Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
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Autore: Cherrols    18/02/2013    1 recensioni
Delle domande senza risposte.
Un viaggio indietro nel tempo.
Nuovi nemici.
Tradimenti, scelte, confezioni, allenze.
Tutto questo per rispondere a questa domanda: Perché ci avete abbandonato?
Un viaggio per scoprire le proprie origini e scoprire cosa é successo anni fà.
Per indagare su una storua chr sembrava ormai finita.
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il ricordo è il dolore di un amore finito.


 







Il ragazzo guardò quel luogo così familiare, ma anche così diverso...
Come poteva spiegarsi? quella strada che portava fuori dal bosco, la Villa color panna con le persiane di un splendente salvia. Lo aveva già visto da qualche parte.

Sconsolato decise di avvicinarsi verso quell’enorme villa che si era trovato davanti; non era difficile arrivarci, il problema era scavalcare l'enorme cancello di ferro che si trovava davanti. 
Ora che ci pensava, quel cancello gli ricordava quello che c'era davanti alla villa di Gregor.
Solo quando si avvicinò al grande cancello scorse campanello, lo schiacciò per poi ritornare a guardare davanti a sé.
Dopo un paio di minuti, vide arrivare una signora dai lunghi capelli castani con una padella in mano.
-GILBERT TI HO DETTO CHE NON VERRAI CON NOI!- e detto questo gli lanciò la padella che lo colpì in testa, facendolo svenire. 

Si svegliò di colpo, aveva fatto uno strano sogno: aveva litigato pesantemente con Iris, poi viaggiato nel tempo, si era trovato in un bosco da solo e infine una ragazza l'aveva quasi ucciso con una padella. 
Un incubo.
Si dette sul letto e si guardò intorno: la scrivania era ordinata, non c'erano vestiti per terra, la parete era color panna e non verde; quindi non era nella sua camera. Era nella camera degli ospiti di Gregor.
-Ti sei svegliato, Elizabeta credeva che fossi un altro ragazzo, scusala- era nella camera degli ospiti di Gregor e il ragazzo che aveva parlato era molto simile a lui. Accanto allo sconosciuto, c’era Astrid; aveva sbattuto molto forte la testa, era l'unica spiegazione.
-Grazie Roderich, posso rimanere da sola con lui?- chiese la ragazza all’uomo, lui annuì e se ne andò.
-Come hai capito, lui è l'antenato di Gregor, invece quella signora che ti ha accolto invece è la tua, ci accompagneranno in America, credo che lì incontremo gli altri.- sorrise in modo quasi materno -Come ti senti?-
Come si sentiva? Stanco, dolorante, disperato e ferito, aveva rivelato il suo segreto a Iris, ma la ragazza invece di capirlo, l'aveva attaccato dicendo che stava mentendo. 
Ecco come si sentiva. Ed era colpa di Astrid.
-Come mi sento? COME MI POSSO SENTIRE? HO RICEVUTO UNA PADELLATA IN TESTA!, SONO STATO SBATUTO IN UNA MACCHINA DEL TEMPO E IRIS MI HA SPEZZATO IL CUORE PER COLPA TUA!- mentre le urlava in faccia le prese il coletto della camicia strattonandola un po’.
La mascella era tirata, i capelli cadevano disordinati sul viso e gli occhi pieni di rabbia erano fissi sul viso di Astrid, che era rimasta impassibile per tutto il tempo.

-Andràs, capisco come ti sent...-
-No, non lo capisci, tu hai una famiglia dove tornare la sera, una casa, nessun capo che ti obbliga a mentire e abbandonare le persone a cui tieni. Non sai cosa vuol dire vedere la persona che ami crescere lontana da te: vedere le sue lacrime, le sue ristate, mentre compie le sue avventure e tu non puoi fare niente se non guardarla e ammirarla da lontano-
-...Chi te lo dice?- rispose Astrid sibilando e mettendosi una mano sul cuore
-A- Astrid?-
La ragazza in questione si liberò dalla stretta del ragazzo e si alzò andando verso la finestra.
-Domani partiremo per l'America, Roderich ha deciso di accompagnarci, ma in cambio dobbiamo aiutarlo a fare le valigie e altre mansioni. Visto come ti sei comportato, ne deduco che sei stanco, ti lascio riposare.- detto questo si girò verso la porta e si avviò con passo svelto l'uscita.

