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Autore: xcannibalglow    17/02/2013    0 recensioni
Li fissai per cinque minuti buoni. Eravamo tutti lì, riuniti come una volta, nonostante ognuno di noi avesse preso una strada diversa. C’era Harry, che frequentava il primo anno di lingue; c’era Zayn che per ora si limitava a viaggiare senza uno scopo preciso, al fine di rimandare l’iscrizione all’università; c’era Niall che frequentava ancora il liceo con me; c’erano Danielle e Liam che continuavano a stare insieme e c’era Louis che studiava teatro. Ricordo quando quattro anni prima ci ripromettevamo di non separarci mai e di andare a vivere insieme. Piano piano, ognuno di noi ha maturato diverse scelte per il proprio futuro. Nonostante tutto, però, ci riunivamo sempre durante le vacanze e le ricorrenze di ognuno.
«Propongo un brindisi» iniziai, alzando il bicchiere con lo spumante «ad Harry, che oggi compie 19 anni e a Zayn, che allo scoccare della mezzanotte ne compie 20.»
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Prima long sui One Direction; leggete e non rimarrete delusi.
- xcannibalglow.
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: Cross-over, Lime, OOC | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
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All I want is the taste that your lips allowed.
 

 
 
1.
 
«SORPRESA!»
Harry fece due passi indietro mentre un sorriso si faceva largo tra il suo volto, mostrando due fossette. Io ero lì, dietro tutti, e lo fissavo senza permettere che alcuna emozione tradisse il mio volto. Alzai la lattina di birra che tenevo in mano come per salutarlo e il riccio mi venne incontro, soffocandomi in un abbraccio.
«So che è tutta opera tua, rossa.» mi disse a bassa voce, con un misto di felicità e gratitudine nella voce.
«Figurati, Styles.»
Mollò la presa e tornò a salutare il resto degli invitati. In quel momento mi chiesi cosa mi venne in mente quando decisi di organizzare questa festa a sorpresa; d’altronde erano diciannove anni, potevano anche non essere festeggiati.
«Sappi che se per i miei diciotto non ricambi con qualcosa del genere, te la vedrai con me!» Buttai lì mentre si sedeva al mio fianco dopo aver finito il giro di saluti. Fece il suo solito sorriso sghembo, come per farmi capire che la mia era una battaglia persa. Bofonchiò qualcosa come “aspettati il peggio a novembre” e intraprese una discussione con alcuni degli invitati, raccontando loro la sua vita universitaria.
Annoiata da tutte quelle persone che conversavano su argomenti che poco m’interessavano, uscii fuori e mi accesi una sigaretta. Inspirai chiudendo gli occhi, per poi fermarmi ad osservare il panorama e lasciare libero sfogo a tutti i miei pensieri. Le motivazioni per le quali perseveravo con Harry erano note a tutti, lui compreso. Innamorarsi a quattordici anni e finire per diventare una fotocopia sputata di quest’ultimo non era nei miei piani, ma è accaduto. Sorrisi debolmente, nonostante non ci fosse nulla per cui sorridere.
«Julie!», mi sentii chiamare e riconobbi la voce ancora prima di girarmi per dare conferma ai miei sospetti.
«Scordati che ti offro un’altra sigaretta, Zayn. Ne ho solo tre e mi devono bastare per tutta la serata.» Il moro sbuffò e sorrisi alla vista del mio amico che m’implorava. Feci un ultimo tiro e gli passai quella che stavo fumando.
«Grazie, rossa. Ti voglio bene», mi disse con una faccia talmente seria che scoppiai a ridere.
«Se per una sigaretta fai così, non oso immaginare quando te la danno come reagisci. Ci vediamo dentro.» E così dicendo, gli battei il pugno e rientrai. Vidi Gemma seduta al tavolo in cucina con il suo ragazzo ed altri dei quali nemmeno ricordavo il nome; decisi di unirmi a loro piuttosto che rientrare nella saletta dove tutti erano impegnati a discutere di musica. Discutemmo della qualsiasi e mi stupii di quanto mi fossi sentita in sintonia con gente con cui avevo scambiato sì e no due parole in passato. Zayn rientrò e lo invitai a stare con noi; si avvicinò e mi cinse i fianchi con le braccia muscolose, poggiando la testa nell’incavo del mio collo.
