Anime & Manga > Inazuma Eleven
Ricorda la storia  |      
Autore: KuromiAkira    17/02/2013    6 recensioni
- Accidenti, sei nella stessa identica posizione di prima! - esclamò proprio la persona a cui stava pensando, e Ryuuji si voltò, con un sorriso vagamente rassegnato.
Un paio di occhi cremisi, vagamente inquietanti ma indubbiamente affascinanti, lo fissavano divertiti. - Te lo stai mangiando con gli occhi, quel ragazzo! - lo prese in giro, sedendosi di fianco a lui. Poi, con un gesto elegante della mano, si scosto dalla spalla una ciocca dei lunghissimi e curatissimi capelli biondi, sempre rigorosamente tenuti sciolti.
[AU - HiroMido con accenni BanGaze e AfuroShirou]
Genere: Erotico, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Afuro Terumi/Byron Love, Altri, Jordan/Ryuuji, Shawn/Shirou, Xavier/Hiroto
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capelli rossi all'apparenza ribelli, magnetici occhi verdi, pelle diafana, sguardo accattivante. E quegli occhiali lo facevano apparire estremamente sexy.
Durante quella settimana passata a Tokyo, durante le serate a bere al bar dell'hotel, l'aveva osservato così tanto che, se chiudeva gli occhi, riusciva a rievocare quell'immagine nei minimi particolari.
Era sempre con le stesse persone e, in particolare, sedeva ogni sera vicino a una stupenda ragazza dai capelli blu e bianchi; si muoveva con disinvoltura e parlava con decisione, benché non potesse sentire quello che diceva.
A pensarci, si sentiva estremamente in imbarazzo: lui non era certo il tipo da fissare ossessionatamene qualcuno!
Ricordò quando il suo amico aveva proposto a lui e ad altri di fare quella vacanza. "Io e te dobbiamo assolutamente trovarci un fidanzato, Midorikawa!" aveva esclamato, con assoluta convinzione.
Sospirò. Beh, le uniche persone omosessuali che frequentava erano proprio i tre con cui stava facendo questo viaggio, di cui due già fidanzati tra loro.
Aveva già avuto sia un paio di ragazze -ai tempi delle medie, prima di capire di aver ben altri interessi-, sia un fidanzato, con cui era finita malissimo.
Dopodichè aveva conosciuto quello che era poi divenuto uno dei suoi più cari amici ma, tra loro, non era mai successo nulla. Molti li prendevano in giro, dicendo loro che, nel caso, sarebbero sembrati una coppia lesbica. Amici bastardi!
- Accidenti, sei nella stessa identica posizione di prima! - esclamò proprio la persona a cui stava pensando, e Ryuuji si voltò, con un sorriso vagamente rassegnato.
Un paio di occhi cremisi, vagamente inquietanti ma indubbiamente affascinanti, lo fissavano divertiti. - Te lo stai mangiando con gli occhi, quel ragazzo! - lo prese in giro, sedendosi di fianco a lui. Poi, con un gesto elegante della mano, si scosto dalla spalla una ciocca dei lunghissimi e curatissimi capelli biondi, sempre rigorosamente tenuti sciolti.
Terumi Afuro era alla perenne ricerca dell'anima gemella, benché non si comportasse esattamente come se credesse nell'amore romantico: durante quei sette giorni ci aveva provato più o meno con qualunque essere vivente di sesso maschile incontrato e qualcuno di loro l'aveva tenuto impegnato la notte durante il breve periodo passato lì, ma il ragazzo giurava che lo faceva solo ed esclusivamente per trovare la persona giusta, quella da amare per tutta la vita.
Naturalmente, Afuro ci aveva provato anche con lui, in passato. Poi smise di sua spontanea volontà quando iniziarono ad essere davvero amici.
Il ragazzo dai capelli biondi si guardò attorno. - Dove sono finiti Haruya e Fuusuke? - chiese.
Ryuuji sospirò e si girò nuovamente verso la propria sinistra, per guardare la persona che finiva col catturare inevitabilmente tutte le sue attenzioni. - Saliti in camera - spiegò.
- Oh, allora per un bel po' dovremo restare qui o rischieremo di disturbarli - rise, malizioso, Terumi.
In quel momento, il misterioso ragazzo dai capelli rossi si voltò, probabilmente per puro caso, verso di loro e, quando il suo sguardo incontrò quello del ragazzo dagli occhi neri, sorrise.
Ryuuji avvampò e distolse subito lo sguardo. Ecco, era stato beccato!
Afuro osservò l'amico. - Hai intenzione di farti avanti, prima o poi, o sei proprio così masochista da stare qui a morirgli dietro fino alla fine della vacanza? - domandò poi.
- Come potrei? - si oppose Midorikawa, irrigidendosi sul posto e tornando a guardare Afuro. - Non lo conosco nemmeno. Credi che possa andare lì e provarci come se nulla fosse? -
L'altro scrollò le spalle. - Io lo farei - confessò.
Ryuuji roteò gli occhi. - Non ho alcun dubbio, Afuro! - sbottò. – Ma io non sono come te. -
- Tu ti fai troppi scrupoli, dubito si scandalizzerebbe se gli facessi delle avances - mormorò il ragazzo dai capelli biondi, scuotendo la testa. – In fondo sei il più bel ragazzo che sia mai entrato qui nell’ultima settimana- fece notare, con convinzione. - Oltre a me, naturalmente – scherzò infine.
