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Autore: Princess of Dark    17/02/2013    7 recensioni
Incontrare Johnny Depp è il sogno di tutte noi donne, o almeno era il sogno di Denise.
E lei credeva di stare veramente sognando quando lo incontrò.
Denise ha un lavoro noioso, una migliore amica un po' pazzerella, una vocina maligna nel suo cervello, un "fidanzato" e un sogno nel cassetto. Johnny sarà lì per renderlo vero.
ATTENZIONE:Johnny Depp dovrebbe essere illegale, ma visto che non lo è, va preso come minimo preso a piccole dosi. E' veramente rischioso per la vostra salute una meraviglia così!
Se anche voi lo amate, questa è la ff giusta per voi...aspetto le vostre recensioni!!
Booktrailer: https://www.youtube.com/watch?v=rLHOJc3yhPM
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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«Mmh chiudi quelle dannate finestre, Johnny!», esclamai anche se la cosa mi uscì più come una minaccia, mentre mi tiravo le coperte fin sopra il naso e affondavo il viso nel cuscino. Lo sentii ridacchiare.
«Svegliati dai! Devo dirti una cosa importante»
«Ti ascolto…», farfugliai, mentendo spudoratamente mentre mi rigiravo nelle coperte calde. Sentii la pressione del corpo di Johnny sul materasso e due secondi dopo era su di me. Iniziò a solleticarmi il braccio, poi i fianchi, facendomi venire quasi il prurito.
«Sei insopportabile! Aspetta che tu ti metta a dormire stanco e giuro che non ti lascerò chiudere occhio», lo minacciai scehrzosa, alzandomi dal cuscino e mettendomi a sedere. Lo osservai con i suoi pantaloni scuri e la camicia ancora sbottonata.
Dovrei essermi abituata a vedere Johnny nudo, oramai! Perché mi fa sempre questo effetto?!
Si chiama figacciosità, e la sua rende veramente malati…
«A cosa pensi?». Mi fece sobbalzare. Incontrai i suoi occhi scuri e allungai la mano verso di lui, osservando nuovamente che era vestito per uscire.
«Dove stai andando?»
«Mi dispiace averti svegliata… volevo avvertirti che starò fuori stasera», mormorò, mentre io gli abbottonavo con dolcezza la camicia. Mi bloccai.
«Eh? E cosa devi fare?»
«Vanessa mi ha convocato per firmare alcune carte… sempre riguardo al divorzio… in Francia. Non ce la farò a ritornare per stasera, prenderò il volo di ritorno domani mattina». Si allontanò per afferrare una giacca scura mentre io, con la bocca aperta in un espressione spiazzata, me ne stavo immobile lì.
Johnny. In Francia. Da Vanessa. Fuori anche per la notte… ordinai a me stessa di non collegare tra loro quei pezzi di frase che avevo sentito. Non dovevo assolutamente pensare a male.
«Devi incontrarti con lei?», farfugliai a testa bassa, mentre mi dava le spalle.
«Devo purtroppo. Voglio sistemare una volta per tutte queste cose in sospeso…», continuò, parlando anche se ora era in un’altra stanza. Aggrottai la fronte, allungandomi per afferrare la vestaglia, poi mi alzai dal letto e la infilai, legando la cintura di raso in vita mentre camminavo.
«Ed è necessario?»
«Sì, ma… non devi… preoccuparti», farfugliò con lo spazzolino in bocca. Restammo in silenzio fino a quando non finì di lavarsi i denti. Rimasi immobile poggiata contro la porta a fissarlo mentre indossava i suoi bracciali. Non dico che non credevo a ciò che dicesse, ma non mi andava affatto a genio l’idea che dovesse incontrare di nuovo Vanessa. E che io ero a chilometri di distanza da loro.
Uh, potrà approfittarsene per saltargli addosso: farebbe di tutto pur di farti un dispetto, visto quanto ti odia!
Sei di conforto, Ginevra!! La medicina giusta…

Velocemente andò in cucina, afferrò i suoi occhiali e un borsello con i suoi documenti. Lo seguii e quasi mi aspettai che –in tutta fretta- si scordasse anche di salutarmi.
«Dove dormirai? Da lei?»
