Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |       
Autore: bik90    15/02/2013    9 recensioni
-Sei il mio ponte tra questi due mondi!-
Martina si fermò e un brivido la scosse. Eleonora non si lasciava mai andare a parole troppo dolci, quello che era riuscita a dire era già troppo per lei. Si voltò verso la diciottenne.
-Allora perché ti comporti così?- domandò con le lacrime agli occhi.
La bionda chinò il capo con aria colpevole.
-Non posso...- mormorò semplicemente.
Già, non poteva. Sarebbe stato troppo difficile per lei ammettere di tenere tantissimo a quella ragazza che le stava di fronte.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
<< Sveglia, sveglia, sveglia! >>.
Eleonora borbottò qualcosa da sotto le coperte voltandosi dall’altra parte.
<< Ele vedi di muoverti, sono le otto meno un quarto! >>.
A quelle parole, la diciottenne scattò letteralmente in piedi facendo cadere il cuscino per terra.
<< Cosa? >> esclamò guardando alternativamente il suo iphone e la sorella che l’aveva svegliata << Perché non mi hai svegliata prima? >>.
<< Ci ho provato >> rispose Claudia a braccia conserte inarcando il sopracciglio << Muoviti, la colazione è già pronta >>.
Eleonora aprì l’armadio decidendo in fretta cosa indossare.
<< Mamma? >> chiese mentre infilava il jeans.
<< E’ andata via stamattina, non l’hai sentita? >> disse la sorella mettendo le ultime cose nello zaino. Se lo mise in spalla regolando le cinghie << Che ora hai fatto ieri? >>.
L’altra si strinse nelle spalle.
<< Forse le tre, non mi ricordo >> affermò troppo occupata a cercare la sua maglia preferita.
<< Allora io vado >>.
<< Okay, appena ho fatto ti raggiungo >>.
<< C’è da accompagnare Serena, non te lo starai dimenticando vero? Ilaria è già scesa invece >>.
Eleonora le sorrise alzando il pollice sinistro verso l’alto.
<< Tutto chiaro sorellina! Figurati se mi dimentico di Sery >>.
Claudia scosse il capo con fare sconsolato e uscì dalla stanza.
<< Sere, io scendo. Mi raccomando controlla tu Ele! Ci vediamo da nonna >>.
Serena dalla cucina rise prima di salutare a sua volta.
<< Che hai da ridere, pulce? >> domandò Eleonora entrando in cucina.
<< Non mi chiamare pulce! >> rispose la bambina << Sei pronta? >> aggiunse guardando l’orologio a parete.
Anche la sorella vi alzò gli occhi.
<< Ma alle elementari non si entra alle otto e mezza? >> chiese con una nota ironica nella voce facendo un sorso di tè.
<< Tu devi essere a scuola alle otto e dieci! >> dichiarò sua sorella scoppiando a ridere.
<< Ehi, se credi di essere divertente non lo sei! Oltre a Claudia ora ti ci metti anche tu? >>.
Stava per ascoltare la risposta della bambina, quando il suo cellulare prese a squillare.
<< Pronto? >> chiese anche se aveva già letto il nome sul display << Ah, allora non sono l’unica! Sto ancora a casa, devo accompagnare mia sorella a scuola e poi arrivo >>.
<< Se è Davide, salutamelo! >> esclamò Serena con un sorriso.
<< Ti saluta la pulce! Okay, a dopo >>.
Chiuse la conversazione e lanciò le chiavi del motorino alla sorella che la guardò con aria interrogativa.
<< Inizia a mettere in moto >> disse strizzandole l’occhio e infilandosi le scarpe.
Serena gliele lanciò contro colpendola al ginocchio.
<< Scema! La mamma ha detto che sono ancora piccola >>.
Eleonora rise di gusto mentre prendeva dall’attaccapanni il suo giubbotto.
<< Andiamo o vuoi farmi arrivare in ritardo? >> la canzonò la più grande.
