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Autore: HPEdogawa    16/02/2013    2 recensioni
Quando si risvegliò, non ricordava niente di se stesso. Né il suo nome, né dove si trovasse, tantomeno chi fosse. Sapeva solo di essere sdraiato sulla schiena, a contatto con il legno umido di una chiatta sul fiume Han. Si mise a sedere, confuso e stordito, nonché con un potente mal di testa. Solo quando portò una mano a sfiorarsi la tempia, in cerca di sollievo da quel dolore assillante, si accorse di stringere tra le mani un cellulare. Non lo riconobbe, non avrebbe saputo dire se fosse suo o di qualcun altro. Mise a fuoco l'immagine dell'apparecchio elettronico e notò i suoi polsi rossastri, le sue dita sporche di qualche vivida goccia cremisi, rafferma. Sangue. Sempre più confuso, ignorò quelle macchie sulla sua pelle e schiacciò un tasto del cellulare. Lo schermò si illuminò e, quando lo sbloccò, si ritrovò a leggere un messaggio formato da poche righe:
"Hai inviato questo messaggio a te stesso. Quando ti sveglierai non ricorderai più niente.
Ti chiami Kim Yesung. Sei una spia. Cancella questo messaggio non appena l'hai letto e getta il cellulare."
WonYe.
Yaoi.
Tutti i Super Junior, più possibili apparizioni di altre celebrità.
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Choi Siwon, Kyuhyun, Leeteuk, Un po' tutti, Yesung
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Siwon.

 

Il parco era paradossalmente deserto, per essere domenica pomeriggio. Siwon stava camminando fianco a fianco con Yesung, e il più piccolo aveva lo sguardo rivolto al cielo limpido, gli occhi chiusi e un'espressione serena. Il più grande sorrise, vedendo – finalmente – la tranquillità sul volto dell'amico. Da settimane, durante quei pochi momenti in cui riuscivano a vedersi e a parlare, Yesung gli era apparso distante, assente e stanco. Aveva perennemente gli occhi sbarrati e le sue pupille non si fermavano quasi mai, ritrovandosi ben presto ad osservare l'intero luogo in cui si trovavano, studiando anche l'angolo più remoto. Siwon aveva più volte provato a capire cosa non andasse, ma l'altro aveva sempre risposto con uno sguardo confuso, dicendo che tutto andava bene. Yesung era un bugiardo per professione, ma, su certe cose, non riusciva a farla franca, con Siwon attorno. Il più grande aveva insistito per giorni con quelle domande, sinceramente preoccupato, fino a quando Yesung non era arrivato quasi ad urlargli contro dal nervoso. Così, Siwon aveva capito che sarebbe stato meglio smetterla, per entrambi, e aspettare che Yesung si sentisse pronto ad aprirsi con lui.

-Sarebbe bello, non credi?- disse, di punto in bianco, Yesung. Siwon si scosse dai suoi pensieri, riprendendo a guardare l'altro. Si erano fermati nel bel mezzo del prato e non se n'era nemmeno accorto. Yesung spostò il suo sguardo dal cielo al volto di Siwon:

-Non mi stavi ascoltando?- domandò, trapassandolo da parte a parte con quelle sue profonde iridi nere. Siwon sospirò:

-Mi ero perso nei pensieri... Cosa stavi dicendo?

-Dicevo che sarebbe bello essere una rondine. Non appena arriva il freddo, volano e si trasferiscono di nuovo dove il clima è piacevole, dove poter vivere in pace. Sarebbe bello poterlo fare, non credi? Mollare tutto e scappare non appena si presentano dei problemi, creandosi una nuova vita in un posto migliore.

Siwon lo osservò a lungo, ma l'altro non ricambiò lo sguardo, perso ad osservare la rotta dei volatili:

-Sì, sarebbe bello- sussurrò, infine.

Yesung si voltò a guardarlo, con un sorriso in volto:

-Ho un po' fame, che ne dici di andare a prendere qualcosa al bar?

Siwon annuì, seguendo il più piccolo fino al piccolo chiosco posto nel centro del parco. Si sedettero, dopo aver ordinato al banco.

-Stai bene, Siwon-hyung? Sei pallido, mi sembri parecchio distratto.

Siwon non rispose subito, ma fece vagare il suo sguardo dal paesaggio, al cielo, all'amico. Più volte, fino a quando, dopo interminabili minuti, non si ritrovò a sbottare:

-Te lo chiederò per l'ultima volta, Yesung: c'è qualcosa che non va?

Tra di loro scorsero secondi carichi di tensione, mentre gli occhi dell'uno si infossavano in quelli dell'altro. Yesung stava per aprire bocca quando, all'improvviso, Siwon si sentì afferrare per una spalla.

