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Autore: Angelus_Dragon    16/02/2013    0 recensioni
E se l'oceano, così bello ed immenso, avesse dei pensieri?
Cosa penserebbe degli umani?
Storia scritta nel 2009.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Porto..."

Lo accarezzò con la delicatezza di sempre con le sue mani d’acqua.

"Porto..."

Tornò a sfiorare quelle gelide pareti di cemento che erano state erette nel suo territorio privandolo di ogni libertà.
 
Dov’era la sabbia sua compagna da sempre?
Dove poteva stendere, ora, le sue onde?
 
“Maledetto…”
 
Nuovamente si scontrò contro il molo che lo barricava impassibile nella sua morsa grigia.
 
Gli mancava l’oro della sabbia, il potersi allungare su di essa assaporandosi il tepore del sole, beandosi del canto entusiasta dei gabbiani che distendevano le loro bianche piume sul pelo della sua superficie carezzandolo come una premurosa madre.
 
Ora invece doveva sopportare il grido malinconico di quei nobili uccelli che piangevano nella disperata ricerca di un pezzo di cibo, di un angolo di quiete dove adagiarsi e godersi la brezza carica di salsedine.
Doveva continuare a bussare contro quella fredda, dura ed inflessibile parete di cemento eretta dagli umani.
 
Già, loro: gli uomini.
 
Così piccoli e con così tanta impertinenza da poter osare un tale affronto. Imprigionare la libertà. Imprigionare LUI!
 
“Porto…”
 
Un’altra onda si schiantò contro quel simbolo dell’arroganza umana. Non poteva più sopportarlo, l’aveva ormai fatto per troppi anni, troppi secoli. Aveva concesso che quegli ignobili esseri edificassero la sua spiaggia per concedere loro la comodità dei moli e delle barche, ma loro, insaziabili, avevano abusato per troppo tempo della sua pazienza, avevano espanso le loro costruzioni, per farci soldi, per vantarsi di possedere LUI, l’oceano.
Ora era troppo.
L’avevano privato di tutto.
 
“Porto…”
 
Ora avrebbe fatto altrettanto con loro.
 
Frustò per l’ultima volta il muro di cemento che aveva sostituito la sua bella sabbia e si ritrasse improvvisamente pronto a cavalcare suo fratello, il Vento.
 
Quando esso arrivò, cominciò la corsa avanti, innalzandosi sempre di più, come un serpente prigioniero in una cesta troppo piccola che decide di aizzarsi contro al suo incantatore.
Le onde crescevano sul suo dorso sospinto dalle correnti, e finalmente fu più alto dei loro edifici, delle loro patetiche costruzioni, costruite così stoltamente a pochi metri da lui.
 
Stava per ripagarli.
 
Stava per togliergli tutto.
 
All’ombra dell’immensa onda si elevò solo un grido. Un’esile voce paragonata alla potenza che si stava accumulando davanti ad essa.
 
<< TSUNAMI!!! >>
 
Un nome…
Una parola…
Un insieme di lettere che indicavano una sola cosa…
 
“Vendetta”

   
 
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