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Autore: S t r a n g e G i r l    17/02/2013    6 recensioni
“Segreteria di Kayla Parker. Lasciate un messaggio dopo il bip."
‘Fanculo, Kay.
Te e i tuoi cazzo di messaggi criptici che ogni volta mi tocca decifrare.
Embry Call era un uomo d’azione: le parole le lasciava dove gli capitava –possibilmente in qualche letto femminile sfatto-, fregandosene.
Prima di te.
Storia prima classificata al contest "Welcome to La Push" di Postergirl84 sul forum di EFP.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Embry Call, Jacob Black, Nuovo personaggio, Quil Ateara V
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Donne 1, Licantropi 0. '
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La cosa peggiore è che non so di che cosa ho paura. (One tree Hill.)


Lasciate un messaggio dopo il “bip”

 

“Segreteria di Kayla Parker. Lasciate un messaggio dopo il bip, se vi và, altrimenti riagganciate e tanti cari saluti.
Pillola di saggezza del giorno: Dai grandi tradimenti hanno inizio i grandi rinnovamenti. Vasilij Rozanov

‘Fanculo, Kay.
Te e i tuoi cazzo di messaggi criptici che ogni volta mi tocca decifrare.
Faticavo a comprenderti il primo giorno che t’ho vista, quando ubriaca fradicia mi sei caduta tra le braccia dal bancone di quel locale definendomi ‘’Principe Azzurro’’, e le cose non sono certo migliorate andando avanti.
Più tempo trascorro con te, meno ti capisco e sto impazzendo, giuro.
Non so mai cosa o dove sbaglio e tu di certo non m’aiuti.
Metti il muso, chiudi le comunicazioni e, per dirla a parole tue, tanti cari saluti.
Sai quante volte mi sono fratturato una mano per sfogare la rabbia che avevo in corpo?
Una dozzina, almeno. Ed in poco più di due mesi.
Quil, Jacob e Paul se la ridono alle mie spalle: non mi hanno mai visto spendere notti insonni su libri di filosofia tentando di interpretare le affermazioni di qualcuno.
Le prese per il culo nei miei confronti aumentano di giorno in giorno. Sono diventato il nuovo zimbello del branco, sottraendo il primo posto persino a quell’idiota che mi ritrovo come migliore amico, che ha fatto un abbonamento semestrale a Cosmopolitan.
Blatera in giro che quella rivista da quattro soldi insegna un sacco di cose sulla psiche femminile –che se ne fa davvero non lo so, visto che Claire ha appena cinque anni e il suo problema più grande è il colore del vestito giornaliero di Barbie- e sono persino arrivato a pensare un paio di volte di sbirciare qualche articolo, sperando di trovare la chiave di lettura dei tuoi incasinati pensieri, Kay, ma non ce l’ho fatta.
E’ troppo per me.
Un briciolo d’orgoglio m’è rimasto ed ho una reputazione da difendere.
L’ho già buttata nel fango per te troppe volte.
Che cazzo m’hai fatto non lo so, però mi fai uscire di testa.
Embry Call era un uomo d’azione: le parole le lasciava dove gli capitava –possibilmente in qualche letto femminile sfatto-, fregandosene.
Prima di te.

