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Autore: _Eriky_    19/02/2013    1 recensioni
Sequel di "Love.. It's a Dream", sconsigliato a chi non ha letto la storia precedentemente indicata.
A causa di un tentato attacco a Bella, Edward decide di andarsene e di provare a lasciarle vivere la sua vita, abbandonandola. Ma se la nostra Isabella non cadesse in depressione come in "New Moon"? Se provasse a rialzarsi, a non lasciarsi abbattere da quel "coso" che gli ha salvato la vita per poi distruggergliela? Riuscirà veramente a dimenticarlo?Inoltre come si comporterà se, oltre a incubi passati, si ritrovasse ad affrontare anche quel dolore vicino al cuore, che forse, non è solo amore?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dream, Love and Life.'
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CAPITOLO 20- Il suo meraviglioso sguardo.
 
Pov Edward

Aveva deciso. Sarebbe divenuta una vampira per mano mia. Tutto dipendeva da me. Avevo paura, molta. Se avessi sbagliato, avrei ucciso entrambi in una sola volta.
Tutto era andato così velocemente, anche per me.. eravamo passati dalla sua malattia ad esprimere i nostri sentimenti. Non sapevo in che stato d'animo mi trovassi. Ero triste a causa della malattia che affliggeva la mia povera Bella, ero entusiasta che avesse detto di amarmi, ero felice ma contemporaneamente terrorizzato all'idea di farla diventare come me, per l'eternità.
 
Non avevamo molto tempo per mettere in atto quello, che secondo lei, era un fantastico piano. Vero, le avrei salvato la vita, ma chi avrebbe salvato la mia se non ci fosse più stata per me? Malgrado le sue rassicurazioni io non riuscivo a scacciare i miei infiniti dubbi sull'avvenire. L'unica cosa che dovevo fare era far trascorrere il tempo che bastava, per far si che le conseguenze delle mie azioni prendessero forma e mi schiacciassero, o mi dessero la libertà. All'ignoto la scelta.
La parte più dolorosa per lei non sarebbe stata quella in cui il veleno le avrebbe fatto contorcere il corpo dagli spasimi, ma quando avrebbe salutato per l'ultima volta suo padre. Il resto della famiglia sarebbe arrivata più in là, ma comunque troppo tardi per trovare Bella ancora in condizioni accettabili. Ogni giorno Charlie veniva ad accertarsi delle sue condizioni. La lasciava sola solo qualche notte, quando lei lo costringeva a rincasare. In una di quelle poche volte sarebbe dovuta essere inscenata la crisi respiratoria che l'avrebbe portata alla morte, o almeno così si sarebbe creduto.
Ce lo avrebbe detto quando il giorno sarebbe arrivato, quando avrebbe pensato di lasciare suo padre con un ultimo ricordo di se, per sempre. Ero certo che lo avrebbe affermato con lacrime copiose, ma la sera che mi fece chiamare sembrava quasi serena. Gli occhi rossi tradivano la sua tranquillità, eppure il suo sguardo era determinato, inflessibile.
<< Allora andiamo? >> le chiesi un po' timoroso per il destino a cui stava andando incontro. Intravidi nell'oscurità le sue spalle alzarsi leggermente, mentre prendeva un sospiro profondo. Sembrò voler parlare, ma poi si limitò ad annuire solamente. La feci distendere bene sul letto e chiamai Carlisle. Arrivò poco dopo, comparendo improvvisamente. Anche lui tacque, come i suoi pensieri. Fece un cenno del capo in direzione del banco delle infermiere che si trovava a pochi metri da lì.
<< Edward >> sussurrò Bella tanto flebilmente che feci fatica a percepirlo. << Edward.. Secondo te ho salutato bene mio padre? >> mi chiese tenendo lo sguardo puntato verso il vuoto.
<< Non so cosa gli abbia detto, ma sicuramente è stato perfetto. >> provai a confortarla.
<< Gli ho detto che gli volevo bene e.. e che ci saremo visti domani. >> singhiozzò.
<< Hai fatto bene >> dissi mentre l'abbracciavo. Malgrado stesse male per suo padre, si percepiva la sua volontà ad andare avanti.
<< Ho sistemato tutto. Ti porterò a fare una visita di controllo e lì fingeremo il malore. Entro questa sera sarai a casa nostra. >> mio padre non specificò cosa sarebbe accaduto poi, tutti ne erano a conoscenza.
Spense i macchinari attaccati a Bella, prese la barella e la portò fuori dalla stanza. Lei mi sorrise tranquilla, ignara del dolore che avrebbe provato quella notte stessa. Diedi un'ultima occhiata alla stanza, memorizzando la posizione dei suoi effetti personali che sarei dovuto venire a recuperare in seguito.
 