- E se non fosse gay? - sospirò Midorikawa, poggiando un gomito sul tavolino e reggendosi la testa con la mano.
- Non lo saprai mai, se non ci provi. Come dici spesso anche tu: 'chi non risica non rosica' - ribatté l'altro, sorridendogli comprensivo. Il ragazzo dai capelli verdi era troppo timido, in certe cose.
- Scusate, queste sedie sono occupate? - chiese, timidamente, qualcuno. I due amici si voltarono verso la voce: due ragazzi si erano avvicinati e avevano già appoggiato le mani sullo schienale delle due sedie.
Uno era alto, aveva i capelli grigi e, nonostante la stagione non fosse propriamente fredda, portava una sciarpa chiara al collo. L'altro, più basso, aveva i capelli scuri, tenuti in alto dal gel, e grandissimi occhi blu. In mano reggeva un cocktail.
Afuro squadrò con interesse entrambi, trovandoli molto carini, poi sorrise. - No, potete prenderle - rispose.
Midorikawa si voltò verso l'amico. - E se Haruya e Fuusuke tornassero? -
- Pensi davvero che lo faranno? - ribatté lui, con scetticismo. Se li conosceva bene, sarebbero potuti tornare nella camera che condividevano solo passate le quattro del mattino.
Il più basso dei due sconosciuti ridacchiò. - Se state aspettando qualcuno le lasciamo qui - affermò, con allegria. Sembrava un po' brillo e, dato che aveva un aspetto un po' infantile, Ryuuji temette fosse persino minorenne.
- No, siamo solo noi due. E voi? - chiese Afuro, voltandosi completamente verso i due e incrociando le gambe, con fare sensuale. Eccolo tornato all'attacco, pensò Midorikawa.
- Soli - rispose, con voce calma, l'altro, quello dai capelli grigi.
Terumi sorrise, per nulla sorpreso dalla risposta. - Allora perchè non vi sedete qui con noi? - propose, con assoluta naturalezza.
- Afuro! - provò ad opporsi Midorikawa.
Gli altri due si lanciarono un'occhiata, poi annuirono. - Va bene, grazie - rispose il più alto dei due, sedendosi. - Io sono Shirou. Fubuki Shirou - si presentò, sorridendo umile. - E lui è Ushiromiya Toramaru - aggiunse, dato che l'amico era impegnato a finire l'alcolico. Il giovane, però, si preoccupò comunque di fare un cenno di saluto con la mano.
- Terumi Afuro e Midorikawa Ryuuji - rispose l'altro, puntandosi nel pronunciare il primo nome e indicando l'amico subito dopo. - Piacere di conoscervi - esalò poi, porgendo la mano a Shirou.
Midorikawa sospirò. Beh, almeno si sarebbe distratto... no?

- Quindi, in pratica: voi due siete innamorati dello stesso ragazzo e, per dimenticarlo, avete deciso di viaggiare insieme - ricapitolò Afuro, interessatissimo quando si trattava del tema amore, dopo il lungo, dettagliato e privo di qualsivoglia imbarazzo discorso di Ushiromiya che, nel frattempo, si era già scolato tre alcolici diversi. E, tra l'altro, si era lasciato sfuggire di essere effettivamente minorenne.
Shirou annuì. - Può sembrare strano ma, dato che non ricambia nessuno dei due, io e Toramaru-kun siamo diventati molto amici. -
- Mmh... avete detto che giocate a calcio, vero? Anche io ci giocavo, in Corea e ancora oggi mi interessano le partite. Magari conosco pure questo tipo - ragionò.
- Credo di sì, perché è molto famoso dato che è un vero genio. Tutti conoscono Gouenji Shuuya! - affermò Toramaru, saltellando sulla sedia con così tanta enfasi da far quasi cadere il bicchiere vuoto dal tavolo.
- Il Flame Striker! - esclamò Terumi. Poi alzò gli occhi, in riflessione. - Sì, è un bel ragazzo. Anche se mi sembra un po' snob... -
Il ragazzino dai capelli scuri sembrò offendersi a quelle parole, e Midorikawa scoccò un'occhiataccia all'amico. - Da che pulpito! - lo riprese, incrociando le braccia al petto. Afuro lo ignorò.
Ma Shirou sorrise, nostalgico. - Ti assicuro che è una persona veramente gentile e un amico prezioso - disse, lasciandosi sfuggire un sospiro alla parola 'amico'.
Terumi lo notò e fissò per qualche secondo i due ragazzi. - Non avete mai pensato di mettervi insieme voi due? - chiese, con noncuranza.
- Afuro! - lo richiamò Ryuuji.
Ma Shirou e Toramaru sbatterono le palpebre nello stesso momento, con un'espressione confusa. No, non ci avevano mai pensato. Quindi probabilmente non sarebbe mai accaduto. Terumi sorrise, vittorioso, prestando particolare attenzione al ragazzo dai capelli grigi.