Scaglio il telefono addosso al muro con troppa foga e mi lascio cadere sulla mia brandina, sperando che le doghe reggano.
Mia madre sarebbe capace di farmi dormire nella doccia se la rompessi.
< Hai litigato con Kayla, vero? >
Si materializzano in camera mia, sgranocchiando patatine e tenendo in equilibrio su un dito un pallone da basket.
Merda, la partita.
Sbuffo e allungo una mano cercando di farmi passare il sacchetto mezzo vuoto. Quil è una fogna: conoscendolo ne avrà già fatti fuori due da solo.
Jake scuote il capo con fare sconsolato e si siede sulla poltrona girevole di fronte la scrivania.
< Rachel mi ha chiamato soltanto per riferirmi che ho un migliore amico coglione e che se lo becca per strada lo investe, anche se di sicuro si abbozza più la macchina di lui. > sospira e alza gli occhi al soffitto < Sono stufo di stare in mezzo. Ma proprio della compagna di stanza al college di mia sorella dovevi innamorarti? > sbotta, girandosi e rovistando fra i miei cd, alla ricerca di qualcosa d’interessante.
Mi alzo di scatto, sulla difensiva.
< Che stronzate vai dicendo? Io non sono... >
< ...sì e io sono Albus Silente. Fratello, ti mancano gli occhi a cuoricino, sù. Fai pena. > Quil si ficca una manciata di patatine in bocca e sputacchia sul pavimento, dandosi arie da uomo vissuto.
< Zitto tu, che devi fare da baby-sitter a Claire per almeno altri quindici anni prima che s’accorga che non sei un peluche. > gli tiro addosso il cuscino, che lui schiva all’ultimo.
Mastica rumorosamente, come lo gnu che ho visto l’altra sera, nel documentario registrato da Kay, mentre noi facevamo sesso.
Indossava delle culottes nere che...
Datti un contengo, amico. Evita di sembrare più idiota di quanto sei, al momento, di fronte a loro.
< Cosa diceva la segreteria di Kayla? Qualche indizio su cosa puoi aver fatto stavolta? > domanda Jacob accendendo il pc, rassegnato all’idea di dover rinunciare all’ennesimo match di pallacanestro per darmi una mano.
Mi ributto sul letto, coprendomi il viso con un braccio.
< E’ proprio disperato. > commenta Quil sottovoce.
Se non fosse vero, gli avrei già fatto un occhio nero.
O forse glielo farò proprio perchè non sa tenere per sè una verità che non voglio sentire.
Embry Call disperato per una donna? Scherziamo?
< Una citazione di un russo con il nome impronunciabile; riguardava i tradimenti e una nuova vita o una cosa simile mi pare. >
< E tu cosa puoi aver a che fare con i tradimenti? > la voce di Jake è pregna di sarcasmo e Quil sghignazza.
< Niente! Giuro che da quando...da quando...beh, niente, ok? > sbotto, alzandomi di nuovo a sedere.
E’ frustrante ammettere che qualunque ragazza, mi si avvicinasse negli ultimi due mesi, veniva liquidata in fretta.
Cercavo in quegli sguardi adoranti occhi cristallini che non trovavo, nei loro capelli ciocche color miele mai presenti e su labbra sottili un sorriso beffardo che non c’era.
Tutto quello ce l’aveva solo Kayla e, cazzo, non mi erano mai nemmeno piaciute troppo le bionde prima di incontrarla!
Ha ragione Quil. Sono senza speranza.
< Aspetta, fratello, fammi capire. Tu, mister-ogni-buco-è-buono-pure-quello-dell’ozono, balli la samba orizzontale con la stessa tipa da più di due mesi? > Quil è sconcertato.
Cade a terra pesantemente, battendosi una mano sulla fronte con gli occhi spiritati.
< Cristo, siamo morti. E’ il primo segno dell’apocalisse. Lo diceva anche Nostradamus: prima il presidente degli Stati Uniti di colore, poi Embry monogamo. Jake, dimmi che quel rifugio blindato sotterraneo che progettavamo da piccoli alla fine è stato costruito. Io non voglio morire per colpa di quello lì! > sbraita additandomi.
< L’hai traumatizzato! > mi rimprovera Jacob divertito.
Ringhio e sulle braccia mi corre la voglia impellente di sbattere fuori casa entrambi, ma la verità è che ho un dannato bisogno che mi aiutino a capire Kayla.
Perchè voglio capirla, poi, è un mistero.
E sono più che convinto che tale debba restare. Prima o poi mi stancherò di lei, no?
< Oh e che cazzo, fate i seri! >
Si schiariscono la voce entrambi e si lanciano uno sguardo complice che non è affatto rassicurante.
Forse dovrei parlare con Rachel più che con loro, ma la sua promessa di infilarmi sotto le ruote del suo SUV non mi invoglia poi molto.
< Va bene, va bene. Niente tradimenti, allora. > Jake si arrende e digita qualcosa su google.
< Ma nemmeno un bacino? Qualcosa tipo... > Quil è ostinato.
Sbatte le ciglia con una faccia da coglione, tentando d’imitare una voce femminile, e lancia un bacio a Jacob che storce il naso schifato.
< No! Accidenti ho detto che non... > mi blocco di colpo a metà frase.
In effetti...
Ma no, è impossibile.
< Ah-ah! Beccato! Spara, di chi si tratta? Eveline, quella rossa da capogiro con il naso un po’ schiacciato, vero? Lo sapevo! > Quil gongola, congratulandosi con se stesso per la brillante deduzione.
E’ completamente fuori strada.
Merda.
< Lascialo perdere. Che hai combinato? > domanda Jake, sospirando.
Mi passo una mano fra i capelli, sconsolato.
< Ma che diavolo ne so! L’altro giorno uscivo dall’allenamento di basket e c’era Caroline appoggiata alla macchina. > attacco, ma Quil mi interrompe subito.
< No, dai! Quella bruttona che sembra un nano da giardino? >
Alzo gli occhi al cielo e Jacob lo zittisce con una gomitata tra le costole.
< Quella, sì. Ha blaterato per dieci minuti buoni di quanto le mancassi e poi mi si è buttata addosso e mi ha baciato. > sbuffo e scosto i capelli da davanti agli occhi con un colpo di testa.
< Oh, povero martire. Ti compatiamo, fratello. Amen. >
Afferro l’altro guanciale e glielo tiro, giusto per distrarlo, e poi mi scaglio su di lui, prendendolo a cazzotti sullo stomaco.
Mi fermo solo quando minaccia di vomitarmi addosso le patatine.
< Vaffanculo, Quil. Vorrei vedere te al posto mio! Mi farò due risate quando Claire passerà il periodo dell’adolescenza! >
Lui si colpisce il petto per riprendersi e poi declama a gran voce.
< Sono preparato a tutto. C’era un articolo in proposito su Cosmopolitan che... >
Jacob gli molla un calcio su un fianco e lo mette a tacere.
< Concentriamoci su un problema alla volta, eh? Embry quando è successo di preciso? Intendo il bacio innocente che tu non hai di sicuro corrisposto. > è ironico, ma lo ignoro.
< Due giorni fa, mi pare. E, sul serio, non ho ricambiato. L’ho scansata e me ne sono andato anche se sembra assurdo. >
< Davvero non assomiglio ad Albus Silente? No, perchè... >
< Quil, cazzo, chiudi quella bocca! > esclamiamo insieme io e Jake, poi lui stringe gli occhi e sospira.
< Da quant’è che Kayla non ti risponde? > chiede, ma so che conosce già la risposta e difatti borbotta: < Era qui con Rachel. Credo siano venute a vedere gli allenamenti... > tossisce e spegne il computer.
Arcano risolto.
Digrigno i denti e colpisco Quil su una spalla soltanto per sfogarmi.
Cazzo, è la prima volta che rigo dritto e che mi comporto bene...ti pareva che doveva succedere qualcosa?
< Richiamala, fammi sentire il messaggio in segreteria, magari ci stiamo sbagliando. > Jacob cerca di incoraggiarmi, ma non ci riesce.
Abbattuto, ripesco il telefono aperto a metà da vicino il muro e compongo il numero di Kay, che ormai ho imparato a memoria per tutte le volte che l’ho composto dopo che lei mi ha attaccato in faccia incazzata nera.
Metto il viva voce e aspetto, rodendomi il fegato nell’ansia.
Non ho mai pregato in vita mia, ma inizio a farlo in quel momento.
Ho un disperato bisogno di un miracolo e, se servisse, sarei disposto anche a non picchiare più Quil soltanto per scaricare la rabbia.
Compromesso accettabile, no?
“Segreteria di Kayla Parker. Niente pillole di saggezza per oggi, solo un avvertimento: se siete una sottospecie di indiano, avete un tatuaggio tribale e vi chiamate Embry Call andate a quel paese e restateci, altrimenti lasciate un messaggio dopo il bip.”
Quil si rotola per terra, reggendosi la pancia dal troppo ridere, e Jacob lo imita, lasciando andare quell’aria da Grande Puffo che aveva tenuto addosso fino a quel momento.
Li detesto entrambi, ma me la pagheranno più tardi.
Ho una questione più urgente da risolvere adesso e non ho davvero idea di come farlo.
A confronto anche rivelarle che mi trasformo in un licantropo sembra una stronzata colossale.
Cristo, sono fottuto.

