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Autore: bik90    16/02/2013    3 recensioni
-Sei il mio ponte tra questi due mondi!-
Martina si fermò e un brivido la scosse. Eleonora non si lasciava mai andare a parole troppo dolci, quello che era riuscita a dire era già troppo per lei. Si voltò verso la diciottenne.
-Allora perché ti comporti così?- domandò con le lacrime agli occhi.
La bionda chinò il capo con aria colpevole.
-Non posso...- mormorò semplicemente.
Già, non poteva. Sarebbe stato troppo difficile per lei ammettere di tenere tantissimo a quella ragazza che le stava di fronte.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Appena tornò a casa, la sedicenne si rifugiò nella sua stanza. Senza nemmeno togliersi le scarpe si gettò sul letto e iniziò a piangere anche se non ne comprendeva il motivo. Poteva essere stata solo una coincidenza, poteva non essere proprio lei. Non doveva essere lei. Alzò la testa dal cuscino per riprendere fiato e pensò a quei dannati disegni che le erano caduti. Li aveva mostrati ad una sola persona attraverso lo scanner e poi via mail e se Eleonora le aveva detto di averli visti allora significava che erano la stessa persona. Perché tra tante ragazze di diciotto anni doveva essere lei quella che aveva conosciuto in rete? Eleonora Domenghi non somigliava minimamente alla ragazza che aveva parlato con lei per tutti quei mesi. Lei era gentile, simpatica, dolce; non un’idiota che insieme agli amici andava a bere, fumava spinelli e faceva le peggio cazzate. Non poteva essere così. Si alzò dal letto avvicinandosi alla scrivania e accendendo il computer. C’era un messaggio che risaliva a quella mattina ed era suo. Il cuore iniziò a batterle più forte nel petto come ogni volta che le scriveva. Aveva sempre pensato che la loro intesa fosse magica, che il legame che avevano creato fosse unico perché condividevano molti interessi in comune. In quel piccolo angolo, al di fuori del tempo e dello spazio, c’erano solo loro due che chiacchieravano di ciò che le accomunava, delle volte si prendevano in giro e si raccontavano qualcosa della loro vita privata. Non si erano mai viste, non avevano sentito l’esigenza di chiedere una foto o di sentire la loro voce. Le piaceva quello che si era creato, quei messaggi che riceveva la facevano sorridere mentre pensava a quale persona avesse incontrato. L’aveva conosciuta su un sito in cui si scrivevano storie d’ogni tipo e all’inizio si erano congratulate l’una con l’altra per la bravura e per come era bello ciò che avevano creato. Col susseguirsi dei giorni, poi, avevano iniziato a chiacchierare sempre più spesso arrivando a un grado di familiarità non indifferente. Martina era contenta, dopo quello che le era successo, quella ragazza sconosciuta era ciò che le serviva. Ma sapere che quella ragazza corrispondeva a Eleonora Domenghi le metteva addosso terrore e ansia. Se la immaginò mentre raccontava ai suoi amici tutto quello che si dicevano davanti a un boccale di birra e riuscì perfino a sentire le loro risate. Terribile! Aveva fatto davvero una cosa del genere? Quanto era stata sciocca a illudersi d’aver trovato un po’ di pace. Non aveva mai pensato che potesse essere della sua stessa città, figurarsi dello stesso istituto.
<< E’ pronto a tavola >> disse suo padre entrando senza bussare.
La sedicenne si limitò ad annuire.
<< Tutto bene? >>.
Come se te ne importasse davvero, pensò con una punta d’ironia la figlia annuendo per la seconda volta.
<< Allora vieni >>.
 
<< Te lo stai massacrando quel pollice >> affermò Davide ridendo mentre sollevava appena gli occhi dal libro di letteratura italiana << A che pensi? >>.
Eleonora aveva l’insana abitudine di torturarsi le dita quando era nervosa.
<< Nulla >> sbuffò la diciottenne chiudendo il quaderno con gli appunti presi e dondolandosi leggermente con la sedia << Hai finito? >> aggiunse riferendosi a ciò che dovevano studiare.
<< Ehi, non siamo tutti come te che ti basta leggerle le cose per saperle ripetere in modo perfetto! >>.
<< Piantala di lamentarti allora e studia! >> esclamò ridendo l’amica alzandosi in piedi << Vado a farmi una partita alla play >>.
