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Autore: andromedashepard    19/02/2013    3 recensioni
Andromeda Shepard aveva pensato a lungo a cosa sarebbe successo dopo la Missione Suicida. Sapeva che ad attenderla ci sarebbe stato il tribunale militare dell'Alleanza, dove avrebbe dovuto rispondere della distruzione della colonia Batarian di Arathot, ma era intenzionata a ritagliarsi una piccola fetta di libertà prima di consegnarsi spontaneamente. Aveva pianificato tutto nei dettagli per quella piccola vacanza, finalmente avrebbe passato un pò di tempo da sola con Thane prima del verdetto, ma un'improvvisa sparizione complica le cose...
[IN REVISIONE]
#Dopo Mass Effect 2 #FemShep/Thane
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Comandante Shepard Donna, Thane Krios
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Andromeda Shepard '
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Snow on the Sahara

 

"And there's an angel
With her hand on my head
She say, "I got nothing to fear"
There's darkness
Livin' deep in my soul
Still got a purpose to serve
So let your light shine
Deep into my hole
'N God don't let me lose my nerves
Don't let me lose my nerves"

 

[x]

Shepard fece accomodare Liara in camera, invitandola a sedersi sul letto ancora sfatto. Lei obbedì, aspettando pazientemente un suo cenno per iniziare a parlare. Il comandante afferrò il plaid che giaceva sulla poltrona e se lo avvolse attorno, andando ad appoggiarsi sul davanzale interno della finestra. Sospirò e diede un’occhiata a Liara. Non sapeva cosa pensare, o meglio, era spaventata a morte da quello che l’Asari avrebbe potuto dirle. Doveva avere un motivo piuttosto importante se aveva fatto tutti quei chilometri, volendo usare un eufemismo, per venirla a trovare.

-          Shepard - Liara la pregò, con lo sguardo, di permetterle di parlare.
-          Prima voglio…
-          Tieni – l’Asari prontamente si alzò, porgendole una sigaretta e l’accendino.

Shepard accennò un sorriso e iniziò a fumare lentamente per scaricare la tensione accumulata. Poi si decise.

-          Non tenermi sulle spine. Se è una brutta notizia voglio saperla subito, nel modo più diretto possibile.

Liara esitò un momento, poi curvò le labbra in un sorriso, segno che non c’era niente di troppo grave di cui preoccuparsi.

-          Tannor Nuara – disse poi, guardandola dritto negli occhi.

Shepard la osservò per un momento, poi aprì le braccia come per dire “e quindi?”.

-          Credo di averlo trovato, Shepard.

A lei sembrò che il suo cuore avesse fatto due capriole all’indietro.

-          Parla, dimmi tutto.
-          Ho motivo di credere che sia su Omega al momento. Ho ricevuto una soffiata secondo la quale un Drell ha recentemente affittato una camera in uno degli edifici dei sobborghi. Oltretutto, non esiste nessun Drell registrato con quel nome su Kajhe, né tantomeno su Rakhana.
-          Quando l’hai saputo?
-          Qualche giorno fa…
-          Perché non me l’hai detto subito? Perché non mi hai chiamata?
-          Shepard, pensi che non avrei preferito mandarti un messaggio invece di catapultarmi qui sulla Terra? Se Thane ha deciso di cambiare identità dev’essere perché qualcuno lo sta cercando e non potevo permettere che qualcuno potesse intercettare una simile informazione.
-          Pensi che sia una questione seria?
-          Dimmelo tu. Tu sai meglio di me quello che è successo prima del processo.

Shepard annuì, ricordando brevemente quei dannatissimi giorni in cui il mondo le era crollato improvvisamente addosso. Poi sbuffò, passandosi una mano sui capelli.

-          Cosa diavolo dovrei fare adesso? Ho le mani legate, se lascio quest’abitazione adesso è la fine per me – disse, iniziando a camminare nervosamente avanti e indietro per la stanza.
-          Infatti non puoi occupartene tu.
-          E chi pensi che possa farlo per me? Anderson, Hackett? Ma sì, faccio una chiamata e vedrai come si catapultano subito nel regno di Aria T’Loak.
-          Shepard – Liara la rimproverò, scuotendo il capo – Non agitarti.
-          Agitarmi? No, che motivo avrei? Adesso metto un paio di tacchi, un bel vestito e ti porto a ballare per festeggiare la bella notizia!
-          Per la Dea, Shepard! – Liara si alzò e le si parò davanti, con un’espressione irritata sul volto.