 

< Kayla! Kayla, cazzo, apri questa maledetta porta! >
Ringhio e trattengo a stento il lupo che si agita nell’addome, tentando di liberarsi delle spoglie umane.
Dio, come mi fa andare fuori di testa lei non lo fa nessun’altra.
Sto bussando da almeno venti minuti a questa dannata porta con la lavagnetta piena di scritte colorate, cuoricini e numeri di telefono di ragazzi dai nomi improbabili - che di sicuro ha scarabocchiato Rachel per farmi macerare nel senso di colpa ed in qualcosa che somiglia un po’ troppo a gelosia - e lei non si degna nemmeno di rispondermi.
Dietro il legno, che rimbomba dei miei colpi sordi, non c’è che un silenzio tombale che mi atterrisce.
Kayla è refrattaria al silenzio. Lo detesta più degli spinaci e dei cetriolini nel cheeseburger.
Lei è quella che m’inveisce contro, mi rovescia addosso tutti gli insulti che conosce e poi se ne va o mi sbatte fuori la stanza prendendo a pugni qualsiasi cosa abbia a portata di mano, me compreso.
E’ quella che non prende aria mentre parla, che ha sempre qualcosa da dire, la battuta aspra sulla punta della lingua e non m’annoia mai.
E ancora l’aria è muta. Vuota, senza i suoi sproloqui insensati.
Se non fossi in un college avrei già sfondato la porta con una spallata.
Se non mi sentissi un verme strisciante nei suoi confronti avrei già accettato la compagnia di una di quelle venticinque – ventisei, con la bruna che mi ha appena superato - ragazze che mi sono passate di fianco, squadrandomi con interesse il culo.
Il punto è questo però: sono un coglione e non posso costringerla ad aprirmi.
Perciò resto qui fuori a logorarmi le corde vocali per farmi sentire e a battere contro la barriera che ci divide.
Lei è brava ad alzarne ed io ogni volta devo abbatterne di nuove e sempre più resistenti.
Colpa della sua sfiducia negli uomini, colpa di quello stronzo di suo padre e di quel bastardo del suo ex che, se se per caso incontro, faccio a pezzi.
Serro le mani a pugno e le infilo tra i capelli senza sapere cos’altro fare.
Se non mi apre entro cinque minuti giuro che me la scopo Caroline, così avrà davvero un motivo per essere arrabbiata e parlare di tradimento.
Mentre venivo qui in macchina, pigiando sull’acceleratore come un pazzo, ho lasciato almeno una decina di messaggi su quella sua dannata segreteria; uno più assurdo dell’altro, nella speranza che si decidesse a rispondermi.
Mi stavo sulle palle da solo ad ogni nuova parola sputata dopo quel ‘’bip’’ acuto.
Conoscendola, li avrà cancellati senza nemmeno ascoltarli.
< Parker, Cristo, apri! Lo so che ci sei! >
Sento il profumo di quel dannato shampoo che usa sempre. E’ un odore che percepisco ovunque ormai.
Che cazzo mi hai fatto?
Ancora un colpo.
Forse l’ultimo.
Arrenditi. Vattene.
Dovrei – vorrei - farlo per la mia dignità, ma le suole delle mie scarpe sono inchiodate qui davanti e sono davvero disperato come diceva Quil.
Il suo rifiuto è una coltellata. E’ peggio di quell’antizanzare negli occhi che mi ha spruzzato la mattina dopo essersi ubriacata, trovandomi nel letto accanto al posto di Rachel. Si era addormentata addosso a me ed io proprio non avevo voglia di guidare fino alla riserva dopo una ronda sfiancante...e cazzo sì, mi piaceva anche il suo profumo di mirtillo.
Mi piace tutt’ora. Più di qualunque altro abbia mai sentito sulla pelle di una donna, anche se detesto i mirtilli praticamente da sempre.
< Kay, aprimi. >
Abbasso il tono della voce e anche il pugno.
La sua ostinazione supera la mia.
Resta pure sola su quel dannato letto, con le cuffie nelle orecchie e la musica metal che ti trapana i timpani.
Tanti cari saluti.

