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Autore: OurNamesRhymeWithForever    17/02/2013    2 recensioni
Savigny-sur-Orge, Francia.
Un maniaco sceglie con cura le sue vittime, tutte giovani donne bellissime. Il signor Lacroix sa più di quanto vorrebbe sapere, ma non dirà mai niente. Non può.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le Monde
 
16 luglio 2008
 
Ieri sera un turista americano, recatosi nei pressi della Senna, ha rinvenuto il cadavere di una donna, successivamente identificata come Marie Surleponte, ragazza di ventidue anni residente a Savigny-sur-Orge. Secondo il medico legale sarebbe stata uccisa non più di una decina di ore prima del ritrovamento. Il corpo non presenta segni di violenza sessuale, e, secondo le prime ricostruzioni, sarebbe stata uccisa in un altro luogo e poi trasportata sulle rive della Senna. Il pugnale dal quale la giovane è stata colpita quattro volte, due al petto, una alla coscia e una sul collo, non è stato ancora trovato. Ciò che ha spiazzato gli investigatori è stato il rossetto indossato dalla giovane, di una marca non più in commercio da diversi anni e che i genitori di Marie, Lydia e Alphonse, assicurano di non aver mai visto a casa della figlia, casa che condivideva con il fidanzato trentenne Donatien. Il rossetto inoltre, secondo alcune indiscrezioni, sarebbe stato applicato sulle labbra della giovane dopo la sua morte. Un maniaco? Un vecchio amico in cerca di vendetta? La stessa madre con la quale Marie aveva un difficile rapporto? La polizia brancola nel buio.
 
Le Tribune
 
21 luglio 2008
 
Maude si sarebbe laureata a settembre, e lo avrebbe fatto a pieni voti. Solo di questo sono sicure le sue migliori amiche, Liliane e Agathe, ancora incredule che la loro solare compagna di studi non ci sia più. Maude studiava all’Università di Pavia, in Italia, e solo raramente tornava a Savigny-sur-Orge, piccolo paese a sud di Parigi, sua casa natale. Liliane avrebbe raccontato alla polizia che Maude, orfana di entrambi i genitori, sarebbe uscita la sera dei diciotto luglio per comprare della birra per festeggiare: una serata fra amiche, nulla di più. Maude però non ha più fatto ritorno. Due giorni dopo è stata trovata da un fattorino nei pressi della cattedrale della Santissima Trinità. Il corpo riverso a terra e sette pugnalate inferte dritte al cuore, delle quali la seconda sembra essere stata quella fatale. La ragazza portava un rossetto rosso acceso, fuori commercio da ormai molto tempo. Gli investigatori indagano sul passato della giovane, che ha denunciato diverse volte un ragazzo per stalking e che si era fatta molti nemici a causa della sua fama di “ragazza facile”. Nonostante ciò il rimando a Marie, la ventiduenne compaesana di Maude ritrovata morta pochi giorni fa, non può che invadere le nostre menti.
 
Les Echos
 
24 luglio 2008
 
Forse è passato troppo poco tempo, forse le immagini dei visi pallidi di Maude e Marie non hanno ancora abbandonato le nostre menti, e forse chi inizia a vociferare su un possibile maniaco non ha tutti i torti. Questa volta la vittima si chiama Josette ed è residente a Savigny-sur-Orge come Marie e Maude e, come loro, le sue labbra rosse, in netto contrasto con la pelle pallida, sono coperte dal medesimo rossetto. Appena diciottenne, Josette condivideva col padre Luc la passione per i cani, e presto avrebbe preso in mano l’azienda tessile della madre. È stato il fidanzato a ritrovarla poco lontano dalla casa, dopo essere uscito per cercarla: Josette è stata ritrovata a pochi passi da casa sua, non a Parigi come è accaduto per le precedenti vittime, e questo sembra confermare l’ipotesi che l’assassino provenga proprio da Savigny-sur-Orge. A che gioco stia giocando nessuno lo sa. Un maniaco? Un uomo con un complesso d’inferiorità? Un misogino? Intanto a Savigny-sur-Orge nessuno esce più da casa oltre le nove si sera, le vie sono controllate da poliziotti e la processione per vedere il luogo dove è stata trovata Josette è già iniziata.
 
L’Humanitè
 
31 luglio 2008
 
Sembrava che le acque si fossero calmate, che l’assassino avesse deciso di non correre più rischi, visto l’imprevisto che gli ha impedito di trasportare la sua ultima vittima fino a Parigi e che ha notevolmente ristretto il campo di ricerca alla polizia, invece “L’assassino del rossetto”, come è stato denominato, ha colpito ancora, ben due volte. All’alba di ieri le due sorelle Dumas, Lucile e Nathanaelle, sono stata ritrovate al numero 13 di Rue de L’Ancienne dal proprietario del noto ristorante Le Procope, a Parigi. Originarie dell’ormai tristemente nota Savigny-sur-Orge e con le labbra coperte di rossetto, le due sorelle avevano rispettivamente 15 e 26 anni. La polizia ha fatto sapere di aver già interrogato un possibile sospettato, Hector Lefebvre, noto alla giustizia per spaccio di droga, violenze sessuali verso due donne e plurimo omicidio delle figlie, per il quale però non è stato mai condannato. “La piccola Lucile era così solare” racconta fra le lacrime Mathieu, lo zio delle ragazze, “e sua sorella era un angelo”. E intanto la paura pervade tutti, a Savigny-sur-Orge si sospetta del proprio vicino di casa e tutti si chiedono: quante innocenti dovranno ancora perdere la vita prima che questo incubo finisca?
 
