Libri > Le Cronache di Narnia
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Autore: pIcCoLaKaGoMe92    18/02/2013    2 recensioni
Tutto ciò che Susan desidera è una vita all'insegna della normalità, ma a quanto pare il destino ha in serbo tutt'altro per lei. Dal testo : "«Non capisco cosa ti costi ammettere che ha qualcosa a che fare con il nostro passato. E’ così ovvio! Potremo essere delle principesse e per la tua voglia di normalità non lo sapremo mai!» «Suvvia Lucy non esagerare…va bene galoppare con la fantasia ma essere delle principesse!»" (Una rivisitazione in stile Narnia della fiaba di Biancaneve). PeterxSusan.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucy Pevensie, Peter Pevensie, Susan Pevensie, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti!! Eccomi qui con un nuovo capitolo! Ci stiamo avvicinando alla fine … ormai mancano pochi capitoli! Ah, una precisazione, quando dico che la serva ha quasi lo stesso nome di Lucy intendo il significato, infatti Sveva significa proprio Luce.

E un'altra cosa, per i vestiti che indossano al castello e più in generale la moda di Ettinsmoor immaginavo dei vestiti del Settecento, mentre per la moda narniana sono quelli che si vedono nel film!

Detto questo vi lascio senza indugi al capitolo!






Il giorno dopo il Grande Ballo, quando la Regina entrando a colazione vide Susan seduta a tavola sorriderle graziosamente, si irrigidì di colpo, mostrando il suo enorme stupore e disappunto.

Quando finì di mangiare senza dire una parola corse verso le proprie camere con il nano che arrancava per starle dietro.

«Come? Come? Io stessa gliel’ho appuntato! Maledizione!» prese a scagliare a terra ogni oggetto avesse la sfortuna di trovarsela di fronte.

«Calmati, Jadis.»

La strega si girò come una furia verso Nikabrik che era l’unico all’interno della camera oltre lei, e lo incenerì con gli occhi. Il nano però tremò e alzò le mani in segno di resa, prima che la voce parlasse ancora «Jadis, non riconosci più la voce del tuo padrone?»

Abbassò lo sguardo alla sua collana e lì, riflesso nello specchio stava una demone dalla testa d’uccello. Una puzza di morte cominciò a spandersi per tutta la stanza, ma questa sembrava dare fastidio solo a Nikabrik che tremante si nascose dietro il divano con una mano sul naso.

«Tash!» disse la regina.

«Allora ti ricordi ancora, Jadis.»

«Non potrei mai dimenticarmi di te, mio Signore Tash!» la strega non era mai stata più in ansia, e questo al demone faceva molto piacere.

«Ho la soluzione ai tuoi problemi. »

La Regina lo guardò interrogativa, e dallo specchio uscì un pettine di legno, dal colore verde scuro, quasi nero. Jadis sorrise malignamente «Un pettine avvelenato, eh?» si rivolse allo specchio, ma l’immagine era già andata via. Si girò verso Nikabrik ancora nascosto dal divano e gli disse gelida «Portami il nostro nuovo acquisto.»

* * *

Intanto nella sua camera Susan osservava alla finestra i fiocchi di neve che cadevano lentamente, quasi danzando. Quella parola le fece tornare alla mente ancora una volta quello che era accaduto il giorno prima. Poteva sentire il calore delle labbra di Peter sulle sue, le sue forti braccia strette intorno a lei … Oh, no! Non doveva pensarci assolutamente! Peter era offlimits per lei, non solo via di sua sorella, perché conosceva Lilliandil e sapeva che stava nascondendo qualcosa con Caspian, ma soprattutto perché era un Re, e per di più il Re Supremo, e lei non era assolutamente niente. Una principessa spodestata e senza memoria, che eseguiva gli ordini della matrigna che aveva ucciso il padre e tentato di uccidere lei e la sorella. Appunto, niente.

Quello che però non avrebbe mai ammesso a se stessa era che,per quanto tutti questi problemi fossero veri, erano più che altro una copertura, una scusa, per la vera ragione del suo rifiuto verso Peter. Lei aveva paura. Paura perché erano sentimenti che non aveva mai provato, e che non avrebbe mai voluto o pensato di provare, men che meno in una situazione come questa.