Non seppi che sostanza le iniettò Carlisle nel sangue per farle diminuire le funzioni vitali, non lo volli mai sapere. Fatto sta che riuscì a ingannare gli infermieri che lo bloccarono nel percorso verso l'obitorio. Riempì di bugie tutti quanti, dando la colpa al tumore della morte. Si prese la responsabilità di chiamare la famiglia di persona, così ottenendo il tempo di trovare prove a sufficienza per inscenare l'inganno. Le fece firmare un foglio in cui lei rinnegava ogni cura che le avrebbe ritardato la morte, togliendosi così ogni responsabilità e scagionandosi dalle accuse che si sarebbero potute creare.
All'ora prestabilita mi feci trovare nei pressi del sotterraneo dove la mia Bella era stata portata. Il medico stava lavorando duramente e non si accorse nemmeno della scomparsa di un corpo. Dai suoi pensieri intuii il disgusto nei confronti di quel mestiere, poco onorevole secondo i suoi parametri, ma che gli permetteva di mantenere in buone condizioni il bilancio famigliare.
 
La presi da quel lettino sempre più freddo, raffreddato dal clima polare che si trovava in quella stanza. Feci sparire furtivamente la sua cartella medica e me ne andai dall'uscita di emergenza, come ero entrato. Tenendola tra le mie braccia, subito dopo averla coperta per tenerla al caldo, mi avviai veloce verso la mia proprietà. Non udivo neanche uno dei soliti fruscii tipici della foresta, forse perché troppo preso ad ascoltare il suo flebile battito che tra non poco sarebbe scomparso per sempre.
Non ci misi tanto a raggiungere casa. Tutte le luci erano accese, ma non una presenza: tutti se ne erano andati per la sua sicurezza. Si era convenuto che per evitare spiacevoli eventi a seguito della caduta del suo sangue, nessuno sarebbe rimasto in casa. Cosa non del tutto positiva se fossi stato io a perdere il controllo. Aprii la porta spingendola con una gamba, senza far picchiare la mia piccola da nessuna parte. La portai di sopra, in camera mia, dove un piccolo letto a baldacchino era stato preparato per lei.  Mugolò qualcosa di incomprensibile mentre l'adagiavo dolcemente sopra il materasso, segno che si stava riprendendo. Dovetti lasciarla sola per permettermi di calmarmi un attimo e per attendere il via libera.
Sul tavolo della cucina un bigliettino rosso fuoco, decorato con rose d'oro, era stato firmato da tutta la famiglia. Lo aprii incuriosito e vi trovai scritto un semplice "ce la farai". Anche se poco, quella frase mi sollevò molto.
Il suono del mio telefonino mi fece scattare come una molla. Non mi servì leggere il display per capire di chi si trattasse.
<< Allora? Avete deciso? >> domandai sicuro.
Dall'altro capo del telefono ci fu un lungo sospiro.<< I capi tribù non ne erano molto convinti.. ma Billy ci tiene molto a lei, come a una figlia.. quindi, presa conoscenza del fatto che Bells morirebbe ugualmente, il consiglio ti concede di trasformarla per salvarle la vita. Ti fanno presente che anche lei dovrà rispettare le regole stabilite dal nostro trattato. >> sputò fuori Jacob. Sembrava felice, ma irreparabilmente sconfitto.
<< Grazie Jacob >> gli risposi cordiale.
La conversazione parve finita, ma prima che la linea cadesse lui aggiunse << Grazie Edward.. Non più umana, ma almeno la salverai. >> percepivo quando gli fosse costato dire il mio nome, ma anche di quanto amore provasse per lei. Fui geloso del mio piccolo tesoro, ma scansai subito il pensiero: c'era qualcosa che mi attendeva.
 