Midorikawa intuì le intenzione dell'altro e, pensando di non voler assolutamente fare compagnia a un minorenne ubriaco e ricordandosi di non poter nemmeno tornare in camera, non per il momento almeno, si voltò istintivamente verso il tavolo dov'era seduto il ragazzo che lo attirava così tanto. Solo per scoprire che non c'era più
- Oh... - si lasciò sfuggire, dispiaciuto. Si alzò dalla sedia, attirando l'attenzione degli altri tre. Sorrise, cercando di sembrare naturale. - Ho bisogno di sgranchirmi le gambe, vado a prendere da bere direttamente al bancone. Volete qualcosa? -
Afuro sollevò appena il bicchiere ancora mezzo pieno, come per mostrarglielo. - Devo ancora finire questo. -
- Io sono a posto, grazie - disse invece Shirou.
Ushiromiya, raggiante, aprì bocca, probabilmente per richiedere chissà quale altro alcolico, ma Fubuki lo bloccò. - Toramaru-kun, se continui così ti sentirai male - lo sgridò, sebbene con dolcezza.
Ryuuji ridacchiò e si diresse verso il bancone.

Si sedette sospirando, ordinando semplicemente un bicchiere d'acqua fresca per chiarirsi le idee.
Era abbastanza convinto che quel viaggio non l’avrebbe portato a nulla. Haruya e Fuusuke stavano in ogni caso per i fatti loro e Afuro sembrava l'unico soddisfatto: se anche non avesse trovato l'anima gemella, almeno si sarebbe potuto vantare delle sue conquiste col suo compagno di corso Tadashi, che ripeteva sempre che si doveva fare l’amore solo ed esclusivamente dopo il matrimonio e, per questo, sempre scocciato dal comportamento di quello che, tutto sommato, era un suo caro amico.
Ancora si chiedeva perché aveva accettato. Invece di perdere tempo in quel modo avrebbe potuto cercarsi un lavoretto estivo per pagarsi gli studi, dato che, essendo orfano, non aveva alcun aiuto economico da nessuno.
Si voltò verso la propria sinistra, a osservare una sedia ormai vuota, sconsolato. Si sentiva uno scemo. Non avrebbe mai avuto il coraggio di attaccar bottone con quel tipo e, in ogni caso, era pure inutile osservarlo in quel modo. Sarebbe stato preso per un maniaco. Come poteva, poi, sentirsi attratto da una persona che non conosceva, tanto da rattristarsi se questa se ne andava?
Pur perso tra questi pensieri, Ryuuji sentì qualcuno sedersi vicino a lui. Sorseggiando l'acqua e chiedendosi perché qualcuno, che chiaramente non era Afuro, doveva sedersi proprio accanto a lui nonostante al bancone ci fossero molti posti liberi, sbirciò verso la propria destra proprio mentre questa persona, con voce bassa e calda, ordinava un whisky.
Capelli rossi. Occhi verdi. Pelle alabastrina. Sorriso dolcissimo. A cui ora si potevano aggiungere: voce sensuale e un lieve profumo di acqua di colonia.
Midorikawa non seppe bene per quale miracolo riuscì a non strozzarsi con l'acqua ed abbassò lo sguardo, tenendolo fisso sul bicchiere.
Lui. Il ragazzo che, sin da subito, sin dal primo sguardo, gli aveva fatto battere il cuore talmente tanto forte che, il primo giorno, temette avrebbe avuto un infarto.
Com'era possibile provare una cosa del genere solo guardandolo?
Ryuuji rimase immobile, senza osare fare movimenti bruschi, troppo impegnato a ricordarsi come si respira. Non si accorse che il giovane uomo accanto a lui aveva cominciato a fissarlo.
- Non mi guardi più, ora? - domandò, con naturalezza.
Midorikawa sussultò e si voltò di scatto verso di lui.
- Co...? - balbettò, ma non riuscì nemmeno a finire la parola. Era semplicemente... troppo bello. Quando lo guardava si perdeva nei suoi occhi verdi. Erano chiari, dolci e maturi. Semplicemente stupendi.
L'altro sorrise. - È impossibile ignorare uno sguardo come il tuo - affermò, come se volesse spiegargli perché sapesse che l’aveva osservato per giorni.
Il ragazzo dai capelli verdi avvampò, riabbassò la testa, imbarazzatissimo. Avrebbe voluto sprofondare in quello stesso istante! Cosa poteva dirgli, ora? In che modo avrebbe potuto discolparsi?
Lo sentì ridacchiare. – Tranquillo, non mi dà fastidio, anzi -, esalò, portando la mano sinistra sul mento dell'altro per costringerlo, con delicatezza, a guardarlo, - è un piacere essere guardato da occhi così belli - sussurrò.
Ryuuji spalancò le palpebre, sorpreso e confuso. Non riusciva ancora a credere a quello che stava accadendo, gli sembrava qualcosa di allucinante. Non distolse lo sguardo, quindi l'altro allontanò la mano e si raddrizzò. - Mi chiamo Hiroto. Kiyama Hiroto - si presentò.
A Midorikawa ci volle qualche istante per riprendersi. - Ah... Midorikawa Ryuuji - bisbigliò, rosso in viso. - P-piacere - balbettò, distogliendo appena lo sguardo. Di solito non era così timido. Insomma, con gli altri due era stato naturale. Ma lui non era gli altri.
