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Autore: Beverly Rose    19/02/2013    5 recensioni
Imbucata all'ultimo momento ad una festa di Halloween, Kagome si rende conto che il divertimento sarà l'ultima esperienza che sperimenterà questa sera. Il locale è buio e deprimente, i cocktail sono amari, persino gli analcolici alla frutta, la toilette è mista e gli invitati (salvo la sua amica Sango) sono dei soggetti da evitare. Soprattutto quello strano tizio con i capelli lunghi che le lancia occhiatacce senza un valido motivo.
Tratto da secondo capitolo: Kagome non era una fan degli alcolici. In effetti aveva alzato il gomito solo altre due volte prima, entrambe durante una festa come quella. Alla fine l'unico motivo per il quale non aveva considerato fallimentari le serate era stato perché l'alcol ingollato le aveva fatto trovare tutto dieci volte più divertente. Perché, quindi, non contare su un cocktail forte anche questa volta?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Inuyasha, Kagome | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Quando Kohaku tornò finalmente a casa, l’orologio della sua auto segnava le quattro e dodici esatte.

Non aveva la minima idea di dove fossero le persone che aveva accompagnato alla festa né se fossero riusciti a rimediare un passaggio quando non l’avevano più trovato; sua sorella Sango gli aveva telefonato per avvertirlo di essere senza chiavi e l’aveva fatto usando il cellulare di Miroku.

Kohaku si era fatto una precisa idea su cosa avrebbe suggerito il suo malizioso amico per scaldarsi in quel clima rigido di fine ottobre.

Eppure neanche questo era riuscito a convincerlo a tornare alla base prima di quell’ora indecente.

Perché con lui c’era Rin.

Rin, che era più giovane di sua sorella e lo sembrava ancora di più, con quel codino al lato della testa.

Rin, che sembrava sempre fremere di più energia di quanta potesse contenere quel suo corpo esile esile.

Rin, che quella sera aveva accettato di ballare con lui, di fare due passi fuori dal locale e addirittura di fare un giro in macchina.

Quando non aveva neppure declinato l’offerta di bere qualcosa con lui nell’unico bar della zona aperto tutta la notte, Kohaku si era sentito ben oltre il settimo cielo.

E così era stato fino a quando non aveva accompagnato Rin a casa, gioendo dei due baci su ogni guancia che lei gli aveva generosamente elargito.

Man mano che si avvicinava alla sua, di casa, Kohaku iniziò ad avvertire una nuova sensazione, la preoccupazione, come se il buon senso avesse preso a tornargli a fiotti durante il tragitto.

Quando posteggiò, proprio accanto all’auto di Miroku e scese dalla macchina, era il ritratto dell’ansia.

Spiò furtivamente attraverso il finestrino, pregando di non vedere corpi nudi ed i vestiti di sua sorella sfilati in gran fretta.

Lo spettacolo che gli si parò davanti fu, grazie al cielo, molto diverso.

La vettura di Miroku era piena, i sedili sia anteriori che posteriori occupati.

All’interno non volava una mosca né si scorgeva il minimo movimento.

Sua sorella sedeva sul sedile del passeggero accanto al guidatore, illesa, vestita di tutto punto, addormentata con la guancia incollata al finestrino.
Fra le sue braccia, la testa appoggiata nell’incavo del suo gomito, pisolava beatamente Miroku, combinato in una posa da contorsionista per rimanere sdraiato senza venire pungolato dal cambio.

Sul sedile posteriore sedevano, rannicchiati vicini, l’amica di Sango, Kagome e quello che Kohaku riconobbe per Inuyasha.

Lei teneva la testa all’indietro, appoggiandosi con la nuca alla spalla del ragazzo.
Dal canto suo, lui teneva il collo reclinato ed il viso appoggiato contro i capelli di Kagome.
Le sue braccia la circondavano e Kohaku non capì se fosse per galanteria o per non mollare la presa sulla giacca che Kagome indossava, che era chiaramente del mezzo demone.

Da quel che vedeva, dunque, il ragazzo constatò che nessuno era stato lasciato a piedi, nessuno era uscito di strada e, soprattutto, nessuno di era trovato tutto a un tratto sprovvisto di mutande.

Sollevato oltre ogni dire, Kohaku alzò il pugno e bussò al finestrino.

***

Avevano parlottato, anche piuttosto volentieri.

Miroku, oltre ogni aspettativa, si era addirittura dimostrato capace di portare a termine un discorso di senso compiuto che non comprendesse vari “sei bellissima, usciresti con me?”

Sango si era scusata più e più volte con Kagome, seduta alla rovescia per guardarla in faccia.

Inuyasha aveva più che altro taciuto.

Quando si erano trovati davvero sfiniti dal freddo, Miroku aveva avviato il motore e fatto il giro dell’isolato un paio di volte con il riscaldamento al massimo per alzare la temperatura all’interno dell’abitacolo.

Si erano addormentati tutti quanti, quasi in contemporanea.

- Vieni qui- aveva intimato Inuyasha a Kagome -hai la mia giacca, almeno coprimi un po’.

La ragazza aveva eseguito, troppo stanca anche solo per dargli del maleducato.

Aveva però trovato il suo fianco piuttosto comodo per appoggiarvi la schiena; aveva abbandonato con sollievo la testa all’indietro, contro la sua spalla.

Le braccia di Inuyasha l’avevano circondata, come poco prima, quando se l’era caricata sulle spalle e lei aveva avvertito il suo fiato caldo, vagamente alcolico, sulla fronte.

Era sprofondata nel sonno serenamente, sentendosi tranquilla per la prima volta di tutta la serata … E un sommesso ma insistente bussare l’avevano disturbata fin troppo presto.