Un lieve bussare alla sua porta la fece ridestare dai suoi pensieri. Biascicò un annoiato avanti e quando fece capolino la ragazza che aveva salvato in paese ormai giorni fa, le sorrise. Quella ragazza le ricordava sempre di più Lucy, e da quando lei e suo padre erano stati assunti come servi al castello, aveva avuto anche la possibilità di parlarle e di scoprire che lei e sua sorella si assomigliavano non solo fisicamente, ma anche caratterialmente. In più avevano quasi lo stesso nome!
«Sveva! Ciao entra pure!» Susan le sorrise sincera e luminosa, contenta di avere qualcuno con cui parlare che la distrasse dai suoi pensieri.

La ragazza però, non sembrava a proprio agio, occhi gonfi di lacrime che sembravano ormai prossime alla caduta e un sorriso forzato, quasi colpevole sul volto.

Susan la scrutò a fondo con sguardo indagatore «C’è qualche problema Sveva?»

La serva saltò sul posto e distolse lo sguardo «Assolutamente no, mia principessa.»

«Oh, Sveva quante volte devo dirti di chiamarmi Susan?»

«Che ne dite se vi do una sistemata ai capelli, Susan?» il suo nome le era uscito quasi come un singhiozzo, e la voce le tremò per tutta la frase. Avvicinandosi lentamente mentre la principessa si posizionava alla poltrona davanti il suo specchio, tirò fuori un pettine di legno verde scuro, talmente scuro da essere nero. Susan la guardò interrogativa e Sveva accorgendosene, disse nervosamente «Oh, questo pettine è un cimelio di famiglia, sai …emh … me lo ha lasciato mia madre quando è morta … fa … emh … dei capelli morbidissimi …»

Susan annuì compiaciuta, ma appena la serva le mise il pettine nei capelli sentì un forte dolore e cadde a terra svenuta. Subito Sveva si allontanò piangendo disperata. La porta si spalancò, rivelando la Regina che fredda come la pietra si avvicinò per scrutare Susan. Appena si convinse di essere riuscita nel suo piano rise vittoriosa.

Intanto la piccola serva singhiozzava sempre più forte chiedendo scusa all’inerme principessa per averla tradita. Jadis si alzò e la calciò, per poi tirarla su per un braccio fino ad avere il suo viso all’altezza di quello di Sveva e disse malignamente «Ben fatto ragazzina. »

Lei la guardò con occhi di fuoco «Ho fatto quello che volevi, adesso libera mio padre!»

La strega la guardò interdetta e poi rise «Povera sciocca! Hai davvero creduto che liberassi tuo padre? – rise ancora più forte e la lanciò a terra ai piedi del nano appena entrato- portala via Nikabrik.»

* * *

Lucy vagava per il castello alla ricerca di qualcosa da fare. Da quella mattina, dopo che la Strega aveva visto Susan a tavolo a colazione, tutti si erano dileguati velocemente e lei era rimasta sola ed annoiata. Jadis si era come volatilizzata e con lei anche tutti gli impegni delle due principesse.

Avrebbe preso volentieri un tè con il maestro Tumnus o con Trumpkin, ma non si erano nemmeno presentati a colazione; idem Peter. Caspian e Lilliandil poi erano sempre di fretta, nervosi e appena gli si provava a rivolgere la parola scattavano su come se fossero stati incolpati del più grande delitto del mondo.

Le ultime scelte con cui passare del tempo erano Edmund e Susan. L’ultima a colazione non gli era sembrata dell’umore migliore, ma dopo quello che era successo con Ed la sera prima … era senza dubbio la sua unica scelta. Così si avviò verso la camera della sorella, e la sua mente volò alla sera precedente.

Dopo aver attestato che non era assolutamente fatta per il ballo nel pomeriggio di lezione, aveva deciso di passare tutta la serata a fare da carta da parati, magari ingozzandosi con Trumpkin. Ma a quanto pare gli invitati avevano tutt’altro avviso su di lei, e desiderosi di conoscerla la assalivano continuamente. Per fortuna però, era intervenuto Edmund a salvarla, portandola via. Anche lui non si definiva un ballerino provetto, e quindi se poteva lo evitava molto felicemente. Si era quindi rassegnata a stare seduta tutta la sera, ma non aveva fatto i conti con l’effetto del vino, di cui si era servita tranquillamente senza pensare alle conseguenze.

Si era quindi ritrovata stranamente eccitata, ancora di più del solito e senza pensare aveva trascinato Edmund, e successivamente anche Tumnus,in una danza frenetica e selvaggia inventata in quel momento da lei. Per risultato, il Re Giusto che era quello che l’aveva sopportata per praticamente tutta la serata si era ritrovato con i piedi distrutti e senza più un briciolo di energia.

