Anime & Manga > Soul Eater
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Autore: Cheshire_Blue_Cat    19/02/2013    2 recensioni
La mia prima storia di Soul Eater *felice*
Non vorrei anticipare nulla anche perché non so neppure io cosa sarò capace di scrivere O.O
Aggiungerò un nuovo personaggio, una ragazza dal passato rubato e che è stata dormiente per più di ottocento anni, la sorella di Ashura, il Kishin.
La storia è ambientata dopo la prima serie ed è basata sull'anime ^.^
... a Soul bastò solo un’occhiata per capire che quello non era per niente un comportamento da Maka oltre ad aver captato quella piccola distorsione nell’onda della sua anima.
- Maka? Non eri tu quella che correva dicendo che siamo in ritardo? - chiese prendendola per una spalla e dandole un piccolo scossone.
Lei si girò fissando un punto lontano nel deserto che circondava Death City: - Un’anima… - mormorò...
Tratto dal primo capitolo.
//Dolore al cuoricino ma *sigh* ho deciso di farlo, cambiato modo di scrivere, cambiato città, cambiato casa, ... incompiuta... ma prima o poi finirà anche questa uwu//
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Justin Law, Kishin Ashura, Nuovo Personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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SPAZIO ME XD
Ehi ehi! Eccomi di ritorno! Il pc è tornato in vita e io sono di nuovo qui a rompere le scatole!!!! XD yheeee!
Scusate l’assenza u.u
… … …
OKAY! Lo ammetto! T.T soo una scansafatiche! Pubblico il capitolo solo adesso perché prima non ne avevo voglia! In realtà il pc era funzionante già da qualche settimana fa!!!

Ora lapidatemi… ehm…
 
SOUNDTRACKS: Adele-Skyfall, Nightwish-Nemo, Linkin Park-In the end
 
In compenso eccovi un disegno ispirato al capitolo… Hope you like it(si spera… -.-)

 
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Cadere nell’abisso
 

Non poteva credere a quelle parole, scosse la testa: - No! Non può farlo! - sbraitò con la voce tremolante afferrando sia Kaim sia Meru per un polso e tirandoseli dietro.
Shinigami però era inflessibile: - Mi dispiace, ma non potrai usare le tue armi per un po’. - le aveva detto così dopo che lei, con un aiuto da parte di Ashura, aveva spiegato la situazione  riguardo la Follia e i suoi artefatti.
Dopo quella decisione avrebbe voluto spazzarli via tutti: Ashura, Shinigami e le Death Schyte, che si erano precipitate alla Shibusen poco dopo la convocazione.
Con un solo Eco dell’Anima… ribadì stringendo i pugni per non scattare seduta stante. Forse l’unica cosa che le impedì di reagire furono proprio i due gemelli, Meru le appoggiò una mano sulla testa in una sofferta carezza: - È per te, non preoccuparti… - le si avvicinò anche Kaim: - Andrà tutto bene, poi tornerà tutto come prima. - aggiunse. Dalla loro voce si capiva che erano rimasti sconvolti nel sapere che era colpa loro se Shine stava male.
Lei aveva abbassato la testa arresa e si era lasciata sfuggire un solo singhiozzo: - Mi dispiace ragazzi… - Ashura e Shine parlarono assieme: - Tornerò a riprendervi. - aggiunse solo lei.
Shinigami aveva detto che li avrebbe tenuti in una cella nei sotterranei della scuola per un po’ e le aveva assolutamente vietato di vederli.
La caccia alla Follia era già cominciata e Shine non poté prenderne parte; già molti Maestri d’Armi erano partiti agli angoli del mondo insieme alle Death Schyte alla ricerca dell’ubicazione della Follia, persino Giriko.
Quindi Shine si ritrovò completamente sola, a parte per Justin, che era l’unico a tenerle compagnia e con cui poteva parlare… e che riusciva, almeno parzialmente, a salvarla dai suoi incubi e da se stessa.
Anche Ashura sembrava averla abbandonata, non le aveva più parlato, solo una notte aveva fatto notare la sua presenza, quando Justin era ancora in semicoscienza l’aveva lasciata solo con un freddo e triste “buonanotte” poi più niente; Se si sforzava adesso riusciva ad avvertire solo un lieve prurito sull’anima e allora sospirava di sollievo sapendo che suo fratello era ancora lì.
 