Senza aspettare risposta si spostò dallo studio dove stavano studiando da un paio d’ore, alla camera del ragazzo. Incrociò le gambe e si sedette per terra dopo aver accesso la televisione e la console. Non si degnò di controllare che gioco ci fosse dentro, quasi tutti li avevano scelti insieme. Prese il joystick e prima di iniziare controllò per l’ennesima volta l’iphone. Niente, nessuna risposta da quando le aveva mandato quel messaggio in mattinata. Chiuse gli occhi per un attimo domandandosi se fosse davvero possibile. Quante possibilità c’erano? Quanti abitanti c’erano in Italia? E quanti ne conteggiava il suo paese? Era da escludere. Eppure quei disegni…Li aveva controllati prima di iniziare a studiare ed erano gli stessi che aveva fatto cadere a quella ragazzina. Non sapeva nemmeno come si chiamava, aveva pronunciato il suo nickname in modo spontaneo non conoscendo altro sulla sua reale identità. Non le era mai passato per la testa che aveva parlato per tutto quel tempo con qualcuno che era a poche aule di distanza da lei. Incredibile quanto era piccolo il mondo. Non sapeva se sentirsi sollevata o meno per quella rivelazione. Ormai parlavano da diverso tempo e, prima o poi, sarebbe nata spontanea una proposta sul vedersi o sull’incontrarsi. Delle volte ci aveva pensato ma mai in modo serio. La verità era che in apparenza, in ciò che mostrava a tutti, era una persona totalmente diversa. Sul web era stato facile dare sfogo alla parte di sé che custodiva gelosamente. Nemmeno a Davide aveva mai raccontato che nel tempo libero scriveva e che i suoi racconti, immessi su un sito internet sotto falso nome, erano anche abbastanza graditi. Se ne vergognava? Ogni volta che si faceva quella domanda, evitava di darsi una risposta. La verità le avrebbe fatto molto male. Si passò per l’ennesima volta una mano tra le ciocche dorate e mise il gioco in pausa quando il cellulare iniziò a squillare.
<< Ehi Lavi >> disse << Ciao >>.
<< Ciao brutta, dove sei? >> chiese l’amica dall’altra parte.
<< A casa di Davide. Io ho finito di studiare, lo sfigato sta ancora facendo letteratura! >>.
Risero entrambe.
<< Niente in contrario se mi unisco a voi? Anch’io ho finito e in italiano sono già stata interrogata >>.
<< Affatto, ti aspettiamo! >> rispose Eleonora chiudendo la conversazione << Davide! >> urlò subito dopo << Sta arrivando Lavinia! >>.
Il ragazzo dall’altra stanza mormorò un assenso mentre lei controllava l’ora. Erano le cinque e mezzo.
<< Le hai detto che abbiamo la partita alle sette? >> chiese il diciottenne apparendo sulla soglia della sua camera.
La bionda scosse il capo.
<< Me ne sono dimenticata >>.
<< Ma dove hai la testa oggi? >> scherzò Davide lanciandole contro la gomma da cancellare << Va beh, glielo diremo quando arriva >>.
<< Non penso che impiegherà molto >> costatò l’amica riprendendo in mano il joystick.
La mano dell’altro che si posava sulla sua spalla la fece sorridere comprendo cosa volesse.
<< Non abbiamo tempo >> disse scostandosi per poter guardare il televisore.
<< E dai! >>.
<< C’è tua madre che sta guardando rai uno in cucina >>.
<< Avanti, facciamo una cosa veloce >>.
<< Hai studiato? >> chiese Eleonora senza guardarlo.
<< Mi stai bacchettando per caso? >> esclamò Davide facendo forza per spingerla distesa per terra.
<< E che sono tua madre? >> rise la ragazza sotto di lui.
Il diciottenne salì a cavalcioni sul suo corpo sorridendo e senza farle male. Eleonora poteva sentire distintamente la sua erezione diventare sempre più dura per l’eccitazione.
<< Ehi Rocco calmati >> continuò con ironia la bionda << Siamo ancora vestiti >>.
<< A questo possiamo provvedere subito >>.
Stava per sfilarle la maglia quando sentì la madre chiamare entrambi dall’altra stanza. Sbuffò rialzandosi mentre la diciottenne rideva di gusto. Lavinia era arrivata.
<< Non fare la faccia da cane bastonato e fa qualcosa per lui >> gli disse indicando il rigonfiamento.
L’occhiataccia che le lanciò Davide la fece scoppiare nuovamente a ridere.