Mi giro e me ne sto andando.
La sto lasciando perdere.
Ne trovo altre dieci meglio di te in meno di mezz’ora, sai?.
Sì, lo sai e ogni volta che s’avvicinava qualcuna fingevi indifferenza, ma ti martoriavi le unghie.

Altre dieci meno complicate.
Altre dieci con vestiti scollati e colorati, invece che anfibi e jeans strappati.
Altre dieci rosse come piacciono a me e non bionde.
Altre dieci che non imprecano come camionisti e usano un profumo frizzante e anonimo. Uno di quelli che non ricorderò mai, come il loro nome.
Altre dieci che non guardano documentari e non studiano legge, ingurgitando quintali di cioccolata.
Altre dieci che non conosco e – vaffanculo - non voglio conoscere.
Me ne sto andando, ma lei apre la porta proprio in quel momento.
Resto.
Ha il viso paonazzo e il sudore che le cola dalla fronte in gocce grosse.
Si sta sfilando un guanto da boxe, che non so dove abbia preso, e ha i capelli legati con la solita matita verde.
Ho voglia di baciarla, ma temo un calcio nelle parti basse così sto fermo.
Mi prudono le mani per quanto desidero abbracciarla ed è assurdo: sono appena due giorni che non la vedo.
Che cazzo mi hai fatto?
Mi fissa sorpresa e la musica alta giunge fino a me dagli auricolari che ha nelle orecchie.
Iron Maiden.
Glieli ho fatti scoprire io per caso.
Eravamo in macchina e avevo messo su un cd qualunque, pescato alla cieca nel cruscotto.
Tutte le ragazze che l’avevano ascoltato prima di lei avevano spento la radio dopo un minuto di assolo di chitarre. Kayla no.
Lei aveva alzato il volume e mosso la testa a tempo di musica, incitandomi a fare lo stesso.
Sono un coglione e ti voglio.
Lei analizza la situazione mezzo secondo e poi, di slancio, cerca di sbattermi la porta in faccia.
Glielo impedisco, frapponendo un piede nell’uscio, e la sento sbuffare e togliersi le cuffie.
Le getta a terra frustrata e spinge con la schiena contro di me.
< Che diavolo vuoi? Vattene! > scivola con la pelle sudata sul legno liscio e le suole delle sue scarpe da ginnastica scricchiolano sul linoleum.
< Fammi entrare, invece. Parliamo! > testardo, resto lì.
Voglio che mi guardi in faccia, che capisca che non c’è stato niente con quell’altra.
Non mi ricordo più nemmeno chi sia e come sia fatta.
Deve lasciarmi spiegare, deve credermi.
Ed io devo trovare il modo di annullare qualsiasi eventuale problema possa ancora esserci perchè divento pazzo quando non c’è, perchè sono pazzo da quando l’ho conosciuta e lei lo è più di me.
Devo scovare le parole giuste per dirle che di questione irrisolta tra noi ce n’è una sola e non ha un viso femminile e capelli lunghi, bensì zanne affilate e pelo argentato.
< Hai parlato a sufficienza alla mia segreteria. L’hai intasata. Adesso vedi di recepire il messaggio e vattene a ‘fanculo. >
< Solo se prima mi stai a sentire. Dieci minuti, Kay, dai. > faccio forza sulle dita senza esagerare.
Lo spiraglio attraverso cui stiamo discutendo si allarga appena.
Sta cedendo.
< Hai tre minuti. Non uno di più. >
Si toglie e la porta si spalanca di colpo. Ha le mani sui fianchi e so che ha fatto partire quel dannato cronometro sul suo orologio. Glielo ha regalato Rachel per il compleanno e lei lo usa per prendere i tempi quando corre.
Ama fare jogging di prima mattina, ma qualche volta ero riuscito a convincerla a fare un altro tipo di ginnastica più gratificante e appagante, a parer mio.
Stringo i denti e la guardo.
Quei pantaloncini neri corti le mettono in risalto le cosce toniche e il seno sodo è trattenuto da una fascia elastica minuscola.
Cazzo, è troppo bella.
Se qualcuno la guardasse ora sarei capace di cavargli gli occhi.
< So quello che pensi di aver visto... > inizio, passandomi ancora le mani tra i capelli.
Affila lo sguardo.
< Due minuti e quaranta secondi, Embry. > batte il piede per terra e gioca con lo stretch del guantone che ancora indossa.
< Piantala di scandire il tempo, maledizione! Non ho baciato Caroline! > esplodo alla fine, senza girare intorno alla questione.
Lei sobbalza impercettibilmente e so che quel nome brucia come sale sulla sua ferita aperta.
Non volevo infliggertela, ma col tuo stesso coltello mi son tagliato anche io, vedi?
Tace e si scosta una ciocca bagnata dal viso.
Dì qualcosa. Dì qualunque cosa ma non restare impassibile.
Sospira, infine.
< Quindi per caso la tua bocca è finita sulla sua e le tue mani sul suo culo? > alza un sopracciglio scettica e si morde le labbra.
Lo fa sempre quando è indecisa, quando sta tentennando tra il darmi credito e il mandarmi al diavolo.
Quasi sempre opta per la seconda opzione.
< Mi si è spalmata lei addosso, io non... >
Ride amara e mi fa male.
Non mi crede. Mi reputa infame come tutti gli altri uomini conosciuti nell’arco della sua vita.
Prima di incontrarti t’avrei dato ragione. Che cazzo mi hai fatto?
< Risparmiati queste scuse patetiche. Tempo scaduto, esci da qua e tanti cari saluti. >
Non mi dà nemmeno il tempo di rispondere.
Si gira e mi lascia solo davanti la porta come un imbecille.
Sento il suo cuore accelerare ed il mio lo rincorre.
Non me ne vado, Kay. Non ci riesco. Vorrei scordarmi di te, non averti conosciuto quella sera, non averti baciato e non essermi lasciato intrigare dalla confusione che hai in testa. Non posso. Non voglio.
La seguo nella stanza e subito il mio sguardo viene attratto da un sacco rosso da boxe che pende dal soffitto.
Lei è di schiena e sta bevendo dell’acqua. Non si accorge di me o forse mi ignora e basta.
Io sono stanco di giocare, di affannarci uno dietro l’altro senza mai raggiungerci.
In due falcate le arrivo alle spalle. La prendo per un braccio, la faccio voltare su se stessa e le chiudo la bocca con un bacio prepotente, di quelli che lei afferma di non sopportare.
La bottiglietta cade ai nostri piedi e rovescia il suo contenuto tutto attorno: bagna le ciabatte di Rachel e una maglietta sporca che è lì da una settimana buona.
Stringo le mani sui fianchi sottili di Kayla e lei mi morde.
Sta cancellando il sapore di quell’altra che crede io abbia baciato.
Nessun’altra a parte te da oltre due mesi. Sono disperato e tu più di me. Siamo bravi solo a farci male, ma voglio smettere. Voglio renderti sicura, porca puttana. Voglio che tu possa fidarti di me, anche se io stesso non mi reputo affidabile.
D’improvviso si stacca col fiato corto. Si pulisce la bocca con la mano e mi spinge via.
< Stammi lontano. Mi fai schifo. Lo sapevo che eri un fottuto playboy, ma per convincermene dovevo vederlo. Esci da questa stanza, esci dalla mia vita. Non ti voglio! > non urla come ogni volta che litighiamo.
I suoi occhi blu sono pietre incolori e fredde; schegge di ghiaccio taglienti ed io sono un coglione perchè non riesco a darle una motivazione valida per lasciare che si fidi.
Ce l’avrei pure, ma mi resta in gola, dove lei non può sentirla e divertirsi alle mie spalle.
Kayla Parker non crede in quello stupido sentimento, che rende tutti più vulnerabili ed esposti, ed io ancora meno.
Che cazzo mi hai fatto, allora?
Proprio per questo doveva funzionare bene tra noi. Solo sesso, Kay. Niente impegni di testa o di cuore.
Non potevo concedermene.
Il lupo, la scuola, il lavoro part-time, mia madre e pure te. Troppo per me.