-Scusami, puoi rimanere?-
La ragazza si fermò davanti alla porta, si girò verso il ragazzo e sorrise in modo quasi materno e si risedette in fondo al letto.
-Sai mi scaldo sempre quando penso a Iris.-
-Perché non gli dici chiaramente quello che provi?-
-Sì, visto come mi ha trattato per un nonnulla! cosa dovrei dirle? Iris non passa giorno in cui non ti pensi, ti ho già spiegato come mai ti ho dovuto lasciare- qui il ragazzo fece una pausa e si mise una mano fra i capelli -Amo i tuoi sorrisi, il tuo sguardo sempre imbarazzato e le nostre litigate! Ti ricordi la promessa che ti ho fatto da bambino?- un altra pausa dove cominciò a ridere e alcune lacrime scapparono dalle ciglia, rigandogli il volto -Ti sposerei, perché non posso immaginare una vita senza di te. Non posso certo dirglielo!- disse sconsolato e cominciò a piangere, senza più trattenersi.
Astrid sorrise e stava per rispondere con il suo modo pacato, quando la porta si spalancò facendo entrare un Elizabeta in lacrime. -Che dolce, se tutti gli uomini fossero come te! Mi dispiace di averti lanciato una padella!- superò Astrid, che rimase basita dal comportamento della donna, e abbracciò Andràs -quella ragazza è molto fortunata e scommetto che tua mamma è fiera di te, per avere un figlio così dolce- Dopo averlo stritolato si alzò di scatto, si mise una posizione che a parere di Alfred sarebbe molto "HERO" -Soldati!- Astrid si girò per vedere con chi stava parlando la donna -Dobbiamo aiutare.... come ti chiami?- 
Il ragazzo ridacchiò -Andràs- 
Elizabeta urlò - Ma che bel nome! Ho deciso, anche mio figlio voglio chiamarlo così! Ma torniamo a noi! C'è una festa a casa di Alfred, dove noi stiamo andando e ci sarà anche Iris, me l'ha detto Francis perché lei con altri vostri amici credo, sono finiti lì, ah, dopo me lo dovete spiegare!- mentre la ragazza continuava a parlare, Astrid arrivò alla conclusione che era davanti alla regina delle comari -Quindi tu andrai alla festa in maschera e sarai bellissimo. Ovviamente, la conquisterai!- finito il suo discorso prese Andràs per la mano e si scaraventò fuori dalla stanza urlando qualcosa sull'amore.








-Bene, amour, partiamo per l'avventura!- 
-Signor Francis per favore, stiamo andando solo in America-
-Alec che strazio che sei, prendila con lo spirito delle tue dolci compagne- e indicò Iris e Anastasya. 
La prima vestita con un abito a sbuffo bianco e con un cappello di paglia, la seconda con un abito uguale a Iris, a parte per il colore giallo e con il solito fiocco in testa.
-Siamo state obbligate da te a vestirci così.- ringhio la russa
-Ahahah ma care, state BENISSIMO- disse abbracciandole con un sorriso, ma ricevete in cambio dei ringhi. 
-Ragazzi come mai questo astio? Dovreste ringraziarmi! Oltre a darvi preziosi consigli sulla moda, vi porto con me in America! Siamo o non siamo un gruppo musicale? Su, ringraziate il fratellone Francia-.
I tre ragazzi dovettero sfoderare uno dei loro miglior finti sorrisi e ringraziarlo: aveva ragione. Gli pagava il viaggio per andare in America e gli avevano anche mentito, di certo non potevano dirgli che venivano dal futuro… giusto?
Alec e le due ragazze si erano ritrovati mentre giravano senza meta per Parigi e di comune accordo (Comune nel senso che le due ragazze si erano messe d’accordo e avevano trascinato a forza Alec) e avevano deciso di trovare l'antenato di Adrien.
La ricerca non durò molto; i tre ragazzi, mentre giravano per Champs-Elysées, avvistarono un tipico uomo di mezza età, secondo Anastasya francese, che stava importunando delle ragazze e secondo Alec era proprio uno spreco. 
Quando l’uomo venne rifiutato dalle ragazze si mise una mano sulla fronte con fare drammatico, molto da Adrien.
L’uomo, quando vide il gruppo basito, ridacchiò e si avvicinò alle ragazze porgendo loro due rose, che furono strappate dalla mano del francese da Alec, più per averle lui che per altro.
-Oh, mes petites roses, posso aiutarvi?- sorrise e le fece degli impeccabili baciamano. –Sono Francis, ma forse mi conoscete meglio come Francia- 
-Sì, ecco signor Francis, noi siamo….- cominciò Alec ma Anastasya lo interruppe urlando –…un gruppo musicale e ci stavamo chiedendo se volesse essere il nostro solista- e ricevette delle occhiatacce da parte dei suoi compagni.
- Mon Dieu, sapevo di cantare tremende bene… alla faccia del sopracciglione! Ma non saprei… fatemi sentire qualcosa!- detto questo li obbligò a salire sulla sua macchina e lì portò alla sua villa.
Ovviamente lì improvvisarono una canzone.
Anastasya aveva cominciato a cantare “Ti amo” e a suonarla con una chitarra, prestata agevolmente da Francis, convincendo Iris a farle da “corista” e Alec, piuttosto riluttante, alla tastiera. Stranamente la loro sceneggiata convinse Francis, lasciando basito Alec.
-Vorremo esibirci in America…- 
-Che coincidenza sono invitato a una festa laggiù, potremmo fare il nostro primo concerto là- disse felice l’uomo –Così il bruco dovrà rimangiarsi i suoi insulti riguardo alla mia voce- poi si girò verso Anastasya – Cherie, tu suonerai solo la chitarra, vero?- 
-Certo- 
-Allora domani partiamo, ora vi darò dei vestiti perché siete proprio conciati male- disse arricciando il naso.



