Una Ragazza corre in contro al suo futuro di regina del Regno delle Cinque Lune.
Sul suo cammino incontrerà molti ostacoli, ma l’amore, l’amicizia, il suo valido destriero e la sua determinazione l’aiuteranno a superarli.
Genere: Fantasy, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Nel bosco regnava una quiete ultraterrena.Il Rhogolh, il fiume che
attraversava l’intero Regno delle cinque lune, scorreva
silenzioso ed il sole, filtrando dalle verdi fronde degli alberi,
illuminava la liscia superficie dell’acqua creando fiabeschi
giochi di luce.
Delle risa ruppero il silenzio e l‘atmosfera…
Una bambina di circa quattro anni correva sulla riva del fiume. I
lunghi capelli castani sciolti, ondeggiavano al vento. Poco
più indietro un ragazzino di un paio d’anni
più grande, con dei cortissimi capelli color nocciola.
Giocavano a rincorrersi fino al punto in cui il Moknoh (uno degli
affluenti del Rhogolh) si gettava nel Grande fiume.
Il bambino si arrampicò su un albero, con la stessa
agilità e facilità nella scalata di uno
scoiattolo.
-In guardia Tamiat io ti sconfiggerò…- poi si
girò dalla bambina guardandola con occhi sognanti -E poi noi
ci sposeremo e vivremo in un grande castello!-…
-Dimea, a cosa stai pensando?-
Una ragazzina di tredici anni si riscosse.Aveva lunghe ciglia nere, che
contornavano i grandi occhi color del grano, e lunghi boccoli mogano.
Era sdraiata sulla tenera erba primaverile. L’abito bianco le
fasciava il fisico esile ma ancora acerbo.Non era altissima ed era
snella. Sembrava molto matura per la sua età.
Accanto c’era un ragazzo poco più grande di lei
con dei ricci corti e castani e due occhi verdi con striature auree
molto svegli. Aveva un fisico asciutto ed una pelle chiara.
-Pensavo a quando, da bambini, giocavamo sulla riva del
fiume… Xavid, perché mi guardi così?-
-Così come?-
-Come mi guardavi fino a pochi secondi fa…-
Xavid arrossì ed iniziò a pregare che lei non lo
notasse, d’altronde… erano dieci anni che non
notava il colore carminio sul suo volto.
-Ti sbagli…stavo solo…non pensar male…-
Dimea gli lanciò un’occhiata interrogativa, ma poi
alzò le spalle. Era chiaro che l’amico non avrebbe
ceduto.
-Non importa…non importa…-sospirò la
fanciulla.
Il ragazzo tirò un sospiro di sollievo. Non voleva che lei
lo sapesse così…
-Sei pronta per questa sera? Sostengono che sarai la prima ragazza ad
essere iniziata ad Argant…nonché la
più giovane!-
-Ho scelto io di essere iniziata qui!Ben pochi maghi avrebbero preso in
considerazione la mia città, preferiscono tutti la capitale!
Qui sono cresciuta… non celebrare la mia iniziazione ad
Argant, sarebbe stato come tradire la persona che si ama…-
-Tu non tradiresti mai una persona che ami?-
-Xavid, che domanda idiota!… mi vuoi dire cos’hai
oggi?-arrossì lei come una bambina colta in fallo.
-Ehm…niente, assolutamente niente…-
Lei gli lanciò uno sguardo interrogativo e poi sorrise.
L’amico la guardava. Quanto era bella. Xavid era indeciso se
dirle tutto o No. Dieci anni di silenzio erano troppi, ma non se la
sentiva di udire la classica frase “sei il mio migliore amico
e preferirei che rimanessi tale” oppure “scusa ma
m’interessa più tuo fratello”.Odiava
dare ragione a sua madre, ma in questo caso le sue parole dicevano il
vero: “Per amare si può essere codardi ma per
dichiararlo no”.
-Dimea…-iniziò imbarazzato lui.
-Sì…?-
Ce la posso fare…ce la posso fare…
-Volevo dirti…-ma la cosa iniziava ad essere più
complicata del previsto…
-Volevi dirmi… cosa?-
-Volevo dirti…- erano pericolosamente
vicini…troppo vicini, le loro fronti si sfioravano appena.
Lei sorrideva.Era un sorriso imbarazzato. Le sue gote erano appena
macchiate di rosso.
-Allora…-
Allora…allora…
-Vuoi… che ti accompagni a casa?-
****
Argant era una piccola città al limitare del bosco, anche
chiamata la “Città d’ambra”,
perché gli edifici, all’alba, a mezzogiorno e al
tramonto, assumevano il colore di tale resina.
. Le case erano disposte circolarmente attorno alla piazza centrale.