- Sango!- sentì chiamare una voce che riconobbe - sono tornato!

Sul sedile anteriore, la sua amica stava faticosamente riprendendo conoscenza.

- Kohaku!-Berciò -che ore sono? Hai presente da quanto siamo qui ad aspettarti?

Si alzò e smontò dalla macchina come una furia, del tutto dimentica di Miroku, che rotolò dolorosamente verso il bordo estremo di entrambi i sedili.

- Chiedo venia!- si scusò Kohaku, suonando fin troppo gioviale. Fece tintinnare le chiavi di casa - guarda cosa ho portato!

- Bah!- sua sorella sbuffò, piena di disgusto.

Si voltò, osservò con vago interesse Miroku che si raddrizzava tutto dolorante; si chinò a baciarlo sulla guancia, dando l’impressione di non sapere con certezza cosa stesse facendo.

Kagome si separò a malincuore da Inuyasha.

Se fosse stato per lei, avrebbe dormito in quella macchina per tutta la notte; si sorprese a pensare che farsi abbracciare da Inuyasha non era un’esperienza così sgradevole.

Arrossì furiosamente e guadagnò la portiera, uscendo al freddo.

- Andiamo, Kagome?- domandò Sango all’istante -grazie per aver aspettato con noi, ragazzi.

- Oh, di niente- gemette Miroku.

Inuyasha tacque. Guardò Kagome con desiderio e lei realizzò che stava aspettando che lei gli rendesse la giacca; se la sfilò rabbrividendo ed il mezzo demone la prese ed indossò in silenzio.

Dopo una serie di saluti affrettati, la ragazza si ritrovò quasi senza accorgersene nella brandina che Sango aveva preparato per lei nella propria stanza.

Non lo avrebbe mai confessato ad alta voce, ma aveva mezzo sperato che Inuyasha le avrebbe offerto di tenere il giaccone, sì, forse per restituirglielo a scuola; magari che le chiedesse il numero di telefono, costringendola a comunicargli quello di casa, perché lei non possedeva un cellulare.

Ma … Niente.

Quello strano tizio che l’aveva riaccompagnata a casa a balzelloni e l’aveva stretta fra le braccia, si era allontanato da lei senza rimpianti e quasi senza una parola.

Forse Kagome era davvero così poco desiderabile?

La ragazza cercò di non pensarci e, mentre sprofondava la testa nel cuscino, si impegnò a tener presente che quell’Inuyasha l’aveva per prima cosa presa in giro e poi insultato il suo profumo.

Forse mantenere i rapporti con lui non era una buona mossa e, a pensarci bene, le sue braccia non erano poi così confortevoli.

Per la seconda volta quella notte, Kagome si addormentò, delusa.

Sognò di essere di nuovo nella macchina di Miroku, con Kohaku che tamburellava senza pietà contro il vetro.
Nel sogno cercava di sprofondare sempre di più nella spalla di Inuyasha, che era innaturalmente soffice e cedevole.

Quando si sveglio, si rese conto con costernazione che il bussare non era terminato assieme al sogno ma che si stava velocemente trasformando in un sonoro martellare.

- Ma sei fuori di testa?- sbottò Sango, che era già in piedi e parlava rivolta alla finestra.

Oltre il doppio vetro, in bilico sul davanzale, stava nientedimeno che Inuyasha in persona, l’espressione insolente ed il giaccone in mano.

- Apri!- intimò.

Che fosse arrabbiato o solo molto imperioso, Kagome non seppe dirlo.

Quando Sango lo fece entrare con riluttanza nella camera, questi gettò la propria giacca a terra, con estrema stizza.

- C’è una macchia!- esclamò.

- Prego?- domandò la padrona di casa.

- C’è una macchia!- scandì l’altro. Poi, rivoltò a Kagome:

- Non c’era prima che te lo prestassi! Guarda cosa hai fatto!

L’interessata raccolse l’indumento e lo esaminò: lì, sul tessuto color cammello vicino alla manica destra, c’era un inequivocabile alone più scuro.

- Come avrei fatto a macchiarla secondo te?- reagì con veemenza.

- Non mi interessa. Devi portarla in tintoria.

- Cosa ti sei fumato? Per quel che ne so poteva esserci anche prima!

- Beh, non c’era. E ti ho anche accompagnata a casa, lavarmi la giacca mi pare il minimo che tu possa fare!

Kagome vide rosso.

- Se tu non mi avessi presa in giro per passare una settimana a casa di Miroku, non avrei avuto bisogno di essere accompagnata!

- Va bene, allora la prossima volta ti lascerò là, se ci tieni!

- Non ci sarà nessuna prossima volta!

- Vi prego … - si intromise Sango supplichevole - sveglierete i miei. Mi ammazzeranno.

Inuyasha scoccò ad entrambe uno sguardo di fuoco.

- Sarà meglio che mi riporti la giacca pulita, Kagome- intimò - o ti trascino di nuovo davanti al locale … E stavolta ti lascio lì.

A minaccia ultimata, il mezzo demone voltò le spalle alla camera e si lanciò verso l’esterno; Sango chiuse prontamente la finestra.

- Credo che quello lì abbia almeno quindici personalità diverse- osservò con un certo distacco.

Kagome non rispose: era troppo sconcertata ed irata.

Mentre si sistemava lentamente di nuovo sotto le coperte, la colpì il pensiero che in effetti era successa una parte di quel che sperava: Inuyasha le aveva fatto tenere il giaccone, suggerendole di riportarglielo a scuola.







Ritardo estremo.
Gli esami mi uccidono :(
Saluti! :)



  
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