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Autore: _Allison_    17/02/2013    0 recensioni
''Se tu sarai la mia Giulietta,io sarò il tuo Romeo,e potrò gustare il sapore delle tue dolci labbra,potrò dirti ogni giorno che sei bellissima,potrò vivere giornate illuminate dal tuo magnifico sorriso,potrò urlare al mondo che ti amo''.
La storia parla di Allison,ragazza timida,riservata e amante dei libri,che a sedici anni perde i genitori in un incidente,la giovane protagonista,che all'età di sei anni si era trasferita in Italia con i genitori,non ha parenti nel medesimo stato,ma verrà adottata dai parenti più prossimi che ha,i suoi zii Diana e William che hanno una figlia,Perrie.L'unico problema è che dovrà lasciare l'Italia per tornare a vivere nel suo paese natale con i parenti:Holmesi Chapel,dove una nuova conoscenza scoinvolgerà la sua vita.
Buona lettura :)
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il rumore di una porta che sbatteva mi costrinse ad aprire gli occhi.Davanti a me il freddo soffitto dell’ospedale.-Buongiorno signorina,le  cambio la flebo.-Ignorai l’infermiera,non volevo essere scortese,ma in quei giorni qualsiasi rapporto col mondo non rientrava nel mio elenco di cose fattibili.La scena di quel terribile incidente mi torturava la mente,impedendomi di pensare ad altro…
Eravamo di ritorno da una cena a casa di alcuni amici dei miei genitori,tutto sembrava tranquillo quando,all’imbocco di una curva,un’auto viaggiante in contro mano,venne dritta contro di noi.Io,che sedevo sul sedile posteriore,me la cavai con delle ferite mentre i miei genitori,seduti sui posti davanti,morirono sul colpo.Da li ricordo soltanto qualcuno che mi prese in braccio ed un forte profumo di colonia da uomo,poi soltanto le palpebre troppo pesanti per essere mantenute.
Era passata una settimana dall’incidente ed era passata una settimana da quando ero rinchiusa a marcire in una solitaria camera d’ospedale.Il mondo per me si era fermato,non facevo altro che stare a letto a fissare il soffitto e ricordare la ragazza felice che ero prima,con una famiglia e con problemi del tipo ‘’questa equazione è un vero rompicapo’’ mentre ora i miei problemi sono ben differenti.E la cosa peggiore è che non ho parenti,o almeno,non qui,non nel paese in cui vivo,ed essendo minorenne mi rimangono due opzioni:o l’orfanotrofio o il trasferimento a casa dei parenti più prossimi. Beh,la prima opzione non mi sembra accettabile…I miei pensieri vengono interrotti da due signori ed una ragazza mai visti prima che fanno capolino nella mia stanza accompagnati da un’infermiera.La ragazza sembra avere più o meno la mia età e si guarda intorno con fare turbato mentre il signore e la signora,presumo i suoi genitori,mi guardano con compassione.-Ciao piccola,le nostre condoglianze,ci dispiace davvero tanto,i tuoi genitori erano persone carissime…-.Ho sempre detestato questo genere di cose,non ho bisogno che qualcuno mi ricordi cos’è successo sette giorni fa e poi,cara signora,mi rincresce sapere che le dispiace per i miei genitori,ma sono sicura che non potrà mai capire come sto io,quindi può anche evitare.Ah,e non si aspetti alcuna risposta da parte mia.Intanto la ragazza si avvicina timidamente cercando di sorridere e allunga una mano verso di me ed in perfetto inglese dice:-Piacere,io sono Perrie,tua cugina…oh,certo che dev’essere una rottura avere il braccio pieno di fili.