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Autore: talinasomerhalder_    16/02/2013    4 recensioni
La storia di una ragazza che nella sua vita ne ha passate davvero tante.
La storia di una ragazza che nella sua vita ha perso tanto:genitori,fidanzato,amici.
Chi le è rimasto?
Per quanto possa sembrare poco,la sua piccola sorellina - Hope - è l'unica ragione della sua vita,l'unica ragione per la quale ha deciso di andare avanti ed affrontare le difficoltà della vita a testa alta.
Ma se all'improvviso qualcuno entrerà in punta di piedi nella sua vita,lei sarà in grado di fare un pò di spazio nel suo cuore per permettersi di amare di nuovo?
Perché poi ti innamori così, imparando a volergli bene, parlandogli da amica, sorridendogli e accorgendoti di stare male se un giorno non lo vedi.Ti innamori così stando ore insieme a lui, sentendo il cuore che ti batte forte se ti si avvicina e una voglia tremenda di baciarlo se dolcemente ti sfiora.Ti innamori così, sentendoti morire al solo pensiero che lui non possa e non voglia ricambiare...
Lei è Blondie Hudson.
Lui è Dennis Carter.
E questa è la loro storia.
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO UNO

Questo capitolo lo dedico a
Manu e Giulia,
che per me ci sono sempre.

 

DUE ANNI DOPO

 
 

“Hope,sta ferma.”
Era da una decina di minuti che cercavo – inutilmente,aggiungerei – di farle delle treccine,per evitare che le si creassero quei nodi,che tanto la mattina mi facevano disperare.
Semplicemente,con quei suoi lunghissimi capelli castani erano impossibili da dominare.Proprio come lei,ora.Si dondolava di continuo e non mi dava la possibilità di continuare la mia “opera”.
“Stasera stai con me,vero?” Le sue iridi azzurre mi guardarono attraverso lo specchio con fare supplichevole,e il labbro inferiore tremolante contribuì a farmi sentire in colpa.
“Purtroppo mi han...” Non potei continuare che venni subito bloccata dalla sua continua parlantina.
“Oggi è venerdì,non ricordi?” 
E come potevo scordarlo?Il famoso venerdì,uno dei pochi giorni durante la quale restavamo fino a tardi a guardare i cartoni animati in televisione,e forse anche una delle rare volte in cui non dovevo “lavorare”.L’unico giorno in cui mi era permesso passare del tempo insieme a mia sorella e prendermi cura di lei.
“Io non voglio più restare con quella vecchia!Ieri abbiamo guardato Tom & Jerry e si è addormentata...” Mise il broncio,e dolcemente le accarezzai la testa,comprendendo il suo stato d’animo.
Aveva cinque anni ed era una bambina adorabile,di una dolcezza sovrumana.Capiva quando eri giù di morale,capiva quando soffrivi e senza neanche avere il tempo di mentire e dirle che andava tutto bene,che era già tra le tue braccia e ti riempiva di coccole.
Quella bambina che era riuscita a colmare – per quanto le possa essere possibile – quel vuoto che ancora oggi tengo,al cuore.
Quella bambina a cui volevo un bene dell’anima.
Quella bambina che è la mia vita.
Quella bambina che mi ha dato la forza di andare avanti,e se devo ringraziare qualcuno oggi,per essere ancora qui,è solo lei.
Semplicemente,lei era la mia unica ragione di vita.
Ma per quanto potessi volerle bene e tutto,non mi era possibile rinunciare a partecipare ad una gara,solo per stare con mia sorella.Essendo la seconda della List,era mio dovere essere presente a tutte le sfide nel quartiere e controllare che gli affari non venissero sabotati.
“Ha una certa età Hope,cerca di comprenderla.Quando diventerò anch’io così,cosa farai?Non mi vorrai più bene?” Chiesi,iniziando a spiegarle che la sua badante – Cecilia – era normale che crollasse sul divano,dopo le sue marachelle.
“Ma tu non diventerai mai vecchia!” Si imbronciò subito lei,girandosi a guardarmi.Peccato però,che quel movimento brusco bastò a far sciogliere di nuovo quell’inutile treccia!
