Anime & Manga > Tokyo Mew Mew
Segui la storia  |       
Autore: Salice_    17/02/2013    5 recensioni
La storia parte dall'episodio 43 dell'anime, quando Mew Zakuro rivela alle sue compagne il motivo della presenza di Kisshu nella cattedrale. Lei dice a Mew Ichigo: "Ti ricordi quando hai detto che gli alieni possono provare dei sentimenti? Visto che era lì ho pensato di chiederglielo di persona."
Ma la vita, si sa, è imprevedibile e ha l'abitudine di giocare con i destini delle persone, allontanando, incrociando, spezzando i fili che legano i rapporti. In un mondo alle porte della guerra, cosa succederebbe se l'alieno dagli occhi dorati iniziasse a provare dei sentimenti per la Mew Lupo?
DAL CAPITOLO QUARTO:
“E tu perché sei favorevole a questa tregua?” si chiese mentalmente Zakuro. “Forse perché in fondo allo sguardo arrogante e strafottente di Kisshu mi è parso di leggere una muta supplica. So come ci si sente ad essere abbandonati da tutti, potendo contare soltanto sulle proprie forze. Non vorrei essere troppo caritatevole, ma qualcosa negli occhi di quel ragazzo mi dice di fidarmi. Anche il mio istinto di animale selvatico lo conferma, e quello non sbaglia mai.”
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kisshu Ikisatashi/Ghish, Un po' tutti, Zakuro Fujiwara/Pam
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Maschere e pioggia.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Grazie infinite a chi continua a recensire i miei capitoli! Mi fa molto piacere ricevere il vostro parere e i vostri consigli :)

Zakuro girò le chiavi nella toppa ed aprì il portone della sua villa; posò l’ombrello nel portaombrelli e fece cenno a Kisshu di entrare. Una volta in casa, la modella gettò con malagrazia il cappotto sul divano e si voltò verso l’alieno fradicio che stava in piedi sgocciolando di fronte a lei.
- Forza, vieni con me, ti preparo il bagno. -
- Ma non è necessario, veramente, io… - cominciò Kisshu leggermente imbarazzato, ma venne interrotto quasi subito da Zakuro: - Muoviti, hai intenzione di allagarmi tutta la sala? –
Il ragazzo, allora, seguì silenziosamente la padrona di casa fino al piano di sopra e nel suo immenso bagno; lei aprì l’acqua della doccia regolandola su una temperatura piuttosto calda, poi aprì un mobile ed iniziò a tirare fuori vari asciugamani e un phon.
Zakuro guardò Kisshu con l’ombra di un sorriso sulle labbra carnose, dicendogli: - Bene, qui c’è tutto quello che ti serve. Metti pure i tuoi vestiti bagnati dentro quella bacinella; nel cassetto deve esserci un pantalone della tuta che dovrebbe andarti. Shampoo e bagnoschiuma sono già nella doccia.-
L’alieno era rimasto spiazzato dalla cortesia con cui la Mew Lupo lo stava trattando: - Grazie, non serve che tu ti disturbi così. –
La modella lo guardò intensamente, prima di concludere in tono sbrigativo: - Io vado a farmi una doccia di sotto. Quando hai finito fai come se fossi a casa tua. – e uscì dal bagno, lasciando il suo ospite da solo.
Lentamente, Kisshu si liberò degli indumenti bagnati mettendoli nella bacinella indicata da Zakuro, dopodiché si infilò nella doccia: l’acqua era piacevolmente calda, proprio quello che ci voleva dopo esser stato tutto quel tempo sotto la pioggia. Mentre si lavava i capelli, il ragazzo continuava a pensare alla scena alla quale aveva assistito poco tempo prima, stupendosi del fatto che la cosa non lo facesse star male come avrebbe pensato.
“ Forse è perché ho soltanto avuto la conferma di quello che già sapevo. Vedere Ichigo baciare quel Mark mi ha fatto capire che la situazione sta in questo modo, senza che io possa fare nulla. Non mi sento né triste né arrabbiato, però, e la cosa è strana: è come se ora avessi preso coscienza del fatto che lei non è minimamente interessata a me e, di conseguenza, me ne importa anche poco. Pensavo che i sentimenti che io nutrivo per Ichigo fossero più forti; ero convinto che assistere ad un loro bacio mi avrebbe fatto perdere il controllo. Invece no.”
Ad un tratto, a Kisshu tornò in mente l’immagine del suo angelo salvatore che lo aveva trascinato via da quella scena: Zakuro.