Quando finalmente salirono sull’aereo privato di Francis. Quest’ultimo era occupato a parlare con Alec; Iris lanciò uno sguardo caricò di frustrazione alla russa.
-MA SEI PAZZA? UN GRUPPO MUSICALE? DAVVERO?-
-Non urlare, ci sentirà! Comunque, ero nel panico-
-Stare zitta no?-
-Intanto stiamo andando in America-
-Chi ti dice che sia il posto giusto?-
-Istinto-
-Ti sei persa nella casa di Alexa, il tuo istinto fa schifo-
-Mi ha chiamata Hayao e lì con Jude, Sebastjan, Alexey, Zeyne e Niccolò.-
-Quando aspettavi a dirlo?-
-Sta calma, me ne ero dimenticata-
-Come fa a sopportarti Hayao lo sa solo lui, mica lo minacci?-
-Certo che no! Ti dirò e stato lui a chiedermi di uscire e a corteggiarmi. Invece Andras come fa a sopportati?-
-Infatti non mi ha sopportato abbastanza e mi ha abbandonata-
-Ma che stai dicendo?-
-Sta zitta non ne ho voglia di parlarne, soprattutto con te- disse l’albina sdraiandosi sulla poltrona
-Non importa, io parlo e tu ascolti: ho saputo della storia dell’abbandono, ma Hayao nelle sue missioni segrete, ha visto l’ungherese che ti spiava, che chiedeva di te a Gregor, che ti lasciava rose… anche Hayao me le lascia, non è romantico? Una volta ti ha regalato anche un vestito… Hayao poi me ne ha regalato uno. Poi c’è anche una voce che gira sul fatto che ti ha lasciato per proteggersi dal suo capo. Hayao ha detto che farebbe lo stesso per me perché ha detto che sono la sua ragazza guerriera. Comunque quella donna è spaventosa!… Iris? cosa hai? Perché stai piangendo?- 
La ragazza si alzò velocemente dal suo posto richiudendosi nella sua cuccetta.




Mai si era sentita così vuota.







-Eleonora, ti amo- 
Gli sussurrò ad un orecchio, mentre con le mani spinse violentemente il bacino contro il suo. La ragazza cacciò fuori un gemito inaspettato e prese ad ansimare quando il ragazzo cominciò a strusciarsi sul suo corpo in modo felino.
Le sorrise e portò una mano sui suoi seni stringendoli, poi velocemente le tolse il reggiseno.
-Sei bellissima- disse con voce rocca e la baciò.
La ragazza prese a sfregarsi sull’ addome nudo del ragazzo, provocandogli strane scosse fredde.
-E- Eleonora- 
La ragazza gli mise una mano sulla spalla e rossa in viso cercò di sorriderli, poi a un certo punto cominciò a scuotergli la spalla violentemente –R- ragazzo, ti senti bene? ragazzo, ragazzo!- 
Einar aprì gli occhi di scatto e si mise seduto con tanta velocità sbastendo la testa contro il tizio davanti a lui.
-Che male!- si lamento questo ultimo. 
-Lituania, si è svegliato!-
-Ho visto, signor Russia-
-Fagli alcune domande e poi prepara le cose, domani partiamo!-
-S- Scusami!-
-Ti sei ripreso meno male! ti ho trovato svenuto mentre stavo andando dal signor Russia e ti ho portato con me-
-La ringrazio molto signor…-
-Sono Toris, piacere-
-Einar-
-Scusa la domanda scortese ma chi è Eleonora? S-stai invocando il suo nome da quando ti ho trovato- chiese tremando –Non è per farti gli affari tuoi ma Natalia, v-voleva saperlo e non voglio deluderla- davanti allo sguardo interrogativo del ragazzo aggiunse –è la sorella minore del mio capo, è m- molto carina…-
Einar sorrise –E’ una mia amica.-
-G- Grazie, vuoi che ti porto qualcosa?-
-Un bicchiere d’acqua-.
Lo strano ragazzo uscì lasciandolo solo, a quel punto, si lasciò cadere con la schiena sul letto, ma che razza di sogni faceva?!? 
Arrossì ripensando al suo sogno, era un ragazzo, era normale, no?.

