo nemmeno io. Forse stavo delirando, forse ero commossa, forse mi sentivo semplicemente in colpa perché mi stavo prendendo una cotta -e che cotta!- per Noel Gallagher, nonostante stessi già con suo fratello.
E poi lui aveva Louise. “Non è niente” risposi agitata, mentre asciugavo una lacrima con il dorso della mano. Noel mi scrutò nuovamente in volto, inquieto. I nostri visi erano vicinissimi. Potevo sentire il suo aroma di fumo, mischiato con odore di thè e alcohol allo stesso tempo. Era strano, ma mi piaceva. Torna sulla terra. Stai delirando, ordinai a me stessa, mentre mi costringevo a sprofondare nuovamente tra le coperte, esausta.

Beh, penso sia ora di andare” annunciò infine Noel, estraendo una sigaretta dal pacchetto e infilandola tra le labbra. “Guarisci presto, intesi?” fece strizzandomi l'occhio e chinandosi su di me per darmi un bacio sulla fronte. Inutile dire che quel contatto mi fece letteralmente impazzire. Ringraziai solo di essere debole per la febbre. “N-Noel..” biascicai, mentre usciva dalla stanza.
Mh?” chiese lui, girandosi nella mia direzione. “E' stato bello oggi. Anche se sto male.”
Già, anche per me..” rispose lui, sovrappensiero.
Tornerai?”
Se tu lo vuoi..”
Certo che lo voglio.”
Allora tornerò, promesso. Ma mi raccomando, Weetabix deve starne fuori”. Sempre quel tono autoritario.
Come vuoi tu”, feci arrendendomi.
A domani milady” sorrise con un cenno del capo.
A domani infermiere”, gli dissi osservandolo chiudersi la porta alle spalle. Nello stesso momento in cui la stanza sprofondò nel silenzio, io entrai, nuovamente, nel mondo dei sogni.

 

 






























Ok salveee. Ho aggiornato in fretta, mi andava di farlo.. Anche se so che non è un granché. Scritto sul filone dell'altro, questo è un capitolo completamente dedicato a Noel. Insomma, si dovranno conoscere prima o poi, no? Comunque. Le recensioni sono ben accette come sempre, grazie a tutti coloro che seguono la mia storia! Cheers xx

  
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