La sorella le fece la linguaccia prima di seguirla.
 
Riuscì ad arrivare in tempo a scuola. Come tutti i giorni, ovviamente. Corse per le scale salutando chi conosceva fino ad arrivare all’ultimo piano dove risiedeva la sua classe. Davide era sulla soglia della porta ad attenderla. Si sorrisero mentre i loro occhi s’incontravano e si diedero il cinque in segno di saluto.
<< Che seratona ieri! >> esclamò il ragazzo mentre Eleonora poggiava lo zaino sul banco che dividevano all’ultima fila.
La diciottenne rise passandosi una mano tra i lunghi capelli biondi.
<< Magari non dovremmo rifarlo se dobbiamo venire a scuola il giorno dopo >>.
Risero entrambi. Di cazzate ne avevano fatte parecchie insieme e avrebbero continuato sicuramente. Amici da quando andavano alle elementari, le loro madri si conoscevano dal corso di preparazione al parto. Inevitabile che le cose andassero così. Quando ci pensavano, ne ridevano e ipotizzavano un futuro in cui, entrambi adulti, avrebbero continuato a fare cose di cui poi avrebbero riso insieme.
Forse non proprio tutte, pensò improvvisamente Eleonora.
<< Ragazzi, sta arrivando quella palla di geografia astronomica >> affermò Dario prendendo posto al banco in prima fila.
Eleonora sogghignò leggermente mentre si sedeva accanto al suo migliore amico. A suo dire, bisognava essere parecchio sfigati per sedere al primo banco. Per fortuna lei e Davide riuscivano ad accaparrassi sempre un posto all’ultima o al massimo in terza fila. Si guardò intorno prima di prendere il libro. Era all’ultimo anno di liceo scientifico, a giugno avrebbe affrontato gli esami di maturità ma non era per nulla spaventata. La sua classe, composta da ventiquattro ragazzi, aveva una media molto alta e lei era quella che portava la bandiera. Poteva sembrare strano per chiunque che una ragazza che odiava alzarsi presto per andare a scuola, che se poteva si ritirava tardissimo, che voleva sedere tra le ultime file e che aveva pochissima stima nel sistema scolastico fosse la più brava quasi dell’intero istituto. La sua media parlava da sola e lasciava basiti parecchi suoi amici che non andavano a scuola con lei. Eppure era tutto vero. Sua madre, altrimenti, le avrebbe mozzato le gambe e anche tutta la libertà di cui godeva. Iniziò a dondolarsi con la sedia mentre picchiettava leggermente la penna sul foglio bianco. Davide sapeva bene che, anche se dava l’idea di non ascoltare nulla della spiegazione e di essere persa nel suo mondo, in realtà non perdeva una sola parola di quello che i professori dicevano. In tanti anni passati l’uno accanto all’altro, aveva imparato a conoscere bene quel suo sguardo. Spesso si domandava anche lui come facesse ad essere così. Minimo sforzo per il massimo risultato, gli ripeteva in continuazione. Conosceva solo lei che potesse riuscirci. Quella ragazza non studiava nemmeno due ore al giorno e prendeva con una facilità estrema ottimi voti che facevano invidia a quasi tutto il resto della classe. Le uniche materie in cui doveva impegnarsi un po’ di più erano matematica e fisica ma nell’insieme era una persona brillante. Loro due facevano tutto insieme ed era sempre lui quello che doveva starle dietro. Nuoto, tennis, bicicletta, windsurf, equitazione, surf, canoa, bowling, biliardo; pareva che non si fermassero mai. E poi c’era quell’altra parte della diciottenne che conosceva solo lui, quella che dubitava profondamente avrebbe mostrato a qualcun altro. L’avrebbero presa per pazza altrimenti; mentre Davide sapeva da dove nasceva e la faceva sfogare quando l’altra ne sentiva il bisogno.
