Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: Scatolettaditonno_o    18/02/2013    1 recensioni
gli dei hanno riconosciuto i loro figli, i satiri sono sempre impegnati quindi a volte sono i ragazzi del campo a dover andare alla ricerca dei mezzosangue sparsi per il mondo, durante una spedizioni di queste Percy conosce Marhta,una ragazza dal carattere molto difficile e con un passato misterioso , ma proprio quando si sta abituando a stare al campo tutto cambierà, una nuova minaccia incombe sul olimpo e forse Martha non è quella che tutti credono
se vi ho incuriositi leggete spero vi piaccia
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti, Zeus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

-         Allora narrami le tue avventure figli di Poseidone – cominciò lei con tono fintamente solenne.
-         Ehm…oh si certo, che ti devo raccontare? –
-         Che ne so,  da quanto sei al campo? Cosa fai quando torni a casa? Che effetto fa essere figlio del Dio del mare? Roba così – propose.
-         Sono al campo da cinque anni – cominciai – Essere il figlio di Poseidone è abbastanza figo, all’inizio era strano, ma ora ho imparato a fare il semidio e riesco a fare un sacco di cose assurde tipo respirare sott’acqua, parlare coi pesci e via di seguito , d’inverno resto a casa nell’Upper East Side,vado a scuola, sto con mia madre –
-         E mi spieghi un po questa storia degli Dei, dei mezzosangue e del tuo amico mezzo pecora? –
-         Quando avevo dodici anni la mia prof di matematica si è trasformata in un arpia e ho scoperto che il mio migliore amico era un satiro, che per la cronaca è per metà capra – cominciai a raccontare – qualcuno aveva rubato la folgore di Zeus ….
-         Quella coi fulmini – mi interruppe lei.
-         Si quella, quindi andai a cercarla negli inferi per poi scoprire che  un ragazzo del campo Luke si era schierato dalla parte di Crono, il re dei titani che aveva deciso di resuscitare dal tartaro per dominare il mondo, sono stato avvelenato da uno scorpione letale, ho recuperato il vello d’oro, sono stato trasformato in un porcellino d’india, ho salvato Artemide, ho visitato il labirinto del minotauro e alla fine ho sconfitto Crono. Ne sono successe davvero tante e intendo davvero, davvero tante ma alla fine il bene ha sconfitto il male eccetera eccetera  - dissi tutto d’un fiato, per poi rendermi conto che lei si stava contorcendo dalle risate.
-         Che c’è – chiesi offeso.
-         Ti … ti sei davvero trasformato in un criceto? – chiese cercando di non ridere.
-         Porcellino d’india – corressi.
-         Oh si cambia tutto – mi rispose.
-         E quel ragazzo … Luke, che fine ha fatto? –
-         Beh lui … lui è morto, si è ucciso per sconfiggere Crono, era un eroe  -
Ci fu un po’ di silenzio, poi lei ricominciò a parlare.
-         Come avete fatto a trovarmi?
-         Beh abbiamo satiri sparsi un po’ ovunque e alcuni erano convinti che tu fossi una semidea e il fatto che tu abbia superato senza problemi le barriere del campo lo dimostra –
-         Io, io sono figlia di un dio greco? Allora chi…chi è mio padre – domandò con una strana luce negli occhi.
-         Non lo so, solo tuo padre lo sa e prima o poi ti riconoscerà, devi solo avere pazienza. Spiegai cercando di essere esauriente – ora perche non mi racconti qualcosa di te? –
-         Non c’è molto da raccontare, cioè io…   
Un fruscio ci interruppe.
-         Hai sentito – chiesi e lei annuì seria. – Vado a dare un occhiata – propose
-         No vado io – dissi.
Mi alzai dal tronco e impugnai la mia penna a sfera con la mano destra, mi diressi silenzioso verso un gruppo di cassonetti da cui proveniva il rumore
-         C’è nessuno – oh certo perche se qualcuno vuole ucciderti prima ti avvisa della sua presenza, pensai un attimo dopo averlo detto.
-         Ehi Percy – salutò una voce familiare.
Un uomo che conoscevo bene stava correndo sul posto con i suoi mentre i suoi riccioli rossicci gli saltellavano sulle spalle.
-         Salve divino Ermes  - mormorai.
Non l’avevo più visto dopo la morte di  Luke e mi sentivo ancora in colpa per ciò che era successo a suo figlio.
-         Sono qui per fare delle consegne – disse freddamente, forse era davvero arrabbiato con me per come erano andate le cose.
-         Dovrebbe essssssere il 1042 – disse George, che stranamente non mi aveva ancora implorato per un topo.
-         1043 – corresse Martha.
Ermes mi tirò una scatola di cartone chiusa con del nastro adesivo marrone, la afferrai e cominciai a scartarla.
-         Non è per te – mi bloccò  il Dio – E’ per la Martha –
-         Chi? – chiese George
-         La sua fidanzata – suggerì  l’altro serpente .
-         Lei non è la mia … - replicai
-         Io devo andare, tu dalle la busta ,non aprirla mi fido della tua parola. Oh e ricorda di dirle che il resto arriverà tra un po’  – interruppe il dio.
-         Io… - cercai di parlare ma era già andato via
Tornai da Martha, era ancora seduta sul tronco con le braccia sulle  ginocchia e la testa poggiata tra le mani.
-         C’è posta per te –
Lei sobbalzò, evidentemente non mi aveva sentito arrivare, si girò di scatto e mi analizzò come la prima volta in cui ci eravamo incontrati.