Subito dopo essersi riposati per un po’ era riuscito a convincerla ad andare a letto e l’aveva accompagnata fino alla sua camera. Si sentiva sempre più strana, ed era impressionata dai mille sentimenti che si stavano impossessando di lei in quel momento. Si sentiva allegra, euforica, avrebbe potuto danzare per tutta la notte senza sentirsi minimamente affaticata, le guance in fiamme, la testa le girava e sentiva una strana morsa allo stomaco. Se ne avesse parlato con Susan era sicura che le avrebbe detto di mettere via la bottiglia di vino e non toccarla più, ma lei era quasi sicura che quella centrasse ben poco; erano tutti sentimenti che venivano fuori ogni volta che gli occhi di Edmund si posavano su di lei, o quando le loro mani si sfioravano senza mai toccarsi veramente.

Prima di capire come, Edmund la prese su di peso e fece per appoggiarla nel letto, probabilmente anche lui aveva scambiato le sue gote rosse e il suo camminare dondolante per una piccola sbronza.

Il Re Giusto però inciampò nelle voluminose gonne della ragazza e le finì addosso stesi sul letto, le labbra unite. Edmund spalancò subito gli occhi e si rialzò farfugliando qualche scusa e arretrando verso la porta mentre inciampava in tutto quello che si trovava nel suo tragitto.

Lucy invece era rimasta a fissarlo sconvolta e dispiaciuta per la sua reazione, incapace di dire una parola per fermarlo.
Dopo una notte insonne era arrivata alla conclusione di doverne parlare con qualcuno e anche se sua sorella Susan era la meno adatta a un discorso del genere, era anche l’unica disponibile.

Dopo quel bacio era ormai sicura di provare qualcosa di profondo per Edmund, ma i suoi comportamenti la scoraggiavano. Un momento la baciava, quello dopo scappava, poi le parlava dolcemente e poi scappava ancora.
Forse Susan con la sua razionalità avrebbe fatto un po’ di chiarezza nei suoi pensieri. Aprì le porte della camera, ma quello che trovò la lasciò spiazzata. Susan giaceva a terra immobile.

Le si avvicinò velocemente con gli occhi lucidi e la chiamò ripetutamente, ma non ne voleva sapere di svegliarsi. Le slacciò il corpetto, pensando ad un altro nastro della Strega, ma niente.

Poi, notò un pettine tra i suoi capelli dall’aspetto non molto rassicurante. Lo tolse in fretta e Susan si risvegliò subito. Tirando un sospiro di sollievo la abbracciò liberando le lacrime per la paura di averla persa.

La sorella la strinse a sé e le raccontò quello che era accaduto.

«Come è possibile? Sveva sembrava tanto dolce …» disse Lucy tristemente.

«E lo è. Sono convinta che Jadis deve averla costretta!»
«Qualsiasi sia stato il movente credo che tu sia un po’ troppo ingenua Susan.»

La ragazza la guardò sorpresa «Oh, detto da te potrebbe essere quasi un’ offesa.»

La sorella gonfiò le guance e seriamente riprese «Non sto scherzando! Non devi accettare assolutamente più niente da nessuno! »

* * *

Edmund camminava spedito per i corridoi del castello diretto all’ ala nord, più precisamente la camera di suo fratello. Erano passati ormai tre giorni dal ballo e Peter era uscito dalla sua stanza solo quando la regina lo aveva spostato nella sua parte di castello privata perché la sua camera era andata al principe Rabadash, che si tratteneva al castello per motivi sconosciuti. Già da quando anni prima lo aveva incontrato per motivi politici gli era sembrato un gran presuntuoso, e adesso ne aveva la conferma. In ogni caso non lo aveva mai visto in giro e comunque stava andando fuori tema, doveva focalizzare i suoi pensieri su Peter.

Arrivato davanti alla pesante porta di quercia dei suoi appartamenti la spalancò e si diresse verso la camera da letto. Spalancò anche quella senza bussare e disse «Yo fratello! Allora come procede il tuo stato di mummificazione?!»

Peter si trovava seppellito nel letto a pancia in giù con la faccia sprofondata nei cuscini. Tutto ciò che uscì fu un guaito e Edmund fece una smorfia avvicinandosi al letto e sedendosi sopra.