 
Si teneva impegnata per non pensare, per arrivare alla sera così stanca da desiderare solo di buttarsi nel letto e dormire. Lo aveva sempre fatto, dubitava che sarebbe mai riuscita a smettere. Non voleva neppure farlo. Fermarsi avrebbe voluto dire farsi delle domande e darsi delle risposte. Cosa che non desiderava affatto fare. Perfino il sesso lo vedeva come un qualcosa che la distraeva da pensieri scomodi. Non che le dispiacesse; anzi, l’atto sessuale con Davide era semplicemente fantastico e la mandava in estasi ogni volta. Ma non era amore. Per quanto la loro amicizia fosse solida loro non si amavano. Avevano scoperto il piacere degli orgasmi insieme e continuavano a darsene a vicenda senza problemi; solo loro due, come la prima volta. Eleonora non si era mai fatta toccare da nessun altro all’infuori dell’amico e lo stesso valeva per Davide. Condividevano tutto, perché il sesso avrebbe dovuto fare eccezione? Soprattutto se a entrambi piaceva. La ragazza guardò il diciottenne dall’altra parte del campo mentre metteva a posto le palline da tennis che avevano usato e sorrise mentre scuoteva leggermente il capo. Aveva vinto di nuovo.
<< Non fare quella faccia compiaciuta, hai avuto solo fortuna >> le disse Davide facendole la linguaccia.
<< Come tutte le altre volte che ho vinto? >> lo schernì la bionda << Sai, sto iniziando a pensare che dovresti giocare con Serena, forse con lei avresti qualche possibilità di vincere! >>.
<< Molto divertente >> rispose l’altro avvicinandosi.
Eleonora gli lanciò la bottiglietta dell’acqua che aveva preso prima alla macchinetta del circolo tennis e fece un lungo sorso dalla sua. La richiuse e guardò l’ora. Erano le otto di sera, un’altra giornata era terminata. Prese l’iphone dalla tasca del borsone e se lo rigirò per qualche secondo tra le mani senza sapere cosa fare.
<< Aspetti una chiamata? >>.
<< Sì, da parte del Presidente della Repubblica >> scherzò Eleonora che riusciva sempre a trasformare tutto in gioco.
Uscirono dal campo dopo aver raccolto le loro cose e si recarono negli spogliatoi. A quell’ora non c’era più nessuno in giro tranne il proprietario che aveva le chiavi per chiudere. La diciottenne dai lunghi capelli biondi si spogliò gettando per terra gli abiti sporchi e s’infilò sotto la doccia. Chiuse gli occhi lasciandosi avvolgere dal getto caldo e lentamente tutti i muscoli si rilassarono. Involontariamente la sua mente tornò a quella mattina e a quei disegni. Era sicura che fossero gli stessi quindi questo implicava che quella ragazza era la stessa con la quale parlava. Assurdo. Si era aperta con lei perché la immaginava a chilometri di distanza da lei e dalla sua vita, aveva mostrato quel lato di sé che custodiva e non faceva trapelare mai. Nessuno avrebbe capito tranne lei. Per questo aveva lasciato che scoprisse ciò che gli altri ignoravano. Le piaceva scrivere, avere la testa tra le nuvole, sognare ad occhi aperti e pensare a nuove storie e a nuovi personaggi. Chiunque l’avrebbe derisa mentre a lei, una persona dall’altra parte dello schermo di computer, interessava molto. Eleonora veniva da una famiglia in cui i sognatori non erano visti bene, dove ciò che contava erano unicamente i risultati. Bisognava andare bene a scuola, portare ottimi voti, essere educati, eccellere nello sport. Occorreva essere i migliori in assoluto. E lei aveva rispettato i patti, aveva una media altissima ed era tenuta in gran considerazione da molti. In cambio aveva ottenuto una libertà che pochi diciottenni potevano dire di avere. Una mano le accarezzò la schiena facendola quasi sussultare dalla sorpresa. L’attimo dopo sorrise nel vedere Davide.
<< Se Carlo ci scopre, ci lincia >> disse prima che il diciottenne la baciasse con foga.
Si adagiò contro le piastrelle della doccia riempiendosi dell’odore dell’amico. Davide era considerato da molte ragazze, un gran fico. Non poteva dare loro torto. Alto un metro e novanta, fisico modellato dai lunghi allenamenti in palestra e a calcio, capelli ricci e scuri, occhi piccoli e neri come la pece. Bellissimo anche per lei. Si aggrappò alla sua schiena sentendolo fare pressione per farle divaricare le gambe e fu penetrata immediatamente. Assecondò le spinte che via via diventavano più frenetiche e chiuse gli occhi mentre alzava la testa alla ricerca delle sue labbra. Ansimò nella sua bocca e gemette quando raggiunsero insieme l’orgasmo.
