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Autore: Satyros_    20/02/2013    2 recensioni
(Het, con un pizzico di Slash e FemSlash.)
Le stelle erano infinite. Eppurre volevo contarle. Tutte, dalla prima all’ultima.[...]Sentii dei rumori, attorno a me. Non ebbi paura, erano i rumori della natura. Ma tutto peggiorò, quandi concepii che si trattava di passi.[...]
Se c’era davvero qualcosa di cui avere paura non era Madre Terra, ma L’uomo. Spalancai gli occhi, e mi sedetti sulle ginocchia, allerta. Sperai fosse qualche forestiero, nulla di chè.
«Ciao!» Sentii alle mie spalle.[...]Mi voltai, e lo vidi. Un ragazzo alto, snello, in una improbabile tenuta da Smoking.
« Ero al Bar, dovevo andare in bagno…ma c’era troppa coda, così sono passato per il retro, per addentrarmi nel bosco, ma cedo di essermi perso…»
Genere: Drammatico, Erotico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: George Harrison, John Lennon , Nuovo personaggio, Paul McCartney , Quasi tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Civil War~



My hands are tied
For all I've seen has changed my mind
But still the wars go on as the years go by
-Guns N' Roses -


 





Paul's Point of view.
Era maledettamente affascinante. Posai la chitarra e la guardai. La vidi arrossire e distogliere lo sguardo.
Tutto il mio corpo mi diceva di baciarla, tutto il mio corpo voleva sentire il calore della sua pelle pallida, le pieghe delle sue scapole, il rossore delle sue labbra, il suo respiro sconnesso. Tutto, dentro di me, voleva sfiorarla. Ma mi trattenni, la conoscevo da poco, d'altronde.
« si vede che ami l’arte, eh? » ironizzai, dopo averla avvertita dell’orario tardivo. Ripartimmo in macchina e ci dirigemmo verso il cavern, dove Stu, John e George, ci attendevano. O meglio, attendevano me.
Avrei tanto voluto perdermi in quegli occhi neri, con una lieve bicromia. Avrei tanto voluto continuare ad inebriarmi del suo odore di lavanda e mughetto, cannella e bosco. Avrei voluto danzare con lei e portarla con me per le vie di Amburgo. Avrei voluto camminare al suo fianco a Venezia, mentre mi descriveva con tutta quell’estasi l’arte e la mitologia di quella città. Eppure era solo una giornata come tante altre, avrei suonato fino allo sfinimento, per un buon mese e poi sarei ripartito per Amburgo, assieie ad i miei compagni. Dimenticandomi di Melissa e della sua misticità incredibilmente magnetica.
Forse avrei dovuto dirgleo, che avevo una doppia vita. Avrei dovuto dirgli che non ci saremmo più visti per un sacco di tempo. Ma ci conoscevamo a mala pena da due giorni! Non ne sarebbe valsa la pena. Prima avrei dovuto iniziare ad instaurare un rapporto di amicizia con quella ragazza.
Arrivammo al Cavern, già affollato più che mai. Entrammo dall’entrata privata, in quel momento un mucchio di ragazzine iniziò ad urlare il mio nome. Succedeva ogni sera, e non che mi dasse fastidio – Anzi! – il fatto era che non ero certo abituato a così tanta popolarità. Non c’era che dire, il nostro gruppo era senzaltro il più forte tra tutti, Avevamo anche superato i Rory Storm and the Hurricanes!
Vidi che Melissa era lievemente a disagio, le presi la mano e l’avvicinai a me.
«tranquilla, non ci faranno nulla!» le dissi avvicinandomi al suo orecchio, per farmi sentire meglio.
«E’ con me!» feci cenno al BodyGuard che proteggeva l’ingresso privato. Ormai mi conosceva da un bel po’, per cui non ebbi problemi a portare un’altra delle mille ragazze che entravano, sotto nostro permesso, nei camerini.
Sapevo che si sentiva a disagio. Lo potevo notare dal suo sguardo perlo, e le labbra serrate in un espressione lievemente sconfortata.
«Paulie! Ti aspettavo!» esclamò John, venendomi in contro, ma cambiò rotta velocemente presentandosi davanti a Melissa.
«E tu saresti, Madmoiselle?» domandò facendole il bacia-mano. Lo fulminai con lo sguardo, non mi avrebbe rubato anche Melissa! Non questa volta!
«Lei è Melissa, è con me!» dissi stringendola al mio fianco. Da allora non aveva osato proferire parola, se non qualche sorrisetto, o qualche sguardo spaventato. Avevo quasi l’impressione che quella ragazza fosse fatta di vetro. Se l’avessi esposta troppo, si sarebbe potuta rompere in miliardi di scheggie trasparenti.
«Oh, scusa Macca, era già prenotata!» disse John alzando le mani, come facevano nei western quando lo sceriffo puntava la pistola alla tempia di qualche soggetto malvivente.
«Tu sei Melissa, eh? Io sono George Harrison, molto piacere!» si fece avanti George con tutto il suo Charm, ed il suo sorriso sghembo,per spezzare la tensione. Lo ringraziai mentalmente.
«Ed io, ultimo ma non meno importante, sono Stuart, ma chiamami Stu!» si fece avanti Stu, stringendole delicatamente la mano. Avevano visto tutti come fosse particolarmente bella, Melissa. Lo potevo leggere negli occhi di George, compiaciuto per la mia concquista; In quelli di Stu, stupito dal fatto che esistessero ragazze con una fisionimia tale; Ed in fine John, geloso del fatto che avessi fatto una conquista di qualità più alta rispetto a quella Mora che gli gironzolava attorno. Ma nel suo sguardo notai qualcosa di differente. Qualcosa come… odio, nei confronti di Melissa. Come se non fosse geloso del fatto che fosse incantevole, ma piuttosto geloso di me. Avrei dovuto parlargli al più presto. Non mi piaceva la piega che stava prendendo la nostra amicizia. Si stava trasformando sempre di più in… Rivalità.