«Per il buon Aslan, Peter, sei qui dentro da tre giorni! Sai cominci a non avere un buon odore!»

Altro guaito e Edmund sospirò. «Peter potresti anche solo per un minuto spostare la faccia dal cuscino e parlare o hai dimenticato come si fa?»

Il fratello sospirò, e con quello che per lui sembrava uno sforzo immane spostò la testa verso Edmund, che alla sua vista si pentì di averglielo chiesto. Peter aveva gli occhi cerchiati di scuro, era pallido come un cencio, e sicuramente non doveva essersi mosso da quel letto nemmeno per lavarsi, perché il suo alito era tutt’altro che fresca menta.

Con una smorfia e un tono teatrale disse «Lasciami morire Edmund!»

«Ok, ma magari prima ci facciamo un bagno, eh?» caricò il fratello sulla spalla pensando a quando, nel nome delle terre del Leone, i ruoli tra di loro si erano invertiti. Peter sospirò un po’ troppo vicino alla sua faccia ed Edmund sbuffò «Per tutto ciò che è sacro tieni quella fogna chiusa!»

* * *

«Che cosa stai facendo?»

«Leggo.»

Lucy sospirò. Era all’interno della biblioteca reale, stravaccata su una poltrona in modo non molto principesco, mentre osservava Susan leggere e confrontare decide di libri.
Da quando l’aveva trovata stesa per terra con il pettine incastrato nei capelli non era più accaduto niente di strano. Erano passati ormai tre giorni, e la Regina sembrava aver smesso di tentare di uccidere Susan, anche se la sua faccia a cena quel giorno non era stata delle migliori dopo averla rivista e aver visto i suoi piani sfumare per l’ennesima volta.

Jadis non era l’unica di cattivo umore però in quel castello. Susan era diventata silenziosa e schiva, si rinchiudeva sempre in biblioteca e stava immersa nei libri fino a tarda sera.

Tutto questo andava avanti dal ballo e notando la mancanza di un certo Re Supremo Lucy fece due più due. Ma ogni volta che cercava di parlarle, questa la ignorava bellamente. Gonfiò le guancie e incrociò le braccia stizzita. Se c’era una cosa che odiava era essere ignorata. E poi si annoiava così tanto! Dopo aver avuto le giornate affollate dai mille programmi di Jadis il tempo libero che prima tanto agognava ora le sembrava una noia mortale. Riprovò di nuovo «E’ un libro interessante?»

Una specie di mugugno di assenso fu tutto quello che uscì dalla bocca di Susan.

Sospirò rassegnata e si preparò ad alzarsi sperando di trovare Trumpkin o Tumnus per prendere un po’ di tè, quando lo sguardo le cadde su uno dei libri alla scrivania di Susan. “Gravi malattie del cuore” Susan era malata? Curiosa si sporse a leggere gli altri titoli e trattenne a stento una risata

«”Scienze dell’amore”? “Fiabe romantiche”?»
Susan arrossì e saltò su di botto cercando di coprire la visuale alla sorellina ghignante. «C-cosa vuoi?»

Lucy però non avrebbe mai demorso proprio ora che poteva avere un po’ di divertimento, e cominciò una lotta contro la sorella per leggere gli altri libri che teneva nascosti.

«Come mai tutte queste enciclopedie aperte sulla parola amore? Addirittura dei libri di scienza! »

Susan arrossì ancora di più per quanto possibile e a denti stretti sussurrò qualcosa sul lasciarla affogare nel Grande Fiume.

Con tutta quella grande ricerca davanti ai suoi occhi non capire era impossibile per la sorellina minore, e sorridendo trionfante disse «Oh, tutto questo interesse per l’amore ha qualcosa a che fare con un certo Re Supremo di Narnia, biondo, il cui nome comincia con P e finisce con -eter?»

«Decisamente avrei dovuto lasciarti affogare, piccola peste.»

«Allora,allora,allora? Cos’è successo? »

Susan distolse lo sguardo imbarazzatissima e si rinchiuse a palla.

«Wa! Vi siete baciati?!»

All’affermazione di Lucy saltò sul posto e la guardò sconvolta. La sorellina la guardava con le mani incrociate a mo’ di preghiera e uno sguardo speranzoso sul volto.
«Potrebbe essere …» disse evasiva.