Lei, alla vista dell’Asari così turbata, si arrese e depose le armi. Avrebbe dovuto ringraziarla per l’enorme sacrificio fatto, e invece le stava urlando contro. Ordinò a se stessa di restare calma. Adesso, con l’aiuto di Liara, avrebbe potuto elaborare un piano, una strategia, qualunque cosa… 

-          Shepard, se vogliamo trovarlo, ho bisogno che tu mi racconti tutto dall’inizio – disse poi Liara, guardandola negli occhi.

Shepard annuì  e iniziò a raccontare.
 
 
7 Maggio 2185
Normandy SR2

 
Shepard ridacchiava sommessamente mentre l’acqua calda, quasi bollente, scorreva sul suo corpo.

-          Lo sai che non eri costretto a farlo – disse, sfiorando la punta del naso di Thane, mentre lui cercava di tenersi a distanza dal getto d’acqua.
-          E’ vero, ma non ho intenzione di lasciarti nemmeno per un attimo – rispose lui, sorridendo, mentre la tirava a sé per i fianchi – E poi non sarebbe la prima volta che mi trascini in questo genere di cose - ammiccò.
-          Ho forse dimenticato qualcosa che non avrei dovuto? – Shepard alzò un sopracciglio maliziosamente.
-          La missione su Purgatory con Jack. Pioveva spaventosamente quel giorno.
-          E’ vero, hai ragione! – rise lei, stringendogli le braccia al collo – Ma non sapevo ancora quanto tu odiassi l’acqua.
-          Non farmici pensare, se la sopporto adesso è solo perché qualcuno di mia conoscenza, di straordinaria bellezza, mi tiene distratto…

Shepard sorrise, guardandolo dolcemente.

-          Sei stato fantastico là fuori – sussurrò poi al suo orecchio, mentre una mano accarezzava la sua schiena.
-          E tu sei stata degna del nome che porti.
-          Shepard? – domandò perplessa.
-          Siha – disse, baciandole il dorso di una mano.

Lei si strinse a lui maggiormente, assaporando la perfezione di quell’attimo.

-          Non posso credere che ce l’abbiamo fatta davvero, Thane. Hai visto anche tu quello che ho visto io? L’esplosione, l’equipaggio sano e salvo, tu con me adesso… non sto sognando tutto? – lei non smetteva di sorridere, mentre cercava nei suoi occhi il bagliore cremisi in cui si era persa poche ore prima.

Thane sorrise e la baciò teneramente sulle labbra, mentre con una mano accarezzava i suoi capelli bagnati.

-          Tutto questo è reale, Siha. E io non ho mai avuto dubbi sul fatto che ci saresti riuscita.
-          Senza di te non sarebbe stata la stessa cosa.
-          E’ probabile, ma ce l’avresti fatta comunque. Su questo non ho dubbi – disse lui, stringendola forte in un abbraccio – Sai che resterei così per sempre, ma se potessimo almeno chiudere l’acqua…

Shepard rise ed obbedì, afferrando due asciugamani. Ne porse uno a Thane e l’altro se lo avvolse intorno al torace.

-          Devi riposare – suggerì Thane – Ci vorranno ore prima che la Normandy arrivi alla Cittadella.
-          Non vorrai mica andartene? – domandò lei, volgendosi a guardarlo con un sorriso provocatorio.
-          Vuoi scherzare? – rispose lui, ricambiando il sorriso.

Si rivestirono e s’infilarono subito dentro le coperte, spegnendo tutte le luci. Shepard si raggomitolò al suo fianco e lui cinse le sue spalle con un braccio.

-          Cosa farai adesso? – domandò lei, sfiorando con la punta delle dita il suo torace.
-          Devo passare a trovare Kolyat, poi sarò a tua disposizione – rispose lui, accarezzando i suoi capelli ancora umidi – E tu?
-          Non ho intenzione di dirigermi subito verso la Terra. Hackett mi ha detto che ho tempo e francamente credo che ci meritiamo una vacanza.
-          Dove vorresti andare?
-          Ho già pensato a tutto, devo solo fare un paio di telefonate. Verrai con me?
-          Certamente, Siha – Thane si chinò leggermente a baciarle la fronte - Non vuoi darmi neanche un indizio su quello che hai in mente?
-          Bekenstein. E’ li che ci vedremo fra quattro giorni, se sei d’accordo… - sorrise lei, cercando il suo sguardo nella penombra.
-          Ricordati solo di darmi l’indirizzo – ammiccò Thane; poi le diede la buonanotte e si addormentarono.