“Ah,ma vaffanculo!Odio le treccine.” Gesticolai,mettendomi le mani nei capelli,frustrata.
“Blondieee!!!!” Mi rimproverò – giustamente – la mia cara sorellina.Alle volte,era lei che mi rimproverava e insegnava che una cosa non era giusto dirla,perchè era maleducazione o quant’altro.
Nonostante la sua tenera età,la più matura tra le due era decisamente lei.
Mormorai un ‘scusa’ e dopo averle lasciato un bacio sulla guancia,mi recai in camera mia per cambiarmi,dato che erano già le nove di sera passate ed il raduno era tra una mezz’oretta.
Presi dei semplici jeans attillati ed un cardigan marroncino,e dopo averli indossati e spazzolato i capelli per lasciarli liberi sulla schiena,mi affrettai a cercare le chiavi della macchina:la mia adorata Audi TT nera.
“Torni tardi?”
La voce di Hope mi fece sussultare per lo spavento e rivolgendole un sorriso forzato le dissi che non potevo prometterle nulla,e che avrei cercato di rincasare il prima possibile.
Continuai a cercare le chiavi in tutti i cassetti,sotto i letti,nei divani...ma di queste ultime nessuna traccia.
“Cerchi queste?” La voce innocente della piccola e la vista del luccichio delle mie chiavi,mi fecero esultare per il semplice fatto che non le avevo perse di nuovo - come di grado mi capitava - .
“Grazie,tesoro.” Mi piegai e le lasciai un bacio tra i capelli,prima di abbassarmi ed accarezzarle una guancia con fare materno.
Avevo cercato di essere per lei,la madre che non ha mai avuto e solo da poco – una volta aver ottenuto la maggiore età – ho potuto avere la sua tutela.A dirla tutta però,una famiglia non l’ho avuta neanche io.All’età di sette anni,ero già passata da due orfanotrofi in cerca di una famiglia che mi potesse adottare.
Una “famiglia” che potei avere solo dopo i miei dodici anni.O forse,non la definirei proprio famiglia quella:lui era un drogato e lei,non potendo avere figli,cercava di prendersi cura di me,fallendo completamente nel tentativo.Mi odiavano e mi trattavano male,così fui di nuovo presa dagli Assistenti Sociali e mandata di famiglia in famiglia,cercando qualcuno veramente disposto ad accogliermi come propria figlia,invano.
Tardi,mi costrinsi a pensare che il problema ero io;non c’era altra spiegazione.
Mi hanno privato della mia infanzia,proprio come a Hope.No,non siamo sorelle di sangue.Ma anche lei,come me,è stata abbandonata ancora in fasce,così diedero alla sottoscritta l’ordine di farle da badante.
Ero una bambina allora,perchè a soli quindici anni non puoi pensare di crescere una bambina di dodici mesi da sola,ma nonostante ciò c’era qualcosa che mi legava a quella piccola creatura.
Come si può anche solo pensare di abbandonare un piccolo essere?Perciò mi promisi che non avrei fatto lo stesso errore di quei mostri e che avrei cercato di aiutarla.
Semplicemente,io volevo aiutarla ed insieme - infatti - ce l’abbiamo fatta.A diciotto anni chiesi la sua tutela,un processo che durò qualche mese – non ricordi di preciso – e la sto portando avanti cercando di fare del mio meglio.
“Blondie?”
I miei pensieri furono interotti da Hope che mi saltellava davanti per attirare la mia attenzione.
“Mh?”
“Poi sgridi da parte mia Adam?Non dovrebbe farti lavorare al bar così tardi,è cattivo.” Borbottò rigirandosi le ciocche di capelli tra le dita,con il muso sporgente e le guancie infiammate.La mia cara sorellina aveva una cotta segreta per il mio migliore amico,e quando solo pronunciava il suo nome o lo sentiva nominare le brillavano gli occhi e diventava color porpora per l’imbarazzo.
Mi morsi le labbra ed annuii debolmente,sentendomi per l’ennessima volta in colpa per non poterle dire la verità.