“Lei ha voluto semplicemente il mio bene; mi ha visto in una situazione difficile e ha deciso di portarmi qui. Solo ora che la conosco di più mi rendo conto di quanto sia matura quella ragazza e di come sia in grado di spingersi oltre le apparenze. Lei è stata l’unica disposta a parlare con me, nonostante io fossi il nemico; lei si è messa nei miei panni, mi ha compreso e ha fatto in modo che si giungesse ad un accordo; lei si è da subito dimostrata disponibile nei miei confronti, nonostante sia una persona molto fredda e distaccata. Le sono grato per quello che ha fatto.”
Con questi pensieri, Kisshu chiuse l’acqua della doccia e uscì, asciugandosi con i candidi asciugamani che aveva preparato Zakuro. Indossò il pantalone della tuta grigio che era riuscito a trovare nel cassetto e si asciugò i capelli con il phon, lasciandoli sciolti. Una volta finito, osservò la sua immagine riflessa nel grande specchio: i capelli verde scuro gli ricadevano ribelli sugli occhi, liberi dai due nastrini rossi che ora giacevano di fianco al lavandino; il petto nudo era scolpito ed era possibile contare gli addominali ben definiti; i pantaloni della tuta, portati bassissimi come era solito fare Kisshu, gli davano un’aria ancora più sexy del normale. Si rese conto che la sua pelle ora emanava il profumo di Zakuro, e sorrise a questo pensiero prima di uscire dal bagno ed incamminarsi al piano di sotto.
In sala non c’era nessuno: evidentemente la modella doveva essere ancora sotto la doccia, così Kisshu ne approfittò per gironzolare per casa. Entrò nella piccola cucina moderna e prese a curiosare nel frigo, osservando con interesse tutti i vari cibi terrestri che erano lì dentro. Dopodiché si avviò in corridoio e tornò nel salone, scrutando i quadri che erano appesi alle pareti: molti di essi ritraevano il mare, perennemente in tempesta, mentre in altri erano raffigurati dei tramonti, ritratti rigorosamente da dietro una finestra con delle sbarre.
“Piuttosto inquietante, nonostante la bellezza del quadro.” Si ritrovò a pensare l’alieno. “Dà la terribile impressione di essere sempre in gabbia e di osservare la bellezza del paesaggio da dentro una sorta di prigione, dietro ad una barriera dalla quale non si può evadere.”
La voce soave di Zakuro spezzò il filo dei pensieri dell’alieno: - Vedo che sei interessato ai miei quadri, sbaglio? –
Kisshu si voltò rapidamente, trovandosi davanti ad una Zakuro seduta comodamente su una poltrona accanto al camino, con i capelli ancora mezzi umidi raccolti in una coda alta. Indossava un pantaloncino di lino color pesca e un top coordinato sempre dello stesso colore e materiale, che esaltavano la sua figura e le sue forme. Kisshu si riscosse dai suoi apprezzamenti mentali per la modella, esclamando: - Non mi ero neanche reso conto che fossi entrata in questa stanza. –
- Ho notato; ti ho visto parecchio preso dai quadri. – rispose Zakuro con un sorriso.
- Effettivamente li stavo osservando, ma ero rimasto stupito da un’altra cosa… - cominciò Kisshu soppesando le parole.
- Ovvero? – fede curiosa la ragazza.
- Ecco… - fece l’alieno. – Ho notato che in casa di Ichigo ci sono fotografie appese in ogni dove, soprattutto in camera sua: momenti della sua vita, di quando era bambina o con gli amici. Qui in casa tua, invece, non esiste nulla di simile. Ci sono questi quadri appesi alle pareti, ma rappresentano più che altro uno stato d’animo, non mostrano dei momenti di vita della persona che ci vive. –
Zakuro non parve infastidita dall’osservazione di Kisshu: al contrario, sembrava quasi soddisfatta del fatto che fosse giunto a quelle conclusioni. Inaspettatamente, la ragazza si alzò dalla poltrona e affiancò l’alieno, portandosi di fronte ad un quadro di tramonti. Con un sorriso amaro impresso sulle labbra, Zakuro parlò: - Evidentemente, Ichigo ha un passato che vale la pena ricordare. –
Kisshu osservò la ragazza con un misto di dispiacere e curiosità, prima di porre la sua domanda: - E tu quindi mi stai dicendo che non hai niente di bello da ricordare nel tuo passato? Niente di niente? –
Subito l’alieno ebbe paura di aver parlato troppo, ma, come quella volta nella cattedrale, Zakuro lo stupì: si sedette sul divano, allungando le gambe perfette, e fece cenno a Kisshu di raggiungerla. Lui si sedette vicino a lei e la guardò con curiosità, aspettando che lei continuasse. Dopo pochi secondi, infatti, Zakuro iniziò a raccontare, senza mai distogliere lo sguardo dalla finestra e dalla pioggia che cadeva imperterrita dietro di essa.