-La ragazza,a quanto pare mia cugina,continua a guardarmi sorridendo,in attesa che le stringa la mano,ed intanto tira una gomitata alla madre,cercando di scansarla.Non sono affatto nelle condizioni di risponderle ma vedere Perrie,tutta intimorita e imbarazzata dalla situazione,cercare di sorridere e di apparire simpatica a me,perfetta sconosciuta,fa uscire la mia parte gentile e disponibile:-Allison.-Le stringo la mano e accenno un sorriso,ma quel che ne esce è una smorfia insignificante,anche se mia cugina sembra accontentarsi.A questo punto la mia presunta zia si siede su una sedia accanto al mio letto e,cercando di apparire il più dolce possibile,prende a parlare,in inglese.-Allora cara,io sono Diana,tua zia e lui è William,tuo zio.Appena  venuti al corrente dell’accaduto siamo corsi qui in Italia.Tra una settimana,i medici,pensano che sarai in grado di lasciare la clinica,ma rimane il problema che non puoi andare a vivere da sola,a casa tua,non finchè raggiungerai la maggiore età,e come ben sai,qui in Italia non ha parenti,così hai bisogno di essere affidata a qualcuno e per evitare che venissi adottata da dei perfetti sconosciuti,ci siamo resi disponibili per l’affidamento,ed essendo stati dichiarati idonei,è stato deciso che verrai a stare da noi!Che te ne pare cara?Se non sei d’accordo possiamo provvedere a trovare una famiglia adatta a te,così da poterti permettere di rimanere qui,in Italia.-Ora il mio cervello doveva elaborare.Allora, quando avevo sei anni i miei genitori decisero di trasferirsi in Italia,più che altro per ragioni di lavoro,ora,dopo dieci anni,li ho persi e mi si presentano degli zii a me sconosciuti che si propongono di adottarmi,ma se accetto sarò costretta a tornare in Inghilterra…dopo molti anni ritorno a parlare inglese e rispondo a Diana:-Diana,io…                                                           -Chiamami zia,mia cara- ,-d’accordo zia,grazie per la vostra disponibilità,ma non so proprio che dire.Spero che tu possa capire davanti a quale tipo di scelta mi ritrovo, va bene se chiedo qualche giorno per…rifletterci su?                                                                                                  -Oh ma certo!Non devi preoccuparti,dopotutto,che fretta c’è?Noi nel frattempo abbiamo affittato la camera di un hotel e abbiamo le chiavi di casa tua,nel caso avessi bisogno di qualcosa,tu prenditi pure il tempo che ti serve!                                                                Nel frattempo,mio zio,che non aveva ancora parlato,mi sorrideva annuendo alle parole di sua moglie.Una dottoressa entrò seguita da un’infermiera ed invitò i miei parenti ad uscire dato che l’orario delle visite era terminato,ed io devo fare degli esami.Ringraziai i miei zii e mia cugina e li salutai,dopodiché venni sottoposta a qualsiasi tipo di esame possibile ed immaginabile.-Allora piccola,dovrai subire due piccoli interventi:uno al gomito ed uno alla tibia,no c’è di che preoccuparsi,si tratta di piccole operazioni ma per lasciare l’ospedale dovrai aspettare dieci giorni,il primo intervento sarà domani mattina e da stasera ti liberiamo della flebo,tutto chiaro?-Annuii,mi fidavo di quella dottoressa,ed era l’unica che mi ispirava simpatia e gentilezza.