- Midorikawa Ryuuji - ripeté Hiroto, quasi volesse memorizzarselo nella mente, sorreggendosi la testa con la mano. - Il piacere è mio - concluse poi.
Al ragazzo dai capelli verdi sembrò quasi un onore sentire il proprio nome pronunciato da lui. Aveva una voce così bella. Sarebbe riuscito a trovare un difetto, in quel ragazzo?
- Bene, allora... io ti piaccio, vero? - domandò improvvisamente l'altro, sorridendo.
Ecco, si ritrovò a pensare Ryuuji mentre sobbalzava e arrossiva dalla vergogna, forse era un po' troppo diretto.
Kiyama rise alla reazione dell'altro. - Immagino sia questo il motivo per cui mi guardi sempre. Per questo ho deciso di avvicinarmi - spiegò, sinceramente.
- Mi dispiace - mormorò. Anche se aveva detto che non gli aveva dato fastidio, e anche se sì, era vero che gli piaceva, non voleva pensasse male. Per questione di principio.
- Non c'è nulla di male. E poi qui si fanno sempre tante amicizie, mentre io sono sempre con le stesse persone. Mi hai dato un motivo per prendere l'iniziativa - disse, sorseggiando poi l'alcolico. Poi riprese a parlare, di molte cose e con una scioltezza stupefacente. Probabilmente sapeva che l'altro ancora non aveva il coraggio di aprire bocca. Così gli disse che era lì per lavoro, che era un rappresentante dell'azienda del padre, che anche lui giocava a calcio, e che la bella ragazza che gli stava sempre a fianco era sua sorella adottiva.
Più andava avanti, più Midorikawa si tranquillizzava. Iniziò anche lui a raccontare qualcosa di sé, in generale, cercando di non scocciarlo troppo. Sì, era timido, ma quando prendeva anche solo un po' confidenza diventava un chiacchierone.
Era molto piacevole, scoprì, parlare con quel ragazzo. Non era solo bello, era anche gentile e divertente. Certo, non lo conosceva affatto. Ma, almeno per quella sera, andava bene così.
- In realtà, - disse infine Hiroto, strofinando il pollice sul vetro del bicchiere, facendolo girare nella sua mano, - domani mattina devo tornare a casa - confessò.
Ryuuji non riuscì a nascondere il dispiacere. Proprio quando aveva potuto finalmente parlargli. Ma, in fondo, prima o poi le vacanze sarebbero finite.
Il giovane dai capelli rossi posò il bicchiere sul bancone, prese il portafoglio. L'altro intuì che se ne stava per andare, e abbassò lo sguardo. Va bene, doveva ritenersi fortunato per aver potuto perlomeno conoscerlo superficialmente.
- Vuoi salire con me? - chiese poi Kiyama. Midorikawa lo guardò sorpreso, inizialmente a causa dell'improvvisa incertezza percepita nella voce dell’altro. Solo dopo riuscì ad assimilare e capire la domanda.
Spalancò leggermente la bocca. Aveva sentito bene?

Ok, stava per fare una cazzata. Una grande, grandissima cazzata!
Ryuuji stava camminando a pochi passi di distanza da Hiroto, diretti nella camera di quest'ultimo.
Era chiaro cosa sarebbe successo una volta arrivati. Ed era una cosa sbagliata, sbagliatissima! Lui non era tipo da andare a letto con uno sconosciuto, non gli era mai passato per l'anticamera del cervello il pensiero di fare una cosa del genere.
E non era da lui. Era Afuro a fare certe cose. Non Ryuuji. Lui era sempre stato quello semplice, timido, il bravo ragazzo. Aveva vissuto cercando di non creare mai problemi a nessuno ed evitando di cacciarsi nei guai. Allora come si era ritrovato in quella situazione? Insomma, sì, si sentiva attratto da lui e avevano passato un'oretta a parlare piacevolmente. Ma quello era... troppo. Troppo presto, almeno. E Hiroto poteva essere anche uno stronzo, magari l'avrebbe costretto a fare cose che non voleva. Insomma, non poteva saperlo perché non lo conosceva! Non poteva andarci a letto.
Eppure non aveva avuto la forza di rifiutare. Il giorno dopo quel ragazzo se ne sarebbe andato, probabilmente non l'avrebbe mai più rivisto. E si sentiva attratto da lui come una calamita e, diamine, naturalmente, una volta che si era avvicinato, nella sua testa aveva cominciato a rimbombare una voce che urlava qualcosa che suonava pericolosamente a ‘Voglio saltarti addosso qui e ora, anche se è un luogo pubblico’.
Era un’immensa cazzata. Sarebbe stata la prima della sua vita, comunque. Se lo poteva permettere per una volta, no?
Cercando di giustificarsi con questi pensieri, che uno dopo l'altro gli attraversavano la mente e offuscavano la sua già poca lucidità, finì col seguirlo veramente fino alla stanza. Che poi era una suite gigantesca. Elegante, dai colori tenui e chiari, ordinata.
Midorikawa si guardò attorno, incredulo. Quanto cavolo era ricco quel ragazzo? Era l’uomo perfetto? Esisteva davvero o era un’illusione?