- Io non sono nata qui: quando ero bambina, vivevo in America con i miei genitori. Appartenevo ad una famiglia molto ricca e vivevo in una casa enorme; non mi mancava nulla per quanto riguardava le cose materiali, ma c’era qualcosa che non mi è mai stato donato e che non si poteva ottenere con i soldi: l’affetto di mia madre. Mentre mio padre è sempre stato un uomo affettuoso e che stravedeva per me, mia madre era tutto il contrario: fredda, persino con sua figlia, pragmatica, rigida, sempre presa dal suo lavoro e dai suoi interessi. Diciamo che era molto simile a me, purtroppo.
Diciamo pure che con lei non avevo un vero e proprio rapporto affettivo, cosa che avevo instaurato con mio padre; lui mi adorava, ero la luce dei suoi occhi e lui rappresentava tutta la mia vita per me.
I problemi arrivarono quando saltò fuori che mia madre aveva una relazione extra coniugale da qualche anno con un uomo molto ricco. Mio padre rimase sconvolto, loro litigarono, lei urlava, lui la implorava di troncare quella relazione. Io avevo solo tredici anni. Poi, un bel giorno, mio padre tornò a casa da lavoro e non trovò mia madre ad aspettarlo. Lei aveva preso tutte le sue cose, fatto le valige e se n’era andata con il suo amante, senza dire una parola. Mio padre, da quel punto di vista, non aveva mai avuto un carattere molto forte; era soggetto alla depressione e quando accadeva qualcosa di brutto, aveva il vizio di crogiolarsi nei suoi problemi. In più, era terribilmente innamorato di mia madre. L’amava. Dio, quanto l’amava.
Accecato dal dolore, prese una pistola dal cassetto e si sparò un colpo in bocca: una morte fredda e istantanea. –
Zakuro abbassò lo sguardo sulle sue mani che, inconsciamente, stava stringendo a pugno. Dopodiché puntò i suoi occhi color zaffiro in quelli d’oro di Kisshu, il quale rimase estremamente sorpreso nel vedere che non erano neanche minimamente lucidi.
- Quando io tornai a casa da scuola, trovai il suo corpo riverso a terra, in una pozza di sangue, e la casa vuota, a parte il cadavere di mio padre ovviamente. Mi chinai su di lui e piansi, disperata: anche se ero piccola, immaginavo che il dolore per un’eventuale abbandono avrebbe potuto far star male all’inverosimile il mio papà, anche se non pensavo fino al punto di suicidarsi.
Non attesi il giorno del funerale: feci anche io la valigia e mi imbarcai sul primo aereo per Tokyo, dove avevamo una villa per le vacanze, ovvero la casa in cui ci troviamo io e te in questo momento. Mia madre provò a convincermi a tornare in America, ma non lo fece mai del tutto: non è mai venuta a trovarmi per parlarmi a quattr’occhi. Lei mi scriveva lettere. Sì, lettere, lettere in cui mi diceva che era dispiaciuta per tutto quello che era successo e mi chiedeva di tornare a casa. Io non risposi mai a nessuna di quelle lettere. È ormai da sei anni che vivo qui, sono riuscita ad affermarmi, a fare carriera e crearmi una vita, magari non felice come potrebbe apparire, ma ce l’ho fatta. Dal giorno della morte di mio padre non ho mai più pianto. E ogni volta che mi guardo allo specchio mi odio, perché rivedo in tutto e per tutto mia madre, con i suoi occhi blu e i lineamenti delicati. Rivedo il suo sguardo distaccato e solitario, rivedo lei in me, in molti aspetti del mio carattere. Purtroppo, quando cerchi in tutti i modi di allontanare una persona dalla tua vita, il destino fa in modo che tu gli assomigli; in questo modo, esso può ricordarti della sua esistenza ogni volta che ti guardi allo specchio. –
Zakuro sospirò profondamente. Durante il suo discorso, dai suoi occhi non era mai scivolata una lacrima e la sua voce non si era mai incrinata; Kisshu però aveva avvertito una forte, anzi, fortissima rabbia, che accendeva una fiamma di odio negli occhi della ragazza, rendendoli forse ancora più belli, grazie a quella bellezza inspiegabile che è propria del pericolo.
La modella accennò un sorriso e concluse con un semplice: - Questo è tutto. –
Kisshu, dal canto suo, era rimasto completamente senza parole. Aver ascoltato la storia del passato di Zakuro gli aveva fatto dimenticare completamente la scena di Ichigo e Mark e non riusciva a capacitarsi di come una persona potesse convivere con un dolore simile senza dare mai segni di cedimento.
