IV
Kelsi e Jason
Non cambieremo mai
Cerco di ritornare di un colore
accettabile, -Ecco…- guardo il ragazzo che mi cinge le spalle con un braccio.
-E’ un po’ complicato… da
spiegare…- Jason mi viene in soccorso.
-Provateci.- mi volto verso
Sharpay, sospirando.
Ma chi me l’ha fatto fare? E dire
che doveva essere una vacanza come tutte le altre.
Un mese prima…
-Io non voglio andare in montagna!-
protestai incrociando le braccia al petto.
-E invece ci andrai, vedrai che ti
divertirai.- mio padre era irremovibile.
-Ma io non voglio andarci, papà.
Non voglio andare in un campus estivo.- guardai mia madre, -Mamma, ti prego.
Non puoi lasciare che io vada in un posto lontanissimo, senza la mia musica.-
-La musica ti ha danneggiato,
Kelsi.- non seppi cosa rispondere a questa uscita di mia madre, -Da quando
hanno rifiutato la tua domanda al conservatorio ti rinchiudi in questa stanza
componendo continuamente, senza sosta. Devi allontanarti un po’ dalla musica.-
mi mise le mani sulle spalle, -Lo facciamo solo per il tuo bene.-
Abbassai lo sguardo. Sapevo che
aveva ragione. Da quando avevano rifiutato la mia domanda mi ero rintanata in
me stessa, perfino i miei amici mi vedevano in modo diverso da quello che ero
prima. Gabriella, Sharpay e Taylor cercavano in tutti i modi di farmi uscire da
quella stanza, ma io non volevo dare loro ascolto. Dovevo trovare un modo per
essere accettata in quella scuola che sognavo fin da piccola. Annuii, mia madre
mi abbracciò. Partii poche ore dopo, la sera mi ritrovai in montagna. Faceva freddo,
terribilmente freddo. Eravamo così in alto che mi stupii che fosse estate, data
la presenza della neve su quelle vette. Appena arrivata all’ingresso del campus
appoggiai i miei borsoni a terra, scrutando la struttura. Classica, così
isolata dal mondo. Pochi minuti più tardi ero nella mia stanza, che dovevo
condividere con altre due ragazze. Stavo sistemando la mia roba, le mie
compagne di stanza erano scese a cena, quando qualcuno bussò alla porta della
camera. Sbuffai, mi calcai gli occhiali sul naso ed andai ad aprire.
-Oh, no…- commentai.
-Kelsi, che diavolo ci fai qui?-
-Potrei farti la stessa domanda,
Jason.- incrociai le braccia al petto, il tono distaccato.
-Ci passo le vacanze.- lui si mise
le mani in tasca, -Cercavo mia sorella.-
-Non conosco ancora le mie compagne
di stanza.- ribattei poggiando una mano sulla maniglia, -Se non ti dispiace dovrei
finire di sistemare la mia roba.-
-Va bene. Ciao.-
-Ciao.- chiusi la porta decisa, ci
odiavamo.
Due anni prima eravamo usciti
insieme qualche volta, fino a quando non lo beccai con una cheer leader. Da
quel momento lo detestai e lui non fu da meno. Eravamo troppo diversi e lo
siamo tutt’ora. Era quell’odio che si provava quando una persona viene inserita
nella propria lista nera. Lui era al primo posto, perché mi ero fidata di lui.
Io ero al primo posto della sua, perché lo avevo umiliato lasciandolo davanti a
tutti. I giorni passavano, sua sorella Janet era nella mia stanza, e io fui
costretta a vederlo diverse volte. Una sabato sera la direzione ci lasciò il
campus libero e noi organizzammo una grande festa. Per quell’occasione avevo
indossato un paio di jeans chiari, un maglione a collo alto rosso e un paio di
ballerine col tacchetto rosse. Sopra ai capelli un basco rosso, come al solito
non riuscivo a rinunciare ai cappellini. Ad un certo punto della festa uscii
dal campus, camminando nella neve, che mi entrava nelle ballerine con facilità.
Ma a me non importava. Avevo solo voglia di suonare di nuovo, per quanto mi
stessi divertendo lì. Avevo bisogno della mia
musica.
-Sempre solitaria, eh?-
-Sì e ne vado fiera.- mi voltai
verso Jason, seduto su una panchina del cortile innevato.