Ma non ebbe il tempo di fargli alcuna domanda che trovò la risposta ad, almeno, l'ultimo quesito. La persona che in quell'istante l'aveva afferrato per la vita, avvicinato a sé e che aveva iniziato a baciarlo, slegandogli nel frattempo i capelli fino a quel momento tenuti legati in una coda alta, con così tanta passione sicuramente era reale, esisteva.
Il cervello di Ryuuji si sconnesse in quel momento. Si lasciò completamente travolgere e, ricambiando con la stessa veemenza il bacio, gli cinse il collo con le braccia, afferrandogli poi i capelli fulvi, incredibilmente morbidi. Probabilmente aveva trovato la risposta anche alla seconda domanda. Quella della prima invece non gli interessava, bastavano le altre due.
Quando dovettero allontanarsi per riprendere fiato, Hiroto gli sorrise. Era dolce, raggiante ma malizioso. E stava chiedendo implicitamente di andare oltre.
Il ragazzo dai capelli verdi lo guardò, gli occhi neri erano profondi e intensi. Spostò le braccia, gli sfilò gli occhiali. Non erano quelli a renderlo così sexy, pensò. Lo era proprio di suo. Kiyama sembrò capire il motivo di quel gesto, ridacchiò. I problemi di poco prima sembravano essersi dissolti.
Solo quando Midorikawa si ritrovò steso a letto e le mani, dal tocco delicato ma impaziente, dell'altro sotto la maglia, tornò un po' di tensione. Non era vergine ed era anche abituato al dolore. Ma stava davvero per farlo con quel ragazzo? Con un ragazzo così?
L'eccitazione e l'ansia erano mischiate, sentiva lo stomaco quasi contrarsi per via di quelle emozioni. Il suo corpo si irrigidì appena.
L'altro se ne accorse, fermò gli arti, pur senza interrompere il contatto fisico. Lo guardò.
- È la prima volta? - gli chiese.
Ma Ryuuji scosse la testa, per qualche motivo che non conosceva si sentì nuovamente in imbarazzo, arrossì, senza guardarlo.
- Mmh non sei mai andato a letto con una persona appena conosciuta, vero? - intuì allora, abbassandosi appena. Sorrise, sembrava volerlo tranquillizzare. Poi ridacchiò. - Sei una persona innocente, dopotutto, eh? - scherzò.
L'altro non trovò la forza di controbattere ma decise di sostenere il suo sguardo. Lo fissò vagamente imbronciato, ma stranamente questo servì a rilassarlo almeno un po'. Così Hiroto si abbassò, gli leccò il lobo dell'orecchio sinistro. - Adesso ci penso io a corromperti - sussurrò, sensuale, poi piegò la testa per baciargli il collo.
Midorikawa si ritrovò a mugugnare. Corromperlo? Chi era in realtà, un diavolo tentatore? Il pensiero di bruciare all'inferno non era mai stato così allettante e, quando Kiyama riprese a baciarlo e le sue mani scesero verso il cavallo dei pantaloni, la metafora non gli era mai sembrata così azzeccata come in quel momento.
Provò un'improvvisa impazienza e iniziò a slacciargli i bottoni della camicia, fremendo. Non ce la faceva più. Non gli interessava se fosse giusto o sbagliato o se se ne sarebbe pentito o meno.
Lo voleva. Quella notte, in quel momento.
Appena Hiroto finì di spogliarlo si prese qualche secondo per ammirare il corpo nudo dell'amante. Fece scorrere lo sguardo lentamente, compiaciuto. - Sei bellissimo. Non sembri nemmeno di questo mondo - commentò.
Midorikawa fece una leggera smorfia a causa di quella pausa, nonostante il complimento.
Kiyama rise. - Hai fretta? - chiese, dolcemente. Aveva una certa tendenza a prenderlo un po' in giro.
- Sì! - sbottò l'altro, pur avvampando ancora di più, quasi con esasperazione. - Hai idea da quanto attendessi questo momento? - confessò, senza più inibizioni.
Certo, in realtà una settimana non era poi così tanto tempo. Ma l'aveva desiderato così intensamente che gli sembravano passati anni.
Il sorriso sul volto del ragazzo dai capelli rossi si allargò, con soddisfazione. Lo baciò ancora, allontanandosi solo per bearsi dei gemiti dell'altro quando iniziò a prepararlo.
Midorikawa si aggrappò alle sue spalle, piegando docilmente il collo quando Hiroto iniziò a mordergli la pelle sensibile tra l’incavo della spalla.
Quando iniziò l'amplesso, poi, si ritrovò a gemere senza alcuna vergogna.
"Consumami" continuava a ripetere mentalmente, pensieri guidati solo dalla lussuria. Lo stringeva possessivamente a sé, affondando le unghie dentro la pelle bianca, quasi temesse che si allontanasse da un momento all'altro, lasciando che il ragazzo che aveva occupato ogni suo pensiero durante quella settimana entrasse dentro di lui e gli sconvolgesse l'anima. "Solo per questa notte, consumami completamente."

Ryuuji si rilassò contro il bordo della vasca del bagno della suite, grande abbastanza per far stare comodi sia lui che Hiroto.
