Sempre insieme
17
Ottobre.
Il Sole
stava sorgendo da dietro la collina e i suoi raggi dorati andavano mescolarsi
con i colori caldi della natura. Si alzò una fredda brezza mattutina che
accompagnò a terra le poche foglie secche rimaste sugli alberi e scompigliò i capelli già
disordinati di tre persone che arrancavano con fatica su per il
pendio.
Giunsero
in cima nello stesso momento in cui il sole era sorto. Avevano gli abiti
stracciati e sporchi, e in più punti sul corpo erano scoperte vecchie e nuove
ferite.
“E’
arrivato il momento” esordì il giovane uomo con una stramba cicatrice sulla
fronte.
“Già”
All’improvviso la donna crollò a terra. Subito i
suoi due compagni furono al suo fianco e l’aiutarono ad alzarsi,
passandole
le braccia sotto le ascelleb per
sorreggerla.
“Forza.
E’ l’ultima compito, poi saremo liberi per sempre” la incoraggiò il
rosso.
“Non
siete obbligati. Voi…” iniziò a parlare il moro.
“Amico,
smettila. Questa è una nostra scelta. Noi ti seguiremo fino alla
fine.”
“Sempre
insieme” sussurrò la riccia, trovando la forza di mostrare un sorriso
rassicurante.
Il moro
sorrise, sollevato di avere i suoi due migliori amici al suo fianco ancora una
volta.
“Insieme,
come sempre”
E la
battaglia finale ebbe inizio.
31
Ottobre
I
professori giravano a bacchetta alzata tra la moltitudine di sedie bianche poste
in ordinate file davanti al Lago Nero.
Le
persone giungevano a centinaia da ogni angolo della Gran Bretagna per
partecipare al funerale , l’ultimo di una lunga serie, ma la maggior parte di
loro era tenuta fuori dagli alti cancelli in ferro battuto per
precauzione.
Erano
ammessi solo studenti, familiari, amici e persone di potere, nonché giornalisti
che rendevano pubblico questo evento così importante e
triste.
Come al
Professor Albus Percival Silente, anche a questi giovani eroi, morti in
battaglia, era stato concesso il privilegio di essere custoditi dalle sacre
acque del Lago Nero, dove governavano le antiche creature
marine.
Il
discorso di elogio in onore a questi eroi durò a lungo e non venne tenuto da
un’unica persona ma, a turno, chiunque vantasse di aver potuto realmente
conoscere questi giovani ebbe la possibilità di
parlare.
Terminato
l’elogio, venne il momento di rendere gli ultimi saluti agli
eroi.
Hermione
, ancora commossa dalle splendide parole pronunciate da Neville, avanzava tra le
sedie, ormai quasi tutte vuote e sparse in disordine, a passo lento, osservando
il paesaggio circostante.
“Hai
visto Harry?” udì Lavanda sussurrare alla vicina di posto,
Calì.
“Non
ancora”
“Io sì.
Dovevi vedere i suoi capelli. E’ la prima volta che li vedo così in ordine. Deve
essere stata Ginevra Weasley. Sai, la sua fidanzata.”
Hermione
storse la bocca in una smorfia disgustata.
“Signorina Brown, le sembra il caso?” esclamò
una voce fredda, appartenente all’austera professoressa di Trasfigurazione e
nuova preside di Hogwarts “E’ a un funerale. Porti
rispetto.”
Lavanda
chinò il capo, visibilmente dispiaciuta “Mi scusi”
La donna
le lanciò un’ultima occhiata di rimprovero, poi riprese il suo giro di
controllo.
Hermione
sgranò gli occhi.
Erano
lacrime quelle che bagnavano gli occhi di Minerva
McGranitt?
Certo,
non se lo sarebbe mai aspettato.
Continuò
a camminare finchè non giunse alle prime file di sedie bianche poste di
fronte al lago Nero. Inginocchiata a terra, Ginny fissava il vuoto davanti a sé,
mentre i capelli erano scompigliati da una leggera brezza. Il viso era pieno di
lividi, come il collo, e le braccia coperte da rosse
escoriazioni.
La guerra
aveva colpito tutti.
Hermione
continuò a fissarla, impotente, mentre Luna avanzava dall'altra
parte sulla sua sedia a rotelle.
“Bel
vestito” esordì la bionda ragazza “Non glielo avevo mai visto
indosso.”
“Non ne
ha mai avuto l’opportunità.” Fu la laconica risposta.
Calò il
silenzio tra le due, rotto solo dal rumore delle onde del lago che si
infrangevano sugli scogli.
“A-avrebbe dovuto indossarlo per il
fidanzamento.”