«Sei impazzita?! Prenoterò una stanza». Si avviò verso la porta. «Sarò di ritorno entro ventiquattro ore. Ti chiamerò appena arriverò. Ti ho anche lasciato la carta di credito e…»
«Non ho bisogno dei tuoi soldi», tagliai corto con orgoglio. Lui si fermò proprio mentre stava per mettere il piede fuori e si voltò lentamente verso di me.
«Ti sei arrabbiata?», sospirò.
«No», mentii, a testa bassa. Lui però sapeva riconoscere le mie bugie. Si avvicinò a me e mi afferrò il viso tra le mani, costringendomi a guardarlo negli occhi.
«Ah no? Non provare ad imbrogliarmi», sorrise. «Capisco che ti possa dare fastidio ma –credimi- è solo una questione legale. Neanche io ho voglia di rivederla»
«Lo so, è solo che…»
«Che…? Hai paura che mi salti addosso e che mi venga la nostalgia? Non essere sciocca, Denise», sussurrò ancora, scrollandomi le spalle. «Ora è conte che voglio una famiglia». Sorrisi amaramente, infondo non c’era nulla di male. Andava solo a firmare delle stupide cartacce per un giudice.
«Hai mai pensato di potermi perdere?», sussurrai a testa bassa, risparmiandomi la sua espressione meravigliata.
«Vabbè che sono disordinato ma non credo di riuscire a perdere una persona», sussurrò ed io sorrisi.
«Scemo»
«Ti chiamo appena arrivo»
«Ti amo». Mi lasciò un lieve bacio sulle labbra e vidi il suo sorriso solo per me, prima che la porta si richiudesse, dividendoci.
Ah, e come la fai tragica! Si tratta solo di un giorno!
E di una notte…
E cosa ti spaventa?!
Mi da fastidio che sia con Vanessa, ecco tutto. Ma lo so che Johnny non ha cattive intenzioni.
Perciò smettila di frignare e di fare scene melodrammatiche… neanche sul Titanic si sono salutati per l’ultima volta in questo modo!

 
Narrazione in terza persona
 
«Ricordi cosa devi dire?», chiese ancora una volta la donna, versandosi un po’ di vino rosso in un calice di vetro.
«Mi hai fatto ripetere le battute cento volte. Non dimenticarti che è soltanto una ragazzina, so cavarmela con le bugie»
«Se qualcosa va storto, se qualcuno ti scopre…»
«Non preoccuparti», tagliò corto l’uomo mentre infilava il giubbino. «So come trattarla». Vanessa, alle sue spalle, si contorceva, tamburellando nervosamente le dita sulla superficie in legno, mentre guardava il calice di vino rosso poggiato sul tavolo accanto alla bottiglia scura e si divertiva a rigirarselo tra le mani.
«Devi sbrigarti però, se Johnny torna prima di domani mattina siamo fottuti»
«Fidati di me», sussurrò ancora lui, sorridendole. La donna sospirò, annuendo, mentre metteva mano al suo borsellino.
«Questo è l’anticipo. Il resto lo avrai quando ci sarà la foto che voglio sui giornali», borbottò. «E se fallisci non presentarti qui per chiedere comunque il resto: dipende tutto da te». L’uomo spalancò gli occhi meravigliato e afferrò avidamente i soldi, contandoli, ridendo felicemente perché non ne aveva mai visti tanti tutti assieme.
«Ti faccio sapere presto»
«J'espère que»
«E io invece che ruolo ho in questo giochetto?», si lagnò Charlene annoiata, accavallando le sue lunghe gambe mentre accendeva un sigaro e disperdeva il fumo nella stanza.
«Tu arrivi dopo, tesoro, e darai il colpo di grazia», le fece l’occhiolino ridendo.
«Quanto sono maligne le donne, quando decidono di riprendersi il proprio uomo», osservò e sul volto della donna apparve un sorriso maligno, mentre beveva dal calice che Vanessa le aveva offerto.
 
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Il campanello della porta bussò una seconda volta, mentre mettevo le lenzuola nella lavatrice. La prima volta mi dissi che mi ero sbagliata, ma qualcuno aveva insistito. Chi poteva essere?
Johnny che ha cambiato idea…
Come ti piace illudermi, vero?