Lucy emise un gridolino di gioia e abbracciò la sorella di slancio cominciando a bombardarla di domande sula questione. Susan per tutta risposta sospirò e allontanò la sorella, e poi guardandola seria negli occhi le disse «Non c’è niente Lucy. Niente. »

Un’ espressione confusa apparve sul suo volto «Cosa? Ma mi hai appena detto che vi siete baciati! Qualcosa deve esserci per forza! E tutti questi libr-»

Con tono pratico la interruppe «Tutti questi libri erano per cercare informazioni. E comunque un bacio non vuol dire niente …» ma su quest’ultima frase la sua voce la tradì e Lucy la guardò interrogativa.

«Su? Vuoi dirmi cos’è successo davvero?»

Susan fece finta di non aver sentito e tornò alla sua enciclopedia, ma sentiva lo sguardo di Lucy su di sé. Dopo qualche minuti sospirò e sbuffò «Insomma che diavolo vuoi sapere?»

«Bhè, tanto per cominciare cosa può essere successo di così grave per farti consultare un libro come “Gravi malattie del cuore” pensando di trovarci qualcosa sull’amore!»

Susan arrossì ancora, e anche se un po’ riluttante racconto tutta la storia.

Quando finì, Lucy la guardò e in maniera non troppo delicata sbottò «Ma cos’hai in quel cervello? È chiaro che lui ti ama!»

«Non mi interessa, Lucy.»

«E allora se non ti interessa perché tutti quei libri?»

«Perché confermano la mia teoria! L’amore è un sentimento stupido, senza capo né coda, un giorno c’è il giorno dopo chissà! Oh, per l’amor di Aslan hai mai letto una storia d’amore finita bene?»

«Bhè per esempio …» cominciò, ma Susan la interruppe subito.

«Non voglio sentire!»

«Fai sempre così quando qualcosa sfugge al tuo controllo! Sempre! Non tutto andrà sempre secondo i piani, ma questo non vuol dire che sarà qualcosa di brutto! »

Colpita nel profondo diventò seria e sospirò «Bhè non mi interessa. Hai altro da dirmi? Pensavo di andare a tirare un po’ con l’arco oggi.»

Fu la volta di Lucy di arrossire. Alla vista della sorella in imbarazzo Susan la guardò interrogativa e lei disse «Visto che siamo in tema … al ballo io e Edmund ci siamo baciati!»

* * *

«Ecco la radice di rosa che mi avete chiesto, Maestà.»

La regina si sposto dal fumo denso del calderone a cui stava lavorando e si avvicinò a Nikabrik prendendo ciò che le porgeva. Con sguardo inquisitore disse «E la ciocca di capelli?»

«Ancora non sono riuscito a prendergliela, Vostra Magnificenza.»

Uno sguardo furente e labbra serrate prima che la sua voce rimbombasse in tutto il laboratorio facendo sobbalzare il povero nano «Prendila allora!»

* * *

Edmund era finalmente riuscito a sistemare Peter e adesso camminavano in giardino. Peter inspirò profondamente «Grazie, Ed. mi serviva proprio un po’ di aria.»

«Oh, sì. E anche una bella lavata.»

Entrambi risero e poi il maggiore ricominciò «Allora, cosa intendi fare con Lucy?»

Edmund gli aveva raccontato di come al ballo, dopo averla accompagnata in camera sua si era ritrovato con le labbra spiaccicate contro le sue ed era subito scappato.

Sospirò e passandosi una mano tra i capelli rispose «Non lo so proprio, Peter. Insomma e se non … se non …»

«Se non le piaci?» finì per lui.

Edmund fece un cenno affermativo e arrossì.

«Ha risposto al bacio?»

«Bhe non saprei … insomma le sono caduto addosso ed è successo … e poi aveva bevuto probabilmente non lo ricorderà nemmeno!»

«Oh, Edmund non essere sciocco! È chiaro che tu tieni a lei, e posso dirti che anche lei tieni molto a te, ma devi imparare ad esprimere i tuoi sentimenti o la farai allontanare.»

Edmund sospirò indeciso e titubante e Peter gli diede una pacca sulla spalla incoraggiante «Forza vai semplicemente a parlarle! Sei sempre troppo insicuro Ed! insomma non ci hai mica provato con sua sorella per poi baciarla e confessarle il tuo amore, no?»

Edmund sospirò ancora e lo guardò storto.

«Ok, non si parla di me qui ma di te. Buttati Ed. Insomma hai combattuto eserciti e hai paura di confessarle i tuoi sentimenti?»