L'idromassaggio, un lusso che non aveva mai provato in vita sua, lo stava facendo quasi assopire e si ritrovò a chiedersi che ore fossero. Preso com'era dalla situazione, non aveva pensato di aver lasciato solo Afuro al bar.
- Forse avrei dovuto avvertirlo... - rifletté a voce alta, assorto.
- Chi? - chiese l'altro ragazzo.
- Il mio amico. L'ho lasciato solo con due ragazzi appena conosciuti... - spiegò, cercando di essere vago. Sarebbe stato inutile entrare nel dettaglio.
- Ah, sì. Beh non credo che gli dispiaccia - commentò, con noncuranza.
Midorikawa si accigliò e Kiyama rise.
- Anche io osservo, sai? - lo informò, divertito. Poggiò le mani sul bordo della vasca, incrociando le braccia e poggiandoci la testa. - Il tuo amico se ne va sempre con ragazzi diversi, alla fine di ogni serata. In quanto a quei due... hanno usato la scusa delle sedie per attaccare bottone, vero? Era tutta la sera, in realtà, che vi stavano guardando. Ma l'iniziativa è partita dal più basso, forse perché era ubriaco. -
Il ragazzo dai capelli verdi lo guardò con tanto d'occhi, stupefatto. - Accidenti. Sei acuto - disse.
- Naturalmente - affermò. - Li stavo tenendo d'occhio dato che credevo volessero provarci con te - disse, con naturalezza.
Ryuuji non ribatté, senza parole. Hiroto decise di continuare: - La verità -, sussurrò, avvicinandosi all'altro fino ad essere a pochi millimetri da lui, - è che anche io ti ho notato sin da subito. La prima volta che sei entrato al bar hai rischiato di cadere perché il tuo amico con gli occhi dorati ti ha spintonato. Sembravi spaesato, nel ritrovarti in mezzo a tanta gente. -
Il compagno non mosse un muscolo, rendendosi conto che aveva descritto esattamente gli avvenimenti di quella volta.
- Ma tu, quella sera, ci hai messo due ore prima di notare me - aggiunse poi il ragazzo dai capelli rossi, fingendosi offeso.
- Ma allora... - mormorò Midorikawa.
Hiroto annuì. - Ho continuato a guardarti con la coda dell'occhio per una settimana intera. Avevi uno sguardo talmente profondo che non avevo il coraggio di guardarti direttamente. Poi, stasera, finalmente i nostri sguardi si sono incrociati. Così ho deciso di farmi avanti. Ma quei due ragazzi mi hanno preceduto - spiegò.
L'altro boccheggiò qualche istante. Poi divenne rosso e la cosa non sarebbe stata strana se non fosse stato per le lacrime ai bordi degli occhi. Infine, abbassò la testa, coprendosi il volto con le mani.
- Oddio! - esclamò.
Kiyama non riuscì a interpretare il tono con cui aveva pronunciato quella parola; così, preoccupato, si chinò verso di lui.
- Cosa c'è? - chiese. Non gli sembrava di aver detto qualcosa di sbagliato.
Ma Ryuuji singhiozzò. - Mi sento un idiota. Non mi sono mai sentito così felice in tutta la mia vita - affermò, imbarazzato. Così tante, intense, emozioni per un ragazzo appena conosciuto lo sconvolgevano troppo.
Hiroto sospirò impercettibilmente, sollevato e, in qualche modo, intenerito. Come aveva intuito anche solo osservandolo, la persona che aveva davanti era un ragazzo onesto che non riusciva a nascondere i propri sentimenti, nemmeno quando si imbarazzava. Lo abbracciò. - Adesso non pensare più al tuo amico e rilassati. Questa notte sei solo mio - bisbigliò, baciandogli una tempia.
Midorikawa rialzò il capo, lo guardò. Normalmente, avrebbe trovato quel comportamento un po' troppo sfacciato. Ma non gli importava. Era solo per quelle ore. Il mattino sarebbe arrivato anche troppo in fretta.
- Va bene - sussurrò, dolcemente.
Gli sorrise e, per una volta, fu l'altro a rimanere senza fiato. Poi ricambiò il sorriso. - Sì, sei decisamente troppo bello per essere di questo pianeta - scherzò, facendolo salire sopra di lui e baciandolo con la stessa, medesima, passione mostrata nelle ore precedenti.

Quando riaprì gli occhi, infastidito dalla luce che filtrava dalle tende bianche delle finestre, Ryuuji si scoprì veramente stanco.
Anzi, stanco non rendeva l'idea: era esausto.
Non era mai stato un dormiglione e, solitamente, era anche piuttosto mattiniero, ma in quel momento alzarsi era l'ultima cosa che avrebbe voluto fare quel giorno.
Ed era normale, si disse, mentre si rigirava su un letto troppo grande. Lui e Hiroto, dopo averlo fatto una seconda volta nella vasca da bagno, erano tornati a letto a chiacchierare ancora un po' prima di dormire e avevano finito per farlo una terza volta! Rendendo, tra l'altro, inutile l'essersi lavati poco prima.
A quel pensiero, aprì gli occhi e si mise a sedere di scatto. Guardò l'ora tramite il cellulare che aveva lasciato sul comodino: le nove.
