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Autore: Mr Tobi    16/02/2013    1 recensioni
Dopo la Crisi dell'Oblivion, un gruppo di soldati in missione segreta si reca nel continente perduto di Akavir, con l'intento di recuperare una preziosa sotanza in grado di fermare la scalata al potere per il trono imperiale, ora vuoto.
Gli agenti e il loro mago dovranno fare i conti con nemici ben più potenti di loro, immischiati in un conflitto che cambierà il destino del mondo
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2-Le terre di Akavir

 

Il giorno dopo la nave arrivò in vista delle propaggini occidentali di Akavir: all'orizzonte già si vedevano le terre del reame degli Tsaesci, gli uomini serpente. Sebbene non lo dessero a vedere apertamente, i marinai erano spaventati dalla prospettiva di attraccare in quelle lande: storie terribili circondavano gli Tsaesci e gli altri abitanti di Akavir, ancor più misteriosi;

gli ultimi tentativi da parte dell'impero di costruire delle basi su quel continente erano degenerati in un disastro, quindi si potevano capire i sentimenti dei marinai.

Comunque, infine la nave attraccò in una piccola baia, circondata da una spiaggia, oltre la quale cresceva rigogliosa una foresta di bambù.

Dopo che Varel ebbe messo piede sul suolo del continente, lo seguirono i soldati, intenti ad aiutare l'equipaggio del vascello a scaricare le casse contenenti armi e viveri. Il mago osservò a lungo la zona limitrofa al mare e poté constatare la totale assenza di insediamenti o traccie di creature abbastanza intelligenti da costruire strutture durature.

Un grido lo richiamò alla realtà: ma si trattava solamente dei comandi del capitano Farel, che stava facendo l'appello dei soldati della sua squadra.

Appena ebbe terminato, il mago si rivolse al comandante della nave, raccomandandosi di rimanere ancorati alla baia, mentre loro andavano a cercare un posto ideale dove costruire l'accampamento. Dopodiché la truppa si diresse verso la foresta e si diede da fare per crearsi un passaggio nell'intricato labirinto verde, mentre Varel teneva d'occhio possibili movimenti di animali o esseri organici ostili: ma per il momento, tutto era tranquillo.

 

Dopo parecchie ore di marcia, i soldati arrivarono in un grosso spiazzo, una sorta di cerchio delimitato dai bambù. Gli uomini si riposarono dalle fatiche di poc'anzi, mentre Varel notò un fatto alquanto insolito: lo spiazzo non poteva essere stato fatto secoli fa, perché gli alberi se lo sarebbero ripreso subito; quindi qualcuno, giornalmente, provvedeva a mantenerlo in tale condizione. Chi fosse però, Varel non poteva certo saperlo.

 

-Dunque-disse rivolgendosi ai soldati-è ora che vi dica perché siamo qui. Alcuni di voi già lo sanno, ma voglio essere sicuro che tutti ne siano al corrente.

Noi siamo qui per trovare una sostanza che, secondo la leggenda, dona dei poteri divini a chi l'assume. Il ducato di Lanos è deciso a vincere la guerra per il controllo del trono, in modo da garantire la pace e la stabilità. Ovviamente voi servite per affrontare eventuali pericoli presenti sul territorio, mentre io supervisionerò sulle influenze magiche del continente. Ora sapete tutto sulla miss..

Si interruppe vedendo una mano alzata: era quella di Oron.

-Si?-Mi chiedevo, signore, se ci siano specie indigene pericolose in questi territori.-No, i pericoli a cui accennavo prima saranno sicuramente d ordine di trasporti di materiali o di animali selvaggi. Prima di ripartire-concluse Varel- voglio ringraziarvi personalmente per essere la mia scorta.

-Bene. Avete sentito il mago?-gridò Farel.-Ora in marcia, avanti!

 

Il gruppo continuò a marciare fino al tramonto: cercando un posto dove accamparsi per la notte trovarono uno spiazzo simile a quello dove si erano fermati nel pomeriggio, sebbene molto più ampio. Dopo la cena parca, Oron si avvicinò al mago che se ne stava in disparte, mentre i soldati si raccontavano storie per passare il tempo.

-Lei pensa che abbiamo delle possibilità?-Rispetto a cosa?- Beh, rispetto alla missione, al trovare il sangue di Akatosh...

-Io confido nella riuscita della missione.

-Ah.-Oron stette zitto per qualche minuto, poi disse-Mi chiedevo poi cosa possa aver provocato questi spazi nella foresta.-Sarà stato un animale-rispose Varel, per chiudere lì la questione.

-A me non sembra, perché in questo caso ci sarebbero sue tracce importanti: uno solo una bestia di grandi dimensioni può generare spiazzi così vasti; due non ci sono alberi di bambù limitrofi agli spiazzi calpestati o distrutti. Quindi, chi è che costruisce questi spiazzi e perché?

-Non lo so, ma forse lo scopriremo nel corso della missione. Poi Oron ritorno dai suoi compagni, mentre i mago scandagliava la zona limitrofa per sentirsi più sicuro: non poteva sapere che tre paia di occhi stavano osservando attentamente la truppa imperiale.

 

Il giorno dopo riprese la lenta marcia nella foresta di bambù: a differenza dei soldati, le cui corazze non impedivano movimenti, la tunica del mago si impigliava sovente negli arbusti più bassi, e così rallentava notevolmente il cammino; i soldati imperiali si erano disposti in due file, e quattro dei membri portavano due casse, l'una contente viveri, mentre l'altra conteneva frecce per gli archi, armi e scudi leggeri.

Dopo il mattino, la squadra sbucò finalmente all'aperto; la vista dello spettacolo era sconvolgente: davanti a loro si stendeva un mare d'erba, talmente alta e fitta da essere scambiata per un gigantesco mantello frusciante; la sensazione di libertà dopo l'opprimenza della giungla era fantastica e parecchi soldati furono presi dalla voglia infantile di correre e gettarsi nel mare erboso, ma la missione doveva procedere, e quindi anche la truppa procedette. Gli steli, che arrivavano all'altezza del busto di un uomo adulto, non erano particolarmente gravosi da tagliare: Farel comunque, fece legare alla cintola di ogni membro della squadra una corda, cosicché nessuno potesse perdersi.

Avevano già attraversato buona parte di quel mare, quando si poté udire, distintamente, un suono lugubre e monotono: sembrava il richiamo di qualche bestione enorme, oppure il suono di un corno da caccia. La truppa si fermò ed i soldati sguainarono le spade o gli archi, preparandosi ad un possibile assalto e stringendosi in un cerchio di ferro ed acciaio, mentre il mago Varel scandagliava tutta la vallata circostante alla ricerca di forme di vita: ne trovò tre, dall'altro lato della pianura, ma erano troppo lontane per poterle divinare con chiarezza. Vi era però un'altura non lontano da dove si trovavano loro, da cui poter sorvegliare la vallata circostante. Con le ali alle gambe, i soldati si precipitarono sull'altura, costruendovi dei ripari provvisori e istituendo turni di guardia: Varel dovette essere portato in braccio, perché la quantità di magicka spesa per la scannerizzazione gli aveva prosciugato quasi tutte le energie.

 

Quella notte nessuno osò cantare canzoni, mentre nella pianura si udivano sempre più forti i lugubri e misteriosi lamenti sentiti poc'anzi.

  
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