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Autore: Sar_    19/02/2013    6 recensioni
Avete presente quelle ragazze fighe, con nomi fighi e fratelli fighi?
Piacere, mi chiamo Genoveffa e non sono una di quelle ragazze.
Questa è la storia di un week end passato a casa della mia migliore amica, Ronni, un piccolo furetto pervertito capace di ficcarmi nelle situazioni più imbarazzanti dell'universo. Ma chissà... forse, per una volta, ne ha fatta una giusta, cercando di avvicinarmi ad Haroldo.
Chi vivrà vedrà, e come dice sempre la cara vecchia nonna Styles, 'Io vivrò più di te, suca'.
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1 {budino a pranzo}

 



 

Ciondolai fino al mio armadietto, masticando allegramente una striscia frizzante arcobaleno, strabordante di zucchero. Spostando lo sguardo a sinistra, vidi il mio riflesso nella vetrata a specchio, e la prima (e unica) parola che mi venne in mente fu normale. Normali capelli castani, normali occhi verdognoli, normali jeans, normale tshirt, normali scarpe da ginnastica. Lo zaino multicolore era buttato sulle spalle.

 

Aprii l'armadietto. Per forzare quella malefica invenzione, bisognava tirargli un pugno nel punto giusto, cioè appena sopra la rotella della combinazione (alquanto inutile). Probabilmente quelle scatole rettangolari di metallo erano lì dall'apertura della scuola, e nonostante non funzionassero non erano mai state cambiate.

 

Presi i libri che mi servivano e richiusi l'armadietto proprio mentre qualcuno mi travolgeva.

 

«Hanno detto siii! Cazzo, ci divertiremo un sacco!» disse una massa informe saltellante di capelli ricci, scuri e lunghi.

 

Ronni.

 

La mia finissima e delicatissima migliore amica (Veronica, diminutivo Ronni, appunto) mi rimbalzava attorno come un flipper, con quei grandi occhi verdi che mi scrutavano da ogni angolazione.

 

«Per cosa?» chiesi, prima di strappare un altro pezzo alla striscia frizzante. Avevo le labbra tutte ricoperte di zucchero, come le dita. Lo leccai via, pulendomi poi la mano sui jeans.

 

«Bleah!» commentò lei, dandomi una spinta «Ma cooome, “per cosa”? È da una settimana che tento di convincere i miei a farti restare a casa mia per il week end, cazzo!»

 

Annuii, mentre m'incamminavo verso l'aula di letteratura con lei che mi trotterellava accanto.

 

«Ah! Sì, bello. Quando vengo?» buttai la carta della caramella in un cestino lungo il corridoio.

 

«Dopo scuola! Pranziamo qua insieme, andiamo insieme a casa mia, facciamo merenda insieme, e poi passiamo tuuutto il week end insieme!» rispose, con un sorriso che andava da un orecchio all'altro.

 

Annuii ancora.

Lei mi guardò male.

 

«Smetti di annuire.»

 

Annuii.

Lei sbuffò, poi mi prese a braccetto.

 

«Sentiamo... cosa farai quando ti troverai Haroldo davanti con solo un asciugamano attorno alla vita? Eeh?» mi diede una spintarella con i fianchi.

 

Avvampai.

 

«Cretina!» esclamai, allontanandomi da lei.

 

«Oh, tanto lo so, lo so! Vi vedo già, nella sua camera, a ballare la samba...»

 

Gridai e cominciai a correre lungo il corridoio.

 

«Pervertita! Stai lontana da me!»

 

 

***

 

Dopo quattro orribili, asfissianti, tragiche ore di lezione, finalmente arrivò l'ora di pranzo. Mi lanciai come un bufalo impazzito oltre la porta della mensa, travolgendo qualche adolescente lungo la strada.

 

Mi misi in fila con Ronni, che mi aveva già preso un vassoio.

 

«Eccitata per oggi? E domani? E domenica?» chiese, mentre ispezionavamo il cibo oltre il vetro.

 

Annuii.

 

«Mh-mh. Spero solo che non farai la solita cretina e mi lascerai vivere in pace!» alzai lo sguardo verso di lei e la vidi mentre fissava un budino con uno sguardo preoccupante.