 

“Only tell me that you still want me here
When you wander off out there
To those hills of dust and hard winds that blow
In that dry white ocean alone
Lost out in the desert
You are lost out in the desert
But to stand with you in a ring of fire
I'll forget the days gone by
I'll protect your body and guard your soul
From mirages in your sight
Lost out in the desert”

 
11 Maggio 2185
“Desert Rose” – Telmum, Bekenstein

 
Shepard scese dal taxi nella sua solita tenuta informale, eccezion fatta per l’aggiunta di un paio di occhiali da sole. Una volta messo piede in quell’assolata cittadina turistica, si rese conto che il caldo era insopportabile. Appoggiò la valigia per terra e si disfece immediatamente della sua felpa N7. Gli stivali neri che indossava erano diventati una sorta di forno per i suoi piedi. Fortunatamente tra poco avrebbe potuto mettersi comoda. All’ingresso del maestoso residence, ubicato in una delle più suggestive aree desertiche del pianeta, trovò una receptionist dai lineamenti asiatici che le diede il benvenuto e il codice che avrebbe aperto la sua stanza, la suite più costosa ed elegante dell’intero complesso, situata sull’attico dell’edificio, con sauna e piscina privata. Shepard era stata indecisa fino all’ultimo se concedersi o meno tale capriccio, ma quando il suo sguardo si posò sulla scritta “41°” del grande tabellone all’ingresso, capì che avere un po’ d’acqua a disposizione in cui poter nuotare liberamente era la cosa di cui avrebbe avuto più bisogno. Prese l’ascensore e raggiunse la camera. Quando aprì la porta restò sbalordita, era passato troppo tempo dall’ultima volta che si era trovata in un ambiente così spazioso e confortevole.

L’arredamento della stanza era sui toni del bianco e dell’azzurro, con qualche cenno di arancio. Un letto spazioso, a prima vista più ampio di un due piazze, dominava la sala centrale ed era abbellito da una sorta di baldacchino rivestito da sottili strati di tessuto bianco trasparente. Oltre il letto, una grande porta a vetri collegava la stanza col terrazzo privato. Shepard vi si affacciò, restando per un attimo accecata dalla luce del sole e dal bagliore della piscina dalla forma sinuosa che si trovava al centro. Il bagno era immenso, dotato di un’ampia vasca idromassaggio, di una spaziosissima cabina doccia e una sauna. Gli olo-dispositivi si trovavano più o meno ad ogni angolo della suite, bastava collegarli al proprio factotum per metterli in funzione.

Dopo aver dato un’occhiata sommaria in giro, Shepard si spogliò velocemente e iniziò a mettere in ordine le sue cose nell’armadio. Indossò un paio di comodi shorts e una canotta, poi si lanciò sul letto morbidissimo con l’entusiasmo di una bambina, lasciandosi rapire dai profumi che aleggiavano nell’aria. Riuscì a sentire un odore simile a quello del mare, un accenno di spezie orientali e un aroma fruttato in sottofondo che contribuiva a rendere magica un’ atmosfera già di per sé surreale. A parte il terribile caldo secco e afoso, non avrebbe potuto chiedere di meglio. Sorrise compiaciuta per aver fatto un’ottima scelta e diede un’occhiata al factotum. Secondo l’ultimo messaggio di Thane, lui l’avrebbe raggiunta in prima serata. “Perfetto”, pensò. Avrebbe avuto tutto il tempo di rendersi presentabile facendo un giro al centro estetico del residence.

Si aspettò di trovare decine di estetiste Asari pronte a soddisfare ogni sua richiesta, invece, non appena varcò la soglia, vide un gran numero di Umane di tutte le razze, nei loro immacolati camici bianchi abbelliti solo dallo stemma di una rosa azzurra, sorridenti. Questo le fece ricordare che si trovava su un pianeta di colonizzazione umana, dove di sicuro un Drell non sarebbe passato inosservato. Il pensiero la fece sorridere per l’imbarazzo, ma le importava ben poco di questo. Tutto quello che voleva era lasciarsi per un momento alle spalle la guerra e prendersi ciò che le spettava di diritto: alcuni giorni di sano relax in compagnia della persona che amava. Se lo meritava, dopotutto, e se lo meritava anche lui.