“Buongiorno Gèrald”
“Buongiorno signor Lacroix, come vanno gli affari?”.
Titouan Lacroix aprì la sua piccola bocca e rise di gusto.
“Ieri sera ho perso ottanta euro a poker”.
Gèrald sorrise e scosse la testa.
“Imparerà mai a moderare le sue scommesse?”
“Ho già imparato, mio caro amico, e proprio per questo so che posso perdere. Questo mi distingue dagli illusi che credono ancora di poter vincere”.
Gèrald prese giornale alla sua destra e glielo passò.
“Oggi preferirei leggere Le Figaro, grazie”.
L’edicolante annuì e sostituì il giornale.
“Hai sentito? Hanno trovato il cadavere di un’altra donna. Il maniaco del rossetto ha colpito ancora”.
Il signor Lacroix scosse la testa, contrariato.
“Questa è la… terza vittima?”
“Sesta, se vogliamo contare le povere sorelline come due distinte vittime”
“Perché non dovremmo?” chiese Titouan
“Sa come la gente prendere questi grossi scandali… una persona in più, una in meno, l’importante è la storia che c’è dietro”
“Il nome della vittima?”
“Clarence, era la figlia di un noto esponente politico: l’articolo è a pagina quattro”
“Grazie Gèrald”.
L’uomo si allontanò e voltato un angolo aprì il giornale e corse freneticamente fra le righe, tentando di impossessarsi di quante più informazioni possibili. Clarence… venticinque anni… Savigny… sposata… figlio di tre anni… rossetto… pugnalata al cuore. Buttò il giornale nel primo cestino e compose un numero sul cellulare.
“Ti sei ricordato le pillole?”.
Pausa.
“Ne hai prese tre ogni giorno come ti ha consigliato il medico?”.
Pausa.
“Non scordarti, senza quelle pillole sei fuori controllo”.
Pausa.
“Dov’eri ieri?”.
Pausa.
“Lo voglio sapere!”.
Pausa.
Il signor Lacroix chiuse la chiamata e imprecò sottovoce. Sapeva molto più su quelle morti di quanto avrebbe voluto, ma voleva così bene a suo fratello, gli voleva così bene… nessuno avrebbe mai capito. Non lo sarebbero mai venuti a sapere. No, nessuno.
 
Evelyne urlò.
“Lasciami Gratien… Dio lasciami, stupido!”.
Il ragazzo strinse la presa attorno alla vita della fidanzata e la gettò sul letto.
Evelyne rise, rise e rise, e i suoi occhi sembrarono traboccare di pura contentezza.
“Quando ci sposiamo?”
“Quando vuoi tu, principessa”.
La ragazza lo colpì sulla spalla e rise nuovamente e Gratien ne era sicuro: di quella risata non avrebbe potuto vivere solo lui, ma tutto il mondo.
“Anche ora?”
“Anche ora”.
Gratien si alzò in piedi, prese una sciarpa e se la appoggiò sulle spalle come se fosse una stola; quindi proclamò, con voce altisonante:
“Vuoi tu, Evelyne, prendere come tuo futuro marito il qui presente ragazzo completamente innamorato di te?”.
La giovane nascose la faccia nel cuscino e scosse la testa.
“Chi ti ha detto che è innamorato di me, signor prete?”
“Lui stesso”
“Lui stesso?”
“Certamente, l’ha anche scritto nella bacheca della parrocchia: Io, Gratien, amo Evelyne e le macchine da corsa”.
La giovane gettò indietro la testa e quella melodia rara ma mai troppo chiassosa per questo universo risuonò nuovamente nella stanza.
“Allora sì, voglio sposarlo”
“E tu, Gratien, pazzamente innamorato della bellissima Evelyne…”.
Il ragazzo si tolse la sciarpa.
“Signor prete, come si permette di fare apprezzamenti sulla mia ragazza?”.
Risate, ancora. Dio quanto la amava.
Si rimise la stola.
“Mi scusi. Dicevo: lei, Gratien, vuole prendere come sua legittima moglie Evelyne, per amarla, rispettarla, curarla, farla sentire protetta e ricordarle di fare il bucato il venerdì?”
“Il giovedì, Gratien” sussurrò la ragazza
“Il giovedì, Gratien” ripeté lui togliendosi la sciarpa.
Si voltò verso Evelyne e sussurrò quelle semplici parole che avrebbe urlato ogni singolo giorno fino a non avere più la voce.
“Ti amo”
“Ti amo anch’io”.
 