-Buon per te.- lo vidi con qualcosa
in mano, qualcosa che mi fece sbarrare gli occhi stupita.
-Jason… tu stai fumando…- notai
accigliata.
-Grazie, non l’avevo notato.- si
portò alla sigaretta alla bocca.
-Non hai mai fumato.- mi avvicinai
a lui stringendomi nel mio maglione.
-E tu che ne sai?- ringhiò
duramente, -Magari mi sono anche drogato.- si strinse nelle spalle, lo osservai
ancora più stupita, -Sto scherzando, Kelsi.- inarcò un sopraciglio, io
rilasciai il fiato che avevo trattenuto, senza un motivo preciso.
-Mi hai fatto prendere un infarto.-
mi sedetti di fianco a lui, accavallando le gambe.
-Che stai facendo?- mi chiese
accigliato.
-Si chiama sedersi.- risposi non curante, -Posso?- accennai alla sigaretta che
teneva in mano.
-Non hai mai fumato.- mi fece
notare sarcasticamente.
-E tu che ne sai?- un ghigno si
formò sulla mia bocca, -Non sono così ingenua come pensi, Jason.-
Lui parve rifletterci un momento,
poi allungò la mano e io presi la sigaretta. Presi un tiro della sigaretta,
rilasciando poi il fumo.
-Da quando fumi?- gli riconsegnai
la sigaretta.
-Non è una cosa quotidiana.- feci
non curante, -Un tiro ogni due mesi non è mica fumare.-
-Sei piena di sorprese.- asserì
buttando la sigaretta in mezzo alla neve.
-Lo so.- mi alzai, stava nevicando,
-Meglio tornare dentro, non voglio prendermi un raffreddore.-
-Kelsi?-
-Cosa vuoi?- sospirai esasperata,
mi voltai, una palla di neve mi arrivò dritta su una spalla. Boccheggiai un
attimo, mi tolsi gli occhiali e li riposi insieme al cellulare sulla panchina,
-E’ la guerra che vuoi? Bene, guerra avrai!- feci una palla di neve e gliela
lanciai.
Continuammo così per quella che sembrò
un eternità. Eravamo sporchi di neve, fino a quando lui non mi mise della neve
nel maglione.
-Io ti uccido!- esclamai
indispettita, combattendo con lui.
Mi prese i polsi, avevo nelle mani
la neve che volevo lanciargli contro. Perdemmo l’equilibrio e cademmo l’una
sopra l’altro.
-Ahi, ahi! Che mal di testa.- si
lamentò Jason, aveva i capelli pieni di neve.
-A chi lo dici.- poggiai le mani
sul suo petto, scotendo la testa per togliere la neve dai miei capelli castani.
-Forse è meglio alzarci.- notò lui,
solo in quel momento feci caso alla posizione in cui eravamo finiti.
Io sopra di lui, le sue mani sulla
mia vita, le mie sul suo petto. I nostri occhi incatenati, immersi nella neve.
Non mi mossi, non sapevo che cosa mi stesse spingendo a rimanere in quella
posizione. Lo vidi alzare un po’ il viso e raggiungere le mie labbra. Sfuggii
al bacio, un po’ sorpresa. Jason non si arrese, questa volta il bacio ci fu e
fu stupendo. Noi non ci eravamo mai baciati e solo in quel momento mi resi
conto di quello che mi ero persa in tutto quel tempo. Si alzò a sedere, io
rimasi a cavalcioni su di lui, prendendogli il viso tra le mani e continuando a
baciarlo. Ci staccammo, gli occhi ancora incatenati.
-Io ti odio…- sussurrai deglutendo
silenziosamente.
-Anche io, con tutto il cuore…-
mormorò lui di rimando, ritornammo a baciarci, -Ti odio…- invertì le posizioni,
questa volta lui era sopra di me.
-Ti odio…- ripetei, lui mi strinse
a sé nella neve.
Rimanemmo a baciarci per quella che
sembrò un eternità, fino a quando non ci rendemmo conto che eravamo immersi
nella neve e che probabilmente era meglio tornare dentro per non beccarci la
febbre. Davanti al campus ci dividemmo e io non lo vidi fino al giorno dopo. Lo
raggiunsi, era insieme a degli amici. Lo presi per mano e ci allontanammo un
po’.
-Stanotte non è successo niente.-
dicemmo insieme.