... Era immotivata, ma aveva paura di guardarsi allo specchio di notte, paura di quello che avrebbe visto nel riflesso. Questo da sempre, appena calava il buio lei si seppelliva sotto le coperte, possibilmente abbracciata al fratello.
Anche se, mentre si passava una vecchia spazzola tra i capelli, davanti ad uno specchio e nella penombra, non sembrava turbata.
Canticchiava una vecchia filastrocca che conosceva, schiudendo appena le labbra pettinandosi lentamente i capelli, sorrideva: - London Bridge is falling dawn, falling dawn, falling dawn. London Bridge is falling dawn my fear lady… - posò la spazzola e avvicinò il viso allo specchio, stirò ancora di più il sorriso.
La poca luce mancò di colpo, quando tornò il riflesso sullo specchio sorrideva ancora anche se lei si era allontanata.
Il riflesso ripeté il verso della canzoncina che aveva cantato lei e rise, gli occhi baluginarono di rosso e sulla fronte si spalancò il terzo occhio, la pupilla era stretta e roteava impazzita sul bianco della sclera. Mancò ancora la luce e nuovamente tornò.
Il riflesso ora rideva sguaiatamente, le braccia, entrambe con le armi, incrociate all’altezza del ventre, gli occhi erano celati da una benda dove vi erano raffigurati tre occhi e l’intero corpo era coperto di sangue nero.
Non aveva paura. Anche lei dall’altra parte dello specchio sorrise abbandonando la testa da un lato e scoprendosi la fronte con la mano improvvisamente sporca.
- Vieni da me… - la invitò il riflesso porgendole la mano da cui colava densamente il liquido scuro.
Lei si sporse verso lo specchio e ci appiccicò la faccia, si sentiva spingere la testa da dietro e non le fu permesso sottrarsi…
 
Si alzò dal letto con uno scatto con il cuore che rimbombava sotto lo sterno, mettendosi in posizione d’attacco nel bel mezzo della sua stanza buia, salvo la porzione di pavimento sotto la finestra senza tende.
A momenti rischiava di strozzarsi con il suo stesso respiro, sussultò, e si raggomitolò sul pavimento ghiacciato tenendosi la testa; stringeva i denti mentre tra i pensieri un diavoletto arrancava muovendosi come ubriaco mentre canticchiava quella dannata filastrocca.
Prima che il terzo occhi le cominciasse a pulsare si sentì una mano sopra la spalla e si voltò: - Justin… non dovresti alzarti, non ti sei ancora ripreso del tutto… - balbettò tirandosi su, sapendo benissimo che tirava fuori quella frase ogni volta che la sorprendeva in quella condizione anche se ormai non aveva più senso.
- Potrei dirti la stessa cosa. -
Shine sospirò.
- Fatichi ad addormentarti? - chiese lui.
Annuì e tornò sotto le coperte senza dire altro girandosi verso il bordo, dopo poco il respiro leggero di Justin tornò a farle da sottofondo. Si era quantomeno abituata a dormire con lui, nello stesso letto; dopo una settimana a litigare per stabilire quale fosse il confine invalicabile tra lo spazio di uno e lo spazio dell’altra. Più che altro faticava ad abituarsi all’incubo che la svegliava tutte le notti da quando aveva ingoiato l’anima di Ashura, era sempre lo stesso.
- Tu pensi troppo. -
Sobbalzò voltandosi di scatto e trovandosi il biondino a pochi centimetri di distanza, spalancò la bocca ma non urlò.
- Spaventata? -
- Pensavo stessi dormendo. - Shine lo guardò assassina poi fissò con insistenza la famosa “linea di confine” che Justin aveva deliberatamente oltrepassato.
Lui però non accennò a riguadagnare le distanze: - Un altro incubo? - chiese cauto.
La ragazza si rigirò indispettita tirandosi la coperta fin sopra l’orecchio: - No, è sempre lo stesso. - mugugnò lapidaria;
Rimase in attesa rigida come un pezzo di legno prima che Justin allungasse una mano sul suo fianco e se l’avvicinasse per stringerla in un abbraccio.
Come da copione Shine cercò di divincolarsi debolmente per poi cedere e permettergli quel contatto. Si era abituata anche a quello, soprattutto perché era l’unico rimedio contro il suo sonno agitato; si concesse un sospiro di sollievo e si accucciò contro il petto di Justin per cercare di dormire. Neanche si ricordava come fosse successo tutto quello… da quando si lasciava toccare tanto facilmente?
Al contrario di quanto pensasse Shine, Justin non si addormentava subito; avrebbe passato ore ad osservare il corpo addormentato affianco al suo. Era certamente bella, un angioletto addormentato su una nuvola, e a lui era permesso di sfiorarla: le sporadiche volte che si faceva coraggio e allungava le dita su una delle guance morbide o spostava le mani dai suoi fianchi.
Per il resto non osava neanche guardarla… di certo non avrebbe mai pensato che si sarebbe creata una situazione simile; il fatto che lui non avesse potuto prender parte alla missione che Shinigami aveva assegnato a tutte le Death Schyte per quella ferita al fianco contribuiva. Anche se ormai non gli era rimasta che un’ancora fastidiosa cicatrice.
Già… la Follia… ogni giorno gli sembrava di dimenticarsene, attorno a lui e Shine si era creata come una sorta di cappa di vetro in cui nessuno poteva entrare e che ormai avrebbe voluto rompere.
Sapeva benissimo quanto Shine fosse instabile in quel momento, a parer suo la cosa peggiore che poteva fare Shinigami era toglierle le armi, ma come contestare la sua decisione? Era più che ovvio che nessuno sapeva più cosa fare.
Stavano cercando la Follia, ma niente escludeva che, anche ora, non li stesse soltanto prendendo uno ad uno, a partire dal dubbio di tutti: cosa fare…
Dover stare bloccati a letto era abbastanza frustrante.
Sospirò, non avrebbe mai preso sonno se continuava a logorarsi con quell’infinità di pensieri; Shine mugugnò qualcosa nel sonno quando la strinse di più.
Chissà per quanto potremo continuare così…
… poco… relativamente poco…
 