Edmund alzò lo sguardo. «Sai, forse hai ragione. Insomma devo solo trovarla e parlarle, no?»

«Sì! Niente di più semplice!»

«Sì! Posso farlo!» si incamminò spedito ripetendosi “posso farlo” quando d’improvviso si girò e urlò «Oh, anche a te conviene parlare con Lilliandil!»

Peter lo guardò e sorrise. Infondo aveva ragione, era meglio chiarire anche con lei prima di farla soffrire inutilmente. Si diresse all’ entrata opposta del castello dritto alle camere della stella.

* * *

Lucy correva a perdifiato per tutto il castello con l’ultima frase di sua sorella ancora in mente.

«Forse io sono l’ultima persona a poterti dare un consiglio su questo genere di cose … ma da quello che ho letto a questo punto della storia dovresti correre a confidargli i tuoi sentimenti.»

Era un modo un po’ strano, ma Susan la stava incoraggiando e lei sapeva che doveva farlo.

Immersa nei suoi pensieri non si accorse che qualcun altro stava correndo e gli andò addosso in pieno.

Entrambi finirono a terra e alzando lo sguardo pregò di non ricevere una strigliata per aver corso dentro il castello, ma quando i suoi occhi incontrarono quelli blu di Peter un sospiro di sollievo le uscì dalla bocca.

«Lucy … come mai tutta questa fretta?» le porse una mano per aiutarla ad alzarsi e lei la accettò volentieri, arrossendo un po’ «Io … stavo cercando una persona … »

«Oh … Credo che Edmund sia andato verso l’ala est del castello …»

La ragazza spalancò gli occhi al sorriso malizioso di lui e cominciò a balbettare frasi senza senso. Sentendosi un po’ in colpa per averla imbarazzata così Peter sorrise e le fece l’occhiolino «Non ti preoccupare … ma forse dovresti sbrigarti!»

Lucy annuì e raccogliendo le sue gonne riprese la sua corsa, quando Peter la fermò ancora con una domanda «Emh … Lu hai per caso visto Lilliandil oggi?»

Si girò a guardarlo e riflette pensierosa «Non l’ho vista molto in questi giorni … ma mi è parso di intravederla vicino alla camera di Caspian dopo pranzo! »

Annuendo e ringraziandola si allontanò piuttosto di fretta, e così anche lei riprese la sua corsa.

Raggiungendo l’ala est si fermò un attimo a riprendere fiato e pensare dove potesse essere Edmund quando sentì un miagolio provenire da un piccolo corridoio trasversale. Incuriosita si avvicinò e subito vide un tenero gattino bianco steso per terra reclamante di coccole. «Ma ciao piccolino! Cosa ci fai in un posto come questo?» gongolò carezzando dietro l’orecchio il cucciolo.

D’improvviso un rumore alle sue spalle fece rizzare il pelo al gattino. Si girò di scatto ma non riuscì a vedere niente, la Regina non amava illuminare troppo il castello e essendo una piccola strettoia non aveva candele o finestre. Un altro rumore fece scappare via il gatto. Alzandosi lentamente chiese titubante «C’è qualcuno?»

Nessuna risposta. Chiuse gli occhi e sospirò sollevata quando un topolino uscì da buio e la fissò muovendo il musino.

«Mi ha proprio fatto prendere un bello spavento sai?» disse all’animale. Si voltò per andarsene, ma una mano le tappò la bocca con un fazzoletto e la immobilizzò con una stretta forte.

Sconvolta spalancò gli occhi e provò a dimenarsi, ma sul fazzoletto doveva esserci un sonnifero perché sentiva gli occhi chiudersi.

«Siete proprio una sempliciotta, principessina. »

Poi tutto divenne buio.

* * *

Edmund correva spedito verso l’ala est del castello, più precisamente diretto agli appartamenti di Lucy, ripetendosi «Posso farcela». Arrivò proprio davanti alla porte alzò il braccio per bussare ma rimase immobile.

Qualche secondo dopo sospirò afflitto incurvandosi. «Ma chi voglio prendere in giro? Questo è decisamente peggio che andare in guerra!»

Si voltò per dirigersi alle camere di Peter ed aspettare il fratello lì. Entrò nuovamente senza preoccuparsi di bussare e ciò che vide lo lasciò a bocca aperta.