La mattinata passò velocemente. Shepard, seppur con un certo disagio, si concesse quasi tutti i trattamenti che la beauty farm concedeva, ritrovandosi ad essere, per ora di pranzo, quasi un’altra persona. Aveva notato gli sguardi interrogatori delle estetiste alla vista delle sue numerose cicatrici, ma era contenta che nessuna di loro avesse fatto commenti. Non poté fare a meno di pensare a Kelly; le sarebbe piaciuto averla accanto adesso che non c’era più una guerra a gravare sulle loro spalle. L’avrebbe fatta sorridere, si sarebbe divertita consigliandole i trattamenti più all’avanguardia, avrebbe condiviso con lei un drink e poi si sarebbe lanciata alla caccia di qualche bel gentiluomo in vacanza.

Avvolta in un accappatoio di lino bianco, si sedette al tavolinetto del terrazzo e prese a consumare il suo pranzo: una leggera e rinfrescante insalata dal sapore esotico. Di tanto in tanto sorseggiava un cocktail analcolico fruttato, pregustando i momenti perfetti che avrebbe vissuto da lì a poche ore in compagnia di Thane. Giurò a se stessa che non avrebbe lasciato quella camera neppure se l’Araldo in persona avesse fatto irruzione nel residence. Poi, incapace di resistere alla tentazione di sdraiarsi su quel comodissimo letto, si concesse un riposino, mentre l’aria condizionata la aiutava a non sciogliersi come burro al sole.

Quando si risvegliò, era già pomeriggio inoltrato. Stando ai suoi calcoli, tra massimo un’ora Thane sarebbe arrivato da lei. Si stiracchiò e provò a contattarlo sul factotum, ma per qualche motivo era irraggiungibile. Comunque non c’era da preoccuparsi, succedeva spesso durante i viaggi nello spazio. Si alzò dal letto e iniziò ad accendere tutte le candele sparse in giro per la stanza. Erano profumate e i riverberi delle loro fiamme creavano suggestivi giochi di luce sulle tende bianche che ondeggiavano in risposta alla brezza calda che entrava da fuori. Mise su un po’ di vecchia, buona musica terrestre e uscì sul terrazzo. Le dune di sabbia si estendevano a perdita d’occhio, alternandosi a vere e proprie piccole oasi adornate da palme alte e rigogliose. Dall’altro lato, invece, si estendeva la città vera e propria, troppo lontana per interferire con i rumori del traffico e lo smog. Appoggiandosi alla balconata, non poté fare a meno di rivivere mentalmente i momenti passati con lui. In certi momenti invidiava terribilmente la memoria perfetta dei Drell, avrebbe potuto richiamare a piacere ricordi che l’avrebbero fatta avvampare all’istante, momenti che non aveva intenzione di dimenticare e che cercava di tenere ben impressi nella sua mente. Non vedeva l’ora di rivedere Thane, di poterlo riabbracciare senza un’armatura a farle da scudo, di fare l’amore con lui fino ad esaurire completamente le energie.
 
Le tende candide si alzarono improvvisamente per una folata di vento più forte delle altre, quando Shepard si rese conto che Thane era già in ritardo di un’ora. Aveva provato a contattarlo di continuo nell’ultima mezz’ora, ma senza risposta. Si morse un labbro, ribadendo a se stessa che non era il caso di preoccuparsi. I ritardi erano all’ordine del giorno, avrebbe solo dovuto aspettare un altro po’. Decise di guardare la televisione e collegò il suo factotum ad uno degli olo-dispositivi della camera, facendo zapping distrattamente. La sua mente nel frattempo, continuava a fantasticare. Il solo pensiero che Thane, da un momento all’altro, avrebbe fatto ingresso dalla porta e lei avrebbe potuto finalmente lanciarsi fra le sue braccia e ricoprirlo di baci, la faceva sorridere e fremere d’impazienza. Quanto tempo era passato dall’ultima volta che aveva lasciato che solo i sentimenti positivi entrassero nel suo cuore? Shepard non si sentiva felice, era semplicemente al settimo cielo. Sì, c’era sempre una nube nera ad incombere sulle loro teste, ma la vedeva così lontana da non sfiorarla minimamente.