«Ma dai, Gem, l’arabo è facile!» Esclamò quando sentì la ragazza lamentarsi sulla difficoltà dei caratteri.
«Facile per te che lo parli da quando sei nato, Malik» rispose quella.
Mi staccai lentamente da Zayn ed aprii la porta della saletta e non mi sorpresi quando vidi tutti i ragazzi riuniti intorno al nuovo acquisto di Harry, un banjo che nemmeno sapeva suonare. Sbuffai e mi sedetti, aprendo un’altra lattina e sorseggiando l’alcolico.
Li fissai per cinque minuti buoni. Eravamo tutti lì, riuniti come una volta, nonostante ognuno di noi avesse preso una strada diversa. C’era Harry, che frequentava il primo anno di lingue; c’era Zayn che per ora si limitava a viaggiare senza uno scopo preciso, al fine di rimandare l’iscrizione all’università; c’era Niall che frequentava ancora il liceo con me; c’erano Danielle e Liam che continuavano a stare insieme e c’era Louis che studiava teatro. Ricordo quando quattro anni prima ci ripromettevamo di non separarci mai e di andare a vivere insieme. Piano piano, ognuno di noi ha maturato diverse scelte per il proprio futuro. Nonostante tutto, però, ci riunivamo sempre durante le vacanze e le ricorrenze di ognuno.
«Propongo un brindisi» iniziai, alzando il bicchiere con lo spumante «ad Harry, che oggi compie 19 anni e a Zayn, che allo scoccare della mezzanotte ne compie 20.»
Ci fu un susseguirsi di “alla salute” e “cin cin”. Zayn finì col proporre di festeggiarlo in centro, così ci sbrigammo a sgomberare casa Styles per continuare il tutto a Londra.
Niall, Louis e Zayn partirono per primi con la chevrolet di quest’ultimo. Danielle e Liam uscirono poco dopo questi e infine partimmo io ed Harry.
I primi cinque minuti del viaggio trascorsero in religioso silenzio, rotto dal riccio che decise di ascoltare Etta James.
«Aspetta, là c’è parcheggio» gli indicai un posto libero tra due macchinoni. Mi sorrise, facendomi l’occhiolino e parcheggiò l’auto. Mi maledissi meno di due secondi dopo, quando notai che eravamo praticamente di fronte la casa che aveva in città e che la famiglia lasciò disabitata dalla separazione dei genitori.
«Sai, credo che gli altri siano ancora per strada. Che ne dici di entrare?» Mi chiese alzandomi il mento con il pollice e portandolo a pochi centimetri dal suo viso.
Lo fissai intensamente e potei giurare che quegli occhi mi facevano ancora l’effetto della prima volta che li incrociai. Verde smeraldo, con la capacità di abbindolare chiunque solo mantenendo fisso il contatto visivo.
«Io credo che sia fattibile come cosa.» Mormorai infine, con poca sicurezza. Non se lo fece ripetere due volte e mi prese per mano, facendomi entrare in quella casa polverosa e tetra. Mi fece strada fino ad arrivare ad una porta che conoscevo benissimo, ormai. Abbassò la maniglia e corse ad accendere l’abat-jour, per poi tornare indietro e prendermi il viso tra le mani, baciandomi con violenza. Chiusi gli occhi e mi lasciai andare, portando una mano dietro il collo e un’altra sulla massa riccia di capelli.
«Te la senti di farlo?» Mi domandò, fissandomi nuovamente. Faceva forse leva sul mio basso auto-controllo e sulla capacità di convincere la gente?
«No, Harry, sai che non sono pronta» risposi abbassando lo sguardo.
«E allora che cosa siamo venuti a fare qua si può sapere?» Iniziò ad alzare il tono di voce.
«Scusami se non ho pensato che volessi trombare anche mentre sono quasi ubriaca. Scusami, eh.» Ribattei acida.
«Dimmi che non lo vuoi davvero. Guardami.»
«Harry, ti prego. Sai che sarebbe la mia prima volta. Non deve succedere così, per favore.»
«E dai, nemmeno qualcosina piccina piccina?»
«Ma vattene a fanculo, Harold. Che ne dici di chiamare Martha e farti lei? Ah, no, aspetta. Dimenticavo che la tanto cara e dolce Martha si è sbattuta Louis. E non si va a letto con le ex dei propri amici. Che peccato.»
«A che gioco stai giocando, Julie? Stai esagerando.»
«Esagerare! Ha!» dissi alzando un po’ troppo il tono di voce «Esagera sempre la cara e vecchia Julie, vero? Julie l’eterna innamorata di Harold. Julie che serve solo per organizzare feste e scroccare sigarette. Julie che nessuno si fila perché troppo stronza. Dici a me che esagero, Harry? Non starai dicendo sul serio, spero.»
