Risposte:
Irene Adler: O ////// o *me che sprofonda sottoterra fondendo il pavimento per
autocombustione*
Che posso dire…
grazie per i complimenti… e concordo: di Royai
non ce ne saranno mai abbastanza, questo è sicuro! ^^
Eleanor89: mmm… Havoc e Sheska?Non so perché ma non li ho mai visto troppo
bene insieme… anche perché mi sembra che praticamente non si siano
mai parlati, né nell’anime né nel
manga! Oo Tecnicamente la mia storia sarebbe concun nuovo personaggio… anche se
a dirla tutta, non mi piacciono molto le fic con i
nuovi personaggi, vedremo… ^^
Eh, “Riza vs
bolle”… in effetti la fic si poteva anche
chiamare così ! XD
Sisya: non ti preoccupare, il sorriso idiota ce l’ho
anch’io quando leggo le fic degli altri,
è una reazione naturale del corpo alla Royai,
come il ginocchio che salta quando il medico lo colpisce con il martelletto! ^^Il touchstone l’ho trovato
con google (penso sia il primo sito che appare)
comunque l’indirizzo è www.royandhawkeye.net/otp/
(e ribadisco, quel sito è semplicemente stupendo e dice tutto quello che
c’è da sapere su di loro!).
Ti consiglio di scrivere l’indirizzo direttamente sulla barra,
perché i miei link non partono mai, non so
perché…
Nimphadora: come Riza non
c’è nessuuuuno (*me che canta e sveglia
il gatto del vicino*) e non so se per voi è lo stesso, ma Riza è proprio il tipo di donna unica al mondo a cui mi piacerebbe somigliare… Se poi il mio futuro
ragazzo – se mai ci sarà – sarà come Roy, tanto di cappello! (*me che
sbava* O çççç
O)
Shatzy: Telepatia? La cravatta con la renna era ESATTAMENTE inspirata a Bridget Jones (Libro&film che andrebbe visto obbligatoriamente)!!! ^^ Mah, io mi vedo molto nella categoria di quelle che
sbavano per la divisa (non l’ho messa senza una ragione…) e tra le
dolci donzelle che allagano le città durante i film lacrimosi…
^^” Pyrography
ce l’ho sulla lista dei siti da visitare, ma devo prendermi un pomeriggio
totalmente libero per sbavare in pace ^^…
Due traduzioni sono
già pronte ei permessi li ho. La lemon in tre
atti invece la devo finire, ma l’autrice non mi ha ancora risposto…
riprovo a contattarla e incrocio le dita! ^^
Questo capitolo ha
subito una brusca riscrittura. L’idea iniziale
era descrivere le sensazioni di Roy alla vista del pargoletto
che impara a camminare, ma il miele era davvero troppo… se riesco a
renderla un po’ meno diabetica, magari riutilizzerò questa
versione iniziale per un’altra raccolta…
Comunque, questa
ultima versione è stata la mia scelta. Il loro è un rapporto che
va per gradi, per piccoli passi in avanti (e altrettanti grandi balzi indietro,
purtroppo). Mi sono ispirata a una scena del Signore degli Anelli, quando Sam Gamgee, all’inizio del
viaggio, misura i passi che lo separano dalla sua casina, segnando il punto di
non ritorno, da cui si può solo andare avanti…
E andiamo! ^^
081. Footsteps (Passi)
La serata si è sciolta in un crescendo troppo esplicito, per non essere notato. L’aspettativa è palpabile, reale, come la sensazione della sua pelle sotto le dita, di quella bocca che gli ruba il respiro, della guancia calda che la punta del suo naso sfiora appena.
E sì, "galeotto fu quel divano", ma ogni secondo che passa, diventa sempre più scomodo e stretto.
Nella corsa verso la camera da letto, strisciano lungo le pareti del corridoio, cercandosi, misurando i centimetri di muro a suon di baci e risate soffocate contro il suo collo, come se un passo o due senza il calore di un corpo da stringere, fossero diventati una distanza troppo grande da affrontare.
E’ lui che si ferma, all’improvviso. Con il respiro ancora un po’ affannato, lascia scivolare la sua mano in movimento tra il palmo e il pollice, accarezzandone il dorso con il polpastrello ruvido.
I suoi occhi, curiosi nell’attesa, paiono brillare nella luce soffusa che arriva dalla strada.
Quando ha quell’espressione pensierosa, il mento tra le dita, lo sguardo concentrato, è segno che sta per pronunciare qualcosa di storico.
O qualcosa di profondamente stupido.
“Non sono mai andato oltre…”
“Eh?”
“Qui, nel tuo appartamento… non sono mai andato oltre questo punto esatto. Ci sono dodici passi da qui all’ingresso: se ne faccio un altro, non sarò mai stato così lontano dalla porta.”
Aggiunse piano, quasi in un sussurro inudibile: “E andarmene non sarà mai stato così difficile…”
Il sorriso che le germoglia tra le labbra, è uno dei suoi, uno di quelli che lo lasciano imbambolato come un ragazzino alle prime esperienze. Ed entrambi sanno che non è proprio il suo caso.
Ma succede, e lui lascia che succeda ancora, mentre Riza lo guida verso di sé, tirandolo per la manica, afferrando ancora la sua mano.
“Non è detto tu debba farlo per forza, questa volta...” dice solo.
Dopo quell’ultimo grande passo, c’è il suo abbraccio ad attenderlo, il calore della sua pelle e il cigolio del materasso sotto il loro peso.
E il pensiero di quella porta da varcare, ora un po’ più lontana, può attendere.
Almeno fino all’indomani.