Dopo essermi tirata giù la maglia e aver aggiustato i capelli aprii la porta, ed ebbi tanta voglia di richiuderla, se non fosse che Fred aveva -per precauzione- messo un piede già dentro. Astuto da parte sua. Restai a fissarlo perplessa, trattenendo per qualche secondo il respiro e dicendo a me stessa che dovevo fingere che non fosse mai accaduto nulla: volevo in qualche modo annientare il rancore che avevo per lui, per potermi permettere di vivere meglio e senza amarezze.
«Cosa c’è?», dissi infine con un tono di voce alquanto neutro.
«Mi dispiace, non sarei voluto venire qui…», accennò. Alzai un sopracciglio.
«Ti ci hanno costretto?», chiesi sarcastica.
«Non proprio, diciamo che sono costretto: ho dimenticato alcune cose che mi appartengono un po’ di tempo fa e solo ora mi ricordo che non le avevo prese prima di andarmene»
«Qui non c’è più niente di tuo, ho messo la casa a nuovo e non ho trovato nulla… l’avrai perse», mormorai, indietreggiando nella speranza che andasse via con l’anima in pace. Ma invece fece un passo in avanti per entrare.
«Ci metto due secondi! Avevo una specie di nascondiglio segreto, non mi sorprende che tu non l’abbia trovato…», accennò con una risatina. Lo squadrai: aveva un paio di jeans chiarissimi, un giubbotto scuro, un paio di occhiali tra i capelli come li portava a volte Johnny e un bel rolex sul polso.
Chissà con quali soldi l’ha comprato…
Non mi sarei meravigliata se avessi trovato una tasca segreta nel divano o un cassetto nascosto nell’armadio, ne avevo già scoperti due di posti simili anche se c’erano soltanto cartacce inutili e un paio di riviste pornografiche. Sospirai ed annuii leggermente.
«Sbrigati, ho da fare»
«Grazie!». Piombò in casa come se fosse ancora sua, spiazzandomi. In quel momento mi parve di vedere un piccolo bagliore, come se fosse un flash, e alzai gli occhi al cielo. Era carico di nuvoloni, probabilmente sarebbe venuto a piovere: forse era stato un lampo. Quando tornai alla realtà e feci per avanzare verso l’altra camera, Fred ritornò di tutta fretta.
«No, non c’è niente… forse hai ragione, l’avrò perso», disse amaramente, uscendo fuori di casa. Lo seguii anche io con curiosità, meravigliandomi del fatto che non aveva detto una parola sulla nostra relazione o che non aveva osato prendere iniziative di nessun genere. Si era forse rassegnato e si stava facendo un’altra vita? Lo speravo con tutto il cuore!
«Cosa cercavi?», gli chiesi, mentre uscivo nel giardino.
«Alcuni documenti importanti… andrò in banca per farmeli rifare, scusami se ti ho disturbata». Si avvicinò a me e mi strinse forte, prima di baciarmi.
Avevo parlato troppo in fretta.
Dopo un attimo di confusione, appurai che ero lì a baciarmi con il mio ex fidanzato mentre Johnny era su un aereo. Mi staccai bruscamente da lui e lo guardai negli occhi.
«Ma che cazzo fai?!», sbraitai.
«au revoir», rise, mentre correva via. Ritornai furiosa in casa, sbattendo la porta e facendo vibrare le pareti.
Stupida, stupida, stupida! Ma allora stava fingendo?! O era solo un pretesto? O forse l’istinto? Oh Dio ho baciato Fred…!
E il povero Johnny è sempre il cornuto della situazione…
Sprofondai sul divano, accesi la radio a tutto volume, sperando che avrei dimenticato presto la cosa e mi diedi da fare.
Facciamo finta che non sia successo niente…
Era da tanto che non rimanevo da sola: abitavo prima con i miei genitori, poi Fred, poi Marylin e infine Johnny. Mangiare al tavolo da sola, nel silenzio più assoluto, con un po’ di tovaglia improvvisata mi sapeva troppo strano.
Che depressione…
Il cellulare mi squillò e quando vidi il numero di Johnny mi tornò il sorriso.
«Amore? Tutto bene?»
«Sì, sono già arrivato da un po’… e tu?»