“Ora capisco perché si comporta in modo così freddo: ha conosciuto il dolore e l’odio fin da piccola, ha perso tutto ciò che le era più caro e, nonostante tutto, è riuscita a voltare pagina, a cambiare completamente vita. Questa si chiama forza.”
Inaspettatamente, la modella sfiorò un braccio nudo dell’alieno, riscuotendolo dai suoi pensieri.
- Mi spiace di averti turbato con questa storia. Fai finta che io non abbia detto nulla. -
Kisshu si ricompose immediatamente e si affrettò ad afferrare con dolcezza il viso della ragazza, in modo che potesse guardarla negli occhi.
- Non devi scusarti. Mi dispiace veramente per tutto quello che hai dovuto passare; non avrei mai potuto immaginare che il tuo passato fosse tanto orribile. Ho sempre pensato, dalla prima volta in cui ti incontrai, che doveva esserti accaduto qualcosa che aveva reso il tuo carattere così schivo e duro, ma non potevo sapere che la tua vita fosse stata così difficile. -
Zakuro continuò a guardare negli occhi Kisshu, senza distogliere lo sguardo e senza scostare la sua mano che continuava a reggerle con dolcezza il viso. “Mi rendo conto di essere felice del contatto che c’è in questo momento tra noi due; non so perché, ma in questo momento mi sento al sicuro.”
Kisshu ruppe il silenzio: - Hai… L’hai mai raccontato a qualcuno? –
Zakuro scosse la testa. – No. Sei la prima persona a cui ne parlo. –
Inaspettatamente, mosso da un moto di dolcezza, Kisshu passò un braccio attorno alle spalle della ragazza, per poi farle appoggiare il capo sul suo petto nudo; lei non si oppose, anzi, si accoccolò sui pettorali dell’alieno, passandogli un braccio dietro alla schiena e poggiando teneramente la mano sui suoi addominali. Kisshu completò l’abbraccio e la cullò in silenzio, pensando a quanto fosse simile ad una bambolina indifesa in quella posizione. Lui mormorò: - Allora sono onorato che tu abbia scelto di aprirti proprio con me. –
Zakuro, nel frattempo, aveva chiuso gli occhi e si stava godendo quell’abbraccio, il primo abbraccio sincero dopo molti anni. – L’ho fatto perché ho capito che tu sei una delle poche persone che sarebbe riuscito a comprendermi. Grazie per essere qui in questo momento. –
- Non ringraziarmi. -
I due rimasero in quella posizione ancora per molto tempo, senza parlare, beandosi l’uno del contatto dell’altro, sentendosi Kisshu estremamente protettivo nei confronti della ragazza e Zakuro rilassata e coccolata.
Fu lei, dopo lungo tempo, a parlare: - Dimmi la verità, dove hai passato la notte da quando sei stato abbandonato dai tuoi compagni e dal tuo capo? –
Kisshu si stupì della domanda, ma comunque rispose: - Inizialmente, la notte la passavo a girovagare per la città, riposandomi di tanto in tanto su qualche albero nel parco Inohara; poi ho scoperto un piccolo stabile abbandonato e da allora vado sempre a dormire lì. Perché questa domanda? –
Zakuro si alzò da quella posizione per guardare nuovamente Kisshu in volto, dicendo: - Resta qui. Ho una casa grande e una stanza degli ospiti; potresti stare qui. –
L’alieno era estremamente sorpreso. Non si aspettava di instaurare un rapporto simile con quella ragazza e non sapeva neppure se accettare o no il suo invito.
“Non so come comportarmi con lei. Alle volte mi sento come se la conoscessi da tempo, altre invece sono totalmente a disagio. Però, se c’è una cosa che so, è che mi farebbe piacere convivere con Zakuro; potremmo scacciare insieme la solitudine che alberga nei nostri cuori.”
Kisshu sorrise, un sorriso dolce e sincero. – Accetto molto volentieri. Grazie di tutto. –
 
Quella sera, dopo aver guardato qualcosa in televisione e parlato del più e del meno, i due si recarono al piano di sopra: Zakuro diede la buonanotte a Kisshu e si ritirò nella sua stanza, mentre lui entrò nella camera degli ospiti, che ospitava due letti singoli, si mise in un letto e si addormentò quasi istantaneamente.

Quella notte, i sogni di Kisshu furono popolati da mari tempestosi e da una bellissima donna dalle fattezze da lupo e gli occhi color zaffiro.

Ed ecco a voi un nuovo capitolo! Se potete fatemi sapere cosa ne pensate, per me è importante! Un abbraccio,
Salice_

 
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Tokyo Mew Mew / Vai alla pagina dell'autore: Salice_