Passarono i giorni,io avevo subìto entrambe le operazioni senza problemi ed entro quattro giorni sarei stata dimessa.Avevo stretto un bel rapporto con mia cugina Perrie:ogni giorno passavamo ore ed ore insieme,mi aveva parlato del suo paese,Holmes Chapel,in cui ero nata anche io,mi aveva raccontato dei suoi amici,della sua casa,della sua scuola…insomma,sapevo tutto di lei.Passavamo il tempo a guardare i pochi canali che offriva la piccola televisione della mia stanza,ogni tanto passeggiavamo per i corridoi della clinica,con lei che spingeva la mia odiosa sedia a rotelle,e spesso andavamo nell’area ristoro a ricavare qualcosa di decente da mangiare,il cibo della mensa dell’ospedale era misero ed insapore.Quel giorno io e Perrie giravamo a vuoto per i corridoi,quando lei mi ricordò della scelta importante che dovevo prendere.-Allora che farai,vieni ad Holmes Chapel con noi?                                               Già,l’Inghilterra,me ne ero completamente dimenticata.-Bhe,credo che sia la scelta migliore da fare,inizierò una nuova vita e mi dimenticherò del passato…si,tornerò ad Holmes Chapel con voi!-Mia cugina esultò e chiamò i suoi genitori dicendogli di raggiungerci in clinica.Avvisai anche loro della mia scelta,la quale li rese molto felici.                                –Bene,ora l’unica cosa da fare è andare a casa tua a prendere le tue cose,dopodiché  dovremo solo aspettare che ti faranno uscire di qui!                                                                                                       Passarono gli ultimi giorni di ospedale.Durante questi mio zio e mia cugina andarono a casa mia e mi portarono due valigie piene di vestiti,libri,accessori per l’igiene personale ed altre cose mie.Ero seduta sul letto,finalmente,con indosso dei veri vestiti,ed insieme a mia zia aspettavamo che la dottoressa ci portasse i documenti da firmare per la dimissione.Il gomito era guarito,ma ero costretta a camminare con l’aiuto delle stampelle:la gamba avrebbe impiegato più tempo per guarire.-Allison, dopo che sarai uscita di qui passiamo a casa tua a prendere le ultime cose,poi,alle cinque,dovremo prendere l’aereo che ci porterà a casa,la tua nuova casa.                                             Oh no,a casa mia no.Non volevo più tornare là dentro,mi avrebbe ricordato troppo i miei genitori:tornarci senza di loro sarebbe stato tremendo,non l’avrei sopportato. Ma come potevo fare,altrimenti?Dovevo prendere le mie cose prima di partire,per forza.Mi sentivo vuota dentro,mi mancavano gli abbracci ed i baci di mia madre,il suo fare così gentile e sicuro,il dolce risveglio che mi regalava ogni mattina,le ore passate a confessarle i segreti che non dicevo a nessun altro…E mio padre.Mi mancavano le sue battute,gli scherzi che si divertiva a fare a me e mia mamma,il guardare la partita insieme a lui anche se non capivo niente di calcio…mi mancavano tantissimo.Perchè loro?Perchè sono stata io la fortunata?Non poteva accadereil contrario?Non li avrei più rivisti.Mai più.Il solo pensiero mi faceva rabbrividire,sentivo un groppo in gola.Chiesi a mia zia di lasciarmi un po’ da sola e mi lasciai andare in un pianto liberatorio.Quando mi fui liberata di quel peso chiamai mia zia,che alla vista dei miei occhi gonfi e lucidi mi strinse a sé.Finalmente fui dimessa.Camminare per strada alla luce del sole era un sollievo.Raggiunsi la macchina di mio zio e ci recammo a casa mia.La sola vista del palazzo fu colpo basso. Mi feci coraggio e varcai il portone.Entrai da sola in casa,per mia volontà.Appena varcata la soglia il profumo del mio appartamento mi riempì le narici.Le lacrime bruciavano calde negli occhi.Attraversai il soggiorno,entrai nello studio di mio padre. Vedere le sue cose fu terribile.Presi qualche oggetto a lui caro e lo misi nella valigia,feci un giro per tutta la casa ed infilai nella mia valigia tutte le foto incorniciate,gli album fotografici e gli oggetti cari ai miei genitori.Quando arrivai nella mia stanza la svaligiai completamente,presi tutto,senza tralasciare niente.Poi andai nel solaio.Presi tutti i ricordi di famiglia,i ricordi di mia mamma,di mio papà. Vedere  tutti quegli oggetti mi toglieva le forze,non vedevo l’ora di andarmene.Quando uscii di casa mia cugina mi prese per mano e mi rivolse uno dei suoi sorrisi migliori.Mi conosceva da poco ed era così gentile,dolce…la adoravo.Salii in macchina,destinazione:aeroporto di Malpensa.Una volta arrivati effettuammo il check-in e,finalmente,dopo due ore,chiamarono il nostro volo:si partiva per Holmes Chapel.   
  
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