«Mangiavo… c’è una malinconia incredibile senza di te», sussurrai con un mezzo sospiro, infilzando una pennetta e portandola alla bocca.
«Non voglio neanche immaginare la malinconia che sentirò stasera in un letto da solo…», farfugliò lui. «Oggi spiccio quella faccenda così ritorno il più presto possibile», aggiunse sollevato, mentre mettevo un altro boccone sulla forchetta.
«Mmh a meno che Vanessa non ti leghi e ti costringa a restare», farfugliai a bocca piena e lo sentii ridere.
«Ti lascio mangiare, ti richiamo»
«Un bacio». Appena che la voce di Johnny non riecheggiò di più nelle mie orecchie e nella mia testa, la solitudine ritornò con il suo fastidioso ticchettio dell’orologio: a fine giornata l’avrei spaccato!
Nel pomeriggio decisi di uscire un po’ per prendere una boccata d’aria. Mi fermai a comprare alcune cose al supermercato per il giorno dopo e mi sorpresi quando la cassiera mi chiese un autografo e una foto, prima di farmi domande a raffica su Johnny. Sorridevo, rispondendo a tutte le loro curiosità perché anche io tempo fa avrei dato un occhio per chiedere a Vanessa le abitudini del mio attore preferito. Mi chiese le cose più improbabili: quale piatto preferisse, quale profumo mettesse di solito, se gli piaceva guardare film dell’orrore, se la notte russasse. Concluse dicendo “sei molto fortunata”, con un sospiro. Ora avevo il suo numero, sarebbe stata la prima ad avere un posto esclusivo alla premiere del nostro prossimo film: fan come lei sono fantastici.
Passai anche accanto all’edicola per comprare una rivista femminile, quelle tipo Metropolitan o VanityFair che avevano moda, ricette di cucina, curiosità, temi di attualità e persino delle storielle per passare il tempo.
«Merda», sussurrai, sgranando gli occhi e fermandomi di fronte allo stand pieno zeppo di giornali con la mia foto. Mentre mi baciavo con Fred. Con la scritta megagigante “un altro tradimento per Johnny”. Sentii la pressione salirmi e il sangue ribollire nelle vene, il mondo mi cadde addosso. Era tutta colpa di Fred, l’avrei voluto prendere a pugni. Mi abbassai il cappuccio per non farmi riconoscere dall’edicolante.
«Scusi, quando sono arrivate queste riviste?», sussurrai tentando di camuffare la voce. Il vecchietto mi scrutò.
«Verso le tre, signorina»
«Quante copie ne sono state distribuite?»
«Circa duecento in ogni paesino», rise lui. «Le consiglio di comprarlo: è un esclusiva in edizione limitata!»
«Mi dia tutte le copie che ha», borbottai, mettendo mano al portafogli: per fortuna avevo portato “qualcosa”.
«Ma…»
«Occorrono più di trecento euro?»
«Mi sono rimaste solo cento copie: sono centocinquanta euro», sussurrò sorpreso. Eh certo che era sorpreso: quale pazzo comprava cento copie della stessa cosa?!
«Grazie», farfugliai, pagando, una volta che ebbe messo tutte le riviste in quattro buste pesanti come il piombo. Dovevo far sparire tutto quello che potevo. Mi avvicinai al cassonetto più vicino e buttai le buste, ripetendo l’operazione per svariate volte fino a sentirmi esausta.
«Ma che cazzo hai fatto?!», esclamò Marylin dall’altra parte del cellulare. «Keira e Orlando mi hanno chiamata come dei pazzi!»
«Oh scusate tanto se quel pezzo di… mmh! Mi ha imbrogliata!», sbraitai, attirando l’attenzione di qualche passante mentre aprivo la porta di casa. La richiusi e mi gettai sul divano, completamente sfinita.
«Stamattina è venuto dicendo che doveva prendere alcune cose… mi hanno fotografata mentre parlavamo, mentre entrava in casa… poi mi ha baciata improvvisamente e loro hanno “immortalato il momento”. Paparazzi di merda». Ora si spiegava il flash…
«Secondo te Fred l’ha fatto apposta?»