< Io sì, Cristo. Non ho mai voluto nessun’altra come voglio te. > ringhio e la riafferro, tenendola vicino.
Si ribella, cerca di mordermi e pizzicarmi ma non ce la fa.
Allora sigilla le labbra e volta la testa di lato, caparbia.
< Soddisfa le tue voglie con una bambola gonfiabile che mi somiglia o metti una parrucca a quella Caroline o come diavolo si chiama. > sputa velenosa ed io sorrido, baciandola appena sotto l’orecchio.
Mi sta già perdonando.
Mi parla ed io potrei anche diventare sordo adesso. La sentirei lo stesso.
Solo lei.
Se Quil e Jake leggono questi pensieri mi prenderanno per il culo a vita.
Le lecco il collo salato per via del sudore e sciolgo i suoi capelli.
Il profumo di mirtillo mi stordisce ed il suo calore è quasi pari al mio.
Mordo la sua spalla. E’ piccola, è fragile ed io non voglio mandarla in pezzi. Voglio essere il suo pilastro.
Kayla inspira profondamente e alla fine mi colpisce la mascella con il guantone.
Sorpreso, allento la morsa sul suo bacino e lei ne approfitta per fuggire.
Scivola, però, sull’acqua e cade di schianto sul suo letto, sputando insulti e improperi.
Mi massaggio il mento e fisso le sue labbra muoversi.
Non posso fare a meno di lei, ma non sarei capace di prenderla con la forza.
Non mi vuole e, realizzando ciò, il fiato mi si spezza nei polmoni.
E’ un filo sottile, come quello che pende dai suoi pantaloncini, e che verrà presto strappato perchè fastidioso.
Il lupo ringhia e mi scuote. So tenerlo a bada, ma ho bisogno d’allontanarmi.
Dovrei, ma non voglio perchè il mio posto è con lei che mi ha dato un calcio, distorcendosi la caviglia a quella sottospecie di primo appuntamento forzato. Con lei che canta sotto la doccia anche se è stonata, con la confezione di bagnoschiuma come microfono. Con lei che non indossa biancheria sexy, ma mi fa morire anche con un reggiseno sportivo e culottes di cotone.
Mi inginocchio accanto al letto e lei prova a darmi un calcio sul naso.
Mi scanso veloce e grida, quasi isterica.
< Fatti colpire, maledizione! Per una sola volta fatti lasciare un livido, un graffio, una qualunque cosa! > le trema la voce e non so se abbracciarla per consolarla sia la cosa giusta da fare, ma è l’unica che mi viene in mente.
Non sono mai stato tipo da strategie, non mi sono mai servite con le altre.
Lei, però, non è le altre.
La cullo e cerco di zittirla, ma non me la darà mai vinta.
< Perchè, cazzo, perchè non resti ferito? Perchè sono solo io a portare segni, eh? > domanda tra singhiozzi senza lacrime.
Il succhiotto alla base del collo, che le avevo fatto cinque o sei giorni prima, è solo un’ombra di un timido violetto, ormai.
Sono un lupo, Kay. Sono caldo per questo. Guarisco in fretta per questo. Potrei innamorarmi di qualcuna che non sei tu per questo.
Come faccio a dirtelo? Come faccio a darti volontariamente dei motivi per cacciarmi, per non volermi più vedere?
Cristo, mi fai pure essere egoista.