Toris rientrò con un bicchiere e una brocca d’acqua, seguito da una ragazza dai lunghi capelli biondi quasi bianchi e dei occhi ghiacciali che lo fissavano con sufficienza.
-E-Ecco l’acqua! lei è Natalia. Natalia, lui è Einar-
-Piacere- disse il ragazzo prendendo il bicchiere d’acqua ma non ebbe risposta.
La ragazza lo studiò in silenzio e senza dire niente si girò verso la porta e urlò
-FRATELLONE MI PIACE PORTIAMOLO CON NOI IN AMERICA- 
Einar quasi sputò l’acqua che stava bevendo, Toris fece cadere la brocca.
Soltanto l’urlo felice di Ivan risuonò nella casa.

-Annika! Astrid! Aksel?! Einar? ANITA! ELEONORAAAA- sconsolata Claire si sedette per terra era ormai quasi un ora che urlava i nomi dei suoi famigliari invano. Dov’era finita? 
-Ehi sei pazza? Potesti svegliare i vampiri!- una voce maschile la fece sobbalzare. –Non ti sedere in mezzo alla strada per andare al castello!- 
Ascoltò la voce e si alzò finalmente vedendo il ragazzo biondo che la stava raggiungendo era uguale proprio a…-Alin!- e gli saltò addosso –Meno male che ci sei tu! Ero così spaventata, ora che siamo insieme potremmo cercare gli altri-
-Mi dispiace ma non sono Alin, sono Alex- la ragazza, rossa e imbarazzata, si staccò da lui –Scusa, assomigli molto a Alin-
-Capisco, desolato di non essere il tuo fidanzatino ma posso aiutarti a cercare “gli altri”- Claire diventò di un grazioso color rosso peperone –Non stiamo insieme! Beh stavamo insieme… ma non importa! Mi aiuterai? grazie mille- disse velocemente stringendogli la mano. 
-Non preoccuparti…?-
-Claire-
-Non preoccuparti, con la magia ci riusciremo-
-… magia?-
-Certo, su andiamo!- la prese per una mano e corse verso il castello che prima Claire non aveva notato, o forse non c’era?.
-Ma dove siamo?- 
-In un castello- disse girandosi di scatto il ragazzo, accompagnato da un fulmine, cosa che sorprese Claire. Erano dentro un castello, e fuori c’era anche il sole.
-Si, ma dov’è il castello?- insistette la ragazza
-Qui- e di nuovo un fulmine
-Allora! IN CHE NAZIONE SIAMO E PERCHE’ C’E’ ‘STO FULMINE?!- 
Alex sbuffò –Se rappresento la Romania dove saremo mai? E i fulmini sono un tocco di bellezza!- 
-Sei l’antenato di Alin?!? Ecco perché gli somigli! E poi, non lo sapevo che rappresenti la Romania- disse scocciata.
Alex si bloccò in mezzo alla stanza, quella del trono secondo Claire, visto che c’era un trono -Hai detto che sono un antenato?-
-Ehm, si?-
-Sei venuta dal futuro?-
-…Può darsi-
-La leggenda…- la prese per le spalle –racconta tutto!- accompagnato dal solito fulmine
-Ehm c-cosa?-

Claire, seduta sul trono raccontava tutto quello che era successo in quei giorni, mentre fissava il ragazzo impegnato a disegnare qualcosa per terra.
-…Questo è tutto-
-Interessante, ora vieni dentro al cerchio- la ragazza gli si avvicinò un po’ tremante 
-Ora devi concentrarti e pensare al mio discendente, ricordare tutte le cose che avete fatto insieme belle e brutte così ci trasporteremo da lui, devo verificare una cosa…-
Claire si posizionò dentro il cerchio –Riguarda la leggenda?-
-Sì-
-E non mi vuoi dire di che si tratta?-
-No, almeno non ancora. Perché la magia funzioni non devi avere paura-
-Perché dovrei avere paura?-
-Fai troppe domande! Concentrati e fai come ho detto-
Claire fece il broncio, ma assecondò il ragazzo visto che voleva rivedere il suo Alin.
-Chiudi gli occhi- e obbedì
-Pensa al primo vostro incontro- 