Una
lacrima, forse la prima che versava quel giorno, scivolò lungo la pallida e
scarna guancia di Ginny fino a cadere e bagnare l’ anello d’oro che portava
all’anulare.
Hermione
si voltò, non più in grado di sopportare quel dolore, e incrociò lo sguardo di
Ron che le rivolse un sorriso malinconico.
Era
inginocchiato a terra, davanti ai suoi genitori, seduti e abbracciati l’uno
all’altro. Poteva vedere, nonostante la distanza, la bocca della Signora Weasley
muoversi e ripetere le stesse parole come una mantra. Erano i loro
nomi, accompagnati da molte lacrime. Vide Ron poggiare la testa sul grembo della
madre, poi gli voltò le spalle e si incamminò verso tre bare aperte, levitanti
sopra le acque mosse del lago.
Verso
ognuna di quelle si allungava un incantato tappeto d’oro che permetteva alle
persone di rendere loro l’ultimo saluto.
Fece
vagare lo sguardo su ognuna di quelle tombe bianche.
Intorno
alla prima si era ammucchiata molta gente, la maggior parte della quale
sconosciuta, curiosa solo di poter vedere l’eroe, uno degli eroi, che aveva
salvato il mondo magico.
Tra
quelle persone ipocrite, spiccava la figura di un alto e grosso uomo che,
attraverso le lacrime, cercava di allontanare quella folla dalla bara del suo
più caro amico.
“Non ci
avete niente da vedere. Andatevene!” lo sentiva dire con la voce arrochita dal
pianto.
Poco più
indietro, sulla terraferma, Harry stava in piedi davanti al lungo tappeto,
occupato dalla folla. I suoi occhi fissavano tristi la scena e le mani erano
strette in pugni, irato per la sua impotenza.
Esattamente pochi passi dietro di lui, Ginny era
ancora seduta a terra, sola, con lo sguardo perso nel vuoto.
E’ più dura di
quanto pensassimo
Ron
l’aveva raggiunta e sul suo viso era disegnata un’espressione malinconica, così
sbagliata su di lui.
Hermione
si limitò ad annuire, riscaldata dalla sua vicinanza.
Vado vedere cosa
combinano i miei fratelli e indicò
con un cenno di capo una coppia di giovani uomini dallo stesso volto che stava
posando all’interno della seconda bara uno strano involucro.
Mentre
lui si avviava lungo il tappeto d’oro, lei volse il capo verso la terza
bara.
Vide due
persone accanto ad essa.
Si
stringevano la mano.
I suoi
occhi si colmarono per la prima volta di lacrime e con una corsa oltrepassò
velocemente il tappeto.
Poi, con
passo lento, quasi instabile, si avvicinò alla coppia.
“Hermione, piccola mia.” Singhiozzò la donna, prima di nascondere
il volto tra le braccia del marito.
Le
lacrime della riccia, prima trattenute, iniziarono a sgorgare lungo le guance e
la paura si impossessò del suo corpo.
Mamma.
Papà.
“Avremmo
voluto dirti quanto siamo orgogliosi di te, piccola streghetta.” Sussurrò il
padre con occhi lucidi “Ma non c’è stato il tempo.”
Papà! Sono qui,
davanti a te. PAPA’!
Hermione
tentò di abbracciarlo, di abbracciare i suoi genitori, ma le sue braccia
trapassarono i corpi solidi della coppia.
“Tua madre è incinta. Eh, sì. Aspetta un bellissimo maschietto” continuò ancora a parlare l’uomo, rivolgendosi alla figlia distesa nella bianca bara "Saresti stata una meravigliosa sorella per lui."
Hermione
spalancò la bocca, sorpresa.
“Scusa se
non te lo abbiamo detto, ma doveva essere una sorpresa per il tuo
ritorno.”
Una
lacrima scivolò lungo la guancia del padre fino a perdersi nella folta barba
nera.
La paura
e il dolore dentro di lei acquistarono un’altra forma; divennero felicità e
tristezza. Felicità per la
nuova vita, per il suo fratellino e per i suoi genitori, e tristezza per
l’impossibilità di vivere quell’evento, di non poter essere accanto al fratello
nascituro.
“Bambina
mia, se puoi sentirmi, volevo dirti che io e tua madre ti ameremo
sempre.”
La donna,
prima accucciata tra le braccia del marito, si scostò da lui con il volto ancora
rigato dalle lacrime e si chinò sul viso della figlia, dandole il suo ultimo
bacio.
Poi,
crollò a terra, troppo provata.
Hermione
non potè sopportare di più e corse via, fino a raggiungere la
riva.