< Sono resistente. > sussurro, sapendo che una mancata risposta la farebbe infuriare di più.
< Lasciami, stronzo, lasciami! Scotti, mi bruci...perchè? Vattene da Caroline, da Brigitta o Fernanda, non ho idea di chi sia quella di turno. Hai la rubrica piena! Le chiamo io se vuoi, basta che mi lasci perdere! > strepita e si aggrappa ai miei capelli, però poi mi stringe forte, buttando finalmente quel guantone che è solo un ostacolo. L'ennesimo.
Nasconde il viso nell’incavo del mio collo e mi morde.
< Perchè tremi? Perchè sparisci nel cuore della notte senza dirmi dove vai? > chiede ancora e sa che non le risponderò.
Ogni silenzio è un graffio sulla schiena che cola sangue e che si rimarginerà in un quarto d’ora.
Lei avrà la mia pelle sotto le unghie mangiucchiate e fisserà con disappunto quella lacrima cremisi secca senza trovare nemmeno la crosta o una cicatrice.
Giro la faccia e le respiro sulla bocca, poi me ne impossesso perchè voglio tornare a respirare e il mio ossigeno ce l’ha lei.
Kayla geme sulle mie labbra e mugugna ancora alcune delle sue domande pungenti, ma non si sottrae.
< Dimmi che non c’è stato niente con quell’uovo di pasqua. >
Le lascio una sfilza di baci umidi sul collo e annuisco.
< Dimmelo, Embry. > ansima.
< Quil l’ha chiamata nano da giardino. > ride in un singulto. Si morde le labbra.
< Non hai risposto. > mi fa notare e lascia che le sfili la fascia elastica.
< Solo te, Kay. > le lecco il seno e lei si inarca.
Mi tira un orecchio e mi dà del bugiardo. Continua a non credermi.
< Sei poco convincente. > la sua voce è roca e trattenuta. Non vuole farla uscire.
Non vuole darmi altro di sé se non il suo corpo.
Le stuzzico un capezzolo con la mano libera e lei, d'impeto, strappa la mia maglietta fina.
Mia madre vorrà il mio scalpo per quell’ennesimo lavoro extra di cucito e allora le farò conoscere Kayla. La adorerà soltanto perchè mi tiene testa e mi fa passare notti insonni sui libri, anche se sono quelli sbagliati.
Si divertiranno a prendermi in giro, si coalizzeranno contro di me e mi renderanno la vita un inferno, ma non vorrei niente di diverso.
Da quand'è che ho iniziato a desiderarti nella mia vita?
Da quand'è che ti immagino in casa mia, nel mio futuro?
Che cazzo mi hai fatto, piccola?