 
Un’altra delle tante, monotone mattine. Il sole giocava a nascondino con qualche nuvola sparsa nel cielo e la professoressa di filosofia si affanna a spiegare ad un classe che non aveva il minimo interesse a seguirla. Martina sbadigliò annoiata e alla fine dell’ora chiese di andare in bagno. Non aveva dormito molto quella notte, aveva passato l’intero dopo cena incollata al computer senza sapere nemmeno lei bene cosa aspettarsi. Messaggi non ne aveva ricevuti e non aveva voluto inviarli. Sapere d’aver parlato con Eleonora Domenghi non la rassicurava per niente. Fece un respiro profondo ed entrò nella toilette femminile. Rimase quasi fulminata nel vedere che dentro c’era anche la diciottenne. Se la ritrovò di fronte ancor prima di poter girarsi e scappare il più veloce possibile. Ingoiò un groppo di saliva mentre si fissavano. Non l’aveva mai vista così da vicino. La sua pelle era chiarissima, il naso piccolo e delicato, due occhi grandi ed espressivi che parevano vedessero anche l’anima delle persone. Quella mattina aveva i capelli alzati in una coda e in quel modo notò un orecchino sulla parte alta del lobo sinistro. Non le era mai stato possibile vederlo prima. Indossava un paio di converse azzurre, un jeans grigio e una maglietta col cappuccio. Per evitare di bagnarsi, aveva alzato le maniche fino ai gomiti. Eleonora nel vederla le sorrise con spensieratezza e non parve essere a disagio. Si mosse nella sua direzione.
<< Ciao >> disse in tono cordiale << Penso che fare finta di non conoscerci sia senza senso >>.
Martina annuì senza riuscire a staccare gli occhi dai suoi.
<< Io sono… >> iniziò la bionda allungando una mano.
<< Eleonora Domenghi, lo so >> la interruppe l’altra << Martina Capasti >>.
Si strinsero la mano e subito dopo la diciottenne rise leggermente.
<< Cosa c’è? >> chiese la sedicenne sentendo d’essere diventata rossa.
<< Niente, è solo che ti immaginavo…diversa, ecco >>.
Sapessi io, avrebbe voluto risponderle Martina ma si trattenne.
<< Non pensavo che frequentassi questa scuola, che fosse anche tu…di queste parti >>.
<< Mi sono trasferita da qualche mese >> le rispose la più piccola abbassando gli occhi mentre ricordava il motivo che aveva spinto tutta la sua famiglia a quel gesto.
<< Ah, okay >> disse Eleonora infilandosi le mani nelle tasche dei jeans iniziando a sentirsi leggermente a disagio << Ecco…beh…a proposito di quello che facciamo…beh…possiamo continuare a parlare, se vuoi ovviamente >>.
Gli occhi della sedicenne s’illuminarono per un istante.
<< Sì >> rispose semplicemente sentendosi ridicola per le poche parole che riusciva a dire.
<< Ti chiedo solo una cosa, è meglio se facciamo… >>.
Fu interrotta dall’entrata di una terza ragazza.
<< Ele, quella cessa della prof di matematica aspetta solo te per iniziare a spiegare! Muoviti! >>.
Eleonora annuì brevemente abbozzando un sorriso.
<< Andiamo allora! >> esclamò gettando una breve occhiata a Martina.
<< Ma chi è quella? >> chiese l’amica della bionda mentre uscivano.
<< Nessuno >> si limitò a rispondere la diciottenne senza guardarsi indietro ben sapendo che la sedicenne le avesse ascoltate.
 
Per la prima volta Eleonora non riuscì a concentrarsi a lezione. Per la prima volta quelle lettere e quei numeri scritti alla lavagna non avevano alcun senso. Ogni volta che chiudeva gli occhi, si ritrovava davanti il viso di quella ragazzina. Era carina, doveva ammetterlo. Piccolina, magra, capelli ramati e ricci e due occhi verdi come i suoi. Bellina. Ma perché non se la toglieva dalla testa? Sicuramente per come l’aveva trattata, ma non aveva potuto fare altrimenti. Che avrebbe detto sennò a Miriam? Non voleva dare spiegazioni e soprattutto non voleva che si sapesse in giro. Temeva di essere presa in giro, che tutta la popolarità di cui godeva le si sarebbe ritorta contro. Non poteva rischiare. E poi non osava immaginare quello che avrebbe detto Davide, di quanto ci sarebbe rimasto male nello scoprire che non gli aveva mai parlato di quello. No, tutta quella storia doveva rimanere sepolta com’era sempre stata. Il suono della campanella la fece quasi sobbalzare talmente era intenta nelle sue riflessioni. Davide le lanciò il pacchetto di sigarette iniziando ad incamminarsi verso il cortile. Eleonoro, dopo averlo preso al volo, si alzò in piedi e iniziò a conversare con alcune sue compagne per cercare di scacciare quei pensieri. Uscì sulla scala antincendio e si voltò una sola volta verso l’interno per inforcare i suoi occhiali da sole prima di raggiungere Davide e altri ragazzi che la stavano chiamando a gran voce. In quel momento la vide appoggiata allo stipite della porta della sua aula che la stava fissando. Frequentava il terzo anno. I suoi occhi erano…tristi forse? Si affrettò a voltarsi verso i compagni e ad allontanarsi.