«L’avranno pure pagato…», dissi amaramente. «Ho comprato centinaia e centinaia di queste riviste per farle sparire dalla circolazione…»
«Lo sai che è inutile, vero? Sei uscita già su tre tipi di giornali sparsi per tutto il mondo, in televisione, su YouGossip e sulla rete!»
«Anche su internet?!»
«Accendi la tv al canale venticinque…». Non lo feci, sapevo già cosa avrei trovato. Si stavano inventando che Johnny aveva litigato con me ed era andato via e io mi ero lasciata consolare da Fred. Meschini.
«Non la trovi una combinazione il fatto che Johnny va via e Fred viene dopo un paio di ore?», disse infine Marylin. Sgranai gli occhi.
«Tu pensi che…»
«Che…?»
«Johnny mi ha voluto mettere alla prova?!»
«Denise sei pazza?!», sentii esclamare dal cellulare ed io sbuffai. «Un’ora e sono da te»
«Ma no, non prendere freddo che-»
«Il bambino prende il raffreddore?», concluse Marylin sarcastica, prima di ridere e staccare la chiamata.
Il cellulare squillò nuovamente, proprio mentre stavo parlando con Mary su Johnny.
«Pronto?»
«Denise?». Il suo tono di voce non era dei più allegri come sempre…
«Uhm, dimmi»
«Sei a casa?»
«Sì…»
«Dovremmo parlare». Il suo tono mi fece intendere che aveva già capito tutto e il panico iniziò a divorarmi.
«Johnny mi dispiace tantissimo, non è stata una mia intenzione e i giornal-»
«Ne parliamo da vicino. Buona notte». Staccò la chiamata: più freddo e distaccato di così non si poteva. Guardai Marylin e sospirai.
«Si è incazzato. Lo conosco troppo bene. E ora che faccio?!», piagnucolai, stringendomi al cuscinetto morbido del divano. Alzò gli occhi in cielo.
«Tutto si sistemerà, vedrai… quando parlerete e Johnny avrà ascoltato la versione dei fatti tutto si chiarirà», sussurrò, afferrando la sua borsa per spostarla e farsi posto accanto a me. Qualcosa cadde dal suo interno e raccolsi un piccolo pacchetto blu e bianco con delle striscioline verdi.
«Cos’è?», chiesi curiosa, rigirandomelo tra le mani.
«Ecco dov’era!», esclamò lei sorpresa, strappandolo dalla mia presa. «L’avevo comprato per vedere se ero incinta, poi ho dimenticato che l’avevo messo in questa borsa…», mi spiegò. Glielo strappai nuovamente dalle mani.
«E come si usa?»
«Sei incinta anche tu?», rise ed io con lei.
«Dai! È per curiosità!»
«Ci sono tutte le istruzioni. Tienilo tu, potrebbe servirti dopo che tu e Joh avete fatto pace…», sussurrò facendomi l’occhiolino.
«Scema», risi, non accorgendomi che me l’aveva messo nella tasca della felpa. Mentre lei guardava uno dei nostri film preferiti –Neverland per la precisione- andai in bagno.
Ho bevuto più acqua di cento cammelli messi assieme oggi!
Mi accorsi del pacchettino e lo aprii curiosa. La stessa curiosità mi portò a fare quel test.
Tirai un sospiro ad occhi chiusi, poi li aprii lentamente e guardai tra le mie mani l’oggettino.
Una piccola lucina verde.
Positivo?!
Il mio cuore salì fino alla gola e tremai violentemente. Sentii le mie gambe cedere come se pesassi dieci quintali e la testa mi girò. Mi sostenetti con le mani al lavandino in marmo bianco, annaspando. La vista mi si annebbiò, vedevo tutto bianco intorno a me e non riuscivo più a respirare.
«Mary!», esclamai con voce spezzata dai singhiozzi. La porta si aprì di scatto e lei impallidì.
«Denise!», urlò, venendomi incontro e sostenendomi mentre stavo per accasciarmi a terra. Afferrò uno dei miei profumi più forti e me lo mise sotto il naso per evitare che svenissi e in poco tempo riuscii a riprendere fiato. Marylin mi accarezzò, poi mi aiutò ad alzarmi e mi fece sdraiare sul divano in pelle della cucina, bagnandomi la fronte con una pezza umida.