Il campanello suonò e un uomo uscì dal retrobottega, sorridendo cortese.
“In cosa posso esserle utile, mia cara?” chiese rivolto alla ragazza appena entrata
“Buongiorno, il mio nome è Evelyne”.
Quel sorriso. Quei denti. Dovevano essere suoi.
“Dimmi pure Evelyne”.
Lei indicò alle spalle dell’uomo.
“Quanto costa un modellino di auto da corsa?”.
Doveva essere sua. Quelle labbra.
“Intorno agli ottocento euro”
“Così tanto?” domandò Evelyne delusa
“Sono pezzi originali di sette decenni fa, ancora in ottime condizioni: ogni buon collezionista brama possederne uno”.
Evelyne annuì e sorrise piano.
Il rossetto. Dov’era il rossetto.
“Vede il mio ragazzo è appassionato di macchine da corsa, e pensavo di regalargli un modellino, una macchina non posso permettermela”
“Per il suo compleanno?”
“No” ammise la giovane “perché lo amo”.
Mai più. Mai prima. Quel sorriso era unico.
“Ah, l’amore” sospirò l’uomo.
Si voltò e prese un paio di modellini da uno scaffale.
“Questo è un…”.
Evelyne rise.
Non era il suo sorriso ad avere qualcosa in più. Erano i sorrisi delle altre ad avere qualcosa in meno.
“Non perda il suo tempo, non me ne intendo: mi dica piuttosto qual è il migliore”.
L’uomo sparì un attimo, un infinito attimo di morte, nel retrobottega, per poi ritornare con un modellino rosso acceso.
Rosso. Come il rossetto.
“Questo, senza dubbio: costa novecento euro, ma non ne troverai di migliori”.
La ragazza aprì la borsa che portava con sé.
“Desideri che te lo impacchetti?”
“Sì, grazie. Potrebbe anche spedirlo?”
“Certamente”
“Rue des Petits Champs, numero quaranta”.
L’uomo appuntò l’indirizzo su un foglietto e poi alzò lo sguardo verso Evelyne.
I due si guardarono per alcuni secondi, uno sguardo di bramosia che penetrava uno innocente.
Devi morire.
La fissò per alcuni attimi, e poi sussurrò piano, così piano che forse la giovane nemmeno sentì.
“Hai un bellissimo sorriso, un rossetto lo esalterebbe”.
Il pugnale lo conservava sotto il bancone. Con un movimento fluido e un leggero balzo in avanti conficcò la lama nel petto della giovane e vi si accanì contro con violenza, lacerando le carni e bloccando per sempre quel cuore innamorato. Evelyne non urlò, non ne ebbe il tempo, spirò così, semplicemente, con quel sorriso ancora sulle labbra.
 
Prese quel corpo senza vita fra le braccia e lo gettò sotto la doccia. Lo pulì del sangue, lo asciugò e lo profumò. Indugio un secondo di fronte al rossetto. No. Non l’avrebbe usato. Infine chiuse il cadavere in una grossa borsa per il contrabbasso e chiamò un taxi.
“Devo andare a Parigi… sì, fra mezz’ora… Avenue de la Solidaritè numero ventiquattro, grazie”.
Attese. Attese paziente e silenzioso. Quando il taxi arrivò si caricò lo zaino sulle spalle e vi salì.
“Il signor Lacroix?” chiese il tassista
“Sì, Titouan Lacroix, sono io”.
La macchina partì, imboccò la A6.
“Quanto ci vorrà?”
“Circa mezz’ora, signore: sono ventisei chilometri”.
Titouan annuì.
“Bella giornata, non trova?”
“Assolutamente” assentì il tassista.
Silenzio. Le ruote della macchina sul selciato, le rade gocce di pioggia. Silenzio.
“Mi scusi, saprebbe dirmi dove siamo?”
“All’altezza della Plane de Montjean, circa a metà strada”.
Titouan prese il cellulare dalla tasca e la sua piccola bocca storta si contorse nella concentrazione di comporre i numeri.
“Mi scusi, devo chiamare mio fratello”
“Suo fratello?”
“Sì: posso?”
“Si accomodi”.
Titouan premette il tasto verde e si portò l’apparecchio all’orecchio.
Uno squillo.
Due squilli.
Tre squilli.
Quattro squilli.
Cinque squilli.
Sei squilli.
Sette squilli.
Questa è la casa di Titouan Lacroix. Lasciate un messaggio dopo il bip.
 
 
N.d.A: I personaggi e i fatti sono inventati, mentre tutti i luoghi nominati nel racconto esistono effettivamente così come le vie e le strade; anche i tempi di percorrenza delle strade sono realistici. Tutti i nomi, fatta eccezione per “Lydia” e tutti i cognomi, fatta eccezione per “Surleponte”, sono cognomi esistenti e diffusi in Francia. Tra l’altro ho scoperto che a Savigny-sur-Orge esiste una via chiamata “Lacroix”, il che mi ha particolarmente compiaciuta. La via dove abita Evelyne è una trasversale a questa. Spero si sia capito dall’ultima frase, altrimenti questa one-shot non ha alcun senso: il fratello di Titouan non esiste, è lui stesso ad avere una doppia personalità.
  
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