Mi dispiace ragazzina, pensò mentre rispondeva a Davide.
Scese le scale di corsa e si accese una sigaretta facendone un lungo tiro. Sentì la nicotina iniziare a fare effetto e rilasciò il fumo descrivendo dei cerchi.
<< Simpatico il giochetto che fai >> disse Lavinia seduta accanto al diciottenne con un mezzo sorriso mentre indossava anche lei gli occhiali da sole.
<< Grazie, bruttina >> le rispose Eleonora senza poter evitare di gettare uno sguardo verso l’alto.
Involontariamente la individuò di nuovo.
Ma che diavolo mi prende?
<< Quella stronza di inglese >> iniziò un altro ragazzo che non frequentava la loro classe << Mi ha messo quattro oggi >>.
Gli altri risero.
<< Se ti dico hello sai che vuol dire? >> scherzò la bionda.
Giacomo a quelle parole corse verso di lei sollevandola di peso e mettendosela su una spalla.
<< Mettimi giù, dai! >> urlò Eleonora << Please! >> continuò ridendo << Please James! >>.
<< Sei proprio una stronza >> commentò l’amico ubbidendo.
<< Chi lei? >> disse Lavinia << L’avresti mai detto che un visino così angelico nascondesse un tale grado di stronzaggine? >>.
La ragazza fece la linguaccia a tutti.
<< Stronzo, non difendermi mai! >> aggiunse rivolta a Davide.
<< Se ti metti nei guai, sono cazzi tuoi >> le rispose il diciottenne lanciandole contro il pacchetto accartocciato delle sigarette e subito dopo l’accendino.
<< Dì invece che ti brucia ancora la sconfitta di ieri! >>.
<< Hai vinto di nuovo? >> domandò Ambra che passava da lì in quel momento.
<< Ognuno si faccia gli affari propri, per favore >> disse il ragazzo alzandosi in piedi.
<< Ehi, Ele quando hai le nazionali? >> chiese Lavinia.
Eleonora si strinse nelle spalle con fare indifferente.
<< Tra qualche settimana, credo >>.
<< Fantastico, sei strepitosa! >>.
<< Non è niente di importante, lo faccio solo perché il mio allenatore ci tiene >> rispose la ragazza dagli occhi verdi.
<< Quante volte vi hai partecipato? Tre? >>.
L’amica annuì.
<< Sono arrivata una volta undicesima, una volta settima e l’ultima quarta >>.
<< Caspita, non lo sapevo! >> esclamò Giacomo << E non ti è mai stata fatta qualche offerta? >>.
Eleonora sorrise guardando Davide.
<< Mia madre mi ha detto di no, era dell’opinione che mi avrebbe distolto dallo studio >> rispose semplicemente.
<< E a te è andato bene? >>.
Di nuovo si strinse nelle spalle.
<< Sì >>.
Per un attimo calò il silenzio rotto solo dal rumore dell’accendino che Davide non riusciva a far funzionare. Quando ci riuscì, controllò l’ora e sbuffò.
<< Odio geografia astronomica dopo l’intervallo >> mormorò.
<< Perché ti abbuffi come un maiale! >> lo punzecchiò l’amica scuotendo la testa << Se non divorassi due panini con maionese e prosciutto cotto, saresti molto più sveglio >>.
<< Ehi, io mangio normalmente! Mica come te che mangi come il mio canarino >>.
Altre risate mentre Eleonora faceva la linguaccia; poi la campanella suonò. Tutti si alzarono in piedi facendo il percorso al contrario.
<< Da’, fammi sapere per la partita di calcetto. C’è anche mio cugino che gioca >> disse Giacomo dividendosi dal piccolo gruppo.
<< Okay, tieni presente che forse la organizzo per domenica >>.
Si diedero il cinque e ognuno proseguì per la sua classe. Prima di rientrare, la diciottenne dai capelli chiari, prese il suo iphone in mano e velocemente andò sul sito dove aveva conosciuto la sedicenne. Si erano scritte per mesi nella posta privata del sito e adesso aveva bisogno di darle un minimo di spiegazione per il suo comportamento. Lo scrisse velocemente e lo inviò sperando che capisse.
