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Autore: HisRose    20/02/2013    1 recensioni
"Tu non sei una metacrisi, tu sei… una Signora del Tempo”.
Genere: Fluff, Generale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 10, Master - Simm, Rose Tyler, TARDIS
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Rose si svegliò lentamente, stropicciandosi gli occhi. Non era in camera sua, ma la stanza in cui si trovava le era familiare… la camera del Dottore.
“Che ci faccio qui?”, chiese al Signore del Tempo steso affianco a lei con un libro enorme in mano.
“Stavi dormendo”, rispose il Dottore sena distogliere lo sguardo dalla pagina, assorto nella lettura.
“Questo lo so, ma perché non stavo dormendo in camera mia?”, chiese lei.
“Perché non voglio perderti di vista neanche un minuto, signorina”, disse lui dolcemente, permettendosi che guardarla un attimo, poi ritornò al suo libro.
Rose non poté far altro che sorridere.
“Cosa leggi?”, chiese lei mettendosi a sedere, appoggiando la testa sulla spalla di lui in modo tale da poter vedere cosa c’era scritto nel libro.
“Cerco una cura”, spiegò lui, al che Rose prese la mano libera del Dottore fra le sue. Nonostante fosse lei che stava per morire, sarebbe stato tutto più difficile per lui. Di una cosa era certa, lei avrebbe preferito mille volte morire che perdere il suo amato Dottore.
Rosa sapeva già dove sarebbero andati tra poco, era il primo futuro che aveva visto.
“Trovata qualcuna?”, chiese.
“Non ne sono sicuro, potrebbe essere”, disse soltanto lui girandosi a guardarla e stampandogli un bacio sulla fronte.
“Quindi ora che si fa?”, chiese lei.
“Be’… ora la troverò e vedremo se funziona”, spiegò lui guardandola dritta negli occhi, cercando di fissarli nella mente, come se fosse l’ultima volta che l’avrebbe potuto fare.
“Che vuoi dire che “la troverai”? Tu? Singolare? Io vengo con te”, controbatté lei.
Lui scosse la testa. “Non se ne parla, tu resti qui, hai bisogno di riposare”.
“Avrò tutto il tempo per riposarmi quando gli organi inizieranno a crescere”, spiegò lei.
La sua morte sarebbe stata… Lenta e dolorosa, pensarono i due contemporaneamente.
Lui sembrò rifletterci un attimo, poi annuì.
Lei gli sorrise e lui non poté far altro che ricambiare.
Il Dottore andò nella stanza della console, mentre Rose si cambiava per affrontare il nuovo viaggio.
La nuova aliena si guardò allo specchio indossando solo pantaloni e reggiseno e iniziò a toccarsi la pancia nei punti i cui i nuovi organi sarebbero cresciuti e i flash delle visioni le tornarono alla mente…
Lei che urlava per il dolore, come se la stessero spezzando in mille pezzi, il Dottore nel panico e poi la sua morte. Come era arrivata a questo punto?! Ah… già, lo aveva fatto per salvare il suo amato.
Ne era valsa la pena, ne era valso tutto il dolore atroce che stava per provare? Assolutamente sì.
Il mio Dottore, pensò Rose.
Quando finì di preparasi raggiunse il Signore del Tempo nella sala console, dove fu accolta da un amorevole sorriso del Dottore, che lei non poté far altro che ricambiare.
Gli si avvicinò e come sempre lo guardò premere i tasti del TARDIS, a volte si domandava se il Dottore veramente sapesse cosa stava facendo e il più delle volte ne dubitava.
Lui le baciò la fronte e poi ritornò a concentrasi sulla console del TARDIS.
“Pronta ad una nuova avventura?”, chiese lui abbassando una leva.
“Come sempre”, rispose lei sorridendo.
Atterrarono su un pianeta chiamato Emoriache. Anche se era pieno giorno, il cielo era scuro, la terra era morbida e si deformava sotto i piedi.
I  due camminarono mano nella mano alla ricerca dell’ospedale Hirzohk, dove il Dottore sapeva che avrebbe trovato ciò che cercava.
Mentre camminavano Rose scoppiò improvvisamente a ridere, ricordandosi cosa aveva visto nella sua visione che sarebbe accaduto da lì a poco.
“Perché ridi?”, le chiese il Dottore curioso e un po’ confuso.
“Niente, solo un vecchio ricordo”, spiegò lei.
Il Dottore voleva saperne di più, ma non fece altre domande, quando un uomo, un alieno… o qualunque cosa fosse cadde a terra, al che entrambi i Signori del Tempo si misero a ridere.