 

-Siwon-hyung... Siwon-hyung, svegliati...

Una voce rauca s'infilò nelle sue orecchie, svegliandolo dal suo sonno. Siwon borbottò qualcosa, sentendo un dolore forte all'altezza del collo.

-Siwon-hyung, dannazione, svegliati...

Riconoscendo la voce, il più grande aprì gli occhi, percependo una presa sulla sua spalla. Voltandosi, vide Yesung, una mano poggiata su di lui e un'espressione preoccupata:

-Che succede?- biascicò, ancora addormentato.

-Stanno suonando alla porta...- mormorò l'altro: -Ho paura...

Siwon sorrise appena, alzandosi e andando verso l'ingresso: -Resta qui, non muoverti- disse a Yesung, che annuì, appoggiandosi al piano cottura. Il venticinquenne sentì nuovamente il campanello suonare, insistentemente. Gli sembrava di star vivendo nuovamente la notte in cui era arrivato – tornato – Yesung, con l'unica differenza che, al momento, la luce del giorno filtrava dalle persiane. Aprendo, si ritrovò ben presto sommerso da un ammasso di soffici capelli rossi, mentre una stretta si avvolgeva attorno al suo collo.

-Siwonnie!- esclamò una voce femminile, accompagnata da un inconfondibile profumo di pesca.

-Tiffany- sorrise infatti, ricambiando l'abbraccio.

-Come stai?- domandò la nuova arrivata, allontanandosi e schioccandogli un bacio sulle labbra.

-Sto bene, e tu?

-Sto meglio, adesso che sono qui con te. Non ci siamo visti per qualche giorno, ero preoccupata- borbottò lei, senza lasciare la presa.

Siwon sorrise appena, baciandole la fronte: -Sono stato impegnato con il lavoro, ma oggi sono libero- spiegò, chiudendo la porta. Tiffany annuì, comprensiva:

-Capisco, anche io sono stata parecchio presa dal lavoro. Erano tutti nel panico.

-Perché?- domandò il più grande, confuso. L'altra si strinse nelle spalle, svalutando la situazione:

-Una semplice inconvenienza, ci è scappato un articolo molto importante.

-Rimedierete.

-Speriamo- sospirò lei, guardando poi l'altro con un'espressione tenera: -Siwonnie, ho un favore da chiederti. Devo partire per qualche giorno per lavoro, potresti prenderti cura di Nuvoletta?

Il venticinquenne annuì, conducendola verso la cucina:

-La tua gatta è sempre la benvenuta, lo sai. Adesso, però, vieni con me: devo presentarti una persona.

-Chi?- domandò Tiffany curiosa.

Siwon sospirò, indossando un debole sorriso: -Un vecchio amico.

 

Yesung.

 

Il profumo di pesca era insistente e quasi nauseabondo. Era, ormai, impregnato ovunque, nelle pareti della stanza e, per quanto in teoria sarebbe dovuto essere piacevole, a Yesung stava solo causando sofferenza. Sospirò per l'ennesima volta, bevendo un sorso di tè e alzando gli occhi al cielo dopo l'ennesima risatina della raggazza. Stava raccontando di come la sua gattina avesse paura dello specchio. E dell'aspirapolvere. E di qualsiasi altro oggetto trasportabile o riflettente. Siwon aveva parlato poco, dopo aver fatto le presentazioni, in quanto la ragazza – Tiffany – aveva da subito fatto spettacolo. Yesung non la stava realmente ascoltando, annuiva di tanto in tanto e ridacchiava quando sentiva Siwon fare altrettanto. Si era perso ad osservare la ragazza, immersa in vestiti eccentrici, il volto perfettamente truccato e perennemente un sorriso gentile dipinto su di esso. Si rese conto del fatto che era già passata mezz'ora dall'arrivo della straniera quando questa si alzò da tavola, dicendo di dover andare in bagno. Yesung si ritrovò solo, con Siwon seduto di fronte a lui. Lo guardò, accennando un sorriso:

-E' carina- disse, per convenzione. Siwon annuì, rilassandosi appena:

-Sì, è una brava ragazza. Stiamo insieme da poco più di un mese.

-Come l'hai conosciuta?

-Per caso- sorrise il più grande, ricordando la scena: -Ero in un pub, da solo e annoiato. Lei si è seduta accanto a me al bancone e ha ordinato la stessa cosa che avevo chiesto io. Non l'avevo notata, ma quando il barista ha portato il mio drink, lo abbiamo afferrato insieme e così... Eccoci qui.