Questa, non era altro che uno spiazzo con il suolo ricoperto da candidi
sassolini.Non possedeva mura ed era una città
tutt‘altro che bellicosa, ma attorno era stato scavato un
fossato perché, in ogni caso, quelli erano tempi bui: Tamiat
aveva trucidato la famiglia reale (il re Bhelt e la regina Ymar) ed era
salito al trono, oramai, da quasi tredici anni.
Durante la sua tirannia, il popolo faceva la fame ed era costretta a
versargli dei tributi molti dei quali consistevano in fanciulle.
I villaggi e le città erano costantemente perquisiti dalle
truppe “dell’Usurpatore”.
All’inizio del suo dominio, Tamiat aveva fatto uccidere tutti
i bambini sotto l’anno di vita. Era quindi normale stare
sulla difensiva perché prevenire è meglio che
curare.
****
Xavid la accompagnò a casa, con il suo dilemma-indelebile
stampato nella mente, nel cuore e nell‘anima.
Sono stato un idiota…come potevo anche solo pensare che
lei…insomma una bella come lei…
-Ci vediamo stasera … Xavid ci sei?-
-Cosa… non ho sentito…-
-Xavid… a stasera…-
Una volta superata la soglia di casa, la fanciulla corse da Argana, sua
madre.
La trovò intenta a rassettare i suoi abiti.
Era una donna magra e non molto alta. I lineamenti erano fini ed i
capelli color sabbia.
Aveva poco più di trent’anni.
-Mamma, la veste è pronta?-
-Credo di si, piccola, ma Hannaht non è ancora ...-
Non fece in tempo a terminare la frase che una donna corpulenta si
presentò alla soglia di casa di Argana.IIndossava un ampio
abito di lino grezzo ed un gran grembiule celeste. I capelli corvini
erano racchiusi da una fascia che si avvolgeva intorno alla crocchia di
capelli ma un ciuffo ribelle spuntava dal copricapo. Gli occhi erano
grandi e blu.Sul volto aveva stampato un gran sorriso. Tra le mani
reggeva un fagotto ben piegato: doveva essere il vestito per
l’iniziazione.
-Hannaht! Entra pure!- le corse in contro Argana.
Le due donne si abbracciarono. Dimea conosceva bene Hannaht, era la
madre di Xavid. Lui, dalla madre, aveva ereditato molto: i ricci
castani e i modi cordiali.
La donna guardava la piccola Dimea con occhi simpatici.
-Siete scappati ancora nel bosco, tu e Xavid? Stai attenta a non farlo
innamorare…lo dico per il tuo bene… sai come
può essere assillante…-Disse ridacchiando.
-Non mi sembra il tipo che s’innamora tanto
facilmente… è un ragazzino: la sua unica
preoccupazione sono le biglie!-
-Oh, piccola… Mai sottovalutare gli uomini!- Questa volta
Hannaht sorrise e le fece l’occhiolino.
-Ora corri a prepararti altrimenti stasera arriverai tardi!- aggiunse
Argana.
Dimea salì di corsa le scale ed andò a prepararsi
lasciando le due donne sole.
-Hannaht, cosa sai che io non so?-
-So cosa prova Xavid, ma non quello che prova lei…-
-Sostieni che Xavid…-
-Esattamente… ora però è meglio che
vada: si è fatto tardi e devo ancora prepararmi per stasera.-
Le due donne si salutarono.
Poco dopo, Argana entrò nella mansarda (dove si trovava la
camera di Dimea).
-Mamma, sei tu?…Ascolta…oggi…mentre io
e Xavid correvamo…sono inciampata…non sono
caduta…ma…mi sono
graffiata…appoggiandomi al tronco della Grande
Quercia…- la voce di Ashesis non era minimamente
preoccupata. -…dal graffio è uscito poco
sangue…ma…era…di un colore
strano…blu!- Si fermò perché vide
impallidire Argana.
-Lo hai detto a Xavid o a qualcun altro?-il tono della donna era
allarmato.
-E per quale motivo: per farmi dare della pazza, della visionaria!-
La donna ora sembrava più sollevata.
-Bene, continua a ragionare così… e
…non farne parola con nessuno.-
-Per quale…-
Argana cambiò immediatamente discorso.
-Allora…vediamo come ti sta la tunica bianca…-
Il tono con cui lo aveva detto era calmo, ma il suo sguardo nascondeva
una nota di timore.
Dimea non capiva il cambiamento d’umore di Argana, ma non si
arrovellò molto. Il tempo era agli sgoccioli: tra due ore al
massimo avrebbe avuto inizio la sua consacrazione.Era eccitata.
