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Autore: thehantom    19/02/2013    1 recensioni
Bastavano solo poche parole, solo quelle, per capire cosa c’era tra quei due. Era quel tipo di amicizia di cui non si scorge mai la fine, ma quello che i due non sapevano era che la fine era sin troppo vicina.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Lily Luna Potter, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Adam Nott aveva passato la maggior parte della sua infanzia a villa Mafoy, tra i lussi e i vizi che la sua famiglia poteva permettersi.
Per tutti i suoi anni vissuti in quell’immensa casa – non si era mai separato da Scorpius Malfoy, nonché suo cugino/migliore amico. (Più migliore amico che cugino.)
Il perché di tutto ciò? Non lo sapeva nemmeno lui. Era affascinato dal fatto che, qualsiasi cosa succedesse, lui riusciva sempre a capire cosa gli passasse per la testa – ed erano poche le cose che affascinavano Adam.
 
«Adam – disse il cugino in un giorno di sole, mentre erano entrambi sdraiati tra la fresca erba estiva, alla “tenera” età di otto anni. – dovresti smetterla di fare finta di nulla. »

Dal silenzio sacro che si era creato, Scorpius, aveva pronunciato con estrema tranquillità quella frase, attirando lo sguardo gelido – nel vero senso della parola – di Adam su di sé.
Di solito, pur essendo un bambino enigmatico e dalla risata difficile, il piccolo Nott sapeva come divertirsi. Infatti le sue estati le passava correndo sino a quando non gli mancava il fiato e non gli cedevano le ginocchia; a quel punto, sfinito, stramazzava sul morbido prato, sotto un immenso albero che, forse, aveva visto crescere chissà quante generazioni. Tutto questo, però, era alternato dalle esigenze di una delle famiglie Purosangue più legata alle tradizioni, così, nelle calde mattinate in cui i grilli cantavano senza sosta, era costretto a studiare la storia dei Nott e dei Malfoy, così come quella dei Greengrass, oppure doveva imparare stupidi balli di coppia e usare tutte queste conoscenze in società. Non sopportava quegli incontri, tanto quanto non sopportava parlare; gli sembravano uno scambio illegale di bambini: le famiglie che possedevano ancora un capo, l’uomo più anziano, il patriarca, abbastanza vecchio da aver vissuto le due Guerre Magiche, difatti, faceva vivere la sua mente nel passato, tentando di combinare matrimoni fra dei piccoli Purosangue che in quel momento pensavano solo a profanare il tavolo dei dolci.

«Non sto facendo finta di nulla. Non mi interessa.»

La sua voce risuonò chiara e decisa nelle orecchie del biondo, mentre aveva atteso quella risposta per dieci minuti buoni – minuti in cui Adam aveva taciuto.

«Sta per nascere tua sorella...»

Stava per aggiungere un “Puoi darla a bere ai tuoi genitori, non a me”, ma le sue parole furono interrotte dall’alzarsi del cugino e dal calcio che sferrò alla betulla non molto distante. Adam Nott non era mai stato un bambino capriccioso, o uno di quelli che preferiva la lotta ad un buon libro di storie, ma Scorpius non si stupì di quelle reazione. Sembrava sapere tutto, in anticipo.
Con tranquillità, il biondino, si mise seduto e osservò il piede di Adam ancora perfettamente disteso sul tronco dell’albero, i pugni serrati e gli occhi color ghiaccio, coperti da ciuffi di capelli che gli ricadevano ribelli sul viso.

«Ti rendi conto cosa vorrà dire avere una sorella? Le sue mani appiccicaticce sui miei libri, non potremo più giocare liberamente e mia madre ci chiederà di curarla!»

Un impercettibile sorriso si disegnò sul viso pallido del pupillo di casa Malfoy. Era felice che Adam si fosse sfogato, ma non l’avrebbe mai ammesso, anche se, in un bambino di otto anni, la sincerità avrebbe dovuto battere l’orgoglio. Ma non era il loro caso.

«No, lo chiederà a te. Io giocherò per conto mio.»

Il moro rimase fermo e zitto, sino al momento in cui una risata spontanea gli perforò i polmoni per affiorare in completa libertà.
Bastavano solo poche parole, solo quelle, per capire cosa c’era tra quei due. Era quel tipo di amicizia di cui non si scorge mai la fine, ma quello che i due non sapevano era che la fine era sin troppo vicina.
  
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