Dalla morte di Eric,avevo ripreso a gareggiare e dopo aver preso il suo posto nella List - o quasi -,avevo dovuto mentire alla mia famiglia,alla mia piccola Hope,alla quale facevo credere di lavorare in un locale per recimolare un pò di soldi per pagare l’affitto e poterle dare qualcosa da mangiare.
Una bugia che andava avanti da quasi due anni,e che ogni volta veniva tirata fuori mi si spezzava il cuore.
Era una vita pericolosa la mia.Uomini laggiù,in qualche parte del mondo,mi cercavano ed io ero pronta a scappare in caso loro ci avessero trovate.E ora le mentivo,riempiendo di lode il mio lavoro,ma solo per lei e per il suo bene.
Semplicemente,lei non doveva sapere che sua sorella piangeva ogni notte al ricordo di lui ,dei suoi baci e delle sue carezze.
Semplicemente,continuo a gareggiare perchè -anche se so che posso rimetterci la vita – farlo mi ricorda lui.Affondare il piede nell’accelleratore e sfrecciare per le strade,in una lotta ardente del desiderio di sentire sulla propria pelle la vittoria,ti fa sentire libera da ogni pensiero,da ogni problema e ti fa sentire viva.
Semplicemente,lei non sa che sua sorella non è forte come pensano tutti.
Semplicemente,faccio quel che oggi faccio perchè ce l’ho nel sangue e non posso più tirarmi indietro.
“Sta certa che lo farò,mi ha impedito di passare una serata con te.” Le sorrisi di nuovo amorevolmente,e mi affrettai a scoccarle un ultimo bacio sulla guancia per poi lasciarla con Cecilia che era appena entrata.
“Ah,non mi aspettate sveglia!Credo farò tardi.”
Dopo quest’ultimo avvertimento,mi infilai la giacca e sfrecciando in fretta giù per le scale raggiunsi la mia automobile.
La gara di quella sera si sarebbe svolta ai margini della città,lontani dalla centrale della polizia così da aver più tempo per scappare in caso di “problemi con i bastardi”,ma essendo tutti professionisti erano rare le volte in cui qualcuno di noi veniva preso.
Ingranai la marcia e dopo aver lanciato di sfuggita un’occhiata alla mia palazzina,sfrecciai per le strade della California.
 
 
 
Ero a distanza di alcuni metri e le luci e le casse a tutto volume arrivavano fin quaggiù.
Cambiai subito marcia e schiacciando il piede sul pedale,accellerando tanto forte da far girare la numerosa folla radunatasi per quell’incontro,in mia direzione.
Affondai le unghie nello sterzo del volante in pelle,continuando a tenere il piede premuto.La gente si spostò subito per farmi spazio – visibilmene spaventata – sotto le urla di alcuni che facevano il mio nome.”Rebel è arrivata!” dicevano.
Si,Rebel è il “bellissimo” appellattivo con la quale la List lì dentro mi chiama.Non è adorabile?Eric era abituato a chiamarmi in tal modo,quindi se lui fosse ancora vivo sicuramente lo strozzerrei con le mie mani.
I boati cessarrono subito quando videro che non avevo intenzioni di fermarmi,e che continuavo ad andare in loro direzione sfrecciando a 120 chilometri orari.
Poco,no?
Assottigliai lo sguardo e sentendo tutta l’adrenalina scorrermi in corpo sterzai brusco,facendo fare un giro di 90° al volante,per poi schiacciare sul pedale del freno bruscamente,quasi da far impennare l’auto,difronte al mio carissimo Adam,che con il cuore a mille già lo vedevo mandarmi a fanculo da fuori in tutte le lingue del mondo.
Adorabile anche lui,non trovate?
Con un sorriso soddisfatto scesi con nonchalance dalla macchina,passandomi una mano tra i capelli.
Era puro esibiozionismo il mio.Ma avevo comunque imparato dal migliore,e se ora ero la seconda della List – quasi la migliore in campo,non per vantarmi – era solo perchè le cose che so le ho imparate da lui.
Ma io non potevo essere minimamente paragonata a lui.