<< Non fare il brutto addormentato >> sussurrò la sua compagna di banco pizzicandogli leggermente il braccio e indicandogli il paragrafo che la professoressa stava spiegando.
Se lei riusciva a tenere tutto sotto controllo, era sempre a lei che toccava parare il sedere all’amico ogni volta che gli insegnanti s’interrompevano improvvisamente e facevano domande a caso. Era una cosa scontata, Davide era consapevole che mai l’avrebbe lasciato nei casini e ovviamente la stessa cosa valeva al contrario. Si paravano le spalle a vicenda in tutto, non solo a scuola. Erano solo amici eppure molti erano convinti che tra loro ci fosse di più, che stessero insieme per tutto il tempo che trascorrevano insieme. Nessuno, però, si azzardava a chiedere; avrebbero ricevuto parole poco carine e soprattutto un bel pugno in faccia da parte del diciottenne.
<< Che facciamo oggi? >>.
Eleonora scostò una ciocca di capelli biondi dal viso e piegò leggermente la testa per guardarlo.
<< A te cosa va di fare? >>.
Davide parve pensarci un attimo prima di rispondere.
<< Propongo una partita a tennis e questa volta ti straccio malamente >>.
<< Lo dici sempre ma poi non ci riesci mai! >> bisbigliò ridendo l’altra << Vediamo se c’è un campo libero nel pomeriggio tardi >>.
<< Studiamo anche insieme prima? >>.
Eleonora gli rivolse un sorriso.
<< Ovviamente >> disse prima di sbloccare l’iphone.
Davide la vide andare su internet ma un cambio repentino della mano dell’altra gli impedì la visuale. Un nuovo sorriso s’increspò sulle labbra dell’amica.
<< Che fai? >>.
La bionda scosse impercettibilmente il capo prima di tornare a tenere il cellulare sotto il banco.
<< Niente >>.
<< Guarda che ti ho vista >> rispose prontamente il ragazzo inarcando il sopracciglio destro.
<< Privacy >> si limitò a dire Eleonora facendogli la linguaccia.
Quando la campanella che segnava la fine della prima ora suonò, la diciottenne si alzò in piedi stiracchiandosi e sbadigliando mentre si avvicinava al davanzale della finestra. Da quella postazione vide la solita fila di motorini parcheggiati di fronte l’istituto e riuscì a notare il suo, una vespa ultimo modello color bianco perla. Era accanto al centoventicinque di Davide. Il ragazzo le si sedette acconto facendo un respiro profondo.
<< Voglia di fumare? >> le chiese con una nota ironica.
<< Da quando mi sono alzata >> affermò la ragazza << Ma devo resistere fino all’intervallo >>.
<< Ehi, voi due piccioncini andare subito a sedervi ai vostri posti >> disse la professoressa di latino entrando in aula indicandoli.
<< Prof ma come piccioncini? >> esclamò fintamente offesa Eleonora scendendo << Secondo lei, io mi metterei con un tipo simile? >>.
<< E io con lei? >> fece eco Davide divertito.
Con la loro insegnante di latino tutta la classe aveva parecchia confidenza e potevano permettersi di fare battute come in quel momento.
<< Avanti, adesso non fate finta di detestarvi >>.
<< Prof, le giuro che io con uno come Davide non mi ci metterei nemmeno se fosse l’ultimo uomo sulla faccia terra! >>.
<< Secondo lei potrei mai stare con Miss Acidezza? >>.
Anche il resto della classe rise sapendo bene che non avrebbero mai ammesso quanto in realtà tenessero l’uno all’altro.