Nikabrik era sul letto raccogliendo i capelli dal suo cuscino. Come un ladro il nano si voltò e si bloccò pietrificato appena vide il ragazzo, il volto senza più traccia di colore.
«Che diavolo stai facendo Nikabrik?»

Sudando freddo scivolò dal letto con i capelli ancora in mano e infuriato gli puntò il dito contro «Non rivolgerti in questo modo a me capito!? Sarai anche un Re ma non permetterti! Io pulisco e questo è il ringraziamento! » e borbottando tra sé lasciò uno ancora più sconcertato Edmund a fissare il letto.

* * *

Peter si trovava davanti la camera di Caspian. Non era riuscito a trovare la mezza stella da nessuna parte, nemmeno in camera sua, e visto che l’ultima volta era stata avvistata con lui forse avrebbe potuto dirgli dove si trovava.

Entro sbrigativo urlando «Caspian ho bisog-»

Si fermò di botto sconvolto. Davanti a lui la scena era inequivocabile. Caspian e Lilliandil stesi nel letto, vicini, molto vicini, la gonna del vestito della stella alzata fino a metà coscia con una mano del ragazzo che vi scompariva dentro, labbra rosse e gonfie, capelli in disordine.

Sguardi colpevoli, paurosi e scombussolati. Peter incapace di dire una parola continuava a fissarli in cerca di spiegazioni, Lilliandil che si era spostata di scatto da Caspian e si sistemò l’abito alla bell’e meglio evitando il suo sguardo.

Caspian invece si era alzato con una mano tesa verso l’amico, con la bocca spalancata pronta a parlare, ma senza che nemmeno un suono ne uscisse.

Come risvegliatosi il biondo scattò «Che diavolo sta succedendo?»

Ancora nessun suono, ma ora Lilliandil si era voltata a guardarlo con gli occhi gonfi di lacrime.

«Peter … ti prego non odiarmi … »

Lui la fissò non capendo cosa intendesse e Caspian si intromise. «E’ colpa mia. Davvero. »

«Voi … voi due …»

I due annuirono e lui si passò una mano tra i capelli abbassando il viso.

Lilliandil si fece avanti di nuovo «Ti prego non fare così! Io te l’avrei detto giuro! Volevo solo cercare le parole adatte! E poi non mi sembrava ci tenessi così a me! Oh Aslan cos’ho fatto?!»

Peter però scoppiò a ridere incontrollabile. I due amanti si scambiarono uno sguardo confuso e il biondo aumento il volume delle risate arrivando alle lacrime.

«L’abbiamo fatto ammattire …»

Lilliandil guardò male Caspian per il commento e si avvicinò al Re Supremo che era steso a terra. Tra una risata e l’altra le disse «Ma è una notizia fantastica!»

La mezza stella lo fissò e poi si voltò verso il principe telmarino con una mano sul collo e sguardo preoccupato «Pensi che ci taglieranno la testa per aver minato la salute mentale del Re Supremo?»

Anche Caspian si avvicinò al ragazzo che ora era un po’ più calmo e gli disse «Amico, credo che tu abbia perso qualche passaggio …»

Peter si alzò prendendo le loro mani e tirandoli su con lui, poi li fisso entrambi con un sorriso a trentadue denti e le unì.
I due amanti erano sempre più sconcertati ed increduli e Peter disse «Siete voi a non capire! È una notizia magnifica! Ero venuto qui per “lasciarti” Lil, e temevo mi avresti odiato, ma invece eccoti qui! Con Caspian! È favoloso! Aspetta solo che glielo dica …»

«C-cosa? Lasciarmi? Dirglielo? »

«Sì!» si voltò a guardare la mezza stella che aveva le sopracciglia talmente corrugate che quasi si toccavano.

Caspian sembrava aver rinunciato ad ogni tentativo di capirlo, e quando l’amico si voltò verso di lui sobbalzò «Andiamo Caspian pensavo che almeno tu l’avessi capito! Sono innamorato di Susan! Da quando si chiamava Biancaneve e portava ancora il pannolino!»

Un «Oh» generale fu tutto ciò che ebbe come risposta, e poi Caspian decise di provare ancora «E perché la nostra relazione segreta gioverebbe al tuo amore?»
«Perché anche Susan mi ama, ma cons
iderando un mio emh … primo interesse iniziale per Lilliandil, reciproco, mi ha rifiutato! Ma ora che voi due state insieme, per noi non ci saranno più problemi!»