Semplicemente,la gente appena vedeva la sua macchina si faceva da parte.Quando passava per strada,la gente lo temeva e lo rispettava.
Semplicemente,lui era Eric Carter.
Spesso a sentire il suo nome mi comporto e dico cose che realmente non penso,perchè sono arrabbiata con il mondo per avermelo portato via.A volte il mio modo di essere non è in sincronia con la mia anima.E a volte,vorrei davvero far finta che quel dolore allo stomaco o al petto non mi facessero così male al solo ricordo,ma non ce la faccio.
A volte tutto quello che ci serve è "coraggio". Coraggio di dire, coraggio di fare, ma soprattutto coraggio per tornare ancora una volta a sorridere con le persone che amiamo.
E’ per questo che fare la menefreghista è meglio che mostrarsi deboli.E’ per questo che mi nascondo in queste stupide gare.Semplicemente,perchè non voglio che mi consumi dentro,perchè so...che se anche solo per un secondo,permettessi al mio cuore di provare ancora dolore,potrei cadere in un baratro,e non ne farei più ritorno.
A testa alta mi avvicinai ai miei amici,intenti a controllare se le loro macchine erano apposto ed in buone condizioni per affrontare la gara.
“Rebel!” Mi salutarono con un cenno del capo,intimandomi ad avvicinarmi.
“Quant’è il bottino stasera?” Chiesi,appoggiandomi ad un auto a braccia conserte,vagando con lo sguardo intorno per vedere se c’erano nuovi arrivati.
“Oggi c’è più gente del solito.Se puntano su di noi,ovviamente direi,abbiamo 10 mila dollari da portarci a casa.” Bill fece scoppiare in una risata generale la List,come se la cosa fosse palese,come se quei soldi fossero già nostri.
Peccato però,che io non potei gioire a causa di una macchina che attirò la mia attenzione in lontananza.C’era un ragazzo appoggiato su una BMW M3 bianca a braccia conserte che non avevo mai visto.
Ciò che riuscivo ad intravedere – per la dovuta distanza – erano il suo sguardo serio e la sua mandibola contratta che con occhi attenti esaminava la pista nei minimi dettagli.Senza ombra di dubbio aveva intenzione di partecipare,ma non credo andrebbe lontano senza il mio consenso.
“Chi è quello?”
Adam mi si affiancò con uno straccio sporco in mano e guardò nella stessa direzione del ragazzo che poco prima avevo individuato.Li scappò un sorriso e si affrettò a rispondermi.
“Lo hanno notato tutti,Blondie.E sapevo lo avresti adocchiato anche tu.E’ nuovo e sicuramente è un pivello.”
Guardai attentamente la macchina e commentai sarcastica “Data la carrozzeria che si è scelto non mi sembra sia un principiante.”
“In effetti hai ragione,poco fa era venuto a chiedere se poteva iscriversi.Ma tu non c’eri,quindi nada.”
Annuii e dopo aver infilato le mani nel giubbotto,feci per incamminarmi da lui,ma fui subito fermata da Adam.
“Ragazzina!” Mi girai stizzita con il capo,per essere stata chiamata con quel dispreggiativo.A differenza loro,che avevano sui 25 – minimo – 28,30’anni,risultavo una ragazzina di a malapena 20’anni.Ma sapevano chiaramente che avevo le palle più di tutti e sette messi insieme.
“Digli che se non rispetta le regole,sarò io personalmente a sbatterlo fuori a calci in culo.”
“Come vuoi.”
Lo liquidai e a passo lento,passando in mezzo alla folla,la destinazione mi era sempre più vicina.Ora potevo vedere chiaramente le fossette in mezzo alle guancie mentre sorrideva beffardo,gli occhi color nocciola profondi ed i capelli corvini scompigliati a causa del vento serale.
Mi si bloccò il respiro però,quando mi fermai sull'asfalto e mi accorsi della postura,del fisico slanciato,dei tratti del viso delicati che portavano quasi a quelli di Eric.
Si assomigliavano così dannatamente tanto,che quando i suoi occhi si posarono nei miei potei giurare di averlo scambiato – anche per un secondo – per la reincarnazione del mio ragazzo.