Ci guardammo negli occhi, lui mi
prese il volto tra le mani e mi baciò. Andammo avanti così per le successive
settimane. Non ci rendevamo conto di quello che stava succedendo, come non sapevamo
dare una risposta al fatto che provavamo piacere a baciarci. Arrivò l’ultima
settimana, io ero seduta sul mio letto a leggere un libro. Bussarono alla
porta, era Jason.
-Che ci fai qui?- gli chiesi
accigliata.
-Vieni con me.- mi prese per mano e
salimmo le scale del campus, fino a comparire in una stanza circolare, al cui
centro stava un meraviglioso pianoforte bianco.
-Ma come…?- mi sedetti alla panca
del pianoforte, sfiorando i tasti.
-Suona.- si sedette accanto a me,
io incominciai a suonare.
Erano settimane che non suonavo, ma
sembrava che non avessi fatto nient’altro durante quei giorni. Era una musica
dolce, improvvisata. Smisi di suonare dopo qualche minuto, voltandomi verso
Jason che era rimasto a fissarmi per tutto il tempo.
-Sai della mia domanda al
conservatorio, vero?- gli chiesi ridendo.
-Già.- annuì, -Non hai bisogno di
quell’università, ci sono io con te.- mi prese una mano e mi baciò piano, -Mi
odi ancora?-
-No, credo di volerti bene.-
sorrisi dolcemente.
Jason si avvicinò e mi baciò un'altra
volta, -Sei incredibile, Kelsi.- sussurrò provocandomi un brivido su per la
schiena.
-Me lo dicono in tanti.- scherzai,
-Perché sono incredibile?-
-Perché non pensavo che esistesse
una ragazza fantastica come te.- lo baciai io quella volta.
-Ti voglio bene, Jason.- gli dissi
sorridendo.
-Anche io. Tanto.-
E tutto ci riporta ad oggi…
Mi riscuoto dai miei ricordi di
poche settimane fa, voltandomi poi verso Jason. Lo bacio, i nostri amici ci
guardano stupiti.
-Non c’è bisogno di raccontare
niente. Stiamo insieme.- dico continuando a fissare il mio ragazzo.
-Un primo giorno di scuola pieno di
sorprese.- scuote la testa Troy scioccato.
Tutti annuiamo.
-Si può sapere perché non siete
ancora in classe?- tuona il preside Matsui comparendo dietro di noi.
Ci scusiamo e cominciamo a correre
verso l’aula della Darbus. Ci sediamo ai nostri rispettivi posti, quelli di
sempre. Ma quest’estate qualcosa è cambiato. Quest’estate noi siamo cambiati.
-Come mai siete in ritardo?- ci
chiede la professoressa, irritata dal nostro ritardo.
-Cosa vuole che le dica, prof.?-
Jason si volta verso di me, -Avevamo di meglio da fare.-
-Basta! Questo pomeriggio tutti in
detenzione.- strilla la signora Darbus rossa in viso.
-Già il primo giorno di scuola?-
alza le sopraciglia Taylor.
-E’ ingiusto.- le fa eco Gabriella.
-Non potrebbe fare uno strappo?-
chiedono Zeke e Sharpay in coro.
-E’ solo il primo giorno di
scuola.- guardo Ryan, che appena osato ribattere contro un ordine della Darbus,
-Io oggi pomeriggio ho appuntamento con Katrina.- borbotta, mi porto una mano
alla bocca per non ridere. Adesso ho capito perché ha osato ribattere!
-La prego!- Troy fa gli occhi da
cucciolo, è l’unico che ci riesce in quel modo.
-Non può rimandare ad un altro
giorno?- Chad gioca col suo pallone da basket sul banco, pessima mossa!
-Questa è un’aula, non una arena
sportiva!-
-Questa frase l’ho già sentita.-
dico facendo ridere i miei amici e il mio ragazzo.
-OGGI IN DETENZIONE!-
La guardiamo scocciati, -Va bene,
prof.!- ridiamo dopo questa esclamazione in coro.
Nemmeno il primo giorno di scuola
riusciamo ad evitare una punizione.
Ora che ci penso… non cambieremo
mai!
************
Finita!! XD Finalmente!! Questa
ficcy è per dire Arrivederci all’estate 2007. Sono pronta per la scuola… Ok,
non ci credete. Fa niente ^^ Mi farebbe piacere se commentaste in tanti.
Baci a volontà
By Titty90 ^^