-Che cosa romantica- mormorò il più piccolo, stringendosi le mani l'una con l'altra, uno dei più falsi sorrisi mai visti da essere umano stampato in volto. Siwon parve non accorgersene – o lo ignorò – e continuò a parlare di come poi andarono avanti a incontrarsi per qualche settimana, fino a quando non si baciarono per la prima volta – sotto casa di lei. Yesung si ritrovò inconsciamente a sorridere, vedendo Siwon felice nel ricordare tutte quelle circostanze. E, per la prima volta, iniziò a pensare che, forse, lui era solo una seccatura nella vita dell'altro. Il silenzio calò nuovamente tra di loro, fino a quando il più piccolo non domandò:

-Lei... Non sa niente di me, vero?

Siwon scosse il capo: -Solo il tuo nome. Non le ho mai detto nulla di te.

Yesung annuì, non sapendo esattamente come sentirsi. Il suo cuore batteva all'impazzata, senza alcuna evidente ragione. Siwon stava per parlare nuovamente, quando l'odore di pesca si fece più intenso e Tiffany entrò nella stanza, sorridendo come al solito:

-Devo andare, mi hanno chiamato dall'ufficio. A quando pare hanno messo occhio su un affare alquanto importante.

Siwon annuì, alzandosi per accompagnarla.

-Ciao, Yesung- lo salutò la ragazza, prima di scomparire nel corridoio: -E' stato un piacere.

-Piacere mio- annuì il ventiduenne, senza davvero credere in quelle parole. Quando Siwon tornò in cucina, massaggiandosi il collo per la scomoda posizione in cui aveva dormito tutta la notte, Yesung si alzò, allontanandosi:

-Vado in bagno- disse all'altro, salendo poi le scale, senza aspettare una risposta. Chiudendosi nella stanza dalle piastrelle azzurre, si appoggiò alla porta e abbassò le palpebre, provando a calmarsi. Ogni tentativo però, era inutile: il suo cuore sembrava essere quello di un cavallo da corsa e il profumo che aleggiava attorno a lui non aiutava. Era forte. Troppo forte. Quasi insopportabile. Non appena sentì la testa girare, si poggiò al lavandino e un conato lo prese alla sprovvista. Ben presto si ritrovò piegato in due sul lavabo, a sputare quelle poche cose che aveva ingerito con il tè.

E il profumo di pesca continuava a intasargli i sensi.

 

Il pavimento su cui giaceva era freddo e ruvido. Ormai ne conosceva ogni rientranza, a causa di tutto il tempo che aveva trascorso su di esso, i polsi stretti in un laccio e le gambe molli. Non riusciva a muoversi, nemmeno a mettere insieme un pensiero di senso compiuto. Tutto quello che sentiva era dolore, dolore in ogni parte del suo corpo gelido e stremato. I crampi per la fame erano svaniti, la vista era offuscata, tutti i sensi annebbiati. I suoni giungevano ovattati, alle sue orecchie. Sentiva delle voci, ma non capiva di chi fossero, né cosa dicessero. Alle voce, ogni tanto si aggiungeva un verso di frustrazione, e dei tacchi a spillo. Le scarpe battevano sul pavimento su cui era sdraiato, e il rumore si propagava fino alle sue orecchie, penetrandogli fin nel cervello. Si ritrovò a chiudere gli occhi, infastidito all'inverosimile. Voleva sentire le gambe, avere la forza di alzarsi e vedere, dopo tanto tempo, la luce del sole. Voleva mangiare qualcosa, abbracciare la sua famiglia. Ma, soprattutto, voleva finalmente gridare al mondo la verità. Quella verità che lo stava consumando dentro, fino a mangiarsi l'ultima briciola della sua fermezza mentale.

Ripensando a ciò che aveva scoperto solo dopo essere stato catturato e torturato, sentì la rabbia crescere di nuovo nel suo petto e lascio fuoriuscire dalle sue labbra un grido di frustrazione.

Non passò molto tempo prima che le scarpe dai tacchi a spillo entrassero nel suo campo visivo e che una di esse raggiungesse il suo stomaco.

 

-Mi senti?

Yesung aprì gli occhi, di scatto, ritrovandosi ad osservare il bagno della casa di Siwon. Era steso a terra, appoggiato all parete, alcune lacrime bagnavano le sue guance. La testa continuava a girare, ma riuscì in qualche modo ad alzarsi, aggrappandosi al lavandino, che aveva ripulito prima di addormentarsi a terra dal fastidio alle tempie.

-Yesung?- ripeté la voce di Siwon, dall'altra parte della porta.

-C-cosa c'è?- balbettò il più piccolo, con voce appena tremante.