“Ci conosciamo?” La sua voce profonda bastò per risvegliarmi dal mio stato di trance e smuovermi da quel maledetto asfalto.Avevo ripreso ad avvicinarmi a lui,ma ora il pavimento sembrava incollato alle scarpe e muovermi mi era quasi difficile.
“Io sono Blondie Hudson,la seconda della List.E tu sei nuovo...” Constatai,vedendolo arricciare le labbra infastidito.
“Ti ho chiesto se ci conosciamo non di farmi l’autobiografia.” Il suo tono strafottente bastò a farmi riprendere e guardarlo attonita.
Ho a che fare con tipi come lui tutti giorni – essendo una delle poche donne accettate nelle corse – ma esigevo rispetto e sicuramente i tipi come lui ero disposta a cacciarli via a calci in culo e rispedirli da dove sono venuti.
“Si può sapere come ti chiami?”
“Ho saputo che si può partecipare solo con il consenso del secondo membro della List,quindi dovrei rivolgermi a te?” Sviò discorso lui,con fare evidentemente annoiato.
Invece di arrabbiarmi mi ritrovai a sorridere divertita.Aveva la stessa faccia da schiaffi di Eric e lo stesso tono canzonatorio,era impressionante.
“Si,ma se usi questo tono credo farai ritorno da dove sei venuto.”
“Voglio entrare nella List.”
Schietti,diretto,naturale.
Scoppiai a ridere,trovandolo davvero stupido.La speranza.L'unica che permette di guardare al futuro con una Luce diversa.
Pochi e altrettanto rari erano quelli che riuscivano a guadagnarsi un posto tanto in alto,quanto la nostra List.
“Sei un pivello.”
“Me la so cavare.” Ribattè sicuro,guardandomi negli occhi.
Se era proprio così che la voleva mettere,gli avrei fatto mangiare la polvere,facendo gareggiare uno dei nostri.Mi avvicinai a lui,e sorridendo dissi.
“1.E’ vietato farsi di doping,o sei fuori. 2.E’ permesso poter far sban....” non mi fece continuare che mi fermò con un un cenno del capo annoiato ed aggiunse lui stesso “...far sbandare le altre macchina e blah blah blah.Lo so meglio di te.”
Deglutii e nonostante mi avesse colta di sorpresa,annuii constatando che le regole realmente le sapeva.Forse non era poi tanto male come pensavo.
“Gareggerai con l’ultimo della List,tanto per cominciare.Gavril,preparati!Facciamo vedere al pivellino di cosa siamo capaci.” Urlai,guardando il ragazzo – poco più grande di me – negli occhi,con aria di sfida.
“Ah,approposito!Bella macchina.” Gli sorrisi e dandoli le spalle,me ne andai a testa alta con un sorriso sadico sulle labbra.
Ti pentirai di aver voluto gareggiare,pivello.
 
 
Le macchine erano tutte disposte e allineate perfettamente in prima fila.Tenevo sott’occhio la Bmw M3,mentre a pochi posti più a destra c’era l’Audi R8 di Gavril.
Ovviamente non erano gli unici in pista,ma degli altri non c’era da preoccuparsi;erano innocui al momento.Ogni tanto guardavo l'orologio al polso,mentre picchiettavo con con le dita sul cofano della mia auto,per quell’interminabile e straziante attesa.
Bill mi si avvicinò immediatamente preoccupato.
“Cos’è quella faccia?”
“Quel ragazzino...non mi convince.” Mormorò,agitato torturando tra le labbra la sigaretta che ovviamente non poteva mancare.
“Cosa intendi?” Chiesi altrettanto curiosa,mentre il rombo dei motori iniziavano a farsi sentire.Mi girai di scatto verso la strada,accorgendomi che il conto alla rovescia era iniziato e le macchine,anche se avendo il piede premuto sul freno,accelleravano sul posto per partire in quarta.
