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ALL THROUGH FLASH.

Vivevo i miei secondi di vita come fossero gli ultimi. Non avevo limiti, nessuna barriera bloccava lo spazio o il tempo in cui vivevo.
Coglievo l’attimo, dimenticandomi del futuro.
Dimenticandomi di pensare o riflettere.
Dimenticavo quello che volevo dimenticare.
La mia famiglia cercava di indirizzarmi con la parte migliore di me. Io semplicemente mi rifiutavo di seguire la retta via, troppe insicurezze la popolavano. O meglio, era troppo difficile.
Per me bellezza era libertà, e questo bastava per vivere. Mi divertivo, semplicemente.
La responsabilità è la cosa più difficile da seguire. Chi vuole essere responsabile? E’ difficile.
Tutti sbaglieremo qualcosa, e questo qualcosa non cambierà. Secondo me, sbagliando non s’impara. Quello sbaglio rimane impresso nella mente degli altri, anche se siamo pronti a ribaltarlo.
Meglio la libertà di vivere. Quel briciolo di libertà che serve a trasgredire quelle fottute regole, almeno qualche volta.
Ciò che ci circonda lo creiamo noi. Ognuno crea ciò che vuole, alcune persone bramano nella perfezione, altre cercano solo di vivere.
Le prime non arrivano mai a ciò che vogliono, soffrono portandosi dietro cicatrici; aspettano qualcosa che non arriverà mai. E le seconde sono troppo occupate a trasgredire quelle poche regole, per essere equilibrate.
Non sono trasgressive, affatto.
Alcune sperano solo di vivere la loro vita in modo spericolato, sfidando in tutto e per tutto il loro corpo, mettendolo alla prova.
Piacere, io sono Colleen Evans. Se dovessi anche descrivermi in una sola parola, quella sarebbe ‘storia’.
Perché tutti abbiamo delle storie. La nostra vita è un libro, che scriviamo come più ci piace, anche se ci lascia più volte con il fiato in
sospeso, sfidandoci.
Anche la mia vita è una storia. La storia che mi porterò dietro per tutta la vita. Questa però ha un tocco. Vi consiglio che se avete una persona importante accanto a voi, fatela scappare, ma poi pensateci su. I momenti belli passati non torneranno più, le cazzate fatte se ne andranno. Verranno cancellate dal tempo e i lividi scompariranno anche loro.
Vorrete tornare indietro, ma poche volte si può. Troppe di queste è difficile. Il coraggio delle parole ci abbandona e anche quello dei corpi, dei fatti.
Siamo troppo orgogliosi per abbassarci.
Pensateci, forse la colpa non è vostra, ma degli altri anche loro pieni di orgoglio per farsi avanti.
Non fatele semplicemente scappare, ecco.

 
Ero inginocchiata su quella distesa, quasi pregando di farlo tornare.
Pregavo, perché era l'unica cosa da fare che mi rimaneva. Non volevo chiedere a nessuno di aiutarmi. E forse ero proprio io una di quelle persone orgogliose, ma anche piene di paura, presentatasi al centro della mia gola.
Lasciavo che i flash mi tormentassero la testa, erano i miei ricordi. Da quando se n'è andato questi sussurri si sono appropriati del mio
corpo, della mia mente, di me.
Sono solo ricordi, frammentati da lacrime e da un corpo ormai debole e strascicante.
 

Flashback:

 
Cercavo di dimenticare le solite lamentele di mia madre inerenti la stessa trama, ormai noiosa e ripetuta da diciassette anni. Le parole non mi ferivano più. Le gettava fuori dalla bocca così, era come un urlo che si faceva scappare tutte le volte.
Il vento ricopriva l'atmosfera, scompigliando lievemente i miei capelli e quelli di Annie e di Ells.
Eravamo ormai appoggiate da una mezz’ora circa sul cofano di quella Cadillac Eldorado, ormai vecchia e scolorita dal sole.
Stavamo lì per qualche ora, fumandoci delle Winston Blu e aspettando che il tempo passasse. Ci scambiavamo qualche parola con la
sigaretta a fior di labbra, aspirando il fumo e gettandolo fuori dopo aver finito la frase.
Il mio sguardo cadde su una macchina che aveva appena accostato a meno di una decina di metri da noi, mentre quello delle altre due ragazze sembrava assente. Fissavano forse qualcosa il lontananza, oppure non erano interessate al rumore che producevano le gomme sulla ghiaia.
Si spalancò la portiera, e da dentro uscì un ragazzo con un paio di jeans scuri e un giubbotto di pelle nera con le maniche accostate in su. Sulla testa aveva posato un borsalino, come quelli che portava Michael Jackson, anch’esso dello stesso colore della giacca.
Io avevo un paio di pantaloni scuri diventati marroni per la grande massa di tera secca, che saliva dal terreno alzata dall’automobile, e una canottiera bianca.
I miei occhi fissavano i suoi, mentre la mia mano era leggermente accostata davanti alla bocca.
Aveva forato, e stava cercando la ruota di scorta. Dopo averla afferrata, il suo sguardo si posò sul mio. Gettò a terra ciò che aveva in mano.
Si stava avvicinando.






Hollaaaaaaaaaaaa. I'm back.
Non frega a nessuno, ma sono tornata.
However, questa ff, dovrebbe essere una di quelle serie, che non so se sono capace a fare. Credo di no.
E' ispirata ad un video musicale esfdghbfdsa, stupendo. Mi sono innamorata di quello, lol.
Adesso me ne vado.
Maronn., che palline.
Au revoir **
ccccVFV