- Uff… siamo arrivati? -
Maka strinse l’impugnatura della sua falce; decisamente, non lo sopportava più! Sarà stata la ventesima volta che lo sentiva dire la stessa frase. Aveva appena trovato qualcuno più irritante di Soul…
Aggiornò mentalmente la lista delle persone più rompiscatole che conoscesse: Giriko adesso campeggiava al primo posto.
Cercò di convincersi del fatto che non avesse importanza, avevano una missione ben più importante delle sue faccende personali: trovare la Follia.
Con chi svolgeva la missione era irrilevante.
L’unica cosa di cui poteva rallegrarsi era il fatto che suo padre fosse rimasto con Shinigami, altrimenti sarebbe stata doppiamente fottuta. In primo luogo Giriko stava minacciando di risvegliare i suoi istinti più violenti, se fosse stato presente anche suo padre insieme al Dr.Stein, che fortunatamente era solo e si stava fumando la sua sacrosanta sigaretta in pace, avrebbe potuto aprire un portale per l’inferno con una sola falciata e buttarceli dentro.
 - Maka, rilassati. Stein ha raccomandato tutti gli studenti di non lasciarsi andare ad emozioni forti, con la Follia a piede libero… -cercò di calmarla Soul.
Maka respirò a fondo resasi improvvisamente conto di star trattenendo il fiato: - Scusa, sono nervosa. Da quel che ho capito la Follia adesso… è una persona?
Non chiamarla “persona”… -Soul rabbrividì: - Non c’è niente di umano in quel che abbiamo davanti… -
Nelle vicinanze doveva esserci una cascata e anche parecchio alta visto che il fragore dell’acqua copriva quasi le loro voci.
Maka annuì, Shinigami aveva parlato chiaro, se vedevano qualcosa di strano dovevano immediatamente tornare indietro. In ogni caso si sentiva terribilmente nervosa, l’unica presenza “rassicurante” era Stein, il che era tutto dire dato gli effetti che aveva avuto su di lui la Follia l’ultima volta.
Kid e Black*Star erano finiti tutti e due in gruppi diversi; Kid con Crona; Black*Star con Kirikou; Lei invece era con Giriko… e stavano arrancando tra le varie foreste dell’America del Sud seguiti da Stein.
Ox forse era stato il più fortunato dato che faceva squadra con Kim.
Cosa aveva in mente Shinigami proprio non l’aveva capito…
Maka sospirò, si sarebbe dovuta accontentare.
Stein si tolse la sigaretta dalla bocca accelerando il passo e precedendoli: - Ragazzi vi conviene stare attenti, se non siamo certi di incontrare la Follia in persona non escludo la presenza di qualche uovo di Kishin nei paraggi. - li avvisò.
- Certo prof. - annuì Maka avanzando con più circospezione.
Giriko invece si bloccò sul posto incrociando le braccia: - Ehi, razza d’imbecille! Non trattarmi come quei tappi dei tuoi studenti… - ghignò e appoggiò con forza il palmo sulla testa di Maka, dai suoi trenta centimetri in più di altezza: - Ho detto di volervi appoggiare, non che avrei preso ordini. - sbuffò infastidito.
- Ehi! - si lamentò Maka agitando la falce nella sua direzione: - Non mi toccare! -
Giriko alzò le mani in segno di resa: - Sennò che fai nanetta? - ghignò abbassandosi appositamente alla sua altezza.
Maka stava per ribattere che Stein chiese loro silenzio con una voce che tradiva fretta. Soul tornò nella sua forma umana e si avvicinò silenzioso al professore dopo qualche minuto di assoluto silenzio: - Che succede? - sussurrò spostando le pupille da una parte all’altra del campo visivo.
Non gli fu permesso di dire altro che Maka cadde in ginocchio e iniziò a tremare, l’arma le si fece subito affianco scuotendola per la spalla: - Maka! Maka! Che hai?! - chiese spaventato.
Lei spinse via la sua mano con uno schiaffo: - Non ti avvicinare… - soffiò, lo guardò in modo strano alzandosi in piedi di scatto: - Vattene via! Io non sono come te! - urlò, non sembrava parlare con lui, non sembrava parlare con nessuno di loro. Ma era terrorizzata.
Soul strinse i pugni e prima che potesse avvicinarsi alla propria Maister, Stein lo bloccò, avvertì immediatamente un brivido passargli lungo la schiena, la mano di Stein sulla sua spalla tremava: - Sta avendo un’allucinazione. -
- Allora muoviamoci, dobbiamo portarla via di qui. - decretò la falce prendendo a forza la ragazza e trascinandola via seguito da Stein e Giriko.
La motosega, mentre si allontanava, provò l’impellente impulso di voltarsi indietro: oltre all’oscurità gettata sul terreno dalle fronde tra di esse scorse due bagliori rossastri, ma di certo non si fermò per vedere cosa fossero perché una morsa di terrore mai provato gli attanagliò le viscere spingendolo a correre più veloce.
Qualunque cosa fosse capì che anche Maka l’aveva vista.
 