-Stai bene? Sei lì dentro da più di mezz'ora...

-Sì, sto bene, non preoccuparti. Esco subito.

-D'accordo... Ascolta, io devo andare a casa di Tiffany a prendere il suo gatto, ma tornerò presto. Non dovrei metterci più di mezz'ora.

-Va bene...

-In caso qualcuno suoni, fai finta di nulla. D'accordo?

-D'accordo.

-A dopo, allora.

-Sì, a dopo...

Yesung sentì distintamente i passi di Siwon sulle scale, all'ingresso e poi, con un tonfo, la porta di casa si chiuse alle sue spalle. Non appena sentì una macchina accendersi, sospirò, chiudendo gli occhi e scivolando di nuovo sulla parete.

Poteva rimanere lì dentro ancora per mezz'ora.

Mezz'ora nella quale poteva capire qualcosa da ciò che aveva appena ricordato.

 

Kyuhyun.

 

-Nome?

-Mulyeol. Jung, Mulyeol- specificò il giovane uomo in giacca e cravatta, stringendo la sua ventiquattrore tra le dita affusolate. Si sistemò i spessi occhiali rossi sul naso, spiegando: -Sono qui per fare un colloquio per il dipartimento delle operazioni.

Il signore seduto alla scrivania controllò alcuni documenti, annuendo: -Sì, i colloqui inizieranno tra mezz'ora. Salga al terzo piano e chieda di Lee Sungmin. Questo è il pass.

-Grazie mille- disse il giovane, afferrando il pass e inchinandosi, per poi allontanarsi verso gli ascensori. Chiamandone uno, aspettò con pazienza. Le porte si aprirono davanti a lui dopo qualche secondo ed, entrando, ritrovandosi da solo, schiacciò il pulsante numero quattro. Tempo qualche minuto, e davanti ai suoi occhi comparve la scritta Dipartimento di Sicurezza di Interna. Sorridendo, Kyuhyun si fece strada nel corridoio. Nessuno fece caso a lui, ognuno preso dal proprio lavoro. Il giovane non impiegò molto a trovare l'ufficio desiderato ed, entrando, ebbe la premura di chiudere la porta alle sue spalle, chiedendo alla persona seduta alla scrivania:

-Devo infiltrarmi in una delle agenzie di spionaggio più sicure del Paese per vederti, Jungsu-hyung?

 

-E' pericoloso!

-Neanche troppo.

-Potevi farti beccare! Hai idea dei casini che avresti procurato a tutti quanti?!

-Uno, è stato un giochetto da ragazzi, come hai notato. E due, sì, ho presente quello che sarebbe potuto succedere. Per questo sono venuto io a recuperarti.

Finalmente libero dagli occhiali ingombranti e dalla cravatta, Kyuhyun sedeva al tavolo di un bar, di fronte a uno dei suoi migliori amici, che lo guardava con un misto di preoccupazione e incredulità, mentre cercava di trattenere il sorriso che stava già formando una fossetta sulla sua guancia.

-Hai novità da Jongwoon?

Kyuhyun scosse il capo: -Non si è più fatto sentire. È per questo che sono qui.

Jungsu si fece interessato, sporgendosi in avanti: -Che succede?

-Ho bisogno del tuo aiuto.

Il più grande non trattenne più il sorriso: -Il genio Cho Kyuhyun ha bisogno di un aiuto. Wow, sono onorato.

-Stai zitto, e ascoltami- lo interruppe l'altro, riprendendo poi a parlare:

-Voglio rintracciarlo, capire effettivamente cos'è successo in questi due anni. E ho bisogno del tuo aiuto. Ho bisogno che tu sfrutti la tua identità di “Park Leeteuk” al massimo, Jungsu-hyung.

 

Note dell'autrice:

Ho giusto due minuti per dirvi che mi dispiace per il ritardo, ma sono impegnatissima con la scuola. ; ;

Siamo sommersi di compiti e interrogazioni, ma spero di poter aggiornare in tempo prossimamente!

Visto che in questi due giorni siamo rimasti a casa, ho scritto il capitolo ed eccolo qui! Spero vi sia piaciuto, vi chiedo di farmi sapere che ne pensate (: Vi avviso che non ho fatto in tempo a rileggerlo, quindi potreste trovare errori di battitura qua e là, e anche delle ripetizioni, probabilmente ; ; Non ho davvero il tempo per correggerlo, adesso. ;w;
Grazie a chi ha recensito quelli passati e a chi ha messo tra seguite/preferite. Lo apprezzo molto!

Ora devo andare, alla prossima!

Lara.

   
 
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