-         Che intendi – chiese freddamente.
Le diedi il pacco, lei la guardò e lesse il mittente, poi la infilò con cura nel suo zaino, in modo che non si sgualcisce.
-         La leggerò più tardi.  Dov’eravamo? –
-         Mi stavi raccontando di te – le ricordai rintavolando il discorso da poco interrotto.
-         Non c’è tanto da raccontare, sono nata d’inverno, quando mia madre era molto giovane, lei mi crebbe per un po’, poi probabilmente di era stancata di me, così scappò  col suo ragazzo del liceo. Mi ha allevata quella vecchia acida di mia nonna, poi sono passata a mia zia e poi, quando non ne ho potuto più me ne sono andata –
Era impressionante il distacco con cui aveva raccontato quella storia, come se fosse accaduto tutto magliaia di anni fa, come se fossa la vita di qualcun altro.
-         Poi ho incontrato Seth – le si illuminarono gli occhi appena finì di pronunciare quel nome – aveva 13 anni allora, mi ha accolta in casa sua nonostante le proteste della madre, mi ha cresciuta e mi ha insegnato tutto ciò che sapeva, sarei morta senza di lui – raccontò, questa volta con più coinvolgimento.
C’era qualcosa che non mi stava raccontando, era ovvio. Perché sua madre era andata via?Perche lei era scappata?
Ripensai a mia madre, non sono mai stato il figlio ideale, ma lei mi è sempre, sempre rimasta accanto, provai ad immaginare cosa sarebbe successo se lei non fosse stata lì al mio fianco, ma era un pensiero inconcepibile per la mia mente.
-         Se non sbaglio quando ti abbiamo trovata ci hai parlato di tua zia…-
-         Oh si, la simpatica zia Freda – disse sarcastica – l’essere umano più irritante che abbia mai toccato il suolo terrestre –
-         Perche vivi con lei? –
-         Mia nonna si era stancata di insegnarmi cose che non avrei mai imparato, non sono portata per il pianoforte, i tacchi e le conversazioni sgradevoli davanti ad una tazza di te, per cui fui affidata a mia zia, non la sopportavo e quindi sono scappata – spiegò facendo saltellare abilmente un sassolino tra le dita.
-         E ho visto che avevi un coltello, te l’ha dato Seth? –
Mi sorrise, un sorriso tirato e un po sofferto, non l’avevo ancora mai vista fare un sorriso decente.
-         L’ho rubato in un ristorante quando avevo otto anni, il giorno in cui sono scappata per la prima volta, fui attaccata da una specie di grosso cane e lo usai per difendermi. Seth mi ha insegnato a usare i coltelli e le spade, ma ho tenuto questo…per ricordo credo –
Tirò fuori da una fondina intorno alla caviglia un coltello da ristorante, ne affilato, ne seghettato, era ammaccato in diversi punti e ricoperto di croste nere, mi chiesi come avesse fatto a difendersi per anni con una posata da dessert.
-         Ti troverò un’arma  migliore -  dissi sperando che non si opponesse, inaspettatamente non lo fece.
-         Allora si può almeno sapere qual è la nostra missione? – mi chiese dopo qualche istante di silenzio.
-         Oh si giusto, hai presente le sorelle grigie, quelle che… -
-         Quelle con un dente e un occhio solo? Si le ho studiate a scuola- mi interruppe.
-         Ecco, in pratica l’occhio è stato rubato e noi lo dobbiamo ritrovare –
-         E chi l’ha rubato? –
-         Non lo sappiamo ancora – Ti va di riposarti un po’?- le chiesi gentilmente, vedendola assonnata e assente.
Lei mi fece segno di no con la testa,ma era evidente che fosse stanca, così la obbligai a dormire mentre svegliavo Grover per darle il cambio.
- EH! COSA? LATTINE! – urlò lui, prima di mettermi a fuoco.
- ehi amico siamo noi sveglia, cambio di turno – spiegai cercando di calmarlo.
- ma che ore sono?- chiese con la voce impastata dal sonno.
Io guardo interrogativo Martha ,e lei controlla il suo orologio da polso.
-         Le due e mezza -  annunciò lei gentilmente.
Grover sfoderò uno sguardo disperato – Perche…? - bisbigliò.
-         Ho sonno – spiegò apatica Martha sbadigliando fintamente, come se il sonno  le fosse improvvisamente arivato.
La cattiveria di quella ragazza stava diventando divertente, sembrava che ce l’avesse a morte con il mondo, sentendo parte della sua storia, non sono certo di poterle dare torto.
-         Come ti pare – disse il mio amico rassegnato
Si accovacciò sul tronco accanto a me sbuffando, mentre Martha si rannicchiava su uno spiazzo ricoperto da un letto di erba secca.
La guardai per un po’, da sveglia sembrava una ragazza davvero sicura di se, niente poteva farle paura, ne sono certo, eppure ora, accovacciata in posizione fetale, con il viso coperto dalle mani e gli occhi serrati sembrava talmente … indifesa.
-         Allora? -  mi fece Grover -  distraendomi
-         Allora che? –
-         Che ti ha detto? –
Raccontai brevemente la storia di Martha, ma dallo sguardo del mio amico, capii che nemmeno lui le credeva.
-         Dici che possiamo fidarci? -  domandò timidamente a voce bassa, temendo che lei potesse sentirci.
-         Non lo so, ma per ora non abbiamo molta scelta –
-         Come vuoi, io vado a fare due passi – disse alzandosi, si sfregò le mani sulle cosce e si allontanò.
 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: Scatolettaditonno_o