Claire ricordò quel ragazzo che vagava vicino alla sua casa sull’albero accompagnato da una volpe.
Aveva lo sguardo smarrito e balbettava qualcosa. Gli occhi di uno strano grigio scuro, guardavano velocemente a destra e a sinistra ma non si accorse della radice che usciva dal terreno e inciampò sbucciandosi il ginocchio. Cominciò a piangere e a lamentarsi con la volpe. A quel punto, lei scese con un fazzoletto bagnato per curargli la ferita come le aveva insegnato Astrid; si avvicinò velocemente e il bimbo in un primo tempo la guardò spaventato, ma quando gli “curò” la ferita e gli lasciò un leggero bacio sul ginocchio, i suoi occhi divennero rosa.

-Pensa al momento più bello passato insieme-

Claire rabbrividì sentendo la voce dell’antenato di Alin così vicino, ma si concentrò sul ricordo che si stava creando nella sua mente.
Era il compleanno di Alin e per portargli il suo regalo, dei biscotti fatti da lei, era dovuta scappare da Annika. 
L’aveva ringraziata sorridendole e ora si trovano sdraiati sul prato dietro al castello dove abitava Alin, mano per la mano. 
Il biondo le disse, senza staccare gli occhi dal cielo, che era felice e le strinse di più la mano. Passarono qualche minuti senza dire nulla e poi successe qualcosa che secondo Claire era, è e sarà sempre la cosa più bella sua vita. Alin si alzò di scatto, gli occhi color pervinca fissi su di lei, si avvicinò al suo viso e la baciò.

-Pensa al momento più brutto-

In quel ricordo pioveva, Alin piangeva, lei piangeva o forse erano le gocce di pioggia che cadevano sul suo viso e quindi lui non stava piangendo; perché lei non voleva farlo piangere, l’amava e Aksel le aveva detto che quando ami una persona non la fai mai piangere.
Si convinse che era un’ illusione, colpa della pioggia così come la sua voce roca che le diceva che non poteva più essere il suo fidanzato e di certo non era caduto in ginocchio davanti a lei tenendosi la testa fra le mani e non stava tremando e non gli stava ripetendo scusa, di perdonarlo. 
Lui non aveva fatto niente, era tutta colpa sua.
Ora si sarebbe alzato e le avrebbe detto che si trattava semplicemente di uno scherzo, che l’amava e l’avrebbe baciata come l’ultima volta.
Invece rimase in ginocchio mentre la pioggia cadeva e lei in piedi davanti a lui zitta con delle lacrime che gli rigavano il volto e il cuore che si frantumava.
O forse era il rumore dei tuoni?

Delle lacrime prepotentemente caddero dagli occhi, Alex l’abbraccio da dietro e sparirono in una nube gialla.



















Spazio dell’ autrice scema:
quanto è passato, più di un mese? :°D
Inizio con un sonoro PERDONATEMI!
Scusate per l’ orribile ritardo, sapete la scuola, la vita sociale... çWç 
Okay, questo capitolo mi piace ben poco,  troppi ricordi e poi non frutto tutti i personaggi çUç mi rifarò promesso!
 Ma torniamo al
brutto capitolo:
Allor gli occhi di Alin;  
Grigi= Paura
Rosa=imbarazzo
Viola=Amore.
Ah, per lo scorso capitolo mi avete fatto notare che Javier non si sarebbe comportato così (rispondo qui poi risponderò a tutti promesso!) avete ragione avrebbe massacrato Lovino in modo più calmo ma ho pensato che Lovino é la "colpa" per cui la Spagna ha perso la sua grandezza. Quindi secondo me Javier quando ha visto il moccioso che é (amo Lovino ma é un pochino moccioso...) si é arrabiato e si fogato senza controllarsi. Ma per lui ho grandi cose in mente! 

Ringrazio  tutte le ragazze di fb, siete un amore e mi diverto un mucchio con voi! :3
 Ovviamente  il capitolo é leggibile grazie alla mitica COSMOPOLITA!   ha corrrrrreto il capito quindi ringraziamola <3 

 
Alla prossima!
XOXO

  
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