Guardai le due macchine,iniziando a paragonarne la potenzialità.Sbilanciarsi per una delle due era veramente una scelta ardua,dati gli alti valori tecnici ed estetici in campo,quindi dovevo semplicemente lasciarmi guidare dalla bravura dei due piloti.
Ma era ovvio che puntassi su Gavril,non per niente era uno dei nostri.
Sul grande schermo le enormi cifre rosse a caratteri cubitali andavano a ritroso,fino ad arrivare al tre...al due...all'uno...e poi alla partenza.
Le macchine sfrecciarono come razzi sull'asfalto nella notte,illuminata dai loro fari,schivandosi tra loro per essere primi.Non distolsi neanche per un secondo i miei occhi dalla Bmw del ragazzo,che sembrava essere rimasto indietro di qualche metro rispetto a Gavril.
Ghignai divertita,una volta che tutte le macchine furono scomparse dietro l'angolo,e facendo scoccare la lingua sul palato,esclamai “E’ fatta!”
Al contrario però,quando mi girai verso il mio compagno,questo non gioiva del mio stesso entusiasmo.
“Blondie...”
“Che c’è,Bill?”
“Ho già visto quel ragazzo in una foto.” Mi girai verso lui e lo guardai intesamente negli occhi,non capendo cosa volesse dire.Non mi guardava,ma aveva lo sguardo perso nel vuoto come se cercasse di capire dove lo avesse già visto.Inutile dire che aveva le soppracciglia corucciate ed il mento contratto.
“Cosa vorresti dire?” Ritentai.
“Voglio dire che forse non dovremo sottovalutarlo.”
“Non ti fidi della List?” Chiesi tentennante,incrociando le braccia al petto.
“Sei troppo piccola per capire.Sono qui dentro da molto più tempo di te e so quello che dico.”
“Non lo metto in dubbio,ma smettila di trattarmi come una ragazzina.Credo di aver dimostrato di non esserlo,e soprattutto so che mi tratti tale perchè mi incolpi della morte di Eric.” Dissi cercando di mantenere la calma,sentendo una pugnalata allo stomaco. “Ma sai anche che se ora sono qui è grazie a lui,perchè lui mi vuole con voi e perchè mi sono fatta in due per arrivare al secondo posto.E soprattutto,io so che non mi fai fuori solo perchè hai ancora quel poco animo che ti ricorda che se Eric mi ha scelta un motivo c’è.Ma ora sai che ti dico?Vai a farti fottere tu e tutti gli altri che vi credete chissà chi!”
Essere l’unica donna in quel posto,ti faceva uscire di matto e soprattutto se volevi imparare a sopravvivere in mezzo a quei palloni gonfiati era tirar fuori le unghie e farti valere.O saresti stata subito tagliata fuori,e io non mi facevo mettere i piedi in testa da nessuno.
Me ne andai via con le mani in tasca,ma poco prima di raggiungere un bar mi sentii afferrare per il braccio.
Strattonai quest'ultimo,intimandolo a lasciarmi,accorgendomi subito dopo che era Adam che se la rideva come un pazzo.
“Che vuoi tu?” Chiesi esasperata,passandomi una mano tra i capelli.
“Io l’ho sempre detto che Eric se le sceglieva bene!” Ghignò lui,indicandomi Bill che era ancora sul ciglio della strada con quell’espressione da pesce lesso.
Sicuramente,se fossi stata un uomo sarebbe venuto a prendermi a calci in culo all’istante.
Uno dei vantaggi di essere donna c’è,no?
Sospirai frustrata e mi strinsi nella giacca a causa del vento freddo che soffiava.
“E sei venuto a dirmi questo?”
“Umh,no ovvio!Volevo soltanto chiederti cosa te ne pare di quel ragazzo.”  Tornò immediatamente serio,iniziando a controllare su di una lista tutti i nomi dei partecipanti alla gara per cercare il suo.
“Mi sembra un’egocentrico,antipatico,inaffidabile,cocciuto,bas...” Non mi fece continuare che mi bloccò,poggiandomi la mano sulla bocca.Ripresi subito dopo fiato guardandolo male.