Hiroto se n'era ormai andato, come testimoniava la stanza spogliata di tutti gli effetti personali del ragazzo.
Midorikawa abbassò lo sguardo, sospirò. - La notte è finita, eh? - si disse.
Nonostante la spossatezza, il ragazzo si alzò e si vestì, soprapensiero.
Sentiva un certo vuoto, ora. Era stata la sera più bella della sua vita ed era stato consapevole che sarebbe stato solo per poco, che sarebbe finito tutto e per sempre.
E riusciva a immaginare cosa sarebbe successo: tutto sarebbe rimasto come prima, tranne per il ricordo di quell'avventura magnifica, quasi onirica, che l'avrebbe fatto sospirare per un bel po' di tempo.
Prese le chiavi della suite, che Hiroto aveva naturalmente lasciato lì e, prima di tornare nella sua camera, andò a restituire le chiavi alla reception.

Ryuuji trovò quella scena abbastanza assurda.
Era tornato nella stanza che condivideva con i suoi amici, scoprendo che nemmeno Afuro era tornato, quella notte.
Haruya, le cui reazioni erano sempre in qualche modo esagerate, gli aveva fatto il terzo grado e lui, benché solitamente fosse un tipo riservato, non aveva resistito alla tentazione di raccontare, grosso modo, cosa gli era successo.
Dopodichè si era ritrovato a essere fissato dagli sguardi sconvolti di Haruya e Fuusuke, seduti sul tavolo su cui aveva fatto da poco colazione, le cui bocche erano semiaperte dallo sconcerto.
Midorikawa cancellò dalla lista immaginaria delle cose impossibili il punto 9, 'Vedere Suzuno Fuusuke stupito' e il punto 10 'Haruya e Fuusuke che reagiscono allo stesso identico modo a qualcosa'.
- Fammi capire... - esordì, infine, Nagumo, abbassando appena lo sguardo. - Tu sei andato a letto con un perfetto sconosciuto? - domandò.
Ryuuji arrossi di imbarazzo, pur senza trattenere un sorriso. Annuì.
Il ragazzo dagli occhi dorati si alzò di scatto, sbattendo entrambe le mani sulla superficie di legno. - Ma sei impazzito? Poteva essere un poco di buono, cosa ti è saltato in mente! - gridò, furioso.
Suzuno lanciò un’occhiata al fidanzato - Haruya, sei entrato in modalità 'fratello maggiore'? - chiese, vagamente ironico.
Si poteva dire tutto del ragazzo dalla buffa pettinatura (che, teoricamente, rappresentava una fiamma, ma alcuni erano assolutamente convinti fosse un tulipano): che era presuntuoso, rissoso, forse un po' egoista. Ma era anche uno che si preoccupava molto per gli altri, sopratutto per chi era cresciuto all'orfanotrofio con lui. Ryuuji era tra questi.
Nagumo fissò malissimo il ragazzo dai capelli verdi, che indietreggiò appena, un po' intimorito.
Fuusuke incrociò le braccia al petto. - Avete usato il preservativo, vero? - volle accertarsi.
- Certo, per chi mi hai preso! - confermò l'altro.
- Fuusuke! Come fai a essere così tranquillo! Poteva essere pericoloso! - sbraitò, in direzione del fidanzato. - Ryuuji, sei un idiota! - concluse poi, puntando il 'fratellino' col dito.
- Ah, pare che qualcuno abbia passato una notte infuocata. E per una volta non parlo di Fuusuke - affermò Afuro, entrando in quel momento nella stanza. Suzuno arrossì, cogliendo il riferimento ad Haruya.
- Eccolo, l'altro! - sbuffò il ragazzo dai capelli rossi. - E tu dov'eri finito? -
- Afuro, mi spiace per ieri! - si affrettò a dire Ryuuji, andandogli vicino.
Terumi rise. - Tranquillo. Me la sono spassata con Shirou - cantilenò, ammiccando.
- Chi è Shirou? - borbottò Nagumo.
- E Toramaru? - volle informarsi l'amico dai capelli verdi.
- E chi diavolo è Toramaru? - insistette Haruya.
- Ieri sera è crollato ed era così ubriaco che nemmeno il rumore che abbiamo fatto io e Shirou l'ha svegliato - rispose e Midorikawa giurò di aver intravisto dei fiorellini colorati svolazzare sopra la sua testa.
- Hai mietuto un'altra vittima, Afuro? - domandò invece Suzuno.
- Forse questa volta è quello giusto. È un ragazzo dolce, tranquillo, umile e un po' insicuro. È perfetto per me, non credete? -
- Beh, considerando quanto sei egocentrico e capriccioso tu... - commentò il ragazzo dai capelli rossi. - Comunque avvertite, se non tornate. -
- Ah, io sono passato un paio di volte, ma sentivo sempre strani rumori. Le cose sono due: o avete più resistenza di quel che ricordassi - iniziò Afuro, e quel 'ricordassi' non piacque molto a Midorikawa. C'era forse qualcosa che non sapeva, di quei tre? - o vi siete picchiati dopo aver scopato - concluse. - O prima di scopare... – aggiunse infine.
Haruya e Fuusuke arrossirono simultaneamente e non risposero, chiudendosi nel mutismo.
