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Autore: LoryGreyRobsten    19/02/2013    5 recensioni
Era una domenica pomeriggio di quelle in cui bisogna inventarsi qualcosa da fare per non cadere in paranoia, di quelle domeniche che anche se non hai voglia, come dissi a te prima di pranzo, alla fine ti vesti ed esci pur di far qualcosa, come feci più tardi, senza chiamarti, senza dirti che avevo cambiato idea.
Avrei potuto...avrei dovuto.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Angel

Non sono un granchè a scrivere, scrivo più che altro ciòc he mi apssa per la mente, per non tenermi tutto dentro...e la maggior parte delle volte non ottengo il risultatoc he vorrei.

Questo però non è frutto della mia fantasia, questo è uno sfogoc he viene dal cuore..

Per te...

Era quasi la fine di marzo e tu festeggiavi il tuo compleanno, ricordo ancora l'aria di festa in casa tua, perchè tu portavi allegria e risate ovunque, nessuno con te si annoiava.
Ricordo ancora il tuo modo di scartare i regali, attento a non rovinare la carta per non far rimanere male chi ci aveva messo tanto impegno nel confezionartelo.
Ricordo quanta attenzione e quanta felicità potevo scorgere dai tuoi occhi mentre aprivi il mio regalo rotondo, volendomi a fianco a te mentre lo aprivi.
Un casco nuovo di zecca col quali da lì in avanti avresti potuto girare per il paese col tuo motorino altrettanto nuovo.
Eri la felicità fatta persona e nessuno pensava cosa stava per succederti...
Qualche giorno dopo ero in centro, era una domenica pomeriggio di quelle in cui bisogna inventarsi qualcosa da fare per non cadere in paranoia, di quelle domeniche che anche se non hai voglia, come dissi a te prima di pranzo, alla fine ti vesti ed esci pur di far qualcosa, come feci più tardi, senza chiamarti, senza dirti che avevo cambiato idea.
Avrei potuto...avrei dovuto.
Stavamo giocando con una pallina di carta io e gli altri mentre cinque ambulanze passarono davanti a quel parcheggio in cui ci radunavamo sempre, cinque assordanti sirene di cui mi lamentai io per prima per il casino che facevano in quella domenica tiepida così silenziosa.
Ricordo ancora la telefonata di una di noi il giorno dopo, ricordo il telefono che mi scivolò dalle mani mentre io scivolavo in un sonno da cui mi sarei voluta svegliare sapendo che era tutto uno scherzo e che su una di quelle ambulanze non ci eri finito tu, che stavi bene, che non eri in coma.
Ricordo le corse in ospedale, ricordo la faccia di tuo papà che mi implorava di non insistere per entrare, per il MIO bene...e a te chi ci pensava? Chi ti teneva la mano, chi ti dava forza o speranza? Devono averlo letto nei miei occhi quanto fossi arrabbiata perchè mi risposero con uno sguardo che disse tutto.
Non c'era più speranza per te..ti stavo perdendo.
Mi lasciai cadere ai piedi del muro che separava la tua stanza dal corridoio di quell'ospedale maledetto, iniziai a piangere.
Avrei potuto salvarti amico mio, se solo ti avessi chiamato, tu ora saresti qui.
Non avresti posato nel sottoscala il tuo motorino e il casco che ti avevo regalato pochi giorni prima per salire su quella macchina insieme a quell'amico conosciuto da poco.
Non saresti caduto fuori quando lui, sbandando, fece in modo che la macchina saltasse per aria.
Tu saresti ancora qui con me. Saresti qui a confortarmi e farmi ridere quando mi sento disperata, saresti ancora qui a tifare la nostra squadra, saresti ancora qui con la tua risata e la gioia di vivere.
Invece te ne sei andato così, silenzioso, senza neanche salutarmi.
Sono arrabbiata con te. Sono arrabbiata con te perché questa non dovevi farmela, mi avevi promesso che saremmo cresciuti insieme come due fratelli. Perché è questo che eravamo, anche se non di sangue io sapevo di avere un fratello in più.
Sono arrabbiata con me perché è solo colpa mia.
Sono arrabbiata perché mi sono lamentata di quelle cinque sirene.
Sono arrabbiata perché inizio a non ricordare più il suono della tua voce e questo mi terrorizza.
Mi chiedo ancora oggi perché...perché sia successo proprio a te. E da egoista mi chiedo anche perché sia toccato a me perderti.
Ci scherzavi su con la questione di voler rimanere giovane per sempre. E adesso lo sei, hai quindici anni per sempre.
E non voglio questo. Tu dovevi avere la mia età adesso, dovevi avere problemi perché non trovavi lavoro, dovevi avere mille sogni e mille difetti. Dovevi ubriacarti con me, dovevi fumarti la prima canna con me e smettere quando avremmo deciso che il fumo e tutte queste cazzate facevano male.
Dovevi esserci...e non ci sei più.
Eppure so che non è del tutto vero.
So che ci sei, sempre.
Sono passati dieci anni e ogni giorno di più, anche se non ricordo il suono della tua voce, il ricordo di te è sempre più vivo, sempre più forte.
Come è il mio bene.
Come sempre sarà.
Sono passati dieci anni, ma tu sei e sarai sempre nel mio cuore, caro amico mio.

   
 
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