Nonostante Adam fosse un giocherellone,nonchè ex migliore amico di Eric,era l’unico in quel posto che mi aveva sempre trattata bene e difesa.Forse perchè era uno dei più giovani anche lui,e mi comprendeva.
Inoltre era il primo della List,ergo il Leader.
Molte volte avevo cercato di prendergli il posto,ma era particolarmente difficile batterlo.Le migliori manovre con l'auto sapeva farle solo lui.
“Ti ho chiesto se ti sembra bravo,non di descrivermelo!” Ribatte,esasperato.
Un pò aveva ragione,quando iniziavo a parlare non mi fermava nessuno.Forse io e Hope non eravamo poi tanto diverse.
“Prima è rimasto indietro,rispetto agli altri...”
“Era la tecnica che usava anche Eric.Ricordi?”
Lo guardai negli occhi e mio malgrado devetti dargli ragione.Quel ragazzo gli somigliava davvero tanto,non solo esteticamente ma anche quando gareggiava.
Ma infondo Eric era Eric.
Lui era l’Aquila,l’Aquila che aveva tatuata sul collo sul lato destra,che scendeva fin sotto la maglietta.
L’Aquila perchè era sinonimo di fierezza e potenza.Infatti non potrei trovare animale migliore per descriverlo.Lui era il re di tutti gli uccelli,aveva il dominio assoluto sull’area ed era l’incarnazione della potenza cosmica.
Sorrisi tra me e me per quel ricordo,e guardai l’orologio;le 23:36.Non ricordo quanti chilometri in media avrebbero dovuto percorrere,ma sapendo che non scendevano mai sotto i 180 km orari,non ci avrebbero messo molto ad arrivare.
Il problema ora era solo arrivare interi.
Capitava spesso che le macchine tornassero sfasciate completamente o addirittura che finissero fuori strada e addio!
Non risposi neanche alla domanda che mi pose il mio amico,che la mia attenzione fu catturata dal rumore assordante di alcune macchine.Senza neanche aspettare Adam mi incamminai a passo svelto tra la folla radunatasi al traguardo,che guardava estereffata la scena.
Mi feci spazio tra tutti ed una volta arrivata avanti,potei vedere lontano L’Audi sbandare anche solo per poco,a causa della Bmw che le aveva fatto cambiare rotta.Mi torturai le labbra,continuando a sperare per Gavril.
Per ora erano gli unici in vista,probabilmente gli altri avevano incontrato la polizia nel percorso o non avevano saputo tenere il passo.
Vidi l’Audi rimettersi in pista,ma il ragazzo lo aveva già superato di qualche metro,facendolo rimanere indietro.Nonostante ciò Gavril ci mise davvero poco a raggiungerlo,mettendo a dura prova il battito del mio cuore che anche per un secondo aveva pensato potesse perdere.
Ma la mia fu una gioia momentanea,perchè la Bmw ci mise una frazione di secondo prima di andare addosso alla R8 e farle crepare il finestrino,rischiando di mandare fuori strada il numero sette della List.
Si alzarono in cielo subito le urla dei “telespettatori”,che si circondarono tutti intorno alla Bmw,che aveva appena tagliato il traguardo.
“Ma cosa...” Adam mi aveva raggiunto e tanto quanto me era rimasto sorpreso.
Guardai rapidamente l'orologio che segnava le 23:42,ergo il ragazzo aveva battuto il record del mio compagno di qualche secondo.
Uscì soddisfatto dalla sua auto,mentre Gavril dall’altra parte imprecava ad alta voce ed usciva fuori dalla sua macchina infuriato,sbattendo forte la portiera.
Ouch!
“Quel bastardo!”
Gavril iniziò ad insultarlo pesantemente in russo ed iniziò ad avvicinarsi a lui,con la netta intenzione di picchiarlo.Ma era anche vero che il sorriso strafottente sulle labbra del pivellino non aiutava di certo a placare la sua rabbia.
Mi misi tra i due,poco prima che il mio compagno lo prendesse a pugni e lo feci allontare,spintonandolo.
“Spostati,Blondie!”
“No!Ha vinto la gara,ha rispettato le regole,e ti ha fatto fuori giocando pulito.” Urlai,cercando di sovrastare il continuo mormorio che ci circondava.