… - Hai visto anche tu Kirikou? -
- Si, c’era qualcosa che si muoveva lì… -
- Fermi ragazzi, non sappiamo cos…! - cercò di avvisarli inutilmente Sid.

- Black*Star!!! - non fece in tempo a vedere altro che quello schizzo di sangue…
 
… - Crona… va tutto bene? -
Tremava: - S…si sto…to… be…bene… - il tempo di dirlo che gli occhi gli si rovesciarono e dalla bocca gli uscirono delle stille di sangue. Cadde a terra.
- Crona! - …
 
… Era strano che non avesse notato niente finché qualcosa non l’aveva colpita in pieno viso e l’aveva fatta cadere schiacciandole una gamba. Nulla era mai sfuggito ai suoi occhi.
Ox e Kim, senza di lei, si erano sentiti immediatamente persi…
 
Sempre lo stesso incubo… sempre lo stesso…
 
Quando arrivarono alla Shibusen vi trovarono già tutti gli altri, sembrava che si fossero ritrovati lì tutti quanti come da un tacito accordo.
Black*Star era ferito malamente ad un braccio e al petto e Kirikou si appoggiava a lui tenendosi solo su una gamba, l’altra sembrava rotta. Con loro era andato Sid che li seguiva poco più indietro seguito da Nygus; mentre Kid portava Crona, svenuto, sulle spalle. Ox e Kim invece erano occupati a sorreggere Azuza, la Death Schyte incaricata ad andare con loro: aveva le lenti degli occhiali scheggiate e non riusciva a tenersi in piedi per colpa di una gamba che continuava a cederle.
Quando arrivò lì, Maka aveva il fiatone, si avvicinò a Black*Star: - Che vi è successo? - chiese.
Lui si tirò la sciarpa sulla bocca: - Un uovo di Kishin, ci ha teso un agguato. - rispose piatto: - Ed è riuscito a rompere una gamba a Kirikou. -
Maka si voltò verso Kid, lui indicò Crona: - Gli ho chiesto se stava bene, mi ha risposto di si, ma poi ha cominciato a perdere sangue dalla bocca ed è caduto a terra. Non dà segni di vita da quando l’ho preso in spalla… - spiegò smuovendo appena il corpo inerte di Crona per farlo scendere e lasciarlo alle cure di Marie.
L’unico commento di Ox invece fu solo un piatto: - È stato troppo veloce… - sussurrò aggiustandosi gli occhiali: - Non abbiamo potuto vederlo. -
Maka aveva continuato ad annuire: - Io invece, credo di non saperlo… cosa è successo. -
- Vado a chiamare il Sommo Shinigami. - li avvisò Soul, aveva sentito abbastanza. Non’appena varcò la soglia della Shibusen cominciò a correre, dritto verso la Camera della Morte.
 