«Mel» la presi per un istante in disparte. Mi guardò negli occhi, con aria preoccupata, come se aspettasse che le comunicassi il decesso di un suo caro.
«Senti, lo so che ti senti a disagio, ma ho dei problemi con John, vedi è il mio migliore amico, ed ultimamente abbiamo avuto strane divergenze. Vorrei parlare un momento con lui, ti dispiace se ti lascio da sola?» Non rispose, si limitò a fare un frenetico cenno di diniego, mentre i corti capelli neri svolazzavano leggiadri.
Andai da George e gli chiesi di tenere d’occhio Stu, e anche Mel; Dopodichè mi diressi – lievemente frustrato – verso John.
«John.» Lo chiamai serio. Mancava esattamente un’ora all’inizio del nostro turno. Avevo il tempo dalla mia parte.
John si voltò e mi guardò stranito. Lo presi per un braccio, e lo trascinai abbastanza vicino a me, da poter essere udito unicamente da lui.
«Devo parlarti, è urgente!» dissi. Sentii i suoi muscoli protestare sotto la mia presa al suo avanbraccio destro. Corrugò le soppracciglia, confuso. «che c’è Paul, non ora!» si lamentò, era intento a far cadere ai suoi piedi un’altra troietta. Aumentai la presa all’avanbraccio e lo fissai dritto negli occhi, trasudando serietà e frustrazione. Lo vidi annuire, pronto a seguirmi. Andammo nell’unico luogo isolato acusticamente: il bagno degli uomini.
Le piastrelle azzurre lucide incorniciavano il bagno pubblico, mostrando alcune cabine per la privacy dei tizi che ci andavano a pisciare.
«Che cosa c’è Paul, cosa c’è?? Ero impegnato!» Sbottò John, al quanto infastidito e soprattutto teso. Aveva la mascella serrata, e le vene dei polsi a fior di pelle, le pupille dilatate al massimo ed un respiro sconnesso. Era incazzato, incazzato come una belva. Tentai di non farci caso, e proseguii con il mio “discorso serio”.
«Che sta succedendo John?» domandai, mentre lui si accendeva una sigaretta imputridendo l’aria circostante, ed impregnando la stanza di fumo.
«Non lo so Paul! Non lo so, Cazzo! dimmelo tu, che succede!» sbottò visibilmente nervoso. A quanto pare non ero l’unico che si era accorto di questa situazione al quanto ambigua.
«John non siamo più come eravamo prima. Non lo vouoi accettare, nemmeno io voglio e così continuiamo a lanciarci frecciatine, sfide impercettibili, insulti alla luce del sole, facendoli passare come scherzi, John. Perché non vuoi ammettere che stiamo passando un momento di… crisi
«Momento di crisi!? Parli come se fossimo una fottuta coppietta che vuole prendersi una pausa!» Esclamò John. Tremando si levò la sigaretta di bocca e la buttò a terra, pestandola violentemente.
«Io…Io non capisco che cazzo ti prende Paul! Vuoi sempre essere il migliore! Sono io il Leader dei Beatles! Io li ho fondati, non tu!» Esclamò. In quell’istante calò il silenzio. Si potevano unicamente udire i bassi della musica delle altre Band, provenienti dall’esterno.
Aveva detto l’unica cosa che non avrei mai voluto sentirmi dire; Che lui era meglio di me. La realtà era che John Lennon era solo un ingrato! Gli avevo insegnato Io, come accordare una chitarra, ero stato io ad isegnargli ad non utilizzare solo tre corde di una chitarra. C’ero stato io, al suo fianco, quando sua madre era morta.
Eppure non avevo mai ricevuto un grazie. Mai in vita mia, non da John perlomeno.
«Non voglio essere migliore di te John,» mentii, mentii spudoratamente; «Il mio unico, maledetto interesse, è fare della musica! E i soldi, i soldi, la musica e le donne. Non mi interessa altro John. Apri gli occhi, sono solo pippe mentali, le tue!» conclusi lasciando il cesso, e lasciandomi alle spalle anche John e le sue insicurezze.
Avevo mentito tutto il tempo. Il mio unico scopo era sempre stato superarlo, eppure non ci ero mai riuscito.



Salve POPOLO! So che non vi interessa per niente questa storia, ma per me è importante, molto importante.
Perchè descrivo il rapporto tra John e Paul, perché sapete tutti che c'era molto di più, che semplice amicizia, tra i loro sguardi.
Eppure nessuno ha mai fatto nulla.
Fatemi sapere che ve ne sembra, almeno mi date un motivo in più per continuare D:


SPAM!!!

Mi accasciai al muro del cesso puzzolente, e mi lasciai scivolare sulle piastrelle sino a sfiorare il pavimento.
Tremavo ancora per il nervoso e l’ansia. Era davvero così importante Paul, per me?
Così importante da causarmi reazioni fisiche del genere?
Guardai le mie mani, disgustato. Si muovevano frettolosamente ed involontariamente sotto i miei occhi appesantiti dalla situazione.
Mi venne improvvisamente un gran mal di testa, quel mal di testa che viene quando tenti di trattenere le lacrime con tutto te stesso.
Ma non ce la fai, e scoppi. Infatti scoppiai a piangere come una femminuccia.
Chiuso a chiave nel grande bagno pubblico.
Piansi e singhiozzai per l’ansia accumulata.
 

   
 
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