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Autore: Free___Soul    18/02/2013    1 recensioni
Quasi ogni giorno andava a prendere il pane nel negozio di fronte e tornava con in mano un sacchetto di cartone da cui fuoriuscivano alcuni filoni di baguettes e dietro ad esse spuntava il viso sorridente di lei, che con una smorfia mi diceva:"Che stai lì impalato? Aiutami" e subito le toglievo dalle mani il sacchetto di pane per posarlo sul tavolo della cucina.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Niall Horan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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SHE BOUGHT THE BAGUETTES
 

Mi ero assopito. Di nuovo. Credo che sia ormai la quinta volta in una settimana che mi addormento senza neanche accorgermene. Sbuffai e mi alzai dal letto matrmoniale mio e di Soraja, per poi posare gli occhi sull'orologio a sveglia sopra al comodino: segnava le 17:25. Soraja dovrebbe tornare tra poco dal supermarcato con scorte esorbitanti di latte e pannolini per la nostra Lily, che nel frattempo ha iniziato ad emettere gridolini di pianto, presumibilmente prodotti dalla fame e tutto senza mai aprire gli occhi. Aveva solo una settimana e già sapevo, nel mio inconscio, che i suoi occhioni sarebbero stati blu come quelli del sottoscritto. Mi diressi verso la culla di Lily e la osservai: il volto angelico e paffuto si addiceva perfettamente al piccolo corpicino della bimba e al vestitino rosa di pizzo che indossava. La testa era quasi calva, ma si potevano scorgere gli inizi dei futuri capelli color castano chiaro. Lo stesso colore dei lunghi capelli di Soraja. Se tre anni fa mi avessero detto che io, Niall james Horan avrei trovato la ragazza pronta a rivoluzionarmi la vita, probabilmente non ci avrei creduto. A quel tempo non ero quel genere di ragazzo che voleva mettere la testa a posto, non volevo una relazione seria e tantomeno una famiglia. Poi un martedì di settembre fece la sua comparsa, nell'Università di Losanna in cui seguivo i corsi di giurisprudenza, Soraja. La vidi fuori nel cortile, stretta nel suo giubotto color avorio, con la faccia assonnata e una smorfia sulle labbra. Le andai incontro e quando mi vide si spostò una ciocca di capelli castani dietro all'orecchio e puntò su di me un paio d'occhi nocciola. Le chiesi come si chiamava e se aveva bisogno di una guida. Subito non accettò la mia proposta, non si fidava Soraja degli sconosiuti, ma dopo vari tentativi la convinsi e dubbiosa mi seguì all'interno delle mura dell'Università. Dopo quel giorno la accompagnai ad ogni corso, e pian piano iniziai a conoscerla. A capire che sotto a quella presenza timida e riservata si nascondeva una ragazza dolce e strana. Quella ragazza che portò un enorme cambiamento nella mia vita. Non le chiesi mai di uscire perchè avevo paura di un suo rifiuto, anche se ogni suo gesto, ogni suo sorriso, mi faceva intendere il contrario, ma con Soraja non bisognava mai dare tutto per scontato, era tutt'atro che un libro aperto. Andò avanti così per quasi un anno, quando un giorno mi disse:" Niall, non sono una ragazza facile da capire, sono piuttosto complicata", se pensava che avrei mollato così in fretta si sbagliava di grosso e le risposi:" Non ho mai detto di volere una ragazza facile da capire" e le sorrisi e lei mi sorrise di rimando. Non sembra, ma Soraja era davvero una ragazza solare ma che sapeva esserlo solo con pochissime persone, le ci voleva più tempo per prendere confidenza, era insicura e io potevo vantarmi di aver conosciuto veramente Soraja, che con me diventò ogni giorno sempre più aperta e allegra, era un pozzo di allegria che solo pochi riuscivano a scovare. Così ci ritrovammo innamorati l'uno dell'altra e glielo dissi senza timore, guardandola negli occhi e sorridendo. Litigammo poche volte e tutte le volte per cose superficiali, in quel periodo imparai anche a conoscere i suoi gusti, che non sapevo quali fossero dato che non l'avevo mai invitata ad uscire. Soraja adorava le baguettes, le comprava ogni giorno e quando finimmo l'Università, lei scoprì di essere incinta e acquistammo questa casa. Quasi ogni giorno andava a prendere il pane nel negozio di fronte e tornava con in mano un sacchetto di cartone da cui fuoriuscivano alcuni filoni di baguettes e dietro ad esse spuntava il viso sorridente di lei, che con una smorfia mi diceva:"Che stai lì impalato? Aiutami" e subito le toglievo dalle mani il sacchetto di pane per posarlo sul tavolo della cucina. A merenda amava mangiarsi fette di baguettes ricoperte dalla marmellata di albicocche, mentre io preferivo un sandwich e con quello mi sedevo sul divano accanto a lei. La sua fame aumentò con la gravidanza e la sgamai a bersi interi frullati al cioccolato nel cuore della notte. Poi nacque Lily e mi riscossi da quei pensieri, puntando il mio sguardo su mia figlia che nel frattempo si era addormentata. Percorsi con lo sguardo tutta la stanza, finchè non prestai attenzione ad un biglietto appoggiato allo specchio con rappresentata una foto di Soraja: gli occhi nocciola, i capelli castani e dipinto sulle labbra uno di quei sorrisi che riservava solo a me; ricordo che le scattai quella foto prima di prendere questa casa a Canterbury e quel giono era proprio bella la mia Soraja. Poi abassai gli occhi e notai che sotto alla foto c'erano delle parole e dei numeri. Mi avvicinai di più per vedere meglio:
 

                                                                                              Soraja Jane Hopkins

                                                                                                     1990 - 2013
 

E poi ricordai tutto, Soraja non è andata al spermercato per prendere latte e pannolini, o nella panetteria di fronte per le sue amate baguettes, ma si trovava nel cimitero di Canterbury, e da lì non si sarebbe più mossa. Se n'è andata mentre dava alla luce la piccola Liy, un'emorragia troppo forte disse il dottore, non c' era più niente da fare. E così la mia Soraja se n'è andata per sempre, da un giorno all'altro, come fosse un gioco. Un minuto fa c'eri e poi non ci sei più. Ti ho amato davvero tanto Soraja e ora non mi rimane che la mia bambina, la nostra bambina, che dorme ingnara del fatto che sua madre è morta per darle la vita e quando sarà ormai abbastanza grande per capire, le racconterò di te e di come ci siamo conosciuti. Io sto continuando ad aspettare che torni a casa da quell'ospedale e forse ti aspetterò per sempre, tu che varchi la porta di casa stretta nel tuo giubotto avorio e in mano un sacchetto da cui esconi delle lunghe e sottili baguettes e dietro a queste, il tuo sorriso felice.

Heilà :) Sono nuova, anzi no, sono iscritta ormai da più di tre mesi...ma non ho mai pubblicato niente. Recensite e fatemi sapere che ne pensate, vi prego, va benissimo anche un commento con scritto 'Ehi, la tua OS fa cagare i piccioni stitici. Autoeliminati' e me ne andrò in un angolino con la testa dietro la lavagna e rimarrò lì a vita. HAHAHA Ciaoo
  
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