Terumi si sedette dalla parte opposta del tavolo rispetto ai due amici. - Allora, Midorikawa. Finalmente avete concluso, voi due. In fondo, vi guardavate con una tale intensità... - disse, ghignando.
Ryuuji gli sorrise, poi ragionò sull’ultima frase e lo guardò sorpreso.
- Aspetta, vuoi dire che sapevi che mi guardava anche lui? – domandò.
Il ragazzo dai capelli biondi ridacchiò e annuì. - Certo, lui lo faceva con più discrezione ma lo sai, nulla sfugge ai miei occhi quando si tratta dell'amore. Non per nulla il mio nome viene dalla dea Afrodite - sentenziò. – E, se ben ricordi, tu l'hai notato per la prima volta quando volevi vedere cosa stessi guardando io. Ebbene, osservavo quel ragazzo mangiarti con gli occhi. -
- E perché non me l'hai detto prima? - sbottò, in piena confusione, Ryuuji.
- Perché era più divertente così! - affermò, sorridendo amabilmente, il ragazzo. A Midorikawa venne voglia di prenderlo a pugni, comprendendo, finalmente, gli istinti omicidi di Tadashi Hera verso l'amico che avevano in comune.
- Bene, andiamo a mangiare? Non ho ancora fatto colazione – propose Terumi, alzandosi dal tavolo.
- Tu. Noi abbiamo già mangiato - fece notare Haruya, che aveva ritrovato il dono della parola.
Nonostante tutto sia lui che Fuusuke si alzarono quando l'amico biondo li informò che voleva fare colazione con Shirou e Toramaru.
Ryuuji rimase indietro.
- Muoviti, Midorikawa! E chiudi la porta a chiave! - esclamò Terumi, già dall'altra parte del corridoio.
- Sì! - affermò lui, frugando nella sua tasca. Si bloccò quando sentì un pezzo di carta che non ricordava di avere dietro, troppo rigido per essere uno scontrino.
Lo tirò fuori e scoprì che era un biglietto bianco. Sopra, in grafia elegante e chiara, un numero di telefono, preceduto dalla seguente frase: "Non mi accontento di una notte sola."
Midorikawa fissò il biglietto con stupore, poi se lo avvicinò al viso. Profumava di acqua di colonia.
Rise e dovette asciugarsi le lacrime, nate dalla felicità e dalla commozione.
- Non è ancora finita... - sussurrò, rimettendosi il biglietto in tasca e uscendo dalla camera, sorridendo.
A quanto pareva, ogni tanto non faceva male, fare una cazzata.






Note finali:
a.k.a. "Kuromi vi spiega da dov'è nata questa fiction".
Dunque, questa fiction è nata semplicemente dalla mia voglia di scrivere una AU di un capitolo.
Questa voglia deriva, a sua volta, dal fatto che, benché credessi che l'altra mia AU long, 'Il figlio dei demoni', sarebbe stata corta, temo proprio supererà i 10 capitoli. Forse faccio semplicemente i capitoli troppo corti, ma temo che, se sono troppo lunghi, poi la gente si annoia a leggere.
Comunque, insomma, mi sono chiesta se ero capace di scrivere un AU di un capitolo.
Ho pensato a varie trame e con tutte finivo per allungare il brodo.
Così ho preso la trama meno originale di tutte: due che si conoscono in un bar e passano la notte insieme. Una cosa che si vede tipo in diecimila film e telefilm.
Solo che non ce l'ho fatta, con l'HiroMido, ho dovuto per forza creare la storia degli sguardi e poi far intendere il lieto fine. Perché, insomma, è l'HiroMido çOç Quei due si amano anche se non si conoscono. çOç
Con questo, naturalmente, non voglio certo dire che è un bene passare la notte con gli sconosciuti. Bimbi, don't try this at home! O, comunque, nei bar...
Ho anche colto l'occasione di inserire una coppia che, benché non sia tra le mia preferite in assoluto, adoro: la AfuroShirou.
Capiamoci, io shippo anche la GouFubu. Ma è Afuro che, a un certo punto, si rompe tutto pur di far capire a Fubuki che deve reagire, anche se poi lo aiuta anche Gouenji.
Insomma, volevo inserirli anche se ho reso Afuro OOC. XD Però mi diverte così.
Anche Toramaru. L'ho reso ubriacone precoce in 'onore' del fatto che, nella serie canon, gioca al FFI pur essendo troppo piccolo.
Ah, non sono riuscita a inserirlo nella fiction, anche se inizialmente volevo farlo, ma l'ex-fidanzato di Midorikawa, qui, è Fudou. XD Alla fine volevo che Haruya lo nominasse, dicendo che Hiroto poteva essere un bastardo dato che ultimamente Ryuuji si innamora di gente del genere, ma questo avrebbe voluto far intendere che Midorikawa è già davvero innamorato di Hiroto e ho ritenuto fosse un po' troppo presto.
Poi, va beh, Hiroto dice pure che Midorikawa non è di questo pianeta, è un orribile riferimento alla Aliea. XD
E nulla, spero solo non sia uscita troppo male.
  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inazuma Eleven / Vai alla pagina dell'autore: KuromiAkira