Non parlo, non più.
Parla lei anche per me.
Biascica, farfuglia e mi colpisce con i pugni sulle spalle.
Protesta e afferma di non volermi; cerca di allontanare le mie mani, ma poi le riporta su di sé.
Lunatica, come sempre.
Scendo col viso fino a quei pantaloncini corti e sorrido.
Indossa gli slip neri con un semplice bordo di merletto che le ho regalato io. Di più proprio non sopporta.
< Quante te ne sei scopate prima di me? E mentre stavamo insieme? Tecnicamente non eravamo coppia fissa ma... > geme e interrompe la frase a metà quando affondo un dito dentro di lei, scostandole le mutandine.
Ringhia perchè detesta non portare a termine i pensieri.
Ringhia perchè non ottiene risposta ed io la imito.
Il lupo è quieto.
Anche quando mi incazzo, con lei nei paraggi riesco a tenerlo a bada meglio.
Chino la testa tra le sue gambe, ma lei le richiude e striscia lontano.
Si copre il seno con una mano e mi guarda assassina.
Da quando mi conosce, dice, di odiare ancor di più Superman e la sua dannata vista laser che lei non possiede. Le sarebbe tornata utile in più di un'occasione.
< Quante? > chiede ancora e so che non si lascerà più nemmeno sfiorare se non le rispondo.
< Non lo so, Kay. Non tengo il conto. Non segno tacche sul muro ogni... >
< ...volta che te ne sbatti una? Non mi freghi! Voglio un numero, Embry. Lo posso sopportare. > annuisce con la testa, ma so che in realtà sta sperando che le dia una cifra bassa.
Una con cui possa competere.
Una che non la faccia sentire soltanto l'ennesima.
Che cazzo mi hai fatto?
< Solo te. > ripeto e mi sento ancora un coglione.
Perchè è così difficile dirlo ad alta voce che non ci potrebbe essere nessun'altra?
Perchè sta zitta e nasconde il viso, celandomi l'unica lacrima che s'è lasciata scappare?
Non me la fa cancellare dalle sue guance rosse.
Rosse come quel sacco da boxe su cui sono sicuro, se mi girassi, vedrei una mia foto incollata.
Rosse come quel lucidalabbra che portava una settimana fa e che le ho tolto a suon di baci, spalmandolo sul viso di entrambi.
Da quand'è, amico, che hai iniziato a notare il colore del rossetto di una donna?
Da quando c'è lei.
Da quando sto provando con tutto me stesso a non essere quel che sono, a non fare una stronzata e vederla scappare.
Rompo tutto quel che tocco, Kay, ma tu aiutami a incollare i cocci.
Fammi pungere le dita con gli angoli aguzzi e leccami via il sangue.
Sparirà dopo poco.
Non voglio che tu sia soltanto una nuova bugia di quelle che colleziono da una vita.
Non voglio nascondermi, sono così stanco.
Pesa, Cristo, questa dannata maschera di solarità.
Rido e faccio l'idiota, perchè ho paura di farmi domande inopportune a cui non ho risposta.
Come non ne ho per le tue.

Si allunga e prende il guantone adagiato poco distante. Me lo tira addosso e mi manca di un soffio.
Mi appoggio sul letto e le vado incontro.
Non cacciarmi. Non mordo davvero. Sono addomesticato e limo gli artigli tutte le sere.
Avresti meno paura di me se la mettessi su questo piano?
Rideresti di me, come sicuramente faranno Quil e Jake? Conoscendoli, sarebbero capaci di regalarmi un collare con la piastrina.

< Non guardarmi con quegli occhi da cucciolo, non ci provare! Non funzionano, non oggi. Voglio sapere qui e adesso, oppure quella è la porta. > indirizza il dito verso il punto in cui ancora giacciono le cuffiette e strizza gli occhi.
Presto. Ti parlerò presto di me, di quel giorno in cui i miei occhi si sono offuscati di rosso e la pelle è esplosa in mille pezzi che non sapevo rimettere al posto giusto.
Ti racconterò del sogno che credevo di fare, della forma animale che avevo assunto, della velocità con cui sfrecciavo tra gli alberi e del non riuscire a fermarmi. Saprai a quanti vampiri ho staccato la testa, quanti umani ho protetto e quante notti sono fuggito dalla finestra della mia camera, facendo preoccupare mia madre.
Ti dirò tutto quel che vorrai sapere e ti mostrerò persino quel che sono.
Non adesso, però, perchè... perchè ho paura, almeno credo.
Non so bene cosa sia, non ci siamo mai presentati a dovere.
E la cosa peggiore è che, se anche ammettessi di essere intimidito, non so bene cosa mi spaventa.
Te? Me? Noi? Un pronome che non mi era mai servito prima d’ora.
Il lupo?
La tua reazione?
Perderti? Probabile.
Non sono pronto ancora a lasciarti andare.

< Dopo. Ora baciami. > le arrivo sotto il naso e so che mi beccherò uno schiaffo per l'impudenza, ma lei mi fissa incerta.
< Rachel tornerà a breve... > prova a protestare, ma si sta già allungando sotto di me.
< Salutamela. > replico e la bacio di nuovo.
Il lupo esulta nel corpo e vaffanculo l'imprinting e tutti quei cazzo di ordini Alfa che mi tengono la lingua cucita in bocca: è lei, lo so.
La sento.
La riconosco.
Le sposto con foga quel braccio dal seno e butto via anche gli slip senza guardarli ancora.
E' tutto d'impiccio.
Affannata cerca di slacciare i miei jeans e si lamenta per quel bottone che non vuole uscire dall'asola.
Impreca e mi tira un pugno giocoso.
Ride ed i suoi occhi tornano ad essere i laghi limpidi che conosco.
Mi si mette a cavalcioni e fa scendere con lentezza atroce la zip, mentre bacia il mio petto un centimetro alla volta.
Mi fai impazzire, Cristo.
< Quante? > prova a chiedere di nuovo, ridendo mentre mi sfila i boxer.
Le prendo il viso fra le mani ed esagero...o forse no.
< Centoventidue, senza contare quelle con cui ho solo pomiciato. >
Assume un'espressione indispettita e fa per allontanarsi.
Dove vai, piccola, senza di me?
Non ti lascio. Non ti lascio.