Salii le scale, conscio di non avere più motivi per rimandare. La paura di sbagliare mi assaliva e sinceramente non sapevo come comportarmi.
Spalancai la porta e la trovai seduta, appoggiata alla testiera del letto con le spalle.
<< Ce l'abbiamo fatta >> disse lei contenta.
<< Si.. >> le risposi io non molto felice. Camminai lentamente, troppo, perfino per un umano. Mi sembrava che quello che stesse andando verso un doloroso percorso fossi io, non lei. Mi sedetti sul bordo del letto. Bella si fece più vicino.
<< Puoi farcela >> mi sussurrò all'orecchio.
<< Come fai a dirlo? >> mi girai verso di lei, sfiorando le sue labbra con le mie: non mi ero accorto che fossimo così vicini.
<< Semplicemente perché mi fido di te. >> detto questo si sdraiò e girò la testa dall'altra parte, esponendo il suo esile collo alla mia vista.
<< Prima Carlisle mi ha consigliato di darti queste >> la informai tirando fuori dalla tasca una pastiglia e mezzo di morfina. Nessuno l'aveva mai provata, eppure eravamo convinti che l'avrebbe fatta soffrire di meno.
Le prese in mano e le ingoiò di getto, senza aiutarsi con un bicchiere d'acqua. Si sdraiò nella posizione di prima.
 
Mi inchinai su di lei, subito verso la sua giugulare. Mi bloccai. Cambiai direzione e mi fiondai sulle sue labbra calde, ancora per poco. Lei ricambiò con vivacità, finché le pastiglie cominciarono a fare effetto e le sue energie diminuirono. Mi guardò appena ci staccammo, con i suoi occhi marroni da cerbiatta che mi avevano fatto innamorare, quelli che mi diedero la forza decisiva per salvarle la vita. Mi meravigliai ancora di quel luccichio che notavo ogni volta che mi guardava e mi chinai sul suo collo.
Le zanne uscirono da sole, senza che dovessi sforzarle. Tremavo dalla paura di sbagliare. Aprii la bocca e le morsi il collo. I tessuti sembrarono burro, si lesionarono facilmente. Il sangue sgorgò veloce dalla ferita, come il veleno risalì la mia gola. Non riuscii a controllarmi per qualche secondo, troppo preso dall'affascinante sapore che il suo sangue mi donava. Si sentiva il retrogusto metallico del medicinale rovinare quel mix perfetto.
La sentii sobbalzare. Mi ripresi all'improvviso dal limbo creatisi intono a me e a quel succo divino. Alzai la testa e la vidi stringere i denti, le palpebre, in un urlo muto. Sentendomi non più su di se, aprii leggermente gli occhi e alla mia vista, tra quel mare di sofferenze, sorrise. Con quel gesto, mi diede la forza di abbassarmi, leccarle la ferita in modo da rimarginarla, e stare lì a darle la forza di cui avrebbe avuto bisogno in quei giorni.
 Non aprii più i suoi occhi, il marrone di quelle meravigliose iridi era perso per sempre.
 

*Angolino della pazza che scrive*

 Buon pomeriggio a tutte!
Sono particolarmente contenta di essere riuscita a pubblicare, malgrado l'influenza mi perseguiti.
Sarò breve. La trasformazione di Bella è iniziata, Edward si è convinto. La tribù ha acconsentito. Che ne pensate? Troppo banale? Fatemi sapere!
Spero di riuscire a pubblicare quello che sarà l'epilogo entro questa settimana, anche se il computer lo devo trattare come la peste in questi giorni.
Ringrazio chi legge questa storia e soprattutto chi recensisce: affronterò il mal di testa per voi!
Baci
Eriky
  
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