Le candele erano arrivate a metà della loro vita mentre il sole lentamente tramontava eclissandosi dietro le dune. Shepard uscì nuovamente sul terrazzo a prendere una boccata d’aria. Provò una fitta di tristezza ad osservare quel magnifico tramonto da sola. Si ricordò del suo appuntamento con Thane sulla Cittadella e del bacio che si erano scambiati mentre il finto sole della stazione orbitante lasciava il posto all’altrettanto finta notte. Adesso avrebbe avuto l’occasione di replicare quel momento sotto un cielo vero, ma mancava l’oggetto principale di tutti i suoi desideri. Tre ore di ritardo iniziavano ad essere sfiancanti e lei si augurò che, una volta arrivato, si facesse perdonare nel migliore dei modi.
 

"All that I have
All that I hold
All that is wrong
All that I feel for or trust in or love
All that is gone
But the last day of summer
Never felt so cold
The last day of summer
Never felt so old"

 
Si trascinò malinconicamente in camera, stendendosi sul letto. L’unico rumore che sentiva era quello di una melodia lontana, indefinibile, che risuonava da qualche parte nel residence. Preferì restare in silenzio e aspettare il minimo accenno di vita provenire dal factotum. Ogni tanto ritentava una chiamata, ma senza successo. Passarono lunghissimi i minuti senza che lei muovesse un dito. Gli occhi erano fissi al soffitto e di tanto in tanto si volgevano a guardare la porta della stanza, sperando in un rumore qualunque che facesse presagire l’arrivo di Thane. Quando le candele si consumarono del tutto, la suite piombò nel buio più totale. Erano passate cinque ore. L’ansia aveva ormai preso il sopravvento. Starsene lì, con le mani in mano, non era da lei. Mentre il suo stomaco brontolava, decise di chiamare qualcuno che non sentiva da tempo, qualcuno che forse avrebbe potuto esserle d’aiuto.

-          Shepard – la voce di Liara arrivò chiara e squillante dall’altro capo.
-          Ciao Liara, come stai?
-          Hai trovato un po’ di tempo per chiamarmi, eh? – rispose l’Asari in tono scherzoso – Sto bene. Tu, piuttosto?
-          Tutto bene - rispose Shepard, incerta.
-          Allora, raccontami tutto – esordì lei - Ho sentito che sei in vacanza!
-          Sono arrivata oggi, sì. Bekenstein è davvero bello come dicono.
-          C’è anche Thane lì con te?
-          No, non è ancora arrivato – rispose, dopo una lunga pausa.
-          Shepard, sicura di star bene? – domandò Liara, captando una strana sfumatura nella voce dell’Umana.
-          In realtà sono preoccupata, Liara. Thane doveva essere qui almeno cinque ore fa, ma non riesco a contattarlo – confessò, torcendosi nervosamente le dita delle mani.
-          Vuoi che provi a indagare sul suo mezzo di trasporto?
-          N-sì, per favore.
-          Sai con che compagnia viaggiava?
-          No, so solo che doveva partire dalla Cittadella.
-          Bene. Aspetta un attimo.

Shepard sentì Liara trafficare, mentre la voce robotica di Glifo, in sottofondo, non lasciava presagire niente di buono.

-          Shepard – Liara, dall’altro capo, non sapeva come dirglielo.
-          Cosa?
-          Non risulta nessun Drell in partenza dalla Cittadella verso Bekenstein. Che abbia sbagliato dstinazione?
-          Liara, Thane non è un idiota! Ti prego, controlla qualunque cosa tu possa… controllare.

Liara si assentò ancora per un paio di minuti, poi tornò a parlare.

-          Gli unici due Drell che hanno lasciato oggi la Cittadella erano due uomini d’affari, in compagnia di due Hanar. Non risulta nient’altro.
-          C’è la possibilità che tu ti sia sbagliata?
-          Shepard, io sono l’Ombra!
-          Ok, hai ragione – Shepard sospirò, grattandosi la nuca con una mano – Maledizione, Liara… Cosa può voler dire?
-          Forse è rimasto con Kolyat? Hai modo di contattarlo?