Si struscia sul mio corpo con malizia e cedo.
< Centodieci. > e so che sarebbe capace di ingaggiare un serial killer che le faccia fuori una ad una.
Le prendo una mano e intreccio le nostre dita.
Ha la pelle diafana e qualche lentiggine sul naso che le regala il sole.
Profuma di mirtillo e ne inspiro generose boccate.
Kayla mi prende e mi guida dentro di sé, chiudendo gli occhi.
Muovo il bacino e affondo.
Sono un animale e godo, ma se non è lei non è lo stesso.
Sono un animale e amo. Amo solo lei.
E, Cristo, sono fottuto definitivamente.
< Se scappi anche stanotte, quando rientri di soppiatto come un ladro, ti riaccolgo con l'insetticida. > mi minaccia e raschia con le unghie la mia schiena.
Di più, piccola. Voglio i segni. Voglio che tu li veda. Voglio che tu ci creda che ti appartengo.
Voglio mostrarli come un trofeo a Quil e farlo rodere il fegato d'invidia.
Continuasse a leggere Cosmopolitan: questo di sicuro non c'è scritto.

< Mi piace quando fai la dura. > la prendo in giro e le poggio le mani sui fianchi, impartendo un ritmo più deciso.
< Qui di duro c'è solo...ehm, scusa, doppio senso inappropriato. >
Rido, reclinando la testa addosso al muro.
Lei si china e mi sfiora la gola con le labbra.
Si muove e sussurra qualcosa al mio orecchio che non capisco.
< Se ridi ancora prendo il trinciapollo che tengo nel cassetto del comodino e...sono sicura che non vuoi sapere cosa voglio farci. > sorride e mi abbraccia.
Infila le mani nei miei capelli e geme all'ennesima spinta.
< Te l'ho già detto, biondina. Il sadomaso mi manca, ma con te lo provo volentieri. > la prendo in giro, usando quel soprannome che non sopporta.
Sbuffa e si muove più veloce.
Porca puttana, mi piace.
La assecondo e, mentre raggiungo le soglie del mio limite, la stringo forte al petto dove può sentire il cuore che corre veloce.
Spero di non farle male, di non lasciarle i segni sui polsi come una delle ultime volte, quando mi aveva fatto incazzare un po' troppo.
Ringhio di gola e raggiungo l'orgasmo quasi assieme a lei, che lascia andare un sospiro e si accoccola addosso a me.
< Kay? > la richiamo senza fiato.
Alza gli occhi azzurri nei miei con innocenza.
E' tenera ed esposta. E' mia ed io saprò proteggerla. Soprattutto da me stesso.
< Ti amo. > sputo fuori tutto insieme, temendo di perdere il coraggio tra una parola e l'altra.
Lei sorride e si allunga a baciarmi.
Scuote la testa bionda e di nuovo il suo profumo mi arriva dritto alla testa.
Dio, sono un drogato.
< Come no, Embry, ed io sono Albus Silente. Vedi? Ho già i primi capelli bianchi. > ride e si alza.
Rinfila svelta quello che aveva e gira il sacco da boxe, mostrandomi la mia faccia sorridente sulla tela.
< Finchè avrò questo per sfogarmi, puoi stare tranquillo. Non hai bisogno di dirmi che mi ami per tenermi buona. Non sono un lupo, non mordo mica, sai? >
Io sì, piccola.
La raggiungo, riacciuffando solo i boxer, e la bacio con slancio.
< Ehi, ehi, guarda che tutta questa dolcezza dopo un po' è stucchevole. > si scosta e cerca con gli occhi la matita con cui annodare di nuovo i capelli.
< Sono un cucchiaio di miele oggi, allora. Ti amo davvero. >
Annuisce e la frangetta le copre gli occhi. Occhi che mi credono, lo so.
Perchè sanno che è la prima volta che pronuncio una frase simile e due volte di seguito è un record.
Posso mentirle su tante cose per salvaguardarla, ma inventare una stronzata simile è troppo anche per me.
Rialza il viso e inarca un sopracciglio. Mi prende in giro, ma quel sorriso la tradisce.
< Sì, Embry. Certo. > mi strizza l'occhio e si dirige in bagno, verso la doccia che apre invitandomi con un dito. < Anche io, se mi raggiungi. >

“Segreteria di Kayla Parker. Lasciate un messaggio dopo il bip, se vi và, altrimenti riagganciate e tanti cari saluti.
Pillola di saggezza del giorno: Il cuore ha ragioni, che la ragione non conosce. Pascal.
Ps: Rachel, fai con comodo da Paul. Non sentirò la tua mancanza.”



Due paroline, un po' commosse:
Devo ancora riprendermi dallo shock, quindi perdonatemi se le note in fondo a questa One-Shot saranno sconclusionate.
Non ho molto da dirvi, se non ringraziare con il cuore palpitante la GiudicIA Postergirl84 per aver indetto il contest "Welcome to La Push" a cui questa storia si è classificata
PRIMA.
E' un traguardo per me, una soddisfazione immensa e Kayla e Embry ringraziano lei per le splendide parole che sono state rivolte loro nel giudizio.
Non si aspettavano un simile successo e si augurano che, non appena la loro storia completa (work in progress) verrà fuori, qualcuno la seguirà.
Nel frattempo un abbraccio ed un bacio a tutte le lettrici e alle altre bravissime partecipanti.
Cuori a profusione.
Stasera sono felice oltre misura.


Strange.

Piesse:
I diritti sulla samba orizzontale appartengono a , mentre il Dottor Cosmo è di proprietà della stessa giudicIA. Quil non è Quil senza il suo fedele giornaletto.

   
 
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