 
La odiava. E odiava se stessa per aver permesso ad un’estranea come quella di essere entrata nella sua vita seppur in modo virtuale. L’attimo prima faceva tutta la carina, l’attimo dopo era stato come se fosse stata trasparente. Faceva finta di non conoscerla, quello era il punto. Aveva paura di fare brutta figura davanti ai suoi amici? Che stupida che era se era per quel motivo!
Brava Martina, pensò, Tra tante persone proprio con lei dovevi iniziare a chiacchierare?
Eppure le sue storie erano così belle, così emozionanti. Parlavano di sentimenti reali, di adolescenti non compresi, di amori mai sbocciati con una eleganza non indifferente che poteva caratterizzare solo un animo gentile. Eleonora non corrispondeva per niente a quel prototipo, era irreale che fosse proprio lei. Sbuffò infastidita qualche secondo prima che suonasse la campanella. Abbassò involontariamente lo sguardo verso la diciottenne che stava tornando in classe ed emise un sospiro.
<< Marty? >> chiese improvvisamente Simona, la sua compagna di banco.
La sedicenne si voltò. Da quando era arrivata in quella nuova scuola, aveva fatto pochissime amicizie, non aveva nessuna voglia di conoscere nuove persone e aveva trascorso quasi tutti i pomeriggi in casa fatta eccezione per quelli in cui andava a nuoto. Fece un leggero sorriso mentre rientrava.
<< Ti andrebbe di venire a studiare da me nel pomeriggio? >>.
La prima cosa che avrebbe voluto risponderle Martina era che non ne aveva nessuna voglia ma si morse la lingua frenando la sua irruenza. In fondo che male poteva farle? Meritava anche lei di riprendersi dopo quello che le era successo a Genova.
<< Va bene >> accettò infine cercando di mostrarsi contenta.
Forse una nuova amicizia era ciò che ci voleva per provare a voltare pagina.
 
All’uscita della scuola tutti gli studenti si precipitarono fuori urlando.
<< Sei lento Davide! >> esclamò Eleonora che per prima era arrivata ai loro motorini.
<< Solo perché tu sei una piccola vipera che riesce a strisciare tra le persone! >> rispose il ragazzo prendendo dalla tasca le chiavi del mezzo.
La diciottenne gli fece la linguaccia e gli diede una leggera botta sulla spalla.
<< Hai gli allenamenti oggi pomeriggio? >>.
La bionda annuì mentre si metteva il casco.
<< Ti va di venire a prendere un caffè? Pranzo da mia nonna >>.
<< Ci sto, adoro come mi tratta tua nonna! >>.
<< Cretino! >>.
Stavano per partite quando davanti a loro si fermò una moto. Entrambi la riconobbero all’istante.
<< Ciao Diego! >> disse Eleonora ancor prima che il ragazzo alzasse la visiera del suo casco integrale.
<< Ciao ragazzi, vi stavo proprio cercando >>.
Davide fece un cenno del capo in segno di saluto e gli batté il cinque.
<< Come va? Pensavo fossi ancora a Roma. Non scendevi solo i fine settimana? >>.
Il ventiduenne si strinse nelle spalle.
<< Ci vediamo stasera >> si limitò a dire senza smettere di sorridere << Al solito posto >>.
I due diciottenni si scambiarono uno sguardo d’intesa e annuirono semplicemente.
<< Alle undici? >> chiese la bionda sapendo che quello era il solito orario.
Questa volta fu Diego ad annuire e si riabbassò la visiera.
Si salutarono e partirono ognuno per la propria strada.
 
Simona abitava in un appartamento nella zona centrale del paese, Martina non impiegò molto a trovarlo. Quando a pranzo aveva annunciato che sarebbe andata a studiare da una sua compagna di classe, sua madre si era dimostrata contenta che finalmente avesse trovato un’amica mentre suo padre l’aveva guardata a lungo. La sedicenne sapeva cosa significasse quello sguardo ma non aveva detto nulla.
<< Ehi Marty, ciao! >> la salutò sulla soglia della porta l’altra ragazza.
<< Ciao Simo, grazie dell’invito >>.
<< Figurati, siamo compagne di classe no? >>.
<< Già >> mormorò la rossa che ancora stentava a credere che davvero erano avvenuti tutti quei cambiamenti nella sua vita.
Si diressero verso la cameretta e Martina scoprì che l’amica aveva una sorella più piccola. Sulla testata di uno dei due letti c’era, infatti, scritto a lettere colorate, il nome Laura.
