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Autore: cookiedough    18/02/2013    4 recensioni
"C’erano momenti in cu sembravo la persona più socievole di tutti altri invece, in cui chiudermi in me stessa diventava la mia specialità.
Ero un controsenso vivente, un cubo di Rubik mentale.
Nessuno sapeva mai cosa pensassi davvero."
Salve Gente!
Ecco la mia nuova FF.
mi piace scrivere, mi piace condividere ciò che scrivo, perciò mi piacerebbe trovare magari delle recensioni piccine piccine.
Mi auguro che l'intro. vi inviti a leggere, non pretendo molto, solo un parere.
Ok, inizialmente potrà sembrare una storia stupida, ma vedrete che con l'andare dei capitoli si farà più bella.
Sono la stessa autrice di 'Hope of a New life' [se vi va di leggerla segue il link]. http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1011045&i=1
Ok, vi lascio che vado a scrivere ;).
Leggete e recensite!
Baci
-Glo.
Genere: Commedia, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao Ragazze!
Devo ammettere che sono stata davvero sorpresa dal fatto che abbiate apprezzato il capitolo precedente...
All'inizio non ero sicura di come si stesse evolvendo la storia, mi veniva voglia di cancellare tutto e riscrivere.
Poi ho pensato che non era un passaggio che vi sareste aspettate e - nonostante il timore di trovarvi in disaccordo - mi sono convinta a pubblicarlo.
Sono DAVVERO FELICE che vi sia piaciuto. :D
Cone sempre RINGRAZIO davvero moltissimo ogni recensione,
e spero che in questo nuovo capitolo ce ne sia altrettante.

Leggete!
LOL

Chapter 36 :  You're still the same
 
(Justin’s Pov)
 
Erano passati ben sette anni.
Odiavo me stesso per aver troncato la mia relazione con Lucinda così, senza spiegazioni.
Ebbi molti litigi con Ryan, credo che mi odi ancora per ciò che feci.
Ma a volte pensi che certe scelte siano davvero quelle giuste.
Non nel mio caso.
Finisco sempre per fare cazzate.

Ma ero cresciuto, e la mia testolina da scapestrato diciottenne era diventata una testolina da venticinquenne.
Probabilmente l’età non mi aveva cambiato del tutto, insomma, le mie fans erano rimaste con me e si ostinavano a dire che ero rimasto quel ragazzino di cui si innamorarono ai tempi.
Forse avevano ragione, la mia testa da cretino era rimasta la stessa.
Mi ero promesso una cosa però.
Sarei tornato, sarei tornato da Lucy, io non smisi per un solo giorno d amarla.
Le cartoline.
Quelle non erano altro che una garanzia.
Era un messaggio che cercavo di inviarle, volevo che capisse ciò che significassero, ognuna di esse significava il mio ritorno.
Forse ero solo un illuso, ma tentar non nuoce.
C’era solo una cosa di cui avevo paura, avevo paura che lei non mi volesse più.
Il tempo era passato, e quanto.
Se fosse cambiata?
Se non avesse più voluto al suo fianco un coglione come me?
Ma quel giorno non potevo essere negativo, dovevo avere pensieri felici e tornare per lei, sorprenderla.
Sapevo che insegnava, Ryan aveva fresche informazioni ogni volta che gliele chiedevo, sapevo anche dove insegnava, cosa insegnava.
Pensai che tornare il giorno del suo compleanno fosse una bell’idea.
O no?
Così, pochi giorni prima, presi il primo volo per Los Angeles.
Mi recai ad Hollywood e comprai la cartolina per spedirla.
Chissà se fosse arrivata in tempo.
Ero senza fantasia : “Auguri. Le persone cambiano, le mie abitudini no. Love. Justin.
Tipico da me.
 
Erano le 10 della mattinata, mi trovavo a LA, proprio davanti all’istituto in cui Lucy insegnava.
Presi un respiro e mi avviai all’entrata.
I corridoi erano vuoti, le aule chiuse, solo qualche ragazzo che si incamminava ai bagni, o ritardatari.
Cercai la presidenza, ma senza risultati.
Così, mi guardai intorno e vidi un ragazzo appoggiato alla porta di un’aula.
Mi avvicinai e con il viso di chi le combina grosse mi guardò, quasi sfidandomi.
Ma che voleva?
J: scusa, sai dov’è la presidenza?
X: Non sei un po’ cresciuto per iscriverti?
Che noia.
Ti ho fatto una domanda, non devi rispondermi con un'altra domanda, pensai.
J: davvero, mi serve sapere dov’è la presidenza.
Lui sbuffò.
X: è proprio alla fine del corridoio…
J: grazie.
Presi la direzione che mi aveva indicato il pischello e mi trovai di fronte ad un ufficio.
Bussai e subito un signore sulla cinquantina mi venne ad aprire la porta chiedendomi cosa mi servisse.
J: cerco la signorina Butler…è possibile farle visita?
X: Di solito non lasciamo questi permessi agli insegnati, o a chi desidera vederli, ma ho molto a cuore Destiny, da subito si è presentata come la miglior persona assunta…perciò sì. Mi segua.
 