“Non ho bisogno di essere difeso.” Il ragazzo cercò di scansarmi,ma neanche io seppi cosa mi trattene dal non girarmi e tirargli un cazzotto proprio lì,su quel naso perfetto.
“Io invece ho davvero bisogno che tu stia zitto!” Lo feci zittire,ordinando ai miei amici di portar via Gavril e farlo calmare.Sapevo che essere battuti da un nuovo arrivato non era bello,anzi era umiliante,ma doveva cercare di contenersi.
“Tu,invece.” Li puntai il dito contro. “Vai a ritirare i tuoi soldi,sei stato bravo.” Lo liquidai in tal modo,girando i tacchi e fare per andarmene.La folla stava pian piano diminuendo,quindi non mi restava altro che raggiungere la mia macchina per andare a casa.
Di solito la sera,dopo le gare andavamo a festeggiare la vittoria in un locale privato,ma oggi...oggi era stato diverso.Eravamo stati stracciati e per quanto possa essere stupido,eravamo stati umiliati tutti;perchè la nostra era una famiglia.
Peccato però,che mi sentii chiamare e quindi dovetti girarmi.Solo che nel farlo mi ritrovai il viso del vincitore fin troppo vicino.
“Avevi chiesto come mi chiamassi.” Iniziò guardandomi profondamente negli occhi,serio.
“Lo so,c’ero anch’io.” Sorrisi di scherno,facendo una smorfia con il naso.
“Quindi non lo vuoi sapere più?Mh,bene.” Fece per andarsene ma lo fermai,ormai non riuscendo più a trattenere la curiosità.
Quando mi si iniziava a dire una cosa,non potevi fermarti e sviare discorso,perchè non te lo avrei permesso.Dovevo saperlo e basta.
“Come ti chiami?”
“Davvero non sai chi sono?”
Le sue labbra si incresparono e sul suo viso nacque un sorriso sghembo,mentre lentamente si avvicinava al mio orecchio,solletticandolo con il suo alito caldo.
“No...”
“Allora ti risfrescherò io le idee,Blondie.” Abbassò il tono di voce,marcando il mio nome,quasi fossimo in confidenza da tempo. “Io sono Dennis Carter,il fratello di chi due anni fa hai lasciato marcire sull’asfalto,dopo che due fottuti mafiosi russi gli hanno piantano nel cuore due pallottole.” Non saprei descrivere come mi sentii ora,saprei solo dirvi che mi si creò un groppo in gola per il solo ricordo di qualcosa che avevo cercato in tutti i modi di dimenticare.
Eric non parlava spesso della sua famiglia,era un tipo molto riservato,non si apriva quasi mai con nessuno.Ma credo mi abbia accennato di un fratello più piccolo,che cercava di tener lontano per non rischiare di immischiarlo in affari o in guai che lo avrebbero portato alla morte certa.
Per questo il suo volto era così famigliare,per questo sapeva farci con le macchine.
“Ma come...”
“Si,il piacere di conoscerti è tutto mio.” Gelido,freddo.Mi liquidò all’istante e si avviò in fretta dal nostro uomo d’affari per prendersi la ricompensa dovuta alla vittoria.
Non seppi perchè,ma da oggi mi promisi di portar avanti la promessa che Eric si fece;ovvero quella di non far cadere suo fratello in questo mondo,proprio come lui.E non so perchè,ma a tutti i costi gli avrei impedito di continuare a gareggiare.
Era una promessa.
___________________________________________________________________


Buona sera *-*
Visto che ho aggiornato presto? Il capitolo non è un granchè,ma è solo l’inizio e mi serviva per dare il via alla storia e per introdurre Dennis.
Ringrazio le persone che nello scorso capitolo hanno recensito,e chi mi ha messo già tra le preferite e seguite. Vi adoro! ❤
Comunque sia, fatemi sapere e se avete qualche domanda chiedete pure, sarei felicissima di rispondervi!
Vi lascio,e alla prossima!
Ciao :*
 
 
 
  
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