Shine stava affacciata alla finestra osservando stranita la scena: Possibile che siano già tornati? si chiese osservando poi Soul precipitarsi oltre il portone d’ingresso. Inclinò la testa, ora non era neanche il tramonto, solitamente le varie squadre tornavano minimo subito dopo che il sole era calato.
Tutto questo da ben due settimane… e non si era ancora trovata neanche una minima traccia di follia, da quel che sapeva.
- Cosa guardi? - chiese Justin a tradimento mollando sul letto il grosso tomo che si era messo a leggere.
Shine non rispose subito, appoggiò le dita sul vetro e si concesse di osservare solo qualche altro secondo: - Ce la fai a venire di sotto? Sta succedendo qualcosa… - mormorò.
Non aveva ancora finito la frase che lui era già balzato in piedi: - Smettila di trattarmi come se stessi ancora male. - mugugnò scocciato afferrando l’altra sua veste(ne aveva un intero arsenale u.u), dato che la prima era finita a pezzettini, e si catapultò nel bagno.
Shine si appoggiò alla porta e vi bussò due volte: - Sicuro di esserti ripreso? - chiese con apprensione.
- Ne ho le scatole piene di stare rintanato a letto. - rispose serafico.
Lei non trattenne un sorriso sentendo dall’altra parte della porta Justin che armeggiava con i pantaloni cercando di metterseli, impacciato dalla fretta. Dopotutto era da parecchio che quasi viveva in simbiosi con la maglietta e i pantaloni del pigiama.
Uscì dal bagno che ancora si stava abbottonando la sua veste da prete: - Avanti, muoviamoci. - disse già sulla porta.
Shine lo seguì giù per le scale mentre scendevano gli scalini due a due fino ad arrivare fuori, l’atmosfera non era delle migliori. Era agitata, vedeva raramente gli altri maestri d’armi, ma ora, pur vedendoli feriti, quel che le strinse il cuore fu il vederli ognuno con la propria arma.
Strinse i pugni sentendosi disorientata a non percepire il freddo del metallo, rabbrividì però incontrando la mano di Justin, si voltò arrossendo e ritraendosi; Nel gesto vide arrivare Shinigami alle loro spalle e allora cercò di scacciare tutti i pensieri che si era fatti strada nella sua testa per rivolgergli la sua completa attenzione.
 