 
Martina osservava distrattamente il paesaggio fuori dalla finestra e fece un sospiro. Non trovava per nulla interessanti le spiegazioni della professoressa di biologia, non aveva veramente una vera passione per nessuna materia che si insegnasse al liceo. Il pensiero di dover trascorrere oltre a quello altri due anni in quella scuola e poi anche una ipotetica università, le facevano venire i brividi e le vertigini. Si definiva una ragazza curiosa e aperta verso tutto ma una volta che il suo interesse scemava, allora era finita. Non c’era niente che potesse riportarla. Per questo i suoi voti erano parecchio altalenanti. Però una cosa che veramente l’appassionava c’era, scrivere. Avrebbe scritto in ogni momento della giornata dimenticandosi di tutto il resto e infatti la sua materia preferita era storia. Poteva scoprire tante cose e tanti particolari sulla vita dei personaggi famosi, sulle guerre che poi poteva utilizzare a suo piacimento rielaborandoli.  Di quella sua passione non ne aveva mai parlato con nessuno, per lei non c’era nessuna persona, coetaneo e non, che meritasse le sue confidenze. Aveva pochi amici ma mai si era spinta fino a quel grado con loro. Non si fidava abbastanza da condividere riflessioni tanto personali. Fin da bambina era sempre stata timida, riservata e molto restia a confidarsi. Il pensiero che l’avesse fatto con un’unica persona che non aveva nemmeno mai visto, la fece sorridere per qualche secondo. Da quando l’aveva conosciuta, non vedeva l’ora di accendere il computer. Il suono della campanella la riportò alla relata facendola quasi sussultare e si alzò in piedi senza nemmeno ascoltare quello che stava dicendo la sua insegnante. Corse fuori il corridoio diretta sulle scale antincendio per prenderla un po’ d’aria e fu quasi travolta da un gruppo di ragazzi più grandi che camminavano nella sua stessa direzione. Martina li riconobbe all’istante, erano ragazzi del quinto anno e tra loro capeggiava Eleonora Domenghi, una dei tre rappresentanti d’istituto. Si fermò per osservarli. Correvano molte voci sul conto di quella ragazza e su quello che doveva essere il suo migliore amico, ma nessuno aveva saputo dirle se erano vere o meno. Per lei erano solo degli sciocchi che si credevano tanto fighi perché il sabato sera s’ubriacavano e magari per la loro popolarità all’interno non solo del gruppo ma anche della scuola. Tutto il contrario suo che era praticamente trasparente. Li vide spingersi in modo amichevole e ridere per qualche battuta mentre la biondina si accendeva una sigaretta. Fece un’ampia boccata prima di passare il pacchetto al ragazzo che si chiamava Davide Molarte e si sedettero su una panchina insieme ad altre persone che non conosceva. Rimase per tutta la durata dell’intervallo a fissarli, senza ammettere nemmeno per un istante che era incuriosita dalla diciottenne. Con chiunque avesse parlato, parevano tutti affascinati dalla sua personalità e da come travolgeva chi le stava intorno. Perfino molti suoi compagni di classe, che erano più piccoli, se la sarebbero portati a letto volentieri. Arricciò il naso a quel pensiero. Il fatto che molti ragazzi considerassero l’amore pura mercificazione per appagare le loro pulsioni sessuali, le faceva venire la nausea. Doveva ammettere, però, che quella ragazza era davvero bella. Non eccessivamente alta, lunghi capelli così chiari da sembrare quasi bianchi, occhi grandi e verdi, un corpo ben modellato e dalle giuste curve. Si chiese se Eleonora fosse consapevole del fascino che esercitava ma subito dopo scosse il capo. Che diavolo poteva importarle? Non sapeva nemmeno lei perché si fosse posta quelle domande e per quale motivo avesse indugiato così tanto sulla sua figura. Un’idiota, ecco quello che era. Sarà anche stata bellissima e bravissima a scuola però per il resto non era altro che un guscio vuoto, priva di qualunque genere di sentimenti che potessero definirsi tali. Si vedeva dalla gente che frequentava. Ciò che importava a loro era bere e divertirsi senza remore, cose che lei odiava profondamente. Quando la campanella suonò mettendo fine alla pausa, i ragazzi del quinto anno si alzarono dalla panchina senza smettere di prendersi in giro e ridere mentre risalivano dalla scala antincendio. Martina si affrettò a entrare in classe ma rimase sulla soglia per osservarli. Nonostante continuasse a ripetersi che erano solo degli stupidi tutti muscoli e pochissimo cervello, non riusciva a staccare gli occhi da quella ragazza. E dire che non indossava niente di particolare. Semplicissimi jeans, scarpe della converse bianche, maglietta a maniche lunghe di una marca molto famosa.