Lì, si
andò a sedere sotto le fronde del salice piangente che cresceva vicino al
lago.
I miei fratelli
hanno messo nella mia bara una scopa. Credevano che mi sarebbe servita
lassù.
La voce
del rosso ebbe il potere di quietare il suo dolore.
Avrò un
fratellino lo
informò lei, invece, con voce atona.
Auguri
Grazie
Calo il
silenzio. Si fecero cullare dal suono dei rami accarezzati dalla fresca brezza e
dal rumore dell’acqua. Il rumore dei pianti giungeva ancora da
lontano.
Chi è quel pazzo
che ha riempito la mia bara di fotografie?
Spezzò
l’amaro silenzio un giovane moro che si avvicinava a passi
lenti.
Colin
Canon fu la
risposta laconica.
C’era
d’aspettarselo! Almeno se fossi venuto bene in quelle foto …
Con
quella risposta, Harry riuscì a strappare un sorriso alla riccia
amica.
E non hai ancora
visto tutto! Esclamò
Ron, mentre cercava di afferrare un ciuffo d’erba Al posto della croce, sulla tua bara c’è una
saetta. Originale non trovi?
Come la scopa
nella tua cassa. Certo che i gemelli non si smentiscono
mai.
Il
silenzio prese nuovamente il sopravvento.
Fa male
esordì Harry, mantenendo lo sguardo fisso davanti a
sé Mi sembra che
il mio cuore sia andato in mille pezzi come uno specchio e i suoi frammenti affilanti mi
feriscono dal dentro ad ogni pianto
a cui assisto. E provo rabbia e… mi appare tutto così ingiusto. Liberò
una risata amara. Noi, coloro che
hanno definitivamente sconfitto Lord Voldemort, coloro che hanno sofferto tanti
dolori e fatiche, che si meritavano una vita felice, siamo morti.
Ingiusto.
Fece una
pausa, poi riprese a parlare.
Però… però sono
anche felice perché siamo stati capaci di dare una nuova vita a tutto il mondo.
Pensa, Hermione, tu hai regalato a tuo fratello e alla tua famiglia la
possibilità di vivere una vita fatta di pace. Quando entrerà nella scuola di
Magia e Stregoneria di Hogwarts quel ragazzo non sarà più etichettato come un
essere inferiore perché di nascita babbana ma sarà pari agli altri, e potrà
frequentare le lezione senza paura di attacchi oscuri. Ron, tu hai dato la possibilità a Fred e
Geroge di continuare a fabbricare i più pazzi manufatti magici che faranno
divertire migliaia di bambini, a Percy di intraprendere una nuova carriera al
ministro, a Charlie di sposarsi finalmente, a Bill di godere della sua nuova
carica a papà e ai tuoi genitori di festeggiare i loro quarant’anni
insieme.
Il sole
iniziò a calare lentamente dietro l’imponente castello di Hogwarts.
E tu, Harry?
Hermione gli strinse la mano, rincuorata dalle
parole del ragazzo.
Il moro
non rispose e fece vagare il suo sguardo fino a farlo posare sulla figura di una
donna dai capelli rossi in piedi davanti alla prima
bara.
Tra le
sue mani faceva scivolare un piccolo anello dorato, ma quando fece per
rimetterlo sull’anulare della sua mano sinistra qualcuno la
bloccò.
Era
Luna.
“No,
Ginny.”
A quelle
parole le guance della giovane rossa furono rigate nuovamente dalle lacrime e si
gettò tra le braccia aperte dell’amica, che la strinsero a sé in un abbracciò
confortante.
Hermione
strinse la presa della sua mano.
E’ forte.
Vorrei solo
rivedere il sorriso di nuovo sul suo volto.
Sospirò
Harry, distogliendo lo sguardo e alzandosi in piedi.
Lo ritroverà.
Per te.
Il moro
tornò a posare il suo sguardo sulla
sua giovane fidanzata.
“E
comunque, Harry non si sentirà solo
lì sotto” le stava dicendo Luna, accarezzandole con lentezza i capelli “Ci
saranno i Pulskin, dolci animaletti antistress, e le sirene gli terranno
compagnia con le loro voci melodiose, che incantano chiunque le
ascolti.”
“Ma non
preoccuparti” si affrettò a proseguire la biondina”Harry è forte e ti amerà
sempre, come è inciso sull’anello.”
“E’ vero”
e Ginny sollevò il capo dal grembo dell’amica e
sorrise.
Sorrise,
dopo tanti giorni di sola tristezza,verso il sole calante, dando l’addio a quel
giorno doloroso, e accogliendo la notte e l’alba di un nuovo
giorno.