«Ehy, va meglio?», mormorò lei, guardandomi preoccupata. Annuii, ma i miei occhi ci stavano già chiudendo.
«Den, oddio, mi hai fatto prendere uno spavento! Tieni, prendi questo», m’infilò in bocca un pezzo di cioccolata ancor prima che riuscissi ad aprire gli occhi. Tossii mandando giù la cioccolata al latte e osservando Marylin che si portava i suoi capelli ondeggianti su un lato, squadrandomi perplessa. Cercai di alzarmi, ma un forte capogiro me lo impedì categoricamente. Lei sospirò e attese qualche minuto prima che potessi alzarmi e riprendere conoscenza. Mi misi a sedere riavviandomi i capelli.
«E questo?», mormorò lei infine, porgendomi il test di gravidanza. Ebbi un’altra fitta allo stomaco quando vidi la lucina lampeggiante. Aprii la bocca per parlare ma non ne uscì alcun suono.
«Puoi andare un secondo in farmacia?», sussurrai con voce roca.
«Eh?»
«Comprane altri due», mormorai. Lei mi guardò perplessa e sospirò, posando l’oggettino sul divano per afferrare la sua borsa in pelle marrone e scendere.
«Vado a vedere se quella all’angolo è ancora aperta. Vengo subito», mormorò. Fissai dinanzi a me il dipinto di un paesaggio di campagna al tramonto e in qualche modo riuscì ad infondermi un po’ di tranquillità. La stessa tranquillità che svanì quando il mio sguardo si posò sulla lucina lampeggiante. Afferrai il test e lo scrutai.
«Perché sei verde?», sussurrai con fare misterioso. «Perché?», continuai, come se l’oggetto potesse realmente sentirmi o rispondermi.
Deve essere per forza rotto…
Ovviamente…
Dai, è impossibile che sia incinta!

Il suono del campanello mi fece sobbalzare. Marylin spuntò sull’uscio di casa e richiuse la porta dietro di sé.
«Tieni», mormorò confusa, porgendomi due pacchetti bianchi e rosa. Li afferrai ansiosa e corsi immediatamente in bagno per rifare il test.
Primo: verde.
Non. E’. Possibile.
Sbuffai e trattenni le lacrime di isteria, afferrando lo scatolino del terzo test.
«Rosso, rosso, rosso», sussurrai ad occhi chiusi.
La luce sul display non era mai stata così verde.
«Marylin…?», mormorai ma lei riuscì comunque a sentirmi, probabilmente mi stava spiando da dietro la porta, visto che arrivò in mezzo secondo.
«Che colore vedi?», le chiesi, speranzosa. Lei scrutò entrambi i test.
«Verd-... OH MIO DIO», si portò le mani alla bocca e sgranò gli occhi, incredula.
«Sento che sto per svenire di nuovo…», mormorai intimorita.
«Come lo dirai a Johnny?», mormorò lei infine, a testa bassa, mentre tornavo in cucina per mettermi a sedere, tamburellando le dita sulla superficie di legno.
«Non sono incinta», replicai in un ringhio. Lei rise senza divertimento.
«Quei test segnano verde! Aspetti un bambino!»
«Smettila!», urlai. Marylin ammutolì e non ci parlammo per qualche minuto, tipico di quando litigavamo, anche se ora non era un litigio vero e proprio. Mi sedetti sulla sedia accanto e scoppiai in lacrime.
«Non può essere», singhiozzai e un secondo dopo venni avvolta dalle braccia piccole e calde della mia migliore amica. Mi accarezzò, cullandomi dolcemente, poi mi guardò negli occhi e mi tirai su, asciugandomi le lacrime con un fazzoletto che mi aveva offerto.
«Quanto tempo segna lì sopra?», mi chiese. Feci spallucce e afferrai il test.
«Due settimane», ne lessi. Lei sgranò gli occhi e si trattenne dal dire qualcosa.
«Quindi è sicuro che è di Johnny», commentò. La guardai perplessa, sbattendo le ciglia un paio di volte di seguito.