E così dicendo, presi borsa e giubbotto e uscii, andando verso il Cargo. Trovai Zayn appoggiato al muro, mentre fumava l’ennesima sigaretta della giornata.
«Passami l’accendino Malik.»
Accesi la mia Camel, inspirai e lasciai che la nicotina si facesse strada tra i miei polmoni.
«È tutto una merda, Zayn. Fa tutto schifo» e così dicendo, lasciai che mi abbracciasse. Gli presi il cocktail che aveva tra le mani e lo assaggiai. Poi accadde tutto velocemente, ricordo ancora vagamente come successe il tutto. Il moro mi tolse il cocktail dalle mani e si avvicinò pericolosamente al mio viso, dandomi dei baci prima sulla guancia e poi vicino alle labbra. Esitò un attimo e fui io a prendere l’iniziativa e cercare conforto nelle labbra di Zayn. Ci baciammo con così tanta intensità che Niall dovette schiarirsi la voce almeno tre volte prima che potessimo staccarci.
«Sembrate due scimmie in calore, vi devo ricordare che c’è gente che vi fissa?» ci chiese ‘saggiamente’ l’irlandese.
«Fottiti, Mullingar» gli dissi, suscitando risatine in chiunque fosse a portata d’orecchio.
Zayn mi portò dentro, tenendomi la mano e facendo attenzione che non inciampassi o sbattessi contro tavoli e mi chiese se mi andava di fare un paio di giri di Tequila.
“Tanto peggio di così non può andare”, mi autoconvinsi iniziando a bere e perdendo poco a poco la lucidità.
Uscimmo dal Cargo e con Zayn e Louis al mio fianco, ci avviammo verso la macchina del moro. Mi accesi una sigaretta mentre cercavo di non perdere l’equilibrio e giurai di aver visto lo sguardo di Louis brillare quando Zayn propose di cercare della roba.
«Pakistano, se è della merda come l’ultima volta io passo. Ho vomitato l’anima con quello schifo» gli dissi, ricordandogli l’episodio di due settimane fa quando comprammo qualcosa come dieci sterline di fumo e finimmo per sentirci tutti male.
«Tranquilla rossa, prometto che stavolta prendo solo erba di prima qualità.» Mi batté il pugno e sorrisi soddisfatta, ignorando il telefono che vibrava inesorabilmente da quasi tre quarti d’ora nella tasca destra degli jeans.
«Chi è?» chiese Louis che fino a quel momento era rimasto in silenzio.
«Harold. Ha tentato di scoparmi e ora cerca di riparare la figura di merda che ha fatto.»
Zayn ci diede le chiavi della macchina, raccomandandosi di non spostarla nemmeno di un centimetro se volevamo rimanere vivi. Calammo la testa e ci separammo; Zayn era in cerca di Josh, il nostro pusher di fiducia, e noi eravamo di fronte la sua chevrolet nuova di zecca.
«Dai, Tommo, apri che ho bisogno di sedermi.»
Erano le 02.44 quando Zayn aprì lo sportello anteriore chiedendo ‘gentilmente’ a Louis di levarsi.
«Erba appena arrivata direttamente dal porto di Bristol, gente. Dovremmo cercare Liam, sarà l’unico rimasto sobrio e in grado di guidare.»
«Ma non era con la sua macchina?» chiesi, socchiudendo gli occhi e facendo movimenti strani con le mani.
«Cazzi suoi, molla il suo catorcio a Danielle e viene con noi. Chiamalo, Julie.»
Ci vollero cinque minuti buoni prima che riuscissi a comporre e ricordare, soprattutto, il numero di Payne.
«Sta arrivando.» Annunciai, chiudendo la comunicazione.
                                                                      
 
 
 
 
 
  
 
 
 
Questo era il prologo di 'Give me love', una storia basata su fatti realmente avvenuti con personaggi che (sfortunatamente) non vi hanno preso parte.
Io sono N, e vi ringrazio per aver letto fin qua. Spero di aver suscitato in voi un minimo di curiosità che vi spinga a recensire.
Per quanto riguarda la pubblicazione, potrò pubblicare ogni volta che avrò tempo libero. Purtroppo tra teatro, quarto liceo e uscite pomeridiane, conto sui venerdì e sabato notte per scrivere e pubblicare. Non temete, non vi farò aspettare a lungo.
Se qualcuno di voi sa fare dei banner, mi scriva qui: @_xfabulouis e sarò ben lieta di accettare il vostro aiuto.
Vi saluto, alla prossima.
 
 
 - N.






















 
   
 
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