<< So come ci si sente ad essere quella nuova >> iniziò Simona facendole segno di sedersi di fronte a lei intorno alla scrivania << Anche noi ci siamo trasferiti l’anno scorso. Mio padre è finanziere >> spiegò << E voi invece? >>.
<< Anche noi per il lavoro di mio padre >> mentì la sedicenne dai capelli ricci.
Iniziarono a fare i compiti e a studiare in silenzio. Simona era una ragazza che raramente si distraeva al contrario dell’altra che spesso veniva colta troppo immersa nei suoi pensieri. Andarono avanti in questo modo per le prime due ore; poi la padrona di casa si stiracchiò allontanando leggermente la sedia dal tavolo.
<< Pausa? >> propose passandosi una mano tra i lunghi capelli neri << Ti va un tè? O preferisci una cioccolata calda? >>.
<< Il tè va benissimo, grazie >>.
Pochi minuti dopo entrambe erano intente a sorseggiare la bevanda ambrata e a mangiare biscotti. Chiacchierarono del più e del meno, era per lo più Simone che le faceva delle domande alle quali l’altra rispondeva sempre gentilmente. Poi prese il portatile che aveva sul letto e lo accese. Velocemente e senza dire niente Martina la vide connettersi su un famoso social network e digitare il nome di Davide Molarte.
<< Perché sei sul suo profilo? >> le chiese.
<< Non credi che sia bellissimo? >> domandò a sua volta Simona.
L’amica si strinse nelle spalle.
<< Avanti, non puoi essere indifferente! >>.
<< Ti piace? >>.
<< A chi non piace? Peccato che io sia completamente trasparente per lui. Nessuna regge il confronto con Eleonora Domenghi >>.
Di nuovo quel nome, di nuovo lei. Per un attimo il volto della diciottenne le si affacciò nella mente.
<< Cosa…cosa sai di lei? >>.
Simona scosse il capo senza smettere di staccare gli occhi dalle foto del ragazzo. Erano quasi tutte con la bionda o con altri amici e spesso avevano in mano un boccale di birra.
<< A parte che è la migliore amica di questo strafigo? >> disse ridendo leggermente << E’ la maggiore di quattro sorelle; Claudia Domenghi va in secondo, una alle medie e l’ultima alle elementari mi pare. È la migliore in quasi tutti i campi, la sua media è altissima e ha partecipato alle nazionali di tennis >>.
<< Se sono solo migliori amici perché non ci provi con Davide? >>.
A quelle parole, Simone esplose in una sonora risata.
<< Come si vede che sei nuova! >> esclamò l’amica picchiettandole l’indice sulla fronte. Cercò una foto in particolare prima di proseguire << Lo vedi questo sguardo? Secondo te questi due non sono innamorati? >>.
Martina osservò a lungo l’immagine che li ritraeva a cena intorno a un tavolo con altri amici. Loro due erano gli unici che non stavano guardando l’obiettivo ma erano persi a contemplare qualcosa sul cellulare della ragazza. Entrambi sorridevano e le loro spalle si toccavano, parevano davvero una coppia. Quella considerazione le fece sentire una sgradevole sensazione all’altezza dello stomaco e si ritrovò ad arricciare il naso. Una volta, durante una delle loro solite chiacchierate, Eleonora le aveva detto di non essere fidanzata. Per quale motivo avrebbe dovuto mentirle?
<< Quei due fanno tutto l’uno con l’altro, non vanno in bagno insieme a scuola solo perché non possono >>.
<< Per quel che può valere, io non credo che stiano insieme >>.
La mora si strinse nelle spalle.
<< Non cambia nulla tanto. Per loro non esiste nessun altro. Da quel che so, in cinque anni di liceo nessuno dei due ha avuto una storia seria o meno con un’altra persona >>.
 
<< Non ce la faccio a finire di cenare, tra poco viene a prendermi Davide! >> esclamò Eleonora alzandosi da tavola e lasciando a metà quello che stava nel piatto.
<< Ma quanto sei lenta? >> fece Claudia inarcando il sopracciglio destro.
<< Domani avete scuola, dove dovete andare? >> chiese la donna guardando la figlia maggiore correre in bagno.
<< Non preoccuparti, domani manca la prof di francese quindi entriamo a seconda ora! >>.
<< Basta che accompagni lo stesso Serena a scuola >>.
<< Sì, sì nessun problema! >>.
<< Potrei farlo io se avessi il motorino >> mormorò Claudia a denti stretti.
Sua madre si voltò verso la quindicenne.