“Ma certo! Kolyat!”, pensò Shepard, maledicendosi per la sua sbadataggine. Ringraziò Liara e la salutò velocemente, affrettandosi a cercare il numero di Kolyat sulla sua rubrica. L’aveva chiesto a Thane qualche tempo prima, ripromettendosi che al più presto l’avrebbe chiamato per fare due chiacchiere e per scusarsi di averlo colpito, ma non l’aveva mai fatto. Un po’ per vergogna, un po’ perché fino a quel momento, aveva avuto ben altro a cui pensare.

Dopo alcuni secondi, Kolyat rispose e Shepard tirò un sospiro di sollievo nel sentire che almeno lui, fosse raggiungibile.

-          Kolyat, ciao. Sono Shepard, marine dell’Alleanza… forse ti ricordi di me, sono quella che…
-          Mi ricordo di te – rispose il Drell, con un tono di voce a metà tra lo scocciato e il sorpreso – A cosa devo questa chiamata?
-          Io… vedi, sto cercando di contattare tuo padre da stamattina, ma non è raggiungibile. Dovevamo incontrarci per… per discutere di affari, ma non è mai arrivato – rispose lei, imbarazzata.
-          E cosa c’entro io?
-          Vorrei sapere se tu hai sue notizie. So che doveva passare a trovarti.
-          Non lo vedo da due giorni, da quando ci siamo salutati. Mi ha detto che avrebbe raggiunto un altro pianeta, dopodiché non l’ho più sentito.
-          Capisco. Senti, se per caso riesci a contattarlo mi richiameresti?
-          Uhm, si… immagino di poterlo fare.

Shepard ebbe giusto il tempo di ringraziarlo prima che Kolyat chiudesse in tronco la comunicazione. Ma il rapporto tra lei e il figlio di Thane, adesso, era la cosa che la preoccupava in assoluto di meno.
Quando, per ora di cena, bussarono alla sua porta, lei schizzò fuori dal letto alla velocità della luce, pregando con tutta se stessa che fosse Thane. Invece era solo una cameriera che voleva offrirle il servizio in camera. Shepard si sforzò di cacciarla in modo quanto più possiible gentile e ritornò nel suo letto, desiderando di sparire per sempre.

C’era un caldo terribile, ma lei non aveva mai sentito così freddo.
Passò la notte in bianco, sprofondando in un baratro che neanche lei credeva possibile. L’ansia aveva lasciato il posto a un terribile magone. La felicità che l’aveva investita in pieno fino a qualche ora prima, adesso era diventata un insostenibile tristezza. La certezza di stare per vivere dei momenti indimenticabili si era trasformata in preoccupazione e tormento. A distanza di alcune ore si era ribaltato tutto. Quella che si era prospettata come una magnifica vacanza, adesso era divenuta una lenta e insopportabile agonia. Shepard non smise di chiedersi nemmeno per un attimo il motivo di quella sparizione improvvisa. Arrivò persino a domandarsi se lui non si fosse mai presentato perché aveva intenzione di troncare la loro relazione. “No, non lo farebbe mai” mormorò tra sé e sé, mentre ricacciava indietro le lacrime e guardava il suo factotum segnare le tre di notte. Mille pensieri le attraversarono la mente, milioni di scenari le si pararono davanti agli occhi, dai più ai meno tragici. L’unica cosa che sperava con tutta se stessa era che non gli fosse capitato niente di terribile. L’avrebbe perdonato, qualunque fosse stato il motivo della sua assenza, ma non se gli fosse capitato qualcosa. Quello non l’avrebbe mai accettato.

 Il giorno dopo, Shepard lasciò il residence così com’era venuta e prese il primo volo per la Terra, diretta verso il tribunale militare dell’Alleanza. 




Eccomi. Boh, ho penato troppo per questo capitolo, mi sono sentita un mostro, una brutta e cattiva sadica che gode nel veder soffrire quella povera Andromeda. Ogni volta che lo rileggo mi mette un ansia e un magone impressionanti XD Spero che l'esperimento playlist sia riuscito, in caso contrario... abbiate pietà di me D: Non so che diamine di effetto può farvi un capitolo del genere ma sono curiosa di saperlo, io sono insicura al massimo. ARGH. Vi lascio, prima di ammorbarvi ulteriormente. *abbracci*
   
 
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