- Si, ma allora tutti noi abbiamo visto la Follia? - domandò cauto il figlio di Shinigami.
- E in poche parole siamo al punto di partenza. - aggiunse Black*Star digrignando i denti.
La Folliaera ovunque e da nessuna parte, un punto preciso non c’era o forse si? La verità era che da qualunque posto in cui si trovasse li stava osservando, contemplando come lentamente impazzivano.
Shine, più cercava di trovare il filo logico di quel discorso più lo perdeva: Eppure dev’esserci una soluzione… ne era quasi totalmente certa: Un momento… - Maka è stata l’unica ad avere un’allucinazione. - tutti si voltarono verso di lei, Shine dovette deglutire a vuoto parecchie volte per continuare a parlare: - Credo che potrebbe essere una pista da dover seguire. Dov’eravate di preciso? - chiese rivolgendosi a Stein.
- In America del Sud, nel Venezuela, nei pressi di una cascata molto alta a giudicare dal rumore. -
Shinigami bloccò in anticipo il resto del ragionamento di Shine: - La tua è una buona idea, ma comunque la Follia è imprevedibile e potrebbe averci ingannato. - le fece notare.
- No. Io la Follia la sento, è parte di me. Non può ingannarmi. - affermò con sicurezza.
- Stai dicendo che vuoi andare personalmente a cercare la Follia? - interpretò il Dio.
- Ma… Shine! Da sola? - chiese Maka stupita.
Gli altri rimasero in silenzio salvo Black*Star e la sua breve considerazione: - Te ne do atto ragazza: hai coraggio; ma questo si chiama suicidio. -
- Ha ragione. - lo appoggiò Kid.
Shinigami annuì: - Sei disarmata e come saprai non posso restituirti le tue armi, peggiorerei la situazione. - le ricordò.
- Cosa ne puoi sapere. - sibilò lei tra i denti ma il Dio della Morte non sembrò farci caso, guardò brevemente Justin con la cada dell’occhio e lo afferrò per un braccio: - Justin sarà la mia arma. -
Il prete si irrigidì immediatamente e guardò Shine contrariato, ma lei non accennava a mollare la presa: - Si è completamente ripreso, non c’è pericolo. - disse colmando i dubbi dei presenti e, senza preavviso, sollevò a Justin veste e maglietta scoprendo il petto immacolato e il fianco solcato dalla cicatrice traslucida, ferita completamente rimarginata.
Justin, leggermente rosso in viso, si riabbassò con stizza i vestiti fulminando Shine con un’occhiataccia, stava per ribattere quella proposta di Shine, abbastanza azzardata.
- Tu sei d’accordo Justin? - gli chiese Shinigami inchiodandolo sul posto. Lui rispose con un gesto affermativo della testa quasi senza accorgersene.
- Molto bene, approvo questa tua proposta Shine. Partirete domattina e voglio che chi oggi non è rimasto ferito vi segua da vicino. - si voltò guardando con particolare attenzione gli interessati i quali annuirono.
- Bene. - decretò Shine assottigliando lo sguardo: - Non troppo vicino. - precisò.
La notte calò come un velo.
- Justin… perché hai accettato di venire con me? - chiese non riuscendo a prendere sonno.
Lui le dava le spalle, ma sapeva benissimo che non dormiva: troppo rigido: - Ho il compito di proteggerti. - rispose atono: - Anche se la tua decisione è stata abbastanza affrettata, non sai ancora se sarai in grado di maneggiarmi come arma. -
Shine non rispose. Sospirò, odiava quelle situazioni di tensione che andavano a crearsi quando parlavano, cosa inevitabile dato che dormivano nello stesso fottutissimo letto.
Decise su due piedi che adesso avrebbe dormito; rapidamente si alzò sui gomiti e inaspettatamente si chinò su Justin per dargli un leggerissimo bacio a fior di labbra, poi gli diede la schiena. Si sentiva gelare mentre la faccia le andava a fuoco.
Nessuno dei due si mosse nel lasso di tempo che impiegarono per addormentarsi e Justin non osò sfiorarla neanche con un dito, nemmeno accidentalmente.
Shine non dormì granché la notte, rimase seduta a gambe incrociate sul letto a riflettere mentre Justin affianco a lei dormiva agitato.
Vide sorgere l’alba e, mentre il sole ancora si levava, si svestì con lentezza, senza neanche curarsi che Justin avrebbe potuto svegliarsi e vederla: si mise addosso la maglietta larga che le aveva dato Maka e i pantaloncini di Blair infilandoci dentro la sua zucca.
Teneva le spalle al letto quindi non poté accorgersi di quell’occhio socchiuso che la osservava; Justin la stava guardando, osservava il suo profilo femminile bagnato a poco a poco dalla luce ancora pallida del sole indeciso se farle presente di essere sveglio o no.
Aspettò che Shine fosse completamente vestita prima di rigirarsi nel letto e tirarsi su: - Già sveglia? - chiese stropicciandosi gli occhi e facendo la voce assonnata.
- Scusa, ti ho svegliato. -