<< Mi sembra che ne abbiamo già discusso >> le rispose con calma << Se avessi portato una buona scheda alla fine del primo anno, avresti avuto il motorino. Ora aspettiamo i voti del primo quadrimestre >>.
<< Oh andiamo, mamma! >> sbottò la figlia << Solo perché Maria e Stefania hanno avuto la media più alta della mia per nemmeno un punto di differenza! >>.
Ilaria e Serena risero tra di loro sottovoce.
<< Questo vale anche per voi due >> precisò Fulvia guardandole entrambe.
<< Io ci sono riuscita! >> si sentì dire da Eleonora apparendo mentre indossava il giubbotto e teneva in mano il casco integrale che le aveva regalato Davide.
Sua sorella le lanciò un’occhiataccia alla quale la diciottenne rispose con una scrollata di spalle e si passò una mano tra i capelli lasciati sciolti. Il suo iphone prese a squillare, segno che l’amico era arrivato.
<< Fate attenzione con quella benedetta moto >>.
<< Sì, mamma! >>.
<< E non fare tardi >>.
Eleonora chiuse la porta alle sue spalle e corse giù. Trovò il diciottenne con ancora la moto accesa, pronto a farla salire.
<< Credi che questa volta tocchi a noi due? >>.
<< Spero >> si limitò a rispondere la bionda salendo a cavalcioni dietro Davide << Ci tieni a entrare nel giro? >>.
Il ragazzo annuì partendo.
 
Impiegarono un quarto d’ora per arrivare al luogo dell’appuntamento e scoprirono che mancava solo Enrico. Il punto di ritrovo era isolato e fuori città, in aperta campagna. Salutarono tutti i presenti e notarono due uomini che non avevano mai visto.
<< Allora, che novità? >> chiese Davide appoggiandosi alla sua Ducati rossa fiammante.
Uno dei due adulti fissò i nuovi arrivati senza proferire parola mentre l’altro passò a entrambi due bottiglie di birra. Eleonora mormorò un ringraziamento ne fece un lungo sorso.
<< Calma, bimbo >> disse infine quello che era rimasto in silenzio << Quanti anni hai? Sedici? Sei capace di non farla più nel pannolino? >>.
Il diciottenne a quelle parole stava per mettergli le mani addosso ma fu fermato da Diego.
<< Ehi, moderiamo i termini e manteniamo la calma >> disse << Volevate ragazzi nuovi? Garantisco io per loro, sono in gamba >>.
<< Il fatto che tu li abbia sotto la tua ala è una garanzia per noi >> rispose l’altro << Tu e Carlo non avete mai perso una gara >>.
<< E loro anche >>.
Diego si voltò verso Davide che si limitò ad annuire.
<< Va bene, domani allora punteremo su di voi >>.
<< Domani? >> ripeté Eleonora sorridendo << Allora da domani… >>.
<< Se domani vincerete, entrerete a tutti gli effetti nel giro anche se sarete ancora dei minori >> replicò il ventiduenne.
<< Ma è fantastico! >> disse la ragazza gettandosi addosso all’amico << Te l’avevo detto che era arrivato il momento >>.
<< Grazie Diego, sei un fratello >> affermò Davide stringendogli la mano.
<< Vedete di non farmi fare brutta figura domani sera >>.
 
Dopo cena Martina riuscì a ritagliarsi un po’ di tempo per sé e si mise al computer a scrivere. Mentre lo faceva, sentì il bisogno di controllare la sua posta privata, quella che aveva sempre usato per parlare con Eleonora. O Eowyn come l’aveva conosciuta sotto falso nome. Con sorpresa vi trovò un messaggio da parte sua e il cuore le saltò in gola. Era di quella mattina, le aveva detto che possedeva un iphone e quindi per lei non era un problema risponderle in ogni momento. Lo aprì e lesse.
Ciao bimba, spero che tu possa capirmi. Prima che arrivasse Gloria, stavo proprio per chiederti di far rimanere questa storia segreta. Un po’ come è sempre stato fino ad ora, una cosa solo nostra. A presto, Eleonora.
Ormai non c’era davvero alcun dubbio.
Vaffanculo!, avrebbe voluto scriverle di getto.
Fece un respiro profondo e si domandò per quale motivo sentisse tutta quella rabbia. Avrebbe volentieri scaraventato lo schermo del computer per l’aria. Non capiva se a darle più fastidio era il fatto che la ragazza con aveva sempre parlato fosse Eleonora Domenghi o ciò che le aveva chiesto di fare. Senza rispondere chiuse tutto e s’infilò nel letto.
 
  
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