E Harry
sorrise con lei.
Forza andiamo.
Lassù ci aspettano. Esclamò, tendendo le mani ai suoi due migliori
amici.
Nello
stesso istante uno strano rumore attirò la loro
attenzione.
L’acqua
del lago si era divisa a metà e isi era nnalzata sopra le tre bare, ora chiuse,
fino poi a lasciarsi andare e portare con sé le bianche
casse.
Tutto
intorno c’era silenzio.
Certo però che è
un’ingiustizia. Borbottò Ron, voltando le spalle alla scena e
prendendo a camminare dal lato opposto. Ci hanno ficcato sott’acqua e nessuno
potrà mai vedere la mia splendida immagine. E magari la piovra gigante userà le
nostre bare come stuzzicadenti.
Harry
emise un risolino mentre Hermione sospirò esasperata.
Quanto sei
tonto, Ronald. Neanche la morte ti ha cambiato. Replicò
la ragazza. E’ impossibile
smuovere le nostre bare perché, come quella di Silente, sono circondate da
potenti incantesimi di protezione.
Il rosso,
intanto, alle sue spalle la scimmiottava.
Certo che
neanche tu, Mione, sei migliorata. Sei la solita
saccente.
Almeno io un
cervello però ce l’ho.
Ma prima
che potesse replicare qualcosa di velenoso, Ron venne interrotto da
Harry.
Buffo, non
trovate?
Cosa?
Sono passati
esattamente otto anni dal giorno in cui il Magico Trio si è
formato.
E’ vero
esclamò Ron Oggi è il 31
Ottobre.
E come allora,
siamo insieme.
I due
amici si limitarono ad annuire, continuando a camminare, ora in silenzio, in
mezzo alla verde radura e perdendosi nei loro ricordi.
All’improvviso un’alta scala apparve davanti a
loro.
Era tutta
d’oro e si allungava verso il cielo, oltre le dorate
nuvole.
Cosa?! E noi dovremmo fare tutti questi
scalini?! Ma sono pazzi, lassù?!
Ron
gemette sconsolato.
Non è detto che
dobbiamo farcela a piedi! Esordì
Hermione, avanzando di qualche passo
E sentiamo,
sapientona, come dovremmo fare? Volando?
Esatto.
Eh?! Vedi per
caso delle scope qua in giro?! Le domandò
ironico.
No, ma vedo un
paio di ali sulle nostre spalle.
Cosa?!
Ron girò
il capo e sgranò gli occhi quando notò due ampie ali fatte di piume bianche
muoversi sulla sua schiena.
Hai ragione! Ma
sono bellissime! esclamò Harry, saggiando subito l’emozione di
volare senza scopa.
Fece un
piccolo giro di prova, poi tese la mano ad Hermione, restia ad
afferrarla.
Non aver paura.
Affronteremo ancora una volta insieme questa ultima prova che ci
spetta.
Hermione
rispose con un caloroso sorriso e afferrò la sua mano.
Forza
allora. E si innalzarono in volo, seguendo la scia d’oro
dell’alta scalinata lasciata dietro di sé mentre si
ritirava.
Ah-Ah! Le mie
ali sono più grandi delle tue, Harry. Si
pavoneggiò Ron, volando davanti a lui per poi affiancare l’amica. Mi danno un’aria
più virile, non trovi Mione?
La
ragazza sbuffò mentre accoglieva la mano dl rosso tra la sua.
Almeno le mie
non sono ricoperte da macchie. Lo
rimbeccò Harry, dalla parte opposta.
Cosa?! Noo!! Le lentiggini anche sulle ali,
noooo!
Ridevano
spensierati quando scomparirono oltre le nuvole.
::::::::::::::::::::::::::::::
fine::::::::::::::::::::::::::::::::
E’
UNA ONE SHOT MOLTO STRANA, MA MI È PIACIUTA MOLTO
SCRIVERLA.
NON
SO COME MI SIA SALTATA IN MENTE, È UN MISTERO, MA SPERO CHE VI SIA COMUNQUE
PIACIUTA.
LASCIATEMI
UN COMMENTINO, PLEASE (POSITIVO O NEGATIVO NON MI INTERESSA. VORREI SOLO
CONOSCERE LA VOSTRA OPINIONE! ^__-)
GRAZIE!
BACIONI
MORFEa
(PS:
CI VEDIAMO SABATO CON UNA NUOVA FANFIC, RIGOROSAMENTE DI STAMPO
COMICO/ROMANTICO, SULLA COPPIA HERMIONE E RON.)
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