A Lilliandil scappò un tenero sorriso e sussurrò «Quella stupida …»

«Ho la vostra benedizione quindi, vero?» chiese speranzoso.

I due si guardarono e si sorrisero, poi annuirono.
Quella era tutta la risposta di cui aveva bisogno, veloce come era arrivato schizzò per i corridoi alla ricerca di Susan, con un dolce desiderio nel cuore.

* * *

Susan si stava dirigendo all’armeria per prendere arco e frecce e fare un po’ di esercizio. Aveva appena finito di mettere a posto i libri per la sua ricerca e un po’ di svago le avrebbe senza dubbio fatto bene. Spedita aprì la porta e si diresse verso la sezione degli archi, quando la porta si spalancò di nuovo.

Era Peter. Il suo cuore perse un battito e subito sentì la faccia andarle a fuoco.

Lui era sicuramente reduce da una corsa, il fiato corto e i capelli scompigliati. Si fissarono per un attimo, e poi lui con due grandi falcate la raggiunse e la strinse a se forte prima di baciarla dolcemente.

Ancora con gli occhi spalancati per la sorpresa si rese conto di avere ancora una volta le sue labbra sulle proprie e lo allontanò con forza guardandolo ferita.

«Che … che diavolo stai facendo, Peter?» si toccò le labbra che ancora andavano a fuoco.

Lui le sorrise e si riavvicinò «Non devi più preoccuparti di nulla! Ho parlato con Lilliandil e non ci crederai mai, ma lei ha una relazione segreta con Caspian! Ci hanno dato la loro benedizione!» e con un sorriso enorme la baciò ancora.
Intontita provò ad allontanarsi ma la teneva troppo stretta, così riuscì solo ad allontanare il viso urlando «No!»

Peter si scostò di poco e in un soffio incredulo disse «Cosa?»

La presa sulla sua vita si era allentata e Susan ne approfittò per sfuggire via, voltando lo sguardo da lui. Peter era invece rimasto nella stessa posizione, occhi ancora fissi su di lei. «Cosa vuoi dire Susan?» ogni traccia di gioia svanita dalla sua voce.

Frustrata lanciò le mani in aria «Non possiamo! Una relazione tra di noi è impossibile Peter!»

«Io ti amo e tu ami me, cosa c’è che non va?»

«No! No no no! » si voltò a fissarlo pestando un piede.

Lui la scrutò e il suo volto divenne freddo «No? Non mi ami?»

«No io … chi può dirlo Peter? Che cos’è l’amore? Chi ti dice che domani non saremo tra le braccia di altri?»

Gli occhi del Re Supremo si infiammarono e lei lo guardò impaurita mentre lui la prendeva per un braccio e con voce disperata le disse «Io ti amo e ti ho sempre amata! Da quando eri Biancaneve!»

Lei se lo scrollò di dosso rudemente «Appunto! Io non sono più quella persona! Non so nemmeno io chi sono! Andiamo sono la principessa di un regno in disgrazia, senza un passato, senza una memoria e non faccio altro che prendere ordini dalla mia matrigna che ha portato tutto questo e tentato di uccidere me, mia sorella e probabilmente è riuscita a farlo con mio padre! »

«Tu hai solo paura! Queste sono solo inutili scuse!» si stava scaldando e aveva cominciato ad alzare la voce, così anche lei urlò frustrata «Oh, andiamo per l’amor di Aslan, tu sei il Re Supremo, Peter il Magnifico, come pensi potrebbe mai funzionare tra di noi?» e con gli occhi lucidi lo spintonò e lasciò in fretta l’armeria dimentica dei suoi progetti di tiro con l’arco.

In un impeto di rabbia Peter urlò abbattuto e calciò un espositore facendo cadere tutte le spade esposte.

«Questo non è stato molto carino.»

Con gli occhi lucidi si voltò verso l’entrata per vedere chi avesse parlato, e riconobbe niente di meno che la Regina in persona. Blaterò uno scusa e fece per uscire, ma nel passarle a fianco sentì una sua mano posarsi seducente sulla sua spalla.

La fissò interrogativo e lei gli riservò lo sguardo più mellifluo che riuscì a fare. «Che ne dici di un drink nei miei appartamenti? Sono molto indicati per queste situazioni …»

Era sorpreso dalla domanda, ma dopo un primo momento di incertezza il suo sguardo si indurì e con voce fredda disse «Perché no …»
  
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