Justin sospirò alzandosi dal letto: - Ancora sicura di quello cosa stai per fare? - le chiese sperando che la risposta fosse negativa.
- Cosa stiamo per fare. - lo corresse lei.
- Capito. - si arrese il biondo infilandosi in bagno per vestirsi e uscendone pochi minuti dopo: - Però prima vorrei portarti a vedere le tue armi. - disse con noncuranza afferrando mp3 e auricolari dal comodino e mettendoseli.
Gli occhi di Shine brillarono: - Davvero? Anche se Shinigami me l’ha proibito? -
- Ti farà sentire più tranquilla? -
Lei annuì aprendosi in un sorriso: - Grazie. -
Justin allora le afferrò la mano e la condusse fino ai sotterranei della Shibusen, dove non era mai stata. Shine quasi trattenne il fiato per tutta la discesa, fin quando si fermarono davanti ad una porta in ferro chiusa. La ragazza sussultò mentre Justin aprì la porta che emise un lugubre e basso cigolio, ebbe quasi paura di guardare dentro la stanza, che sembrava più una cella.  Le si strinse il cuore a guardare le figure dormienti di Kaim e Meru, illuminati dal fioco bagliore che filtrava dalla finestra a sbarre; erano strasformati entrambi in animali, quindi quello che lei vedeva erano un ariete e un leone che dormivano raggomitolati l’uno contro l’altro; probabile che la causa della trasformazione fosse l’ansia che provava Shine senza le armi e quindi le loro anime avevano reagito.
Justin le posò una mano sulla spalla: - Dobbiamo andare. - le sussurrò all’orecchio, Shine annuì per niente presente a se stessa continuando a guardare i due gemelli e si lasciò guidare dalla mano di Justin stretta alla sua fino a varcare la porta d’ingresso. Lì si concesse una sorta di sospiro di sollievo.
Lanciò in aria la zucca della gatta Blair e vi salirono sopra. La sferzata di vento che la investì la costrinse a chiudere gli occhi e le rubò qualche lacrima: se per il vento o per la tristezza che le stringeva il cuore non sapeva dirlo.
Non badò al paesaggio che le scorreva sotto, teneva lo sguardo fisso sul sole nascente, un disco infuocato che lentamente andava ad incendiarle gli occhi meravigliosamente rossi conferendogli una sfumatura arancione.
 - Ho l’impressione che stia per succedere qualcosa di orribile. -
Shine si voltò verso Justin: - Anche tu la senti: la Follia. - rabbrividì.
Justin rimase qualche secondo incantato a guardare il riflesso aranciato degli occhi della ragazza, lanciò una breve occhiata di sotto verso la distesa di alberi: - Per favore, promettimi che ne uscirai viva. -  mormorò avvicinandosi.
Shine rabbrividì: - E tu lo stesso. - Justin… pensò mentre le loro labbra si congiungevano in un breve e casto bacio.
Scesero a terra tra la fitta vegetazione, in sottofondo si udiva il basso scrosciare d’acqua: - Dovremo esserci quasi. - constatò Justin con la voce più smorta del solito.
Shine annuì assente e lentamente s’incamminarono cercando di seguire quel rumore che pian piano si faceva sempre più forte finché non si ritrovarono in cima ad una colossale cascata, a giudicare dal rumore.
Shine si bloccò sul posto scossa da un brivido mentre Justin si sporgeva di poco dal bordo di quel baratro da dove l’acqua si tuffava, gli tese una mano provando un pauroso senso di vertigine da parte sua.
- Salto Angel, la cascata più alta del mondo. - la riconobbe subito lui.
Shine tirò un sospirò di sollievo vedendolo allontanarsi dal bordo del precipizio: - Dev’essere questo il posto anche se Maka e gli altri l’anno visto da giù da quel che ho capito. - si guardò intorno, oltre ad alberi e cespugli il posto sembrava esageratamente desolato: - Non c’è troppa calma? - chiese assottigliando lo sguardo.
Justin fece spallucce: - Senti niente? -
Scosse la testa: - Ma è meglio controllare un po’. -
Perlustrarono tutto il bordo del precipizio e vicinanze senza trovare nulla che potesse ricordare anche solo lontanamente la Follia.
- Forse abbiamo sbagliato posto. - ipotizzò sporgendosi un’altra volta, dalla parte destra della cascata: - Stai attento. - fece lei assalita di nuovo dalle vertigini.
Fu in quel momento che Shine avvertì una forte scossa all’anima e percepì Ashura: Shine! Andate via da qui, ora! le prese il panico, fu solo una frazione di secondo che vide un lampo nero appollaiarsi sul vuoto pochi metri dietro Justin.
Sembrava un demonietto nero descritto da impalpabili volute nere, lo stesso che aveva visto nei suoi sogni:- Ha ragione, dovresti stare attento. - disse con voce stridula.
Justin si voltò di scatto perdendo l’equilibrio e tendendo verso il vuoto, Shine lo afferrò per un pelo riportandolo coi piedi per terra; Justin cadde in ginocchio ansimando per lo spavento.
- Chi sei. - ringhiò Shine.
L’essere roteò piano le pupille come a dire “non lo so” poi sogghignò: - Tu chi pensi che sia? -