Ad un tratto Rose tirò verso di sé il Dottore per non farlo andare a sbattere contro… qualunque cosa fosse.
Dopo essersi persi un paio di volte e dopo essersi fermati in qualche negozio, finalmente arrivarono all’ospedale. Il Dottore si fermò all’improvviso fuori alla porta dell’ospedale. Rose si girò a guardarlo, preoccupata.
“Cosa c’è che non va?”, chiese lei.
“Una volta tu mi dicesti che dovevo imparare a collegare i tasselli, ti ricordi? Che a volte sono lento nel capire certe cose. Be’ Rose… sono stato lento anche questa volta, ma ora ho collegato i tasselli”, disse il Dottore con un tono che poteva sembrare calmo, ma la Signora del Tempo conosceva troppo bene il suo Dottore da sapere che era irritato.
“Di cosa…?”, iniziò a dire la biondina, ma fu brutalmente interrotta.
“Tu avevi visto questo futuro”, disse il Dottore arrabbiato.
“I… Io…”.
“Non ci provare Rose Tyler, non mentirmi. So che l’avevi già visto. Ti sei messa a ridere prima che quell’uomo cadesse, hai evitato che andassi a sbattere contro quell’aliena, sapevi dove trovare quel negozio, devo andare avanti?”, urlò il Dottore afferrandola per le spalle.
Rose non lo aveva mai visto così, le faceva paura e soprattutto male perché era infuriato con lei… lei che non aveva fatto nient’altro che proteggerlo.
“Perché non me lo hai detto Rose? Sai quanto tempo abbiamo sprecato venendo qua? Noi non ne abbiamo molto, Rose, lo vuoi capire, non possiamo sprecarlo. Se mi avessi detto che avevi già visto questo futuro avrei passato tutto questo tempo a cercare una nuova cura. Quando imparerai che non devi mentirmi!”, sbraitò il Dottore, per poi dirigersi verso la strada che portava al TARDIS.
Rose rimase immobile per qualche secondo, avrebbe voluto spiegare, ma sapeva che per il momento se avesse parlato con il Dottore avrebbe solo peggiorato le cose.
Non appena la Signora del Tempo raggiunse il TARDIS andò a rifugiarsi in camera sua , dove permise alle sue lacrime di scendere.
Dopo un po’ sentì un leggero bussare alla porta e il Dottore entrò nella camera.
Lei rimase in silenzio, a fissarlo. Onestamente non sapeva che cosa si aspettasse da lui: forse qualche scusa, forse no, forse… non ne aveva la più pallida idea, voleva solo che quel vuoto che aveva dentro la smettesse di divorarla, voleva semplicemente sentirsi protetta, voleva… voleva… voleva solo lui.
Lei si sedette sul bordo del letto, con i piedi appoggiati a terra, mentre il Dottore le si avvicinava con passo incerto, poi le si inginocchiò davanti, afferrando una delle sue mani.
“Mi dispiace”.
Ci fu qualche secondo di silenzio. Rose si preparava a sentire il discorso, mentre il Dottore cercava le parole adatte per far sì che il suo amore perdonasse il suo ignobile, imperdonabile comportamento.
“Ti ho lasciata ad affrontare tutto questo da sola, ma sappi che non sarà più così e mi dispiace così tanto di essere stato… cattivo con te. Devi sapere che io non potrei essere arrabbiato con te per niente al mondo, prima ero arrabbiato con me stesso e ho sfogato tutto  su di te e tu non sai quanto mi faccia sentire un verme il modo in cui ti ho trattato. È solo che ho così paura di perderti, Rose e…”, il Dottore appoggiò la testa sul grembo della sua Rose e le cinse la vita. La biondina, ormai con le lacrime agli occhi, iniziò a passare le mani fra i suoi capelli. “Perdonami, ti prego perdonami”, supplicò il Dottore, ormai in lacrime anche lui.
Rose prese il suo viso fra le mani, facendolo alzare, in modo tale che si trovassero faccia a faccia e premette le sue labbra con quelle del Signore del Tempo.
“Mi dispiace, mi dispiace”, continuava a ripetere lei tra un bacio e l’altro.
Il Dottore la prese in braccio, senza interrompere il bacio e si sedette sul letto, adagiando Rose sul suo grembo.
 
 
Note dell’autore:
Mi dispiace se avete trovato errori o se avete trovato alcune parti frettolose, ma ho scritto il capitolo mentre avevo la febbre e anche se ho riletto, qualche errore potrebbe essermi sfuggito. Lo so, potevo aspettare che mi passasse la febbre, prima di scrivere, ma volevo aggiornare! Spero vi sia piaciuto lo stesso.
  
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