(Lucy’s Pov)
 
Nella mia aula, c’era quel solito chiacchiericcio da classe, tipico del cambio dell’ora.
Volevo un gran bene a quei ragazzi, dopo sette mesi mi ci ero affezionata.
E la terza ora era appena cominciata, quindi…
I: ok, Ragazzi, ho compilato il registro, ora…
Venni interrotta da Simon, il rappresentate della mia classe.
S: Signorina Destiny, siamo tutti molto, molto onorati di confessarle che lei una delle nostre migliori insegnanti, per questo ed altri motivi…
Un coro di “AUGURII!”  si levò ed io ero così lusingata.
Quasi quasi non li avrei interrogati.
I: grazie ragazzi, siete sempre così dolci. Dai, prendiamo la nostra ultima lezione. Volevo interrogare, ma…farò un altro giorno.
Non feci in tempo a sedermi per riprendere la spiegazione che bussarono alla porta.
I: avanti.
Il preside in persona si presentò e avvicinandosi a me mi fece capire di dovermi parlare.
I: scusate un secondo ragazzi.
X: Destiny, hai una visita.
Rimasi un po’ sorpresa, chi chiedeva di farmi visita?
I: oh, ok. Scendo tra pochi minuti…
X: no, no. È proprio qui fuori. Io torno in ufficio.
Annuii e spiegai la situazione ai miei ragazzi, assegnai loro le pagine da leggersi – che ovviamente non avrebbero letto – ed uscii.
Mi guardai intorno, ma non riconobbi nessuno, ovvio, c’era lezione per tutti, i corridoi erano vuoti.
Se non per una figura maschile di spalle, che guardava fuori da una vetrata.
I: scusi…
Azzardai.
I: è lei che ha chiesto di vedermi?
J: Certo, Lucinda.
L’uomo si girò e davanti a me mi si presentò un Justin un po’ cresciuto da come lo ricordavo.
Non riuscii a dire nulla.
Il mio cervello era resettato, non ci capivo più nulla, insomma, che voleva dire?
Mi soffermai a guardarlo e notai qualche piccolo segno del temo.
Era più alto, più muscoloso.
Aveva il viso diverso, ma uguale allo stesso tempo, i suoi tratti adolescenziali non erano scomparsi, solo si erano sommati ad alcuni da uomo.
I suoi capelli erano sempre gli stessi, corti ai lati e con il ciuffo perfettamente tirato su , come avesse ancora diciotto anni.
Aveva il viso liscio, senza traccia di barba, non gli era mai piaciuta la barba incolta.
I suoi occhi erano gli stessi però : splendenti, profondi, liquidi e attraenti.
Le sue labbra in quel momento piegate in un accenno di sorriso, uguali, anche quelle rimaste invariate, rosee, carnose, a cuoricino.
Era davvero LUI.
I: cosa ci fai qui?
J: non hai ricevuto le mie cartoline?
Disse con una nota di felicità.
Feci un ghigno di disprezzo.
I: vuoi dire quegli squallidi auguri che per anni mi hai inviato tramite dei fottuti foglietti? Sì, li ho avuti.
Subito s’incupì.
Cosa credeva, che se fosse tornato – prima o poi – con un bel sorriso io sarei caduta ancora tra le sue braccia?
No.
Credevo di no.
J: lo so. Lo so, sono stato un codardo, uno stronzo di prima categoria. Avrei dovuto chiamarti. Darti spiegazioni…
I: ma non l’hai fatto.
Ci fissammo per qualche secondo interminabile.
Lo vidi spegnersi completamente, lo vidi cadere nella sua insicurezza.
Non sapevo quale sarebbe stata la mia reazione nel rivederlo.
Non ci avevo mai pensato, nemmeno contavo più sul suo ritorno.



Giunto al termine anche questo capitolooo!
Belle mie ora devo prorpio eclissarmi...
VI AMO UN SACCO!
Glo.
  
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