«Eh certo, di chi se no?», dissi amaramente. Lei mi guardò: probabilmente vedeva di fronte a sé una donna in piena crisi in trance, impaurita ed isterica. Mi misi una mano tra i capelli. «Ed ora cosa dico a Johnny?», mormorai sospirando, cercando di tenere a freno le emozioni. In realtà poteva sembrare che non ne avessi, quasi non mi rendevo conto di quello che succedeva: non sentivo il bambino dentro e questo mi faceva pensare quasi che fosse soltanto un sogno, che non fosse la realtà.
«Perché ti preoccupi tanto? Sbaglio o Johnny voleva dei figli?», mormorò lei senza capire. E come poteva capire qualcosa che non avevo compreso bene neanche io?
«Sì, ma… hai dimenticato che lui è incazzato con me perché c’è la mia foto sui giornali mentre mi bacio con Fred?», dissi amara. Marylin fece per dire qualcosa, ma poi si trattenne.
«Quel pezzo di merda deve sempre rovinare tutto», ringhiò alla fine.
«Perché non me ne sono accorta prima che succedesse tutto questo casino?», sospirai io in tono lamentoso. Mary mi mise una mano sulla spalla per conforto.
«Ho paura», sussurrai infine, mentre le lacrime tornavano a scendere. Marylin mi sorrise e in quel sorriso ci vedevo già tutta la sua maternità.
«Lo so. Anche io. Siamo ancora una volta nella stessa situazione: credo proprio che possiamo aiutarci a vicenda, no?», sussurrò. Sorrisi anche io, abbracciandola. «Resto da te stanotte? Rimarrai da sola e…»
«No, non preoccuparti. E poi… ho bisogno di riflettere», ammisi, ringraziandola e lei andò via, lasciandomi dopo avermi sorriso di nuovo.
«Questo figlio… sarà qualcosa di meraviglioso per te», sussurrò lei.
Richiusi la porta ed andai in camera. Mi spogliai e, prima di infilare il pigiama caldo, guardai la mia figura nuda allo specchio. Poggiai una mano sul ventre e mi sorpresi del fatto che stavo sorridendo, con una strana espressione da imbambolata sul volto.
Non posso ancora credere che sia vero, che qui dentro ci sia mio figlio. Mi misi di traverso, ovviamente non si vedeva nulla: era troppo presto perfino per i primi sintomi, anche se tra poco sarebbero arrivati sicuramente.
Un bambino. Nel mio ventre c’era un essere vivente, un cuore che batteva, qualcosa di piccolo come un fagiolo o forse anche di più.
E Johnny? Sarebbe stato felice di tutto ciò? Pensavo già al momento in cui gliel’avrei detto, mentre immaginavo che piangesse dalla felicità. Scoppiai improvvisamente a piangere, travolta da mille sensazioni e sentimenti: il pentimento per aver dubitato in primo momento l’esistenza di mio figlio, la paura per tutto ciò che sarebbe venuto dopo, il timore di non essere all’altezza di questo compito, l’ansia che Johnny non accettasse questo bambino, la felicità per il dono che la vita mi aveva fatto. Se c’era una cosa che non avevo mai avuto e che avevo sempre desiderato… quella era la famiglia.
E quella notte, sebbene il letto fosse per metà freddo e l’unico corpo che giaceva era il mio, per la prima volta, non mi sentii sola senza Johnny. Ora c’era lui, il mio bambino. Tutto il resto sarebbe stato fantastico.
Se è femmina voglio che si chiami Ginevra!
Manco morta!! Se sarà una femminuccia, voglio chiamarla Sharon.
Johnny impazzirà dalla gioia!

 



Imperdonabilmente in ritardo... sono stata poca attiva a causa di alcuni problemi di connessione... ma ora sono tornata!! :D
Dunque dunque... non so com'è sembrata la narrazione in terza persona era qualcosa di diverso no? xD
E spero anche di non essere stata banale nell'aggiungere un'altra gravidanza: ho sempre voluto che Denise e Johnny avessero un bambino!! Peccato che ora lui sia incazzato... xD
Non mi dilungo, altrimenti vi rivelo il resto, mi auguro che il capitolo vi sia piaciuto e che continuerete a seguirmi e sostenermi.
Un caloroso abbraccio, Princess ;)


P.S se vi va, potete passare a quest'altra storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1553470&i=1
E' un esperimento a quattro mani mio e della mia cara Aishia
:D
  
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