Shine lo guardò stranita, non riusciva a capire: Ashura, è questa la Follia?
- Pensi che io sia la Follia. - ghignò e chinò il capo prendendola in giro: - Ashura, da quanto tempo non ti vedevo con un corpo. -
Shine aprì e chiuse la bocca un paio di volte: Legge… nei miei… pensieri… no… altrimenti non avrebbe fatto a capire che davanti a lui si trovasse anche Ashura.
- Sei confusa… lo siete tutti e due… - sibilò scrutandoli con attenzione: - E hai paura… -
Shine fece un passo indietro, andando inconsciamente verso il baratro: Ashura… chiamò ancora non ottenendo risposta. Suo fratello si era chiuso a riccio di nuovo, completamente terrorizzato.
- Tuo fratello non ti aiuterà, sai, è un gran codardo… - le si avvicinò sfiorandola con una voluta nera: - … il Kishin più codardo che abbia mai visto. -
Shine sgranò gli occhi spaventatissima: - Cosa sei?! - ripeté ora terrorizzata.
- Tutto… niente… la tua mente e quella di chiunque… la paura… la vergogna… e il sangue nero… - elencò continuando a sorriderle in modo sinistro.
Shine boccheggiò: - Tu… -
Il demonietto ghignò: - Leggo… -
- La mia… -
- Anima… - e la indicò con una delle sita ossute e sottili: - Si, leggo la tua anima. -
Non capiva più niente, troppo soprafatta anche solo per reagire, con il respiro corto e il battito del cuore impazzito; Justin parò una mano davanti a lei facendo scattare la ghigliottina nel gesto di proteggerla.
- Che vuoi fare? - sghignazzò continuando ad avvicinarsi, per rigirarsi intorno al dito uno dei fili degli auricolari di Justin. Lui menò un rapido fendente nella sua direzione, tranciò la sostanza nera in due ma il demone continuava a ridere e poco dopo si ricompose tirando il dito togliendogli un auricolare: - Nessuno è immune alla Follia. - decretò.
Shine ringhiò e impugnò immediatamente Justin come arma fendendo il demone, lui rideva e sembrava trovare più divertente il fatto che lei si accanisse così tanto riducendolo ad un mucchio sparso di fumo nero.
Ansimò la ragazza stringendo con fatica la ghigliottina, sentiva lampi correrle per tutto il corpo a partire dalla punta delle dita e la pelle a contatto con l’arma fumava come se fosse ricoperta d’acido; la massa di fumo si agitò brevemente e poi tornò a comporre il demonietto: No… spirò: - Justin… la Follia… l’abbiamo davanti…- le tremarono le ginocchia nel pensarlo. Vide il riflesso traslucido di Justin comparire sulla lama: - Calmati, dobbiamo distruggerla. - gli tremava la voce, era nervoso, spaventato, … tutte emozioni che non gli aveva mai visto.
Il demone non cercò neanche di attaccarla vedendola così debole, le si avvicinò sedendosi affianco alla sua testa e chinandosi per parlarle all’orecchio mentre lei tremava.
Il demone però si scontrò contro il braccio di Justin tornato umano, però si riavvicinò girando attorno al prete e prendendo tra le mani impalpabili il viso tremante di Shine completamente bloccata: - Provi dei sentimenti per questo bel gioiello? - chiese prendendole il viso tra le mani. Anche Justin ora tremava.
- Peccato che lei sia già mia proprietà. - ghignò passandole la lingua nera e appuntita sulla guancia.
Justin a quel punto scattò attaccandolo con furia ignorando il fatto che non gli facesse alcun danno: - Non la toccare. - ringhiò.
Il demone si sfregò il mento stranamente confuso: - Oh… te ne sei innamorato, ma pensi che sia un Kishin… - gli si avvicinò sibilando all’orecchio: - Non puoi proteggerla da me, sono il legittimo proprietario della sua anima e posso farne ciò che voglio. - ghignò prendendo Shine alla sprovvista di spalle, sembrava in trance e non reagiva.
- Shine! - chiamò Justin correndole incontro mentre il demonietto la spingeva verso il baratro. Lei sembrò tornare improvvisamente presente a se stessa sentendosi chiamare: - Justin… - mormorò prima che il demone la spingesse giù.
Urlò riuscendo ad aggrapparsi per un pelo ad una sporgenza, Justin si precipitò sul bordo: - Shine! - cercò di afferrarle la mano ma la Follia si mise tra di loro: - Sai, la Follia si insinua nella mente umana quando la speranza… - grattò lievemente la roccia dov’era appesa Shine: - … MUORE.  -
Shine iniziò a scivolare, Justin non arrivava a prenderla, il demone la seguì scendere piano piano: - Anche tu sei innamorata! - finse di stupirsi: - Di lui… - indicò Justin: -
 Anche se non credo che tu sappia il vero significato di quel sentimento che ti ostini a chiamare in quel modo… - ridacchiò: - Peccato, lui pensa che tu sia un Kishin. - a quel punto Shine perse la presa e cadde nel vuoto con un grido.
 
- SHINE!!! -
 
  
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