 

«Per chi mi hai presa? È ovvio che non ti lascerò vivere in pace. Sei la mia migliore amica, no?» detto questo, si fece caricare sul vassoio qualche polpetta di carne, una porzione d'insalata e un budino alla vaniglia.

 

Grugnii la mia esasperazione, mentre mi facevo riempire il vassoio: lasagne, insalata, gamberetti in salsa rosa, crocchette di pollo e due budini.

 

Lei sbarrò gli occhi.

 

«Mangi tutto?»

 

Feci spallucce.

 

«Ho bisogno di energie per studiare. E poi lo sai, ho sempre fame.»

 

Lei mi spintonò ancora con i fianchi, facendomi andare addosso a un ragazzo di quarta che mi tranciò a metà con un'occhiata.

 

«Vuoi una foto? Non si può più scivolare?» lo sfidai, con il mento in alto, piantando i piedi a terra.

 

Ronni mi strattonò verso un tavolo libero.

 

«Scema. Comunque tu non studi mai, quindi non vedo l'utilità di tutto quel cibo... dove troverai lo spazio, lo sai solo te.»

 

Ci sedemmo e cominciammo a divorare il cibo.

 

«Sai...» cominciai, tra un boccone e l'altro «dopo un po' che ti abitui alle voci sui denti di topo nella carne, il cibo nella mensa non è poi così male.»

 

La guardai.

Mi guardò.

Scoppiammo a ridere.

 

«Harry sa anche cucinare, sai? Anche se non credo che ci si possa nutrire tutta la vita di cheese cake ai frutti di bosco. Tu dici che si può?» fissò fuori dalla finestra, con aria persa.

 

«Sinceramente, mi andrebbe bene anche se non sapesse cucinare. Anche se non sapesse parlare, veramente. E no, non si può vivere solo di cheese cake.»

 

Misi in bocca una cucchiaiata di budino grande quanto la mia mano.

 

Lei alzò le sopracciglia due volte, ammiccando.

 

«Lo so io cosa t'importa che sappia fare...» si leccò le labbra e mi strizzò l'occhio.

 

Io presi una cucchiaiata di budino, usai il cucchiaino come fionda e le sparai il dolce cibo nei capelli.

 

«Stronza! Li ho lavati stamattina, cazzo!» esclamò.

 

Le feci una linguaccia, e ricevetti del budino in faccia in risposta.

 

Mi alzai dalla sedia, furente, presi il secondo budino (ancora intatto) e glielo sparai in faccia. Grazie alla mia pessima mira la mancai, e il budino andò a finire addosso al ragazzo di terza di poco prima, che andò a finire contro l'amico dietro, rovesciandogli addosso una porzione di lasagne.

 

Un ragazzo con dei dreadlocks si alzò da un tavolo con in mano il vassoio, ed urlò «Guerra!» rovesciandone poi l'intero contenuto sul vicino.

 

Io e Ronni ci guardammo.

 

«Gambe!» le dissi, mentre già sgusciavo verso la porta della mensa.

 

«Via, cazzo!» mi rispose lei, prendendomi per mano, mentre correvamo verso l'aula di storia.

 

 

And you just wanna take me home!

 

Ok, ciao a tutte!

Per la cronaca: Ronni (Veronica) esiste davvero, ed è la mia compagna di banco. Ha i capelli ricci (come Harry) gli occhi verdi (come Harry) due nei, cioè i doppi capezzoli (come Harry) ha dei vestiti che ha anche Harry, e se continuo a elencare le cose che hanno in comune facciamo notte.

Ringrazio lei per avermi costret... cioè, ispirata *coff* a scrivere questa FF (che andando avanti diventerà divertente, ve lo prometto) e ringrazio Commy per avermi spronata, ancora mesi fa, a pubblicare una FF sui One Direction.

 

Detto questo, spero di avervi incuriosite almeno un po' (i primi capitoli mi escono sempre male, non so perchè) e vi mando un gran bacione!

Vi voglio bene,

Sara <3

 

Genoveffa: 
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