<< Dai, vai volontario! >> la sentì dire mentre le passava di fronte senza guardarla << Se hai studiato perché non lo fai? >>.
<< Ma parli proprio tu che sei la più brava? >> la prese in giro un altro ragazzo dagli occhi azzurri.
<< E su, Paolo! >>.
Il gruppetto rise di gusto prima di dividersi per dirigersi ognuno nella propria aula.
 
Invece di ascoltare le varie lezioni che si era susseguite nel corso della giornata, Martina aveva disegnato. Le piaceva farlo ed era anche abbastanza brava. Non c’era un motivo per il quale lo faceva, sentiva il bisogno di dare un volto ai personaggi che immaginava e dava vita e coi quali spesso trascorreva le giornate. Una sola persona li aveva visti e le aveva fatto i complimenti facendola sorridere e arrossire inaspettatamente. Mise tutto in ordine prima che suonasse la campanella che mettesse fine a quella giornata. Infilò i libri e i quaderni nello zaino preferendo tenere in mano i fogli sparsi che si portava sempre dietro. Uscì dalla classe incanalandosi, dopo aver salutato, nella bolgia di studenti in silenzio. Improvvisamente si sentì spingere e tutti i disegni le caddero per terra.
<< Cazzo! >> esclamò chinandosi per iniziare a raccoglierli.
<< Oh, scusa è colpa mia! >> disse la ragazza che l’aveva urtata aiutandola << Ti ho fatto male? >>.
Quella voce, possibile che fosse…
Martina alzò lo sguardo trovandosi di fronte Eleonora.
<< No >> rispose cercando di apparire fredda ed evitando di fissarla negli occhi << Tutto okay, grazie >>.
Si rialzò e la diciottenne fece lo stesso mentre teneva in mano un paio di fogli. Li guardò e sentì il cuore fermarsi. Martina la vide sbiancare per un attimo e se ne chiese il motivo.
<< Me li ridai? >> chiese sperando che non la prendesse in giro per quello che aveva visto.
<< Io…io questi disegni li ho già…visti… >>.
Spostò lentamente lo sguardo sul volto della sedicenne e si fissarono per qualche istante in silenzio. Il cuore di Martina prese a batterle all’impazzata nel petto.
Già visti?, si domandò la più piccola, Impossibile! Li ho fatti vedere solo…
Fu quasi fulminata dalla considerazione che fece. No, non era possibile. Non poteva essere lei, non voleva che fosse lei!
<< M…Myu? >> fece con un filo di voce Eleonora.
Quell’unica parola bastò a farle capire. Avrebbe voluto che si aprisse una voragine sotto i suoi piedi e che ci sprofondasse dentro in quel momento. No, tutti ma non lei!
<< Ele, che diavolo fai ancora qui? >> disse Davide che era tornato indietro non vedendo più l’amica al suo fianco.
La strattonò per un braccio e la ragazza parve tornare alla realtà. Senza dire nulla porse all’altra i fogli che aveva in mano e mormorò delle nuove scuse.
<< Forza, andiamo! >> continuò il diciottenne senza degnare di una sola occhiata la sedicenne di fronte a loro.
<< Eccomi… >>.
Prima di uscire da scuola gettò un’ultima occhiata alla ragazza che era rimasta immobile ad osservarla. Era davvero lei?
  
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: bik90