La tunica era immacolata. La seta le fasciava il corpo snello. Tra poco
Xavid l’avrebbe vista, e chissà cosa
avrebbe detto.
Argana la lasciò sola con i suoi pensieri e se ne
andò in cucina.Qui si gettò su una sedia. Avrebbe
voluto spiegare la verità a Dimea, ma la riteneva ancora una
bambina.Il tempo stringeva, doveva dirglielo…prima
o…poi.
****
Il sole iniziava a nascondersi dietro gli angusti profili dei monti
Bonkier e le cinque lune facevano capolino nel cielo di velluto.
Si raccontava che ogni tredici anni, il 16 maggio, quando i cinque
satelliti si allineavano nasceva un bambino dai grandi poteri magici.
Dimea nacque proprio in quel giorno.
Mancavano pochi minuti alla cerimonia e le lune erano quasi allineate.
L’aria era piacevolmente calda e profumava vagamente
d’incenso e fiori freschi.La piazza era stata sapientemente
illuminata con torce che, sotto l’effetto di un incantesimo,
emanavano dei bagliori verdi.
La piazza era gremita di gente.Un omino magrolino si fece avanti tra la
folla e si posizionò accanto al pozzo.Era coperto da capo a
piedi da un grezzo mantello di lino blu, che non celava la fragile
costituzione e la statura curva e minuta. Si scoprì il capo
ed emerse una testa completamente calva, un viso solcato dalle rughe ed
una lunga barba immacolata legata in una treccia. Gli occhi celesti
erano colmi di saggezza. Il suo nome era Raamemsin, era il
più grande mago vivente. Lui avrebbe celebrato la
consacrazione alla magia di Dimea
-È pronta la giovane?-, il suo tono era quieto.
-Credo, eccellenza…ma vado subito a verificare.- Era la voce
di Hannath.
La donna corse verso la casa di Argana. Poco dopo ricomparve nella
piazza con al seguito Dimea. La ragazza s’inchinò
di fronte al grande mago.
Raamemsin guardò in alto: le lune si stavano allineando, era
ora di iniziare il rito. Iniziò a pronunciare una cantilena
in una strana lingua, Ashesis non la aveva mai sentita in vita sua ma
riusciva a comprenderla perfettamente: era una preghiera.
Arevh, Koly, Tresa, Poryl e Desdera, Signore delle cinque lune,
Grande Asmert, dio della terra,
Seryn, Dea delle acque,
Ymar e Bhelt, ultimi sovrani di questo regno
Prima di Tamiat l’Usurpatore,
A voi presento questa fanciulla
Che vi prega affinché possa diventare maga
La ragazza non ebbe bisogno dell’incoraggiamento
dell’uomo, senza averla mai sentita terminò la
preghiera.
Vi prego accogliete la mia richiesta
-Adesso farà un po’ male….- il timbro
di voce del mago aveva una nota dispiaciuta. Brandì il
pugnale d’argento che un ragazzo gli stava porgendo.
Quell’arma era di una fattezza elegante ma sobria allo stesso
tempo, Dimea lo fissava rapita.
Successe tutto nell’arco di un secondo: Raamemsin
appoggiò la punta sul palmo della mano destra della ragazza.
Sussurrò qualcosa e dal pugnale fuoriuscì un
lampo che si posò sulla mano. La giovane sentì un
dolore acuto poi guardò l’incisione sanguinante
che le era apparsa sulla mano: era una stella. Anche l’uomo
stava fissando il simbolo che aveva appena iniziato a sanguinare.
Qualcosa nell’incisione lo aveva colpito: il sangue era color
zaffiro. Sorrise a quella vista, poi si alzò in piedi.
-Miseri uomini, prostratevi e baciate la terra su cui ella
cammina…-.
I presenti rimasero interdetti: il rituale non prevedeva tale
fase.
Vedendo i volti sconvolti, il vecchio riprese.
-… poiché ella è Hidola, la prescelta,
la futura regina! Ed ora inchinatevi al suo cospetto!-.
Un mormorio invase la folla. Le loro espressioni erano sorprese ed
alcune incredule.
-La profezia afferma che Hidola è un ragazzo…-
-Non afferma questo! Conosco la profezia…dice che Hidola
è, o meglio, sarà un cavaliere. Ricordiamoci che
la stessa regina Ymar, era un cavaliere dell’esercito del
regno! A proposito… notate la somiglianza con
l’ultima nostra grande e splendida sovrana.-
Tutti i presenti si prostrarono.
La folla taceva, ora era ufficiale: Hidola non era più una
leggenda.
Questo è il primo capitolo di un racconto che